Taranto , solo il 49,9% vota per i referendum: perché?



Taranto è il fanalino di coda della Puglia nell'affluenza al voto
referendario. Mentre in Italia c'è un vigoroso risveglio, a Taranto no. La
ragione? La scarsa mobilitazione di alcuni partiti. Non voglio
generalizzare ma tanti tabelloni erano semivuoti.

In questi giorni sono stato in Toscana dove si è svolta l'assemblea
nazionale di PeaceLink. Siamo stati due giorni in un luogo incontaminato
delle verdi colline fiorentine: la Casa per la Pace di Tavarnuzze. Ha
relazionato Philip Rushton, un docente universitario collegato ai
movimenti antinucleari degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e
dell'Australia. Rushton ci ha spiegato che in questo momento il mondo
intero sta guardando l'Italia con ammirazione. Negli Stati Uniti ad
esempio i cittadini non possono organizzare un referendum per bloccare le
centrali nucleari. In tanti ci invidiano l'istituto referendario. Con la
vittoria referendaria l'Italia ha lanciato un potente segnale
internazionale. Molti hanno guardato i referendum in una miope visione
locale. Oggi invece siamo al centro del mondo. Per questo motivo PeaceLink
ha deciso di costituire con uno staff di traduttori. Nasce dall'Italia una
grande speranza e noi faremo la nostra parte con il nostro sito Internet
che, in Italia, è il più letto nell'ambito dell'ecologia e della pace.
Dalla Toscana siamo ripartiti nel cuore della notte per poter raggiungere
le nostre città in tempo utile per votare. Abbiamo lasciato un luogo
incantevole dove il nostro misuratore dell'inquinamento ha registrato
"zero IPA", ossia la totale assenza di quei cancerogeni che appestano
l'aria di questa città. Nelle colline della Toscana a "inquinamento zero"
ho vissuto la meravigliosa esperienza della speranza e del progetto. Una
politica senza passione spegne la democrazia e disabitua i cittadini alla
partecipazione. Dobbiamo riportare Taranto nella dimensione della speranza
progettuale.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink

http://www.peacelink.it

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(TA)