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lettera di risposta a Walter Scotti
Domenica 8 luglio Walter Scotti ha scritto sul Corriere del Giorno una
lettera in cui esprime le sue perplessità e obiezioni circa la mia attività
di ecopacifista. In buona sostanza mi vede come una persona "contro" la
Marina Militare, "contro" l'Ilva e "contro" la perforazione del Mar Grande
e quindi "contro" la possibilità di avere lavoro e petrolio a Taranto. Mi
inquadra fra coloro che sono vittime del catastrofismo. Ma in particolare
si chiede (e mi chiede): senza Marina Militare, senza Ilva e senza Agip...
dove troveremmo i posti di lavoro? Chi ce li darebbe?
Temo che la lettera di Walter Scotti poggi su un pre-giudizio (giudizio
dato prima) da cui vorrei subito sgombrare il campo: io non auspico la
cancellazione dei posti di lavoro esistenti. Anche se - lo preciserò alla
fine - vedo il futuro in termini non di fissa conservazione dell'esistente
ma di graduale evoluzione verso un nuovo assetto economico centrato sul
terziario avanzato. Il futuro per cui mi impegno è quello di una città che
poggi sulla pace e sulla difesa dell'ambiente, prerequisiti che consolidano
l'occupazione e danno prospettiva di sviluppo. Non sono un luddista, uso i
computer da vent'anni. Collaboro con tecnici che sarebbero capaci di far
apparire sul display dei cellulari i dati dell'inquinamento in tempo reale,
anche per i lavoratori. I progressi tecnologici consentono di utilizzare un
potenziale innovativo di conoscenze e di mezzi impensabili fino a pochi
anni fa nell'ambito dell'ecocompatibilità (l'ILVA potrebbe certificarsi ISO
14000 e non lo fa: perché?).
Chi come me lotta per una città più pulita (e per coerenza cerca di farlo
anche andando in bicicletta) non auspica alcuna crisi occupazionale ma un
radicamento di nuove tecnologie ecocompatibili e di un monitoraggio che
consenta ai cittadini di controllare meglio la propria vita. Non vogliamo
gettare assieme all'acqua sporca anche il bambino (nel nostro caso i
lavoratori). La nostra eco-lotta è contro l'inquinamento, non contro i
lavoratori (che tra l'altro lo subiscono per primi). Combattere
l'inquinamento significa aiutare i lavoratori a prendersi cura della
propria salute, a difendere la vita senza la quale non c'è neppure difesa
del posto di lavoro. La nostra eco-lotta richiede una alleanza con i
lavoratori. Aziende che inquinano l'ambiente, violando le leggi, sono
destinate o a cambiare o a chiudere. Io scelgo la prima strada, il
cambiamento, chi sceglie la seconda via... si tura il naso e attende la fine.
E veniamo alla Marina Militare. Credo che non si sia mai riflettuto sul
fatto che i migliori amici dei militari siano proprio i pacifisti. Se in
Italia fosse prevalso il "popolo della pace" centinaia di migliaia di
militari non avrebbero perso la vita in guerra. I peggiori nemici dei
militari sono stati i militaristi. Quindi il mio essere "uomo di pace" non
implica alcuna lotta "contro" i militari, così come il mio essere
ecologista non implica alcuna lotta contro gli operai. E' tutto il
contrario. Pace e ambiente sono assi di alleanze quanto mai ampie.
Viceversa se passeranno i costosi piani di investimento in armamenti
d'attacco (nuova portaerei da 4 mila miliardi, aerei EFA da 130 miliardi
l'uno, ecc.) i primi a farne le spese saranno gli operai dell'Arsenale. Chi
ha letto il documento base del NMD (Nuovo Modello di Difesa) sa bene che
esso prevede esplicitamente un taglio del 20% dei lavoratori civili per
racimolare i soldi da destinare a nuovi armamenti: si investe in armi
tagliando sul personale civile. Il personale militare a ferma lunga scende
- secondo le originarie previsioni del NMD - del 10%, avanza di molto
invece la ferma breve che sembra la copia militare dei contratti di
formazione-lavoro.
L'Italia si appresta ad investire oggi in armi più di quanto investiva in
epoca di guerra fredda. Ma il mondo è cambiato e le priorità sarebbero ben
altre. Francamente mi indigna leggere che il polo oncologico rischia di non
partire a Taranto perché il personale manca (blocco delle assunzioni) e mi
urta il fatto che noi tarantini abbiamo dovuto strappare con le unghie e
con i denti un acceleratore lineare (per la radioterapia contro il cancro)
quando il suo costo di 4 miliardi è mille volte inferiore alla nuova
portaerei che ci assegnano senza neppure averla chiesta. La pagheremo in
scomode rate. E dire che - sempre con 4 miliardi - si potrebbe acquistare
la tecnologia SQUID per fare indagini sulle malattie del fegato senza
biopsia, assolutamente indolori ed efficaci: ma l'apparecchiatura è troppo
costosa. E intanto si investe in aerei a decollo verticale Harrier che
costano cadauno venti volte di più. Per farci la diagnosi al fegato con lo
SQUID andiamo in Germania, dove i tedeschi predispongono pacchetti di
turismo per i pazienti. Se avessimo a Taranto lo SQUID verrebbero centinaia
di pazienti a cui poter offrire i servizi turistici che garantiscono i
tedeschi. Avremmo una sanità in attivo in quanto offrirebbe servizi di
qualità. Ma a Taranto al posto dello SQUID abbiamo i ben più utili aerei
Harrier. E magari mancano proprio gli aerei che servono, i Canadair
antincendio, che arrivano da Roma con il solito fatale ritardo.
Un futuro di distensione e di pace consentirebbe una riconversione delle
funzioni di sicurezza militare in funzioni di sicurezza civile. Un passo in
avanti non indifferente.
Lavorare per il disinquinamento del Mar Grande e del Mar Piccolo,
recuperare le Cheradi ad una fruizione della città consentirebbe uno
sviluppo economico nuovo e per far ciò occorre porre fine al più presto
allo scempio delle fogne del Lungomare. Una trivellazione del Mar Grande
per la ricerca del petrolio può dare lavoro, ma sull'altro piatto della
bilancia occupazionale occorre valutare l'impatto ambientale e la
conseguente perdita di un altro indotto occupazionale. Una cosa è estrarre
petrolio nel deserto, altra cosa è estrarlo in un'area di pregio naturale e
turistico.
Il fatto che in città abbia messo le sue radici un gruppo di persone che
operano per la pace, contro il rischio nucleare e gli altri rischi
ambientali è da considerare segno di crescita civile; ho cercato di dare un
piccolo contributo alla città nell'ambito della mia attività di
informazione che ha come orizzonte la comunicazione globale su Internet. A
questo proposito - visto che si parla di lavoro - inviterei ad investire
più attenzione su Internet, che può offrire un supporto di servizi alle
imprese su cui costruire un indotto occupazionale interessante. Lo
spostamento di lavoratori dal settore secondario al settore terziario è una
svolta che segna la storia recente. Il "sorpasso" del settore terziario sul
secondario è avvenuto nel 1950 negli Stati Uniti, nel 1955 in Gran
Bretagna, nel 1965 in Francia e nel 1970 in Italia. E' partito al Nord e
sta arrivando al Sud. Pertanto Taranto deve attrezzarsi, puntando sulla
formazione e le nuove tecnologie. In futuro discuteremo di occupazione in
termini radicalmente nuovi.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink