Interrogazione parlamentare sui rigassificatori
- Subject: Interrogazione parlamentare sui rigassificatori
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 04 Oct 2006 09:47:09 +0200
Interrogazione a risposta orale
Al Ministro dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare
Al Ministro delle Attività Produttive
Per sapere premesso che:
·
il Consiglio dei Ministri ha
dato notizia di aver istituito una “cabina di regia” per coordinare le
decisioni sulle richieste di autorizzazione pervenute per la
realizzazione di impianti di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto
da localizzare nel nostro paese;
·
presso i Ministeri e le Regioni
competenti è già stato depositato un gran numero di domande di
realizzazione di nuovi terminali marittimi e di relativi stabilimenti per
la rigassificazione di GNL (oltre al potenziamento di quello già
esistente a Panigaglia alla Spezia) per iniziativa di varie società
tra cui: Adriatic Lnc della Qatar Petroleum, Exxon-Mobil e Edison a Porto
Viro (RO); Brindisi LNG (British Gas Italia ed Enel) a Brindisi;
OLT Offshore LNG Toscana a Livorno; Edison, BP e Solvay a Rosignano
Marittimo (LI); LNG Med Gas Terminal s.r.l.a San Ferdinado
(RC), Petrolifera Gioia Tauro a Gioia Tauro; Erg Power & Gas e Shell
Energy Italia ad Augusta Melilli; Gas Natural International (MEDEA) a
Taranto; Gas Natural International a Zaule (TR); Alpi Adriatico s.r.l.
(Endesa Italia s.p.a.) nel golfo di Trieste; Erg e Shell a Priolo;
Società Nuove Energie s.r.l. a Porto Empedocle (AG); Edison Stoccaggio a
San Potito e Cotignola (RA); per un totale stimabile in oltre 90 miliardi
di Nm3 anno di rigassificazione;
·
l’Italia è già interconnessa alla
rete internazionale dei gasdotti dalla Algeria (TTPC), dalla
Federazione Russa transitando per l’Austria (Tag) e dal Nord Europa
(Tenp/Transitgas) tramite i quali è fino ad oggi stata possibile la
fornitura di circa 74 miliardi di Nm3 di gas all’anno, necessari a
soddisfare la domanda nazionale eccedente le modeste riserve interne
(circa 12 miliardi di Nm3);
·
i giacimenti di gas naturale
esistenti in Russia e nel Nord Africa costituiscono le riserve tra le più
ricche del pianeta e l’unico impedimento fisico ad un loro maggiore
utilizzo deriva da alcune strozzature nelle linee dei metanodotti
esistenti che comunque sono in fase di potenziamento con una
aggiunta di 13 miliardi di Nm3/anno;
·
è in fase di ultimazione un nuovo
metanodotto dalla Libia alla Sicilia (la cui potenzialità sarà già
il prossimo inverno di 8 miliardi di Nm3); è in fase di avvio la
realizzazione di un metanodotto dall’area del Caspio transitando per la
Grecia (la cui potenzialità al 2008 sarà di 10 miliardi di Nm3); è in
fase di avanzata progettazione un gasdotto (Galsi) dall’Algeria alla
Toscana transitando per la Sardegna (con una potenzialità di altri
10 miliardi di Nm3); sono in fase di progettazione due nuovi gasdotti
dall’Albania (Tap) e dall’Austria (Interconnector Tyrol);
·
un rapporto sugli scenari energetici
futuri elaborato dall’ENI afferma che in Italia, già nel 2007,
l’offerta risulterà in eccesso, tanto che alcuni analisti hanno parlato
dell’esistenza di una “bolla del gas” sui mercati;
·
l’Autority Antitrust europea ha
recentemente commutato una multa all’Eni (di 290 milioni di euro,
una delle più consistente di cui si abbia notizia) per abuso di posizione
dominante sul mercato del gas naturale per aver ostacolato l’ingresso dei
suoi concorrenti sul mercato nazionale e in particolare perché gli
atteggiamenti di Snam Rete Gas (ancora controllata da Eni)
avrebbero determinato un mancato afflusso di gas naturale ritardando il
potenziamento delle condotte dal Nord Africa. L’Autorità per l’Energia ha
denunciato l’esistenza di “una strategia di contenimento dell’offerta
posta in atto negli ultimi anni dall’operatore dominante”. Il sistema
viene definito di “gaming the market”, manipolazione del mercato, al fine
