[TarantoOnLine] Nelle motivazioni della sentenza ILVA viene riconosciuto che "il primo impulso per le indagini è partito da PeaceLink"



COMUNICATO

Il processo ILVA è stato per Taranto una svolta storica: una boccata di ossigeno in una città inquinata dalle ciminiere.
La Corte d’Assise di Taranto in 3800 pagine ha spiegato nel dettaglio la sentenza di condanna.
 
Le motivazioni della sentenza raccolgono un'imponente documentazione che testimonia la gravità dell'inquinamento e del pericolo per la salute. Ci metteremo molto tempo per leggere le 3800 pagine. Ma non ci vuole molto tempo per capire che quanto è accaduto a Taranto ha avuto una radice squisitamente politica. Il disastro ecologico è stato frutto di un disastro politico. Non poteva avvenire senza il compiacente consenso di chi era incline al compromesso a danno dei cittadini e del bene comune. 

Quel pessimo compromesso politico è stato incrinato e spezzato dalla cittadinanza attiva. Dal basso delle lotte civili, dalle manifestazioni e anche dalle denunce si è levato il grido di dolore e di giustizia.

Le motivazioni della sentenza evidenziano il più punti il ruolo degli ambientalisti e dei cittadini attivi. 

Vengono sottolineati i contributi ad esempio di Fabio Matacchiera, i cui video, si legge, "costituiscono formidabile prova documentale delle emissioni di Ilva".

La Corte d'Assise afferma inoltre che "il primo impulso per le indagini è partito da PeaceLink".

Una considerazione finale ci sia consentita sul ruolo della magistratura.
 
L'intervento della Procura è stata una irruzione di legalità in un panorama scialbo e meschino in cui la gente perdeva fiducia nella legge fino a considerarla una pura forma.
E' la magistratura che ha saputo, fra i tre poteri, svolgere un ruolo fondamentale di controllo e di contrappeso alla malapolitica.
Non è un caso che in Parlamento si tenti in continuazione di indebolire la magistratura proprio per evitare che anche in altre città avvenga quell'irruzione di legalità che è accaduta a Taranto.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink