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cokeria dotto sequestro a Genova
SEQUESTRO preventivo per la cokeria dell'Ilva di Cornigliano. Lo ha deciso
il giudice Vincenzo Papillo. E' stata dunque accolta la richiesta del pool
di magistrati che da tempo conduce l'inchiesta sulla struttura della
Delegazione, cioè del capo della Procura Francesco Luigi Meloni,
dell'Aggiunto Francesco Lalla, che sovrintende al settore Ambiente e dei
sostituti Vittorio Ranieri Miniati, Francesco Albini Cardona e Francesco
Pinto. L'ordinanza è immediatamente esecutiva, ma per le modalità di
attuazione dovranno trascorrere ancora alcuni giorni. Un impianto di tale
complessità non può essere chiuso premendo un pulsante: accelerando i tempi
potrebbe essere compromesso l'interro stabilimento, con danni probabilmente
irrimediabili.
C'è un altro aspetto da tenere presente: non è detto che il provvedimento
sarà accettato supinamente, cioè senza alcun tentativo di bloccarlo e
persino di ottenerne la revoca. Non si esclude che i Riva ricorreranno al
tribunale del Riesame per vanificare la decisione dell'autorità giudiziaria.
Nella stessa ordinanza si parla pure della iscrizione nel registro degli
indagati di dodici persone: il consiglio di amministrazione dell'Ilva, ex
direttori e attuali dirigenti della struttura. Il reato ipotizzato: quello
previsto dall'articolo 674 del codice penale, che fra l'altro punisce
chiunque provochi emissioni di gas, di vapori o di fumo, cioè di sostanze
nocive, in luoghi di pubblici o privati.
Alla base dell'ordinanza ci sono proprio questi motivi, che sono poi gli
stessi da sempre propugnati dal pool di magistrati preposti alla tutela
dell'Ambiente. Il dottor Papillo avrebbe infatti riconosciuto «la richiesta
di sequestro preventivo risulta fondata, in quanto la prosecuzione nelle
attuali condizioni dell'attività della cokeria avrebbe l'effetto
inaccettabile, per le gravi conseguenze che ne deriverebbero alla salute
della popolazione di Cornigliano, di protrarre e aggravare le conseguenze
dei reati per cui si procede e agevolarne la commissione di altri».
Il giudice ha anche definito «prevalente» il bene della salute pubblica, e
si è richiamato a questo proposito all'articolo 32 della Costituzione». Il
cui testoin sintesirecita che «La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività...».
Il dottor Papillo ha quindi aggiunto che lo stesso articolo della
Costituzione «fa sì che il bilanciamento di interessi fra le esigenze
sociali e produttive (da una parte) e quelle di tutela dei beni messi in
pericolo dalla prosecuzione dell'attività industriale (dall'altra) vada a
compimento e a favore delle primarie esigenze della collettività di
Cornigliano».
Rimane ora il problema dell'esecuzione dell'ordinanza, che è di competenza
della Procura. Per risolverlo, sarà tenuto un summit fra i magistrati del
pool: si dà per certo che sarà nominato un esperto che dovrà sovrintendere
all'operazione sequestro. La procedura è piuttosto lunga. Nè la legge
prevede che i Riva possano essere obbligati a collaborare. I vertici dello
stabilimento potrebbero anche reagire con un «lo stabilimento è
qui...Provvedere pure a fare quanto avete deciso...».
(Repubblica online 14-6-01)
GENOVA - La tregua arriva dopo una giornata dura e difficile, con gli
operai dell'Ilva che bloccano il palazzo della Regione e si scontrano con
la polizia (una dozzina di poliziotti e quattro lavoratori contusi), con
accuse (e risposte) al presidente della Regione, Sandro Biasotti (Cdl) per
la gestione della "crisi" e, alla fine un incontro in Prefettura. Come ai
vecchi tempi la rabbia si stempera nella lunga attesa sotto il palazzo del
Prefetto che media tra l'industriale Emilio Riva, la Regione, il sindaco
Giuseppe Pericu, i sindacati. Sullo sfondo le assicurazioni del neoministro
degli Interni Claudio Scajola, ligure in visita a Genova, che ha messo sul
tavolo la disponibilità del governo a un rapido confronto. Con il centro
della città intasato che, alla fine si libera piano piano.
La tregua è di dieci giorni. Durante i quali Riva si è impegnato a non
licenziare nessuno (per l'esattezza "a non prendere alcun provvedimento di
mobilità") dei circa 1.200 operai che, questa mattina aveva deciso di
lasciare a casa. E il buffo è che le autorità riunite in Prefettura hanno
potuto prendere questa decisione e questo dilazione fidando dei tempi
lunghi della burocrazia. Gli atti esecutivi per rendere operativo il
sequestro di un impianto industriale come la cokeria dell'Ilva - ha
spiegato a tutti il sindaco Pericu che è un esperto avvocato
amministrativista - prenderanno più di dieci giorni. intanto si può cercare
una soluzione.
Soluzione non semplice perché tensione e scontro (quello politico ancor
prima degli schiaffoni volati in Regione) hanno radici profonde nell'eterna
dicotomia tutta geNovese tra ambiente e lavoro. A farla breve, Riva e i
sindacati si trovano quasi dalla stessa parte: disposti a chiudere la
cokeria che è un impianto fortemente inquinante in cambio della possibilità
(e dei relativi investimenti) per aprire il forno elettrico che non inquina
e dà lavoro. Ma il Tar ha bloccato il forno elettrico perché la legge che
potrebbe finanziarlo è stata fatta per chiudere gli impianti "a caldo" e il
forno elettrico è considerato "a caldo" anche se inquina poco o nulla.
Contro il Tar ci sono ricorsi al Consiglio di Stato fatti da Riva e dalla
Fiom Cgil che potrebbero anche essere accolti, in ogni caso, non prima Del
10 luglio.
Dall'altra parte c'è la Regione che ha cavalcato il desiderio della gente
di un ambiente migliore anche perdendo qualche posto di lavoro. Intanto,
dicono i maligni, il centrodestra che governa la Regione (cui spettano le
decisioni più importanti) sa benissimo di creare solo contraddizioni in
casa degli avversari perché quelli vicini all'acciaieria (Cornigliano,
Sampierdarena, Sestri) sono quartieri di tradizione operaia e di sinistra.
Così si è arrivati al mezzo dramma di questa mattina. La magistratura ha
deciso il sequestro della cokeria e Riva ha annunciato che avrebbe messo in
libertà i 200 operai che ci lavorano più i mille dell'alto forno che, senza
la cokeria, non può funzionare. Gli operai non ci hanno pensato un minuto,
sono usciti e sono andati subito in Regione. Qui, Biasotti si è rifiutato
di scendere a parlare nel'atrio (ci ha provato il presidente del Consiglio
regionale, Gianni Plinio, di An ma senza risultati) chiedendo di incontrare
solo una delegazione. Braccio di ferro, scontri, parole grosse. Qualcuno ha
parlato di "prove generali" di quello che succederà a luglio per il G8 e la
situazione ha rischiato di girare al peggio. Poi, la convocazione dal
Prefetto ha impedito che generasse.
Ora, in questi dieci giorni, ci saranno incontri a Roma con i nuovi
ministri al lavoro (Maroni), alle attività produttive (Marzano) e
all'ambiente (Matteoli).
Ma tutto, si diceva, ruota intorno alla decisione del Consiglio di Stato
attesa per il 10 luglio. Se il Consiglio di Stato confermerà l'indicazione
del Tar il progetto di Riva di una nuova acciaieria elettrica sarà
definitivamente sepolto. "A quel punto - spiega Antonio Apa della Uilm - il
governo dovrà chiedere all'Ilva di presentare un nuovo piano industriale".
Se al contrario il Consiglio di Stato giudicherà il progetto del forno
elettrico non in contrasto con la normativa per il recupero ambientale
dell'area di Cornigliano, l'Ilva, probabilmente, proseguirà nei suoi piani
e presenterà nuovamente il progetto per la Valutazione di impatto ambientale.
"Il nostro obbiettivo - hanno dichiarato i sindacalisti al termine della
riunione di oggi - è riuscire ad arrivare al pronunciamento del Consiglio
di Stato per capire con precisione, sul piano giuridico, qual è lo scenario
che si prospetta per Cornigliano". Per il rappresentante della Fiom, Franco
Grondona, invece il Governo "potrebbe e dovrebbe" fare un passo in più.
"Anzichè comportarsi da Ponzio Pilato come ha fatto finora il ministro
dell'Ambiente Bordon - afferma Grondona - Berlusconi può avviare subito la
procedura di impatto ambientale per il forno elettrico senza neppure
attendere la sentenza del Consiglio di Stato".
Dieci giorni di rinvio sono, dunque, una boccata di ossigeno per i
lavoratori, ma pesa l'incognita delle decisioni della magistratura. I pm
devono infatti decidere come procedere al sequestro della cokeria,
eventualmente incaricando una ditta specializzata di provvedere allo
spegnimento e alla messa in sicurezza dell'impianto. Nei prossimi giorni,
quindi, Governo e parti sociali dovranno trovare soluzioni ponte per
raggiungere la data del 10 luglio.
(Repubblica online 13 giugno 2001)