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Fai il ficcanaso, scopri chi autorizza gli inquinatori
- Subject: Fai il ficcanaso, scopri chi autorizza gli inquinatori
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Mon, 17 Sep 2007 00:43:15 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Cittadinanza attiva Fai il ficcanaso: usa il decreto 59/05 sulle emissioni inquinanti Quanto può emettere il camino dell'industria che ti inquina? Chi autorizza i valori massimi? Anche tu puoi intervenire: usa i nuovi diritti ambientali In quest'articolo parleremo di inquinamento e cittadinanza attiva. Vi hanno mai detto che una legge prevede la consultazione della cittadinanza quando si rilasciano le autorizzazioni alle emissioni? Sì, proprio così. E stiamo parlando delle emissioni inquinanti nell'aria, nell'acqua e nel suolo. A me questa cosa nessuno l'aveva mai detta. Neppure le grandi associazioni ambientaliste: mi sarò sicuramente distratto. Ma l'ho scoperta per caso l'altro giorno, sfogliando un giornale. C'era scritto: “Avviso pubblico di avvio procedimento per il rilascio di Autorizzazione Intergrata Ambientale, ai sensi dell'art. 5, comma 7 del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59”. L'avviso era di una grande multinazionale. Pubblicato a sue spese, riguardava il rilascio di un'autorizzazione a Porto Marghera. La cosa mi ha insospettito. Sapevo che nel 2007 vengono rinnovate molte autorizzazioni alle emissioni. E bisogna stare con gli occhi aperti. Infatti ci può sempre essere la manina del tecnico compiacente disposto a scrivere una cifra al posto di un'altra. Quanto può emettere quel camino? La manina misteriosa scrive: 10 microgrammi a metro cubo di diossine. E' una quantità contenuta o esagerata? Poi scopri che è un valore 25 mila volte più alto rispetto ad un camino di un impianto simile autorizzato a mille chilometri di distanza: è successo veramente. E intanto ti respiri la diossina. Fai i conti, moltiplichi quel dato per i metri cubi e scopri che con quel parametro ti becchi il 90% di tutta la diossina italiana: “a norma di legge”. Perché l'autorizzazione è stata data e tu ti sei fatto imbrogliare. Anzi: non lo sapevi neppure. E anche se dopo protesti stai gridando al vento perché chi emette 10 microgrammi di diossina a metro cubo si è fatto costruire una autorizzazione su misura per avvelenarti a norma di legge. Ma come puoi mettere il naso in queste cose già così complicate? Sono segrete? Sono pubbliche? Si può andare a parlare con qualcuno? Bene: ci soccorre una direttiva europea. Precisamente la 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, poi modificata dalle direttive 2003/35/CE e 2003/87/CE. Quell'Europa di cui tanti uomini di partito si riempiono la bocca partorisce una normativa bellissima. E poiché sancisce diritti di accesso all'informazione e di consultazione delle popolazione... ecco che quegli stessi uomini di partito chiudono la bocca invece di aprirla. Tacciono. O perché sono ignoranti (come lo ero io fino a pochi giorni fa) o perché non hanno alcun interesse a far conoscere i nuovi diritti ambientali. Che tristezza, che vergogna. E veniamo allora a quell'avviso sul giornale che mi aveva insospettito. Il decreto legislativo (D.Lsg. 59/05) recepisce proprio le direttive che consentono di mettere il naso nelle autorizzazioni alle emissioni. Caspita: roba da gran ficcanasi! E' il diritto di partecipare, di svolgere quel ruolo di cittadinanza attiva senza il quale non riesci a smascherare il ruolo della manina criminale. Riepiloghiamo dunque: il Decreto Legislativo 18 febbraio 2005, n. 59 serve alla “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento". Letta tutta d'un colpo, questa cosa mi fa sentire bene. Sono per un attimo anche io “orgoglioso di essere europeo”. Nell'articolo 5 del suddetto decreto si può leggere una cosa importantissima: “Entro 30 giorni dalla data dell'annuncio (su quotidiano provinciale o regionale) i soggetti interessati possono presentare il forma scritta, all'autorità competente, osservazioni sulla domanda”. Sempre in quell'articolo si legge che la domanda di autorizzazione alle emissioni deve essere accessibile al pubblico. E qui il “pubblico” può chiedere e ottenere che venga messa su Internet in modo che tutti possano collegarsi e capire che tipo di impianto è, che materie prime usa, quali sono le fonti di emissione e il loro impatto sull'ambiente, quali tecnologie sono proposte per prevenire o ridurre le emissioni, ecc. Come si può notare questa normativa sull'autorizzazione alle emissioni sancisce il diritto di partecipazione della cittadinanza in quanto tratta questioni che riguardano la salute e l'ambiente. All'articolo 14 si legge che il Ministero dell'Ambiente “garantisce sistematica informazione del pubblico sullo stato di avanzamento dei lavori”. (1) E' una normativa che segue sostanzialmente quella sulla Valutazione di Impatto Ambientale dei nuovi impianti, la quale prevede la partecipazione del “pubblico”. Segue inoltre la legge Seveso II che riguarda i rischi di incidente rilevante, anch'essa contenente (art. 23) norme per la consultazione del “pubblico”. In queste tre normative il pubblico può conoscere, partecipare, scrivere osservazioni. Si rimane quasi estasiati a contemplare quali progressi stia facendo la democrazia. Poi vai sul sito della Regione Puglia (2) e cosa scopri? Che nessuno ti informa che hai il diritto di partecipare e di fare le tue osservazioni sulle autorizzazioni alle emissioni. Il sito, anziché spiegare ai cittadini come partecipare al procedimento, dà informazione alle aziende che possono scaricare i moduli per le autorizzazioni. E di che partito è l'assessore che rende alle aziende un tale servizio? Di Rifondazione Comunista. Alessandro Marescotti (1) Il resto lo si può leggere su http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/05059dl.htm (2) Precisamente sul Portale Ambientale all'indirizzo http://138.66.77.10/ecologia/default.asp?Id=354 --- Alessandro Marescotti http://www.peacelink.it Sostieni la nostra lotta per l'ambiente, versa un contributo sul c.c.p. 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, C.P. 2009, 74100 Taranto (TA)
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