L'Ilva e il "barrieramento anti-polvere" a Taranto



Comunicato stampa

PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE L’ILVA FA TANTO FUMO

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una offensiva mediatica in difesa
dell’Ilva generalmente ritenuta la principale responsabile
dell’inquinamento ambientale che incombe sulla città. Ci riferiamo in
particolare all’intervento di Pietro De Biase, responsabile delle
relazioni esterne di Ilva SpA: i cittadini del “Comitato per Taranto”
contestano i suoi discorsi supponenti e fuorvianti che dribblano il
contraddittorio pubblico, alla luce del sole.
Secondo quanto pubblicato dalla stampa, il dr. De Biase in merito al
barrieramento dei Tamburi ha dichiarato: “Il nostro è uno studio elaborato
dal CNR, confortato da valore scientifico. Sarebbe opportuno che si
uscisse dal meccanismo per cui ci si può svegliare la mattina e ritenere
di avere un progetto migliore. L’ARPA non dovrebbe essere un soggetto
politico e la sede in cui discutere di eventuali modifiche al progetto del
CNR è il tavolo tecnico dove siedono, oltre a Regione e azienda, anche gli
altri enti locali e i sindacati. In quella sede vedremo se sarà possibile
migliorare un progetto che già adesso è valido e coerente”.
Innanzitutto contestiamo l’arrogante affermazione di De Biase che lo porta
addirittura ad “espellere” dal tavolo del monitoraggio dell’Atto di Intesa
anche l’ARPA, rea di avere criticato il progetto delle tele “acchiappa –
polvere” (secondo la nostra vulgata).
L’ARPA Puglia diretta dal prof. Giorgio Assennato non è un soggetto
politico ma è un ente tecnico pubblico che non si presta a “consulenze
private” ma esprime “raccomandazioni” alle aziende che l’autorità
competente, se non essa stessa, trasforma in prescrizioni ineludibili.
L’ARPA ha responsabilità e competenze proprio in materia di “Protezione
ambientale”. In funzione di esse ha ricevuto lo studio sulle tele
“acchiappa polvere” e proprio in occasione di quel “tavolo tecnico”,
evocato dal De Biase come il top della competenza tecnica, è stata
invitata ad esprimere le proprie osservazioni, non gradite da De Biase.
L’Ilva, motu proprio, ha attribuito “valore scientifico” allo studio che
dichiara essere stato elaborato da CNR. A tal proposito sarebbe opportuno
esibire il documento ufficiale con il quale il Consiglio Nazionale delle
Ricerche, non questo o quel dirigente, assume la responsabilità di quello
studio e garantisce i risultati in esso ipotizzati e quantizzati. Abbiamo
motivo di ritenere che quel progetto, analizzato da studiosi autorevoli e
sicuramente “terzi” come ARPA, provocherebbe pesanti interrogativi. Per
esempio, al tavolo tecnico del 9 ottobre 2007 in Prefettura, a cui il dr.
De Biase non ha partecipato, nell’esporre sommariamente il progetto, si è
affermato che le tele “acchiappa polvere” ridurranno del 50% la
polverosità proveniente dai parchi primari. Di contro, non risulta
pubblicata né la quantizzazione della polverosità iniziale, né la
metodologia per misurarne l’effettiva riduzione del 50%, verificabile dal
mondo scientifico (Galileo Galilei docet).
Nella conferenza del 28 settembre nella Sala del Consiglio Comunale di
Taranto in cui cittadini e organizzazioni territoriali hanno presentato
alla città le “Osservazioni” sulla domanda di Autorizzazione Integrata
Ambientale avanzata da Ilva SpA, indispensabile per continuare ad esercire
gli impianti, l’assessore Pastore ha dichiarato di avere chiesto ad Ilva
di far fare la “simulazione scientifica” sui benefici ottenibili con il
miracoloso barrieramento ma gli è stato obiettato che “in Ilva non si fa
ricerca ma acciaio”. Lasciamo volentieri all’assessore Pastore il piacere
di ripetere la sua controrisposta, ma annotiamo che la sua richiesta non
era peregrina. La simulazione sull’efficacia di un barrieramento era stata
effettuata una ventina di anni fa con risultati del tutto negativi ed è
stata ripetuta in epoca più recente e con gli stessi risultati negativi da
docenti della Facoltà di Ingegneria di Taranto guidati dalla prof.ssa
Angela Barbanente che attualmente ha anche l’incarico di assessore
regionale all’assetto del territorio.
I tecnici Ilva sanno perfettamente che l’unico provvedimento efficace per
abbattere l’inquinamento ambientale provocato dai parchi primari è la
copertura degli stessi, del tipo presentato da ENEL al Comune di Brindisi
per il proprio parco carbone: ci risulta che Ilva ha bocciato la copertura
perché “costa troppo”, altro che “svegliarsi la mattina e ritenere di
avere un progetto migliore”. Anziché arroccarsi in difesa di progetti
inefficaci, sarebbe saggio imboccare la strada della ricerca degli aiuti
necessari per rimediare a quello che è stato ripetutamente definito il
“peccato mortale originario” che lo Stato, attraverso i tecnici di società
direttamente controllate, ha commesso nei confronti della città di
Taranto.
Al dr. De Biase, infine, bisognerebbe far capire una volta per tutte che
la partecipazione del “pubblico” al processo decisionale in tema di
ambiente è stabilita da leggi nazionali e comunitarie e che la riduzione
dell’inquinamento ambientale non può essere più regolata da “Atti di
intesa” che escludono la partecipazione del “pubblico”. Il “pubblico”, con
qualche ritardo, ha ormai preso coscienza dei propri diritti e li farà
valere in sede di procedimento per l’Autorizzazione Integrata Ambientale,
regolato dai decreti legislativi 59/2005 e 152/2006. A Taranto ed in
Puglia non sarà più consentito a nessuno di insolentire enti pubblici,
organizzazioni territoriali e cittadini.

 Il Comitato per Taranto

Biagio De Marzo
Giulio Farella
Alessandro Marescotti
Luigi Oliva
Antonietta Podda





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Alessandro Marescotti
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(TA)