[TarantoOnLine] Il progetto Tempa Rossa



Oltre le questioni energetiche che riguardano i giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo e in Libia, il progetto Tempa Rossa, in Basilicata e a Taranto, rischia di alimentare ulteriormente la crisi diplomatica con la Francia. Di recente la Regione Basilicata, dopo le autorizzazioni del 2011, si è opposta alla messa in produzione del Centro olio Total di Corleto Perticara, già realizzato, e alla perforazione del nuovo pozzo petrolifero “Gorgoglione 3”. Intanto il ministero dell’Ambiente sospende la Valutazione d’impatto ambientale. Incerta è, inoltre, la questione dell’autorizzazione al trattamento del greggio estratto in Basilicata nella raffineria Eni di Taranto, e il suo trasporto mediante l’oleodotto Eni che collega Viggiano alla Città dei due mari.

Gorgoglione è il nome di un piccolo comune dell’entroterra lucano, in provincia di Matera, con poco più di novecento abitanti. Un comune condannato allo spopolamento, con un saldo naturale e migratorio in negativo ormai da diversi decenni, oggi abitato in prevalenza da anziani e con un tasso di disoccupazione tra i più elevati in Basilicata.
Gorgoglione è anche il nome della concessione di coltivazione idrocarburi che vede la Total presente in questa area, a sud di Potenza, dagli anni Ottanta, con il progetto Tempa Rossa. La compagnia francese, dopo aver acquistato negli anni Duemila le quote di Eni, prevede di estrarre dal giacimento 50 mila barili di greggio al giorno e quantità imprecisate di gas, i cui proventi derivanti dalla vendita – in base all’accordo sottoscritto con la Regione Basilicata nel 2006 – dovrebbero essere devoluti interamente all’ente.
Ma, dopo oltre dodici anni, la Regione Basilicata sembrerebbe averci ripensato. Oggi, dopo l’entrata in vigore della legge Sblocca Italia, il massimo ente regionale sembra opporsi alla messa in produzione del Centro olio, adducendo motivazioni di carattere sismico e ambientale, nonché per il mancato assolvimento da parte della Total delle prescrizioni contenute nella deliberazione della giunta regionale n.1888 del 2011.
I francesi però non ci stanno e presentano ricorso al presidente della Repubblica, per far valere le proprie ragioni. Intanto la Regione Basilicata esprime parere sfavorevole al ministero dell’Ambiente per la Valutazione d’impatto ambientale del nuovo pozzo “Gorgoglione 3” nel comune di Corleto Perticara.
Un ulteriore diniego, questo, che rischia di alimentare la crisi diplomatica con la Francia, di cui Total è espressione di bandiera.

IL PARERE NEGATIVO DELLA REGIONE BASILICATA ALLA VIA MINISTERIALE PER IL POZZO GORGOGLIONE 3
La Total E&P Italia spa ha presentato alla Direzione generale per le Valutazioni ambientali istanza relativa alla procedura di Via nazionale, in merito al “Progetto di perforazione del pozzo denominato Gorgoglione 3 nell’ambito della concessione di coltivazione di idrocarburi Gorgoglione nel Comune di Corleto Perticara”.
«L’intervento – si legge nella deliberazione della giunta regionale n.60 del 24 gennaio 2019 – è localizzato nel Comune di Corleto Perticara e, pertanto, la Regione Basilicata è tenuta ad esprimere il proprio parere, ai sensi dell’articolo 24 comma 3 del decreto legislativo n.152/2006.»
Total prevede di perforare il suddetto pozzo, comprensivo della realizzazione della flowline di collegamento con il Centro olio, attraverso la sistemazione della viabilità di accesso all’area pozzo. Il progetto in esame rientra tra le previsioni del Programma lavori della concessione Gorgoglione, tra le cui principali attività è rientrata la realizzazione del Centro olio di Corleto Perticara, su cui la Regione Basilicata – con la delibera di giunta n.1888 del 19 dicembre 2011, ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale, con prescrizioni.
Oggi, invece, in relazione agli impatti potenziali, la Regione ritorna sulle proprie decisioni e rileva gravi carenze, non solo per il nuovo pozzo, ma anche sull’intero progetto. Intanto, in data 8 febbraio 2019 – come riporta il quotidiano locale La Nuova del Sud – il comitato “La Voce di Corleto” segnala l’accensione della fiaccola per le prove di produzione, nonostante lo stop deliberato dalla Regione.

L’OMBRA DEL RISCHIO SISMICO
Secondo la deliberazione n.60 del 24 gennaio 2019 mancherebbero azioni per prevenire il rischio sismico e la subsidenza le cui valutazioni, come riportato nella documentazione integrativa del 2018, sono rinviate alla fase di richiesta di autorizzazione del programma esecutivo dei lavori all’Autorità di vigilanza e controllo.
Secondo la Regione Basilicata, «la raccolta dei dati non è stata prevista da un idoneo numero di stazioni di rilevamento della sismicità naturale e/o indotta nell’area del giacimento petrolifero, mentre, al fine di monitorare gli eventuali effetti sulla dinamica del contesto geologico», mancherebbero «dei capisaldi di livellazione di precisione, opportunamente ubicati, in numero sufficiente a fornire un quadro rappresentativo dell’area del giacimento.»

Tali valutazioni, in verità, sono state fatte dalla Regione nonostante lo stesso ente regionale abbia ratificato l’Accordo Quadro per il monitoraggio della sismicità, con il parere positivo del Comitato tecnico regionale sui rapporti di sicurezza, ai sensi della normativa Seveso per il Centro olio e per il Centro GPL.

