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Inquinamento industriale a Taranto, Altamarea fa ricorso alla Commissione Europea
- Subject: Inquinamento industriale a Taranto, Altamarea fa ricorso alla Commissione Europea
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sat, 1 Aug 2009 11:20:48 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
“Aia in ritardo”: c’è il ricorso TARANTO - “Un ricorso alla Commissione della Comunità europea avverso lo Stato italiano per il mancato rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali alle industrie del territorio nei tempi previsti”. Loro sono gli stessi della marcia contro l’inquinamento organizzata lo scorso 29 novembre sotto il vessillo di AltaMarea. Oggi le stesse associazioni ambientaliste che si riconoscono in questo “cartello” non escludono che una simile manifestazione possa essere ripetuta ad un anno dal corteo. Intanto, hanno preparato il ricorso sulla questione delle Aia. Stamattina a presentare l’iniziativa presso la sede dell’Ail, Leo Corvace, promotore del ricorso sottoscritto dagli esponenti delle altre associazioni. In sostanza quello che denunciano è la situazione di continua proroga dei termini previsti per il rilascio delle autorizzazioni alle industrie che, di fatto, continuano ad operare in assenza delle prescrizioni legate al rilascio delle stesse Aia. Superato il primo termine fissato nel 31 ottobre 2007. Data poi slittata al 31 marzo 2008 e rimbalzata ancora in occasione dell’accordo di programma siglato l’11 aprile 2008: in quella occasione vennero concessi altri trecento giorni per il rilascio delle Aia. Tempo scaduto anche questa volta. Oggi le associazioni denunciano una situazione di vuoto normativo alla quale corrisponde una proroga di fatto dei termini. Nello specifico entra Leo Corvace (Legambiente): “Da parte dello Stato non sono stati rispettati i termini il che crea una situazione di proroga di fatto dei tempi concessi alle aziende per il risanamento ambientale. Senza nessun atto ufficiale di proroga di fatto si concede ulteriore tempo alle industrie per adeguare gli impianti alle Bat (acronimo di best available techniques, le migliori tecniche disponibili, ndr)”. Sotto accusa questa volta finisce il Governo. “L’Aia - spiega Corvace - applica in Italia per la prima volta la normativa europea: le industrie d’ora in poi devono essere in possesso dell’Aia in sostituzione di tutte le autorizzazioni di natura ambientale. Per ottenerla devono adeguare gli impianti presentando un piano di interventi. Con una legge dell’anno scorso si permette alle aziende di attuare parte del programma prima dell’ottenimento dell’Aia. Questo è grave - commenta – perché significa automaticamente un percorso distaccato da una valutazione di tipo complessivo. Ci potremmo trovare – chiarisce - nella condizione di vedere realizzate singole opere di risanamento che magari con le prescrizioni (quelle legate al rilascio dell’Aia) potrebbero essere realizzate con canoni più severi”. “Il rilascio delle Aia è un’occasione storica per il territorio per il risanamento della nostra area industriale, non possiamo lasciarcela sfuggire come già è successo in occasione della dichiarazione di Taranto area ad elevato rischio ambientale. In quel caso i piani approvati da amministrazioni comunali e Regione non hanno fatto altro che seguire le indicazioni dell’industria”. Ecco perché le associazioni tornano oggi a mobilitarsi. Sulla situazione di “proroga implicita dei termini” si sofferma anche Lunetta Franco (Legambiente): “alla Comunità europea chiediamo di mettere in atto provvedimenti nei confronti dello Stato affinché adempia ai propri obblighi. Siamo preoccupati sotto diversi aspetti. Il primo è quello della vacatio legis, siamo praticamente in balia delle onde. Il secondo aspetto è quello ambientale. Perché di fatto si concede di continuare ad operare dilazionando i provvedimenti a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini che poi sono gli obiettivi dell’Aia. Il terzo motivo di preoccupazione è legato a quello che potrebbe scaturire da questo stato di fatto. E cioè, le aziende in assenza delle prescrizioni che accompagnano il rilascio delle Aia, si presume abbiano iniziato ad adeguare gli impianti secondo i loro progetti. Per colpe non loro, ma perché non hanno avuto risposte. Questo potrebbe significare che prescrizioni più rigorose rispetto alle Bat (come quelle previste per l’area di Taranto in considerazione della gravità della situazione ambientale) potrebbero essere “vanificate” da interventi già attuati. In più, l’accordo di programma ha previsto che si debba tener conto dell’impatto generale sull’ambiente e sulla salute dei tarantini delle attività industriali nel loro complesso, e non prese singolarmente. Gli effetti si moltiplicano. La valutazione va fatta non sul singolo impianto; il rischio è che in questo modo non si possa avere una visione complessiva, seguendo ogni azienda il suo piano in assenza di contraddittorio con la commissione Ippc”. Dritto al cuore del problema l’ingegnere Biagio De Marzo, di Peacelink. “Il ricorso lo abbiamo inviato per conoscenza anche al ministro Prestigiacomo, ai senatori e ai deputati delle commissioni ambiente del Senato e della Camera e ai deputati eletti in Puglia, al presidente della Provincia e ai sindaci di Taranto e di Statte. Vogliamo sottolineare le gravi inadempienza del Parlamento italiano che è in difetto perché non ha emanato le leggi nei tempi opportuni”. L’appello è esteso gli amministratori locali. “Ai sindaci ricordiamo che sono i responsabili della salute dei cittadini e che quindi non possono non far nulla di fronte ad una cosa del genere: leggi e accordi disattesi. La commissione europea ha già avviato da un anno la procedura di infrazione nei confronti dello stato italiano per l’aia di Taranto. Ma di fronte anche all’impotenza delle commissione europea i cittadina chi santo devono votarsi?”. Fonte Taranto Sera giovedì 30 luglio 2009