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riflessioni su Genova
Sono tornato da Genova, da questi due giorni pazzeschi. Per quel che ho
visto e ascoltato (e che coincide, ho notato, con diversi articoli di
giornali di vario orientamento) non c'è stato paragone tra l'incoscienza di
qualche piccolo gruppo di partecipanti sotto i vent'anni e la violenza della
polizia. C'è un salto di qualità, che già si preannunciava da Napoli e che
adesso s'è chiarito: vengono repressi i manifestanti propositivi e
responsabili perché sia chiaro a tutti, a chi c'era e a chi non c'era, che è
pericoloso contrastare i potenti. Eravamo moltissimi, ma chissà quanti
saremmo stati se già a Napoli non ci fossero stati pestaggi indiscriminati.
Ora il messaggio, terroristico, è evidente: questo tipo di globalizzazione
deve continuare a comprimere la democrazia, ad affamare interi popoli e a
peggiorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. Tutto ciò che si potrà
avere sarà merce, di cui non si potrà neanche indagare troppo la qualità.
Per questo processo non è prevista opposizione, ogni cambio di governo deve
essere ininfluente (già si vede). La dichiarazione finale del vertice è
anch'essa come una manganellata o una pallottola: loro tireranno diritto.
Ora bisognerà che non ci si illuda più di costruire un buon futuro senza
impegno, con una semplice croce su una scheda elettorale.
I genovesi sono stati per lo più solidali con noi, ci hanno dato bottiglie
d'acqua e indicazioni, entrambe preziose.
Salvatore