Re: La guerra in Iraq produce disoccupati a Taranto



In risposta a http://lists.peacelink.it/taranto/msg01102.html

Ehhmmm... so già che mi attirerò parecchi strali ma - parafrasando Marx - compito del pacifismo (inteso come una delle avanguardie politiche all'interno di un sistema che vorrebbe cambiare lo stato delle cose esistenti) è, anche, risolvere le problematiche dei lavoratori "per sé" – compito del sindacalismo è risolvere i problemi dei lavoratori "in sé" . “In sé” - se posso salire in cattedra – è tutto l'inerente al contingente ed è chiaro quindi per tutti e non solo per i diretti 250 interessati che è meglio lavorare che essere disoccupati. Di queste questioni – direttamente e giustamente – si occupa il sindacato. Altrimenti ed in maniera distorta se ne occupa la politica la quale, dovendo essere progetto dovrebbe occuparsi di qualcosa di più che raccattare voti e simpatie. E di cosa? Degli operai “per sé”: non vedo, nelle parole di Alessandro Marescotti, la ben che minima riflessione su cosa voglia dire un “operaio della guerra” perché bene o male è di questo che si parla quando si parla di Arsenale Militare: o di un carrozzone clientelare e degli sprechi o di una perfetta e professionale “macchina da guerra di retrovia” perché se un operaio dell'A.M. od un istruttore lavora bene aiuta a rinnovare strumenti di morte o istruisce (fosse solo per insegnare fisica o inglese) gli esecutori di quelli; checché se ne voglia dire questo è il fatto. Da questa alternativa paralizzante se ne esce solo attraverso la riflessione, la coscienza ed il progetto e questo trova spazio, tanto per sgombrare il campo da possibili equivoci, proprio nel pacifismo che – ripeto – considero un'avanguardia all'interno del mondo politico per la ricchezza di riflessione e di dibattito.
Con questa e-mia ho voluto partecipare al dibattito.
Vi prego di ricordare le varie riflessioni ed alternative poste in essere all'interno di varie fabbriche di morte da parte di lavoratori obiettori di coscienza. Non mi sembra di vedere un avanzato livello di dibattito all'interno dell'A.M. di Taranto su queste problematiche neanche da parte di quei lavoratori e compagni che vi lavorano da anni...
Antonio Scalzi.