[TarantoOnLine] Valutazione di PeaceLink sull'ordinanza del sindaco di Taranto relativa al benzene: "Rendere permanenti gli effetti dell'ordinanza negando in sede di AIA l'autorizzazione a produrre dell'area a caldo"



Comunicato stampa

L'ordinanza del sindaco di Taranto sul benzene giunge dopo una lunga e costante serie di segnalazioni di PeaceLink sui picchi di benzene e sul trend in aumento nel quartiere Tamburi.

Il lavoro di costante documentazione svolto da PeaceLink sui social network è stato un esperimento unico in Italia di citizen science basato su tecnologie digitali. Ogni volta che aumentava il benzene partiva in automatico dal software Omniscope un tweet su Twitter per avvisare l'opinione pubblica e le autorità. 

Ciò che prima era considerato semplice "allarmismo digitale" è poi diventato la base su cui svolgere un'istruttoria ufficiale da parte di ASL e Arpa.

Il lavoro di istruttoria svolto dall'Arpa Puglia e dalla Asl di Taranto è stato fondamentale per rendere sufficientemente robusta l'ordinanza che, va detto, non era più procrastinabile di fronte alle evidenze acquisite e al paradossale verificarsi di eventi emissivi anomali proprio ora che erano state installate le tecnologie SOPRECO nella cokeria per ridurre le emissioni.

Occorre adesso rendere permanente l'effetto dell'ordinanza portando le evidenze tecnico-scientifiche  di ASL e ARPA all'interno della nuova procedura di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). La cokeria pertanto non va più riautorizzata. Invece l'azienda chiede di triplicare la produzione del carbon coke, da un milione a oltre tre milioni di tonnellate/anno. Con buona pace di chi ha creduto nella decarbonizzazione parlandoci di una transizione all'acciaio verde. Stiamo andando invece verso una transizione opposta, con la richiesta di rifacimento dell'altoforno 5 e con il raddoppio della produzione di agglomerato. L'ordinanza del sindaco segna un punto di svolta che deve riportare al centro il tema della Valutazione del Danno Sanitario. Senza certezze per la salute l'area a caldo dell'ILVA va fermata in sede di autorizzazione integrata ambientale, rigettando - sulla base delle abbondanti evidenze ambientali e sanitarie - ogni autorizzazione a produrre per i prossimi 12 anni.   

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink