[TarantoOnLine] L'addio a Taranto all'ex procuratore Franco Sebastio, protagonista di Ambiente Svenduto



Raffaella Capriglia
Repubblica 10.1.2023

Per quarant’anni nella Magistratura, è stato un simbolo della giustizia in campo ambientale ed un riferimento per i pubblici ministeri pugliesi. L’ex procuratore capo della Repubblica Franco Sebastio è morto ad ottant’anni. Era ammalato da qualche tempo. Il suo nome è strettamente legato a Taranto e alla storia della città. Fu lui, infatti, come procuratore capo della Procura tarantina, a guidare il pool di inchiesta dei magistrati sul reato di disastro ambientale contestato all’Ilva sotto la gestione del gruppo industriale privato Riva. Un’indagine giudiziaria che si è sviluppata con diversi arresti e sequestri ed è sfociata nel processo Ambiente Svenduto, che si è concluso in Corte d’Assise nel maggio del 2021 con una serie di pesanti condanne. Franco Sebastio fu un pioniere nelle indagini sui reati in campo ambientale. Quando ancora gran parte delle norme attuali non esistevano, né c’era la sensibilità ambientale o la percezione di oggi del problema dell’inquinamento, da pretore, emise negli anni ‘80 anche la prima sentenza di condanna per l’inquinamento dell’Italsider, che all’epoca era interamente statale. In mancanza di riferimenti legislativi e di giurisprudenza, ai giornalisti spiegava come fosse stata utilizzata l’ipotesi di reato di “getto pericoloso di cose” (determinata da un articolo del Codice penale) per le polveri minerali che cadevano sul quartiere Tamburi di Taranto, vicino al Siderurgico. Ambiente, ma anche lavoro: è sua la firma di uno dei primi provvedimenti per mobbing. Tra le testimonianze, c’è chi lo ricorda quando “entrò in fabbrica (l’ex Ilva) e impose la chiusura del "ghetto" della palazzina Laf in cui vivevano reclusi per le otto ore giornaliere, da mesi, circa sessanta impiegati, tecnici ed operai in attesa di "sistemazione". A capo della Procura, Franco Sebastio ha seguito inoltre i più importanti casi che hanno portato il territorio tarantino alle cronache nazionali: come l’omicidio di Sarah Scazzi, sin dalle fasi della scomparsa della ragazza di Avetrana. Uomo delle istituzioni, poliedrico e brillante, riservato ma con la battuta pronta, era un attento osservatore della realtà e aveva tanti interessi: tra questi lo sport, il tennis in particolare, e – negli ultimi anni – la politica. Alle comunali di Taranto del giugno del 2017, Sebastio si candidò a sindaco; sostenne poi al ballottaggio l’attuale sindaco Rinaldo Melucci ed in un primo periodo fece parte della sua giunta, come assessore alla cultura e alla legalità. Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, lo ricorda nel giorno in cui andò, con Piero Mottolese, in Procura per consegnargli le analisi della diossina effettuate su un pezzo di formaggio pecorino, da cui nel 2008 si avviò l’inchiesta che ha condotto ad “Ambiente Svenduto”. Era “una giornata di sole. Ci disse che dovevamo allegare ai dati di laboratorio una paginetta di accompagnamento. Quella paginetta la scrissi a mano seduta stante, mentre lui era lì in piedi, nell'ufficio. Piero e io firmammo. Una cosa veloce di cui non percepimmo sul momento la portata. Era il febbraio del 2008. Cominciava così un'esperienza che avrebbe segnato per sempre la mia vita. Fui convocato altre volte e portai altri dati. Ogni volta portavo con me la speranza”. Franco Sebastio “era un uomo privo di illusioni, asciutto, essenziale - ricorda Marescotti -. Da lui ho imparato tante cose. Ho seguito le sue conferenze. Sapeva spiegare molto bene. Andava diretto a cuore del problema. E analizzava tutto con razionalità cartesiana. Aveva il raro dono della sintesi. Era per natura, e soprattutto per esperienza, un pessimista. Ma al pessimismo della ragione associava un ottimismo della volontà che ha portato una città a liberarsi dal dominio di un sistema di potere malato. Da un sistema di potere che ha fatto ammalare le persone. E oggi lo ricordiamo per quello che è riuscito a darci, con la dedizione alle sue funzioni istituzionali esercitate per applicare la legge a fini di giustizia. Con lui questa città è cambiata, e oggi siamo più liberi”.