di aumentare i prezzi all’ingrosso e, di riflesso, le tariffe all’utenza
finale, tant’è che in Italia si è registrato un aumento del 14% in meno
di due anni;
·
la modalità di utilizzazione del gas
naturale tramite procedimento di liquefazione e trasporto con navi
metaniere criogeniche, che consentono il mantenimento di temperature a
-161°, è sicuramente il più dispendioso in termini di impieghi
energetici e tale, quindi, da dissipare maggiormente, a parità di
utilizzo energetico, le riserve di gas naturale e di accelerarne
l’esaurimento. Il bilancio energetico negativo della tecnologia prescelta
verrebbe in parte mitigato solo sfruttando il salto entalpico tramite
recupero del calore disperso nel processo di rigassificazione attraverso
“pozzi di calore”;
·
secondo alcuni studi tecnici il
trasporto del gas naturale via mare sarebbe anche il più economicamente
oneroso contribuendo fino al 30% del costo complessivo della
fornitura e il vantaggio economico del GNL rispetto al tradizionale
metanodotto si verificherebbe solo per distanze superiori ai 3.800
chilometri;
·
il 70% circa dell’energia elettrica
italiana è prodotta utilizzando come fonte primaria il gas naturale,
quota destinata ad aumentare con la realizzazione di una moltitudine di
nuove centrali turbogas;
·
i “picchi” di domanda di gas metano
in Italia si verificano nei periodi invernali, durano dai 15 ai 20 giorni
(400 milioni di metri cubi al giorno) e richiedono, quindi, un surplus di
forniture pari a circa il 10% del fabbisogno annuale (lo scorso anno i
consumi hanno superato 85 miliardi di Nm3), quantità che sembrano
compatibili con le capacità di stoccaggio e di modulazione del sistema di
distribuzione nazionale (anch’essi gestiti da Snam rete gas);
·
i nuovi terminali di
rigassificazione di cui si parla in Italia sono per lo più piattaforme e
strutture di stoccaggio off shore di enormi dimensioni, vere isole
artificiali (nel caso di Porto Viro la piattaforma sarà lunga 180 metri,
larga 88 e alta 57, per una superficie di 15.000 mq), collocate a
varie distanza dalla costa e collegate alla terraferma tramite
gasdotti. Attualmente nel mondo sono in funzione una cinquantina di tali
impianti, ma di dimensioni diverse e quasi mai collocati in mare aperto;
·
tali strutture costituiscono una
seria limitazione alla navigazione e alla pesca per alcune decine di
chilometri quadrati all’intorno;
·
le molecole di metano presentano un
fortissima instabilità chimica e la loro concentrazione tramite
liquefazione aumenta la rischiosità di esplosione. Gli effetti di una
esplosione su una superficie marina sono stati studiati e documentati
dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente del governo degli Stati
Uniti, concludendo che la collocazione a mare di tali impianti appare
come la più rischiosa;
·
il transito delle navi gasiere
crioniche dovrà essere regolato da apposite norme internazionali di
sicurezza, così come va ricordato che i relativi approdi e stoccaggi
rientrano nell’elenco degli impianti definiti a rischio di grandi
incidenti industriali , secondo le direttive Severo;
·
gli impianti di rigassificazione
usano nei circuiti di riscaldamento enormi quantità di acqua marina
addizionata con sostanze inibenti la vegetazione (cloro) e restituita al
mare con una temperatura inferiore di oltre 6° sul normale marino con
effetti non facilmente prevedibili sulla flora e la fauna;
·
nella procedura di esame ed
autorizzazione (conferenza dei servizi e VIA) di tutti i progetti
presentati non è stata applicata la Convenzione di Aarhus (recepita con
legge 108/2001) e la normativa Seveso II che prevedono la più ampia
informazione al pubblico e coinvolgimento delle popolazioni interessate,
in alcuni casi nemmeno degli organi elettivi locali rappresentativi della
sovranità popolare;
non ritenga:
·
utile e necessario dotare il nostro
Paese di un piano energetico-ambientale, propedeutico a qualsivoglia
decisione operativa, tale da costituire per tutti gli operatori pubblici
e privati un quadro di riferimento strategico attendibile circa i
fabbisogni reali di energia di cui necessita il sistema economico
italiano, articolato per le diverse fonti di approvvigionamento possibili
(petrolio, carbone, gas naturale, idroelettrico, geotermico, rinnovabili)
a seconda delle diverse domande di utilizzazione finale (industriali,
trasporti, civili, ecc.) mirando, principalmente, a porre in atto quelle
strategie che orientino i consumi riducendo i fabbisogni e allunghino la
durata delle riserve energetiche primarie non rinnovabili, ovunque esse
si trovino;
·
di evitare, nel delicato quadro
geopolitico internazionale, di alimentare una guerra commerciale dei
prezzi del gas naturale esacerbando la concorrenza tra i diversi paesi
fornitori (Qatar, Nigeria, Indonesia, Trinidad e altri, da una parte,
Federazione Russa, Algeria e altri dall’altra), dimenticando gli
insegnamenti di Enrico Mattei sulla necessità di mantenere nel lungo
periodo rapporti collaborativi e di reciproca convenienza con tutti i
paesi fornitori di energia e di materie prime, quando auspicava il
raggiungimento di un patto “volto al mantenimento della pace, al
benessere di chi quella risorsa (i combustibili fossili) possiede per
dono della natura e chi la utilizza per forza della sua industria”;
·
di escludere che l’Italia possa
diventare una piattaforma di transito, gestita e controllata da
imprese straniere, per l’approdo, lo stoccaggio e la commercializzazione
di gas naturale ad uso e consumo delle aree economiche del centro
Europa;
·
di sottoporre l’intero processo
tecnologico di utilizzazione del gas naturale tramite liquefazione e
rigassificazione ad una attenta Valutazione strategica di impatto
ambientale in modo da poter confrontare i diversi sistemi di
approvvigionamento, trasporto e distribuzione sia in termini di
rischiosità che di costi;
·
di sottoporre ogni singolo progetto
di nuovo impianto ad una procedura rigorosa di Valutazione di Impatto
Ambientale, escludendo pericolose semplificazioni, come quelle previste
dalla legge Obiettivo sulle grandi opere;
·
di evitare che il mare possa essere
oggetto di colonizzazione e lottizzazione per l’insediamento di
stabilimenti industriali ritenuti pericolosi e potenzialmente
nocivi, già rifiutati dalle comunità locali in terraferma; per di più
gestiti da imprese private la cui missione è massimizzare i propri
profitti;
·
opportuno sospendere per autotutela
legale l’efficacia delle autorizzazioni ministeriali già rilasciate per
la realizzazione degli impianti di rigassificazione nei casi in cui su di
esse gravi un contenzioso giurisdizionale che possa concludersi con il
loro annullamento; ciò per evitare la realizzazione di impianti che
potrebbero essere ritenuti illegittimi dai tribunali, e per evitare che i
destinatari delle autorizzazioni annullate possano richiedere il
risarcimento dei danni allo Stato, per i denari inutilmente spesi;
·
opportuno, altresì, sospendere
l’iter delle autorizzazioni in corso onde verificare la conformità delle
procedure autorizzative sia a livello centrale che
periferico in ordine al mancato rispetto delle procedure
seguite nelle autorizzazioni nei riguardi delle Direttive Europee in
particolare della Convenzione di Aarhus e della Seveso II che
prevedono la consulatazione della popolazione, “qualora si ravvisi la
necessità di comporre conflitti in ordine alla costruzione di nuovi
stabilimenti” rispetto una procedura;
·
informare le procedure di
autorizzazione degli impianti di rigassificazione ai criteri della
concorsualità e della par condicio tra gli interessati, così da evitare
l’autorizzazione “a domanda” e l’assegnazione di aree demaniali,
addirittura marine, secondo il criterio di chi le richiede per
primo.
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- 2 Ottobre 2006