E' rischioso seppellire i morti a Taranto, necrofori in rivolta
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- Date: Sun, 7 Apr 2013 20:01:21 +0000
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L’Ilva uccide anche i morti Vietato seppellire a Tamburi
AL CIMITERO DEL QUARTIERE PIÙ INQUINATO DI TARANTO LA TERRA È TROPPO INQUINATA. I NECROFORI RISCHIEREBBERO TROPPO
di Francesco Casula, , "Il Fatto Quotidiano", 7 apr. 2013
Taranto. Ci sono posti dove morire è più facile. E posti dove poter riposare nella “nuda terra” è più difficile. Quando però le cose succedono nello stesso posto, la storia si complica. Cimitero San Brunone, quartiere Tamburi, città di Taranto. Sotto le ciminiere dell’Ilva riposano i morti di tumore che qui, per il disastro ambientale causato dall’inquinamento industriale, sono molti di più che in altre città.
La maggior parte riposa nelle cappelle che la polvere dei parchi minerali dell’Ilva colora di un rosa macabro. Altri riposano sottoterra. C’è chi è finito lì per mancanza di denaro e chi invece l’ha scelto. Una decisione, tuttavia, che oggi a Taranto non è più consentita, non è più possibile. Almeno fino a quando il terreno non sarà bonificato o fino a quando, come ha chiesto il Comune, i necrofori non avranno a disposizione abbigliamento e dispositivi di sicurezza adatti per evitare ogni contatto con quella terra contaminata che può uccidere anche loro.
Per mezzo secolo le emissioni inquinanti dell’industria, prima di Stato e poi privata, dei Riva, hanno avvelenato l’aria e i terreni circostanti e in questo suolo c’è di tutto. “Una cloaca dell’inquinamento”, la definisce l’assessore all’Ambiente Vincenzo Baio. Berillio, cadmio, piombo, diossina, benzo(a)pirene. Lo ha certificato l’Arpa Puglia e il Comune guidato dal sindaco Stefano Ippazio ha disposto la sospensione delle inumazioni e delle sepolture di coloro che hanno chiesto di trascorrere l’eterno riposo a six feet under, sottoterra appunto.
In attesa che la cooperativa acquisisca i dispositivi necessari ai parenti dei defunti non resta che optare per un altro cimitero oppure attendere nella cella frigorifera pagando un canone di sei euro giornalieri.
“Il Comune – racconta l’assessore all’Ambiente Vincenzo Baio – ha fatto più di quanto era nelle sue competenze”. La disposizione del sindaco, si aggiunge alle due emanate per vietare ai bambini di passeggiare nei giardini del quartiere. Cresce la rabbia in città.
Questa mattina alle 10.30 gli ambientalisti scenderanno in strada per ribadire il no all’inquinamento e sostenere la magistratura. L’obiettivo è replicare il successo del 15 dicembre con oltre quindicimila manifestanti contro la legge salva-Ilva, sulla quale il prossimo 9 aprile la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi. Ma per Taranto il mese di aprile potrebbe essere quello decisivo e non solo per il referendum consultivo che domenica 14 chiamerà i cittadini a esprimere il proprio parere sulla chiusura totale o parziale dello stabilimento.
L’attesa più grande è per gli esiti dell’inchiesta “ambiente svenduto” che dopo gli arresti eccellenti dei mesi scorsi potrebbe concentrarsi sui sui soldi per le bonifiche e i risarcimenti.
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