Oggi a Taranto alle 17.30 sit in di fronte alla Prefettura per
manifestare contro le violenze della forza pubblica a Genova. Ieri si e'
tenuta una riunione nella quale - riferisce oggi la stampa locale - erano
presenti: Primavera Radio-Popolare Network, Taranto Solidale, PeaceLink,
WWF, Legambiente, Arci, Amnesty International, Pax Christi, Rifondazione
Comunista, Sinistra DS. Anche i Cobas saranno presenti con una loro
massiccia partecipazione e sabato richiameranno a raccolta i comitatati
di base delle altre 4 province pugliesi per dar vita ad una
manifestazione sul lavoro e sui temi dell'antiglobalizzazione.
PeaceLink oggi sara' presente con i colori
arcobaleno della bandiera della pace e distribuirà questo
volantino:
Vogliamo raccogliere le testimonianze di chi a Genova ha visto e ha
subito le violenze e metterle a disposizione della magistratura e di
Amnesty International
UN DOSSIER CONTRO LA VIOLENZA
"Dormivo quando mi hanno svegliato a manganellate. Un colpo mi ha
scarnificato il braccio destro, scoprendo l'osso", ha detto
Lorenzo Guadagnucci, giornalista economico del quotidiano nazionale
Carlino-Nazione-Giorno. E' una delle vittime del recente blitz notturno
della polizia a Genova, una delle tante di questi giorni. Uomini della
forza pubblica hanno sfasciato tutto (come i black bloc) dentro la
sede del Genoa Social Forum, compreso i computer. PeaceLink vede
in questo episodio, come in altri accaduti precedentemente, l'aprirsi
drammatico di una stagione difficile da cui occorre uscire mantenendo
fede ai principi della nonviolenza, dialogando con tutti coloro che hanno
a cuore la democrazia e lo stato di diritto. Chi mette a segno azioni
violente di questo tipo vuole usare la forza pubblica come una clava per
scomporre il movimento di contestazione, esasperarlo e mutarlo da
soggetto pacifico e propositivo a pentolone dove matura la violenza, la
vendetta e il rancore. Ricordiamo che la forza pubblica deve essere
"forza dell'ordine", forza di "pubblica sicurezza" e
non forza del disordine e della minaccia; la forza pubblica deve
essere al servizio dei cittadini, strumento di tutela della loro
incolumità, anche per quelli che protestano pacificamente. Le forze
dell'ordine devono isolare i violenti e proteggere i pacifici, mentre a
Genova - lo riconoscono tutti i giornalisti presenti e abbiamo una
documentata rassegna stampa in tal senso - hanno lasciato scorazzare i
violenti del black bloc e picchiato i pacifici. E le testimonianze
sono tante.
Non vogliamo accusare indiscriminatamente i poliziotti e i carabinieri,
con cui sarà bene avere un rapporto positivo e propositivo perché nessuno
da ora in poi si faccia strumentalizzare alimentando una nuova strategia
della tensione. Vorremmo abbracciare i poliziotti, incontrarli
pacificamente e senza rancore, convincerli che non siamo noi i nemici,
spiegare che i temi della povertà e del futuro del pianeta ci possono
vedere uniti in un dialogo in cui scoprire l'umanità che ci può essere in
ognuno di noi. Vorremmo che venissero addestrati e guidati per
distinguere e difendere mentre è accaduto che siano stati usati per
offendere: sono stati picchiati indiscriminatamente giornalisti,
avvocati, donne e ragazzini assolutamente pacifici. Perciò vogliamo
raccogliere tutte queste testimonianze e metterle a disposizione della
magistratura e di Amnesty International. Lo strumento per fare questo è
Internet. Scrivete a
info@peacelink.it
Raccoglieremo le testimonianze e - se sarà utile - le pubblicheremo
tutelando la privacy di chi scrive. In ogni caso andranno a comporre un
dossier che forniremo alla magistratura e ad Amnesty
International. Perché anche la forza pubblica è soggetta alle leggi
dello stato, non lo dimentichi nessuno, e perché il mondo sappia che in
Italia qualcuno sta violando i diritti umani ed è bene dirgli basta con
tutti gli strumenti del diritto, della democrazia, della
nonviolenza.
Siamo parte di un movimento pacifico che lotta per un futuro migliore, un
pianeta più pulito. Abbiamo la speranza di combattere e vincere l'unica
battaglia giusta, la battaglia nonviolenta contro la povertà. Chi vuole
usare il manganello contro di noi vuole mettere a tacere la richiesta di
giustizia che nasce nel mondo.
Chi spacca la testa a persone pacifiche viola la Costituzione e diventa
il braccio armato di una casta di super miliardari che sfrutta il mondo.
Un mondo più giusto e pulito è possibile. Unisciti a noi.
Associazione PeaceLink - e-mail volontari@peacelink.it - fax
1782273886 - conto corrente postale 13403746
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e diffondi il DOSSIER GLOBALIZZAZIONE
COSA E' LA GLOBALIZZAZIONE
Cosa è la globalizzazione?
La globalizzazione è un fenomeno di "annullamento" del tempo e dello spazio consentito dalle nuove tecnologie della comunicazione (Internet in primo luogo) e di superamento delle barriere allo spostamento delle merci e delle persone. L'interscambio delle merci è favorito dall'immediatezza di flussi finanziari "comandati" tramite reti telematiche.
La globalizzazione è negativa? Di per sé non è per nulla un fenomeno negativo. Può essere gestita ad esempio per vendere le merci dei paesi poveri "saltando" l'intermediazione delle multinazionali. Ma può essere gestita anche con il fine di mettere i lavoratori di tutto il mondo in competizione fra loro; in tal modo le multinazionali producono con i costi del lavoro più bassi in assoluto presenti a livello mondiale. Per questo sarebbe corretto parlare di "globalizzazione dei capitali" e dello sfruttamento e non di generica globalizzazione. Chi è contro questa globalizzazione selvaggia è invece a favore di una globalizzazione dei diritti e della solidarietà, a favore sei poveri, della pace e dell'ambiente.
Perché le multinazionali trasferiscono all'estero le produzioni? Trasferendo all'estero le proprie strutture, le grandi imprese sono in grado di aggirare i controlli che una volta i governi e le organizzazioni di cittadini imponevano loro. Attualmente, se i governi e le organizzazioni dei lavoratori non offrono condizioni lavorative, ambientali, sociali e legislative gradite alle grandi imprese, esse hanno la possibilità di andarsene altrove, lasciando una scia di devastazione economica. In tal modo per chi investe non vi sono limiti alla "flessibilità" e di colpo vengono annullati decenni di lotte per i diritti sindacali, la tutela sociale e la salvaguardia dell'ambiente.
Quali condizioni di lavoro vengono imposte dall'attuale globalizzazione? Più o meno le stesse che vissero i lavoratori inglesi nei primi anni della rivoluzione industriale, quando mancavano i diritti sindacali e la previdenza sociale. Ad esempio nelle Filippine nella zona di Cavite i turni regolari vanno dalle sette di mattino alle dieci di sera, ma alcune notti alla settimana le dipendenti devono lavorare fino alle due di mattino. Nei periodi di maggior lavoro non è raro avere due turni consecutivi di straordinari con la conseguenza che molte donne hanno solo due ore di sonno prima di ripartire da casa per tornare al lavoro. In Cina vi sono casi documentati di turni che durano tre giorni consecutivi durante i quali i lavoratori sono costretti a dormire sotto i macchinari. Per non parlare dei bambini incatenati ai telai per produrre tappeti (emblematica è la storia di Iqbal Masih, bambino sindacalista assassinato in Pakistan).
Come mai i lavoratori accettano questi ritmi massacranti di lavoro? La globalizzazione mette in competizione i lavoratori del sud del mondo, in una "corsa verso il basso" che mira a raggiungere il minimo salario, le minime garanzie ambientali e sanitarie, il massimo orario di lavoro e il massimo profitto possibile. Occorre "globalizzare i diritti" dei lavoratori per fermare questo sfruttamento.
Quali sono i maggiori squilibri mondiali? Il 20% della popolazione mondiale - quella dei Paesi a capitalismo avanzato - consuma l'83% delle risorse planetarie; 11 milioni di bambini muoiono ogni anno per denutrizione e 1 miliardo e 300 milioni di persone hanno meno di un dollaro al giorno per vivere. I summit dei G8 terminano (dopo lauti pranzi e cerimonie dai costi miliardari) con belle promesse per combattere la povertà, ma poi presidenti come Bush continuano a curare gli interessi dei supermiliardari che pagano la sua campagna elettorale, non certo dei poveri.
Bush sostiene che la globalizzazione aiuta i poveri: è vero? Nel periodo 1990-2 nell'Africa Sud Sahariana i sottonutriti erano 196 milioni; nel 1994-6 erano saliti a 210 milioni. Nel Nord Africa e Medio Oriente - per gli stessi intervalli di tempo - i sottonutriti sono saliti da 34 a 42 milioni; nell'Asia Meridionale sono saliti da 237 a 254 milioni. Sono dati della FAO.
Come si può risolvere il problema della fame e della povertà nel mondo? Il nono rapporto UNDP-ONU afferma: "Si stima che il costo addizionale per raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per tutti, alle cure sanitarie di base per tutti, alle cure mediche per la procreazione di tutte le donne, ad una adeguata alimentazione per tutti, ad acqua potabile e al miglioramento delle condizioni igieniche per tutti, si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi di dollari l'anno: il che rappresenta meno del 4% della somma concentrata nelle mani delle 225 persone più ricche del mondo" (United Nations Development Program). C'è quindi un problema di più equa ripartizione delle ricchezze.
Cosa si può fare per migliorare il mondo? Si possono promuovere azioni concrete come la cancellazione del debito estero dei paesi poveri, le campagne contro il commercio delle armi, per la bonifica delle mine, la lotta per garantire a tutte le popolazioni il diritto ad usufruire dei farmaci essenziali, l’impegno per la salvaguardia della natura, sia per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, sia nell’uso di fonti energetiche pulite e rinnovabili.
Fonti: Jeremy Brecher, Tim Costello, "Contro il Capitale Globale", Feltrinelli; Naomi Klein, "No logo", Baldini&Castoldi; Centro Nuovo Modello di Sviluppo, "Nord Sud, predatori, predati e opportunisti", EMI