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Partita per Beslan. Ma di che partita si tratta?
- Subject: Partita per Beslan. Ma di che partita si tratta?
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 22 Oct 2004 09:24:14 +0200
Messaggio inviato da Salvatore De Rosa (nautarea at libero.it) I parlamentari russi e italiani giocano il 25 ottobre 04, con grande pubblicità mediatica, una partita di beneficenza a favore dei bambini di Beslan. Ma quei bambini sono morti, insieme a tantissimi altri bambini ceceni, iracheni, afgani e della ex Jugoslavia, a causa delle politiche di guerra appoggiate da quegli stessi parlamentari. La guerra porta menzogne, ma adesso addirittura rifiuta di chiamarsi col suo nome, pretende di chiamarsi pace e democratizzazione. Chi non ricorda la missione "Arcobaleno", la beneficenza a chi si era bombardato? La pace è stata chiesta nell'inverno scorso da manifestazioni di milioni cittadini che si sono susseguite circondando il pianeta, cercando di scongiurare la tragedia irachena. Tantissimi hanno esposto bandiere di pace sui balconi. La risposta, insieme alla guerra, è stato un altro giro di vite sui diritti, sia democratici che sociali, visibile in tutti i paesi occidentali in guerra: gli Stati Uniti istituiscono tribunali segreti per sospetti e prigioni in cui si pratica la tortura; la Russia sta per varare una riforma che attribuirà a Putin poteri simili a quelli di uno zar; in Italia da tempo si va distruggendo quanto c'è di egalitario nella Costitu-zione. Dappertutto, in questi paesi, mentre aumentano le spese militari si sviluppa la precarietà, di-minuiscono i salari e i servizi sociali. In Russia cala perfino l'aspettativa di vita. Taranto, che il 22 marzo scorso ha espresso con una grandissima manifestazione la sua contrarietà all'aggressione all'Iraq, è stata penalizzata con l'avvio di una nuova base navale, che moltiplica il rischio di subire azioni di guerra (come accadde al porto nella seconda guerra mondiale), di avere incidenti gravissimi a causa dei sottomarini a propulsione nucleare, e costituirà un ulteriore freno alla possibilità di sviluppo economico. Complessivamente sono duemilanovecento dei propri ettari che vede adibiti a servitù militari, e nessuna città militarizzata italiana, dopo le tante promesse sussurrate in vista delle i-naugurazioni, ha visto un incremento occupazionale. La partita si gioca quindi contro la nostra dignità e il nostro buonsenso; ad essere presi a calci in-sieme al pallone saranno le speranze e le illusioni di chi ha votato per i giocatori. Ma queste iniziative propagandistiche hanno vero successo se passano nel silenzio, se nessun cittadino riflette ad alta voce. Ed era questo che si aspettavano da Taranto, la città che sopporta le morti bianche da un quarantennio. Siamo noi, trattati come bambini per cui altri decidono, noi e le nostre storie il vero oggetto della partita. La guerra non è un gioco e non si combatte con un gioco; la partita dei nostri futuri, e per le vite di tanti altri civili, spetta solo a noi giocarla. Comitato per il no al rischio nucleare e il no alla militarizzazione della città; Comitati di quartiere Città Vecchia e Paolo Sesto
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