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Il ministro Fitto sbaglia: a Taranto non ci sarà sviluppo senza tutela dell'ambiente
- Subject: Il ministro Fitto sbaglia: a Taranto non ci sarà sviluppo senza tutela dell'ambiente
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Tue, 23 Dec 2008 23:11:15 +0100
- Organization: PeaceLink
Fitto sbaglia: a Taranto non ci sarà sviluppo senza tutela dell'ambiente "Emergenza diossina: la crisi economica supera quella ambientale". Con questo titolo in prima pagina il Corriere di martedì 23 dicembre ha riassunto l'intervento del ministro Raffaele Fitto a Taranto. Un intervento che, pur riconoscendo l'importanza della questione ambientale, sembra posporla e ridimensionarla rispetto alla "priorità assoluta": la crisi economica con le sue ripercussioni occupazionali. Il ministro Fitto sembra tuttavia dimenticare che a Taranto in questo momento vi sono famiglie economicamente rovinate dall'emergenza ambientale. Sono le famiglie degli allevatori che passeranno un brutto Natale, senza le loro pecore e capre, abbattute perché piene di diossina. L'indennizzo della Regione non basta. E poi: potranno ricominciare ad allevare con tutta la diossina accumulatasi nei terreni? L'indagine sulla diossina si estenderà ad altri allevamenti. La cosa preoccupa Confagricoltura che ha dichiarato: "Le aziende ovicaprine intorno allo stabilimento Ilva hanno già pagato un dazio alla presenza di diossina con la soppressione di 1200 capi. Occorre adottare le migliori precauzioni possibili per evitare di far "strage" di altre aziende zootecniche. Perché se vi sono dei colpevoli in questa vicenda, vanno cercati altrove e, magari, molto più vicino". Il ministro Fitto dovrebbe riflettere. Taranto ha vissuto uno sviluppo dai "costi esterni" devastanti. Lo ha scritto recentemente Michele Tursi su un editoriale del Corriere del Giorno, descrivendo uno sviluppo che ha avuto una crescita e un "picco": ora siamo al declino. I costi di quello sviluppo superano i suoi benefici. Siamo come quelle città del Brasile che hanno vissuto sul taglio della Foresta Amazzonica. Quelle città non sanno immaginare uno sviluppo diverso. E così è Taranto. Con in più migliaia di morti per cancro con i loro costi umani (e anche per quelli contabili per i bilanci familiari e pubblici). Il ministro Fitto dovrebbe riflettere sul fatto che le esportazioni del settore primario tarantino potrebbero subire un severo embargo nazionale e internazionale: perché comprare olio o formaggio proveniente dalla città più inquinata d'Italia? Chi comprerebbe il "provolone di Seveso" dove ci fu il disastro con la nota fuoriuscita di diossina dell'Icmesa? Ecco perché la questione ambientale va risulta subito, prima che si inneschi questo "embargo della paura". Del resto la questione dell'impatto industriale della grande industria va risolta subito, prima che lo risolva l'Unione Europea sanzionando l'Italia per "concorrenza sleale" nei confronti delle industrie europee che si attengono agli standard ambientali e alle migliori tecnologie. Se non chiediamo oggi uno sviluppo sostenibile continuerà un ambiguo compromesso senza futuro con quella grande industria che nella nostra città ha trovato un territorio extraeuropeo dove fare profitti senza reinvestirli in tecnologie ecocompatibili. Alessandro Marescotti - PeaceLink Paola D'Andria – AIL Taranto Michele Carone – Comitato per Taranto