ASSENZA DEL PIANO DI SMALTIMENTO REFLUI E RIFIUTI PETROLIFERI
Sempre secondo la Regione «non risultano affrontate le modalità di smaltimento dei rifiuti derivanti dalle operazioni di progetto ed ad oggi, la Società proponente non ha compiutamente soddisfatto le prescrizioni poste a base del giudizio favorevole di compatibilità ambientale, espresso con la citata delibera n.1888/2011.» La compagnia avrebbe dovuto «produrre specifici studi mirati alla possibilità di procedere allo smaltimento dei gas acidi e delle acque di produzione mediante reiniezione in unità geologiche profonde in luogo, rispettivamente, della termodistruzione e del recapito nel Torrente Sauro.»

RETE DEI MONITORAGGI AMBIENTALI CARENTE, NON GESTITA DA REGIONE E ARPAB
In particolare, non risultano ottemperate le seguenti prescrizioni di cui la deliberazione regionale n.1888/2011. Ovvero, «nel territorio individuato dalla perimetrazione della concessione mineraria Gorgoglione la Total […]» avrebbe dovuto «definire di concerto con l’Arpab il progetto di monitoraggio ambientale per le diverse componenti ambientali oggetto di esame nel Sia (prevedendo il trasferimento a regime delle reti di monitoraggio in capo all’Arpab)», che avrebbe dovuto «ricomprendere tra l’altro: una rete di centraline per il rilevamento della qualità dell’aria che prendesse in considerazione oltre agli inquinanti tradizionali (CO, S02, N02, Polveri ), anche H2S, benzene, IPA, SOV, metalli pesanti, con l’impiego di campionatori passivi ed un sistema FT-IR-REMOTE SENSING.»
Inoltre, la Total avrebbe dovuto «[…] sviluppare un modello di diffusione degli inquinanti nell’atmosfera; il monitoraggio delle emissioni odorigene con campagne periodiche; il monitoraggio del rumore all’esterno del Centro olio Tempa Rossa con campagne periodiche; stazioni di bio-monitoraggio (bioindicatori e biosensori) per la verifica del livello di criticità ecologica derivante dall’eventuale contributo degli impianti dell’insediamento.»

L’ASSENZA DEI PARERI ISTITUZIONALI
Su questa parte del progetto la Total, secondo la Regione, avrebbe dovuto «acquisire il parere di un Istituto scientifico o ente qualificati nel settore; il monitoraggio dello stato degli ecosistemi (basato almeno sui seguenti indicatori: microclima, suolo e sottosuolo, ambiente idrico superficiale e sotterraneo, morfologie naturali, vegetazionali con studio fitosociologico, flora lichenica, macroteriofauna, macrofauna, carabidiogauna).»
Il progetto di monitoraggio ambientale avrebbe dovuto «recepire anche le prescrizioni riportate nel capitolo 10 – Prescrizioni, monitoraggio, limiti del Rapporto istruttorio – articolo 29 quater e 29 sexies del decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006, predisposto dall’Ufficio compatibilità ambientale ai fini del rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale e complessivamente» avrebbe dovuto essere «coerente con dette prescrizioni.»
Secondo la delibera regionale n.60/2019 la Total avrebbe dovuto «definire con Regione e Prefettura un Protocollo per la gestione delle situazioni di emergenza, inclusi eventi accidentali(in queste settimane la Total ha incontrato il Prefetto di Potenza in merito ai Piani di emergenza predisposti dalla compagnia, ndr) ed entro 5 anni dall’approvazione della delibera di giunta conclusiva dei procedimenti di Via, l’Autorizzazione paesaggistica e l’Aia per il progetto di che trattasi, e successivamente all’entrata in esercizio del Centro olio Tempa Rossa a cadenza triennale, la Total […]» avrebbe dovuto «predisporre uno studio mirato alla verifica della disponibilità sul mercato di nuova tecnologia in grado di assicurare livelli emissivi più bassi di quelli autorizzati con detto provvedimento.»

QUALE FUTURO PER LA CONCESSIONE GORGOGLIONE IN BASILICATA E A TARANTO?
Nonostante i dinieghi dell’ex Commissione Via-Vas, e la conseguente archiviazione da parte del ministero dell’Ambiente dei progetti relativi al trasporto del greggio attraverso baie di carico con autocisterne da Corleto Perticara, rispettivamente verso le raffinerie di Roma ed Ancona – in alternativa alla raffineria di Taranto – bocciati anche dalle Regioni Basilicata e Puglia, perdurano oggi i ritardi del progetto Tempa Rossa a Taranto, “incagliatosi” nelle verifiche di ottemperanza che riguardano gli impianti Eni.
Total, nel mese di aprile 2018, aveva raggiunto l’intesa con Eni per trasportare il greggio estratto e lavorato presso il Centro olio di Corleto Perticara mediante oleodotto Viggiano-Taranto, con funzionamento a periodi alterni per il greggio estratto nelle concessioni Val d’Agri (Eni-Shell) e Gorgoglione (Total, Shell, Mitsuij).
Il nuovo stop della Regione Basilicata per la messa in produzione del giacimento, per il funzionamento del Centro olio di Corleto Perticara e per il nuovo pozzo Gorgoglione 3, vede una nuova sospensione dell’iter Via presso il ministero dell’Ambiente e rimette in discussione anche tutti gli accordi raggiunti tra le parti negli anni passati.


Fonte: Terre di Frontiera

Autore:

Giornalista e sociologo. È autore di numerosi saggi e ricerche sulle tematiche naturalistiche. Ha prodotto studi sociali e ricerche storiche sui beni monumentali, il patrimonio ambientale e la loro tutela. Website: www.pandosia.org