Rischio nucleare: articolo "Ultim'ora Taranto"



Volevo segnalare che questo sabato esce su Ultim'Ora un nuovo articolo sulla questione del nucleare.
Alessandro Pavone

Ancora sul nucleare: fra timori e speranze

I pacifisti? Razza pericolosa. Sono persone che si indignano, che discutono, che chiedono informazioni e chiarimenti su decisioni “prese dall’alto” che riguardano il nostro futuro, che non vogliono che sulla pelle dei cittadini indifesi pesino le conseguenze di attività militari spesso irresponsabili.
Ma, paradossalmente, molto spesso, sono proprio quei cittadini “indifesi” che non capiscono le ragioni per le quali i pacifisti si battono e, spesso, perché non informati, li accusano di “dare fastidio”, di professare ideologie, a dir poco, sovversive.
E allora? Occorre informazione; bisogna insistere nel tentativo di coinvolgere il maggior numero possibile di persone. Il nostro giornale ha, più volte, affrontato l’argomento che riguarda il problema dei rischi del nucleare militare in Italia e, in particolare, a Taranto.
Se ne è parlato in occasione della manifestazione del 26 Giugno 2005; e ancora è stato riportato il contenuto di un’ampia intervista ad Alessandro Marescotti, Presidente di Peacelink, che ha ben evidenziato quali sono i problemi collegati al transito e all’attracco di navi e sommergibili a propulsione nucleare nel porto della nostra città (Ultim’Ora 11 Giungo 2005).
Recentemente il professore Massimo Zucchetti, ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico di Torino, ha spiegato ad una Commissione d’inchiesta quali sono i rischi del Nucleare nei cosiddetti “porti nucleari” che sono ben 11, dalla Maddalena a Gaeta, passando per Cagliari e Taranto.
Certo, il motore atomico ha molti vantaggi: non brucia ossigeno, per questo un sommergibile può viaggiare anche per otto anni senza ricambio di combustibile. Ma la safety, la sicurezza, non è mai stata un obiettivo dei militari. Quello che conta per loro è la security, il fatto che funzionino al momento giusto.
Proviamo a proporre, attraverso le parole del Prof. Zucchetti, alcune procedure che il Piano di emergenza della città di La Spezia prevede e che il professore definisce “improbabili”. Il piano dice che, nell’arco di un’ora dall’incidente, un rimorchiatore deve portare il sommergibile al largo.
Solo in questo caso la contaminazione non sarà ingente, ma comunque rilevante, al punto da far avviare le procedure di evacuazione della città e di proibire alcuni alimenti.
A questo punto il professore, riferendosi a Chernobyl, dove l’emergenza è cominciata dopo 36 ore, o al caso della Moby Prince, quando la nave ha bruciato per 24 ore, prima che si agisse, si chiede com’è possibile che in appena un’ora si capisca cosa fare.
Oggi, sembra che qualcosa, a Taranto, si stia muovendo. C’è stato un intervento in Parlamento da parte del senatore Giovanni Battafarano, e, per iniziativa della Provincia, nella persona del Presidente Florido, è stata sollecitata l’approvazione di un Piano di Emergenza che preveda la tutela della salute dei cittadini in caso di emergenza.
Se ci sono perplessità per il Piano già redatto per la città di La Spezia, è lecito nutrire molti timori per la nostra città a favore della quale ancora non c’è stata la conclusione dell’iter definitivo di approvazione di un Piano di sicurezza.
Alessandro Pavone