Luciano Mineo risponde a Rossana Di Bello



LA REPLICA DI LUCIANO MINEO A ROSSANA DI BELLO



Invierò al Sindaco di Taranto due opere di Cartesio: Il Discorso sul metodo e Le Meditazioni.

In questi scritti che costituiscono le fondamenta del pensiero del grande filosofo Cartesio muove il suo ragionamento dallaffermazione che la ragione è un bene comune a tutti gli uomini. Ma perché, afferma Cartesio, alcuni uomini ragionano bene ed altri male? Perché in alcuni la ragione ottiene risultati positivi e in altri negativi? Evidentemente per il diverso uso, per il diverso modo in cui è adoperata dagli uomini.

La ragione, afferma ancora il grande filosofo, deve scaturire dal dubbio. Non si tratta di revocare in dubbio le conoscenze già acquisite, ma di investire con il dubbio la stessa possibilità di conoscere. E, dunque, un dubbio radicale e sistematico quello da cui bisogna partire, ma non un dubbio che disperi di trovare un fermo punto di approdo: dubitare di tutto per vedere se è possibile trovare qualcosa di cui sia impossibile dubitare. In definitiva, conclude Cartesio, se dubito penso e se penso sono: cogito ergo sum.

Perché ho deciso di donare al sindaco Il Discorso e Le Meditazioni di Cartesio? Perché dal suo intervento contro i presunti disfattisti e il partito del nosi ricava con chiarezza che il metodo del dubbio non è neppure preso in considerazione dal sindaco.

Da una parte, cè lAmministrazione comunale, portatrice di bene, di opere, di fattività, dallaltra, ci sono, appunto, i disfattisti e il partito del no, portatori del male.

Taranto dovrebbe considerarsi, dunque, fortunata ad avere alla guida le forze del bene. E invece, come possiamo ampiamente ricavare anche dalla lettura degli organi dinformazione, non è così.

Se a svolgere un ruolo critico fosse soltanto lopposizione, tutto rientrerebbe nella normale dialettica democratica. Una dialettica democratica che, comunque, il sindaco deve smettere di demonizzare e da cui farebbe bene a recepire gli stimoli positivi, che sono tanti.

Il problema per lattuale Amministrazione è che il partito del noè ampio e variegato. Fanno parte del partito del nolOrganizzazione mondiale della sanità che fornisce su Taranto dati drammatici, il Corriere della Sera e il Centro studi di Mestre che considerano Taranto tra le città più vessate, il Sole 24 Ore, quotidiano economico della Confindustria, con la oramai famosa classifica che ci colloca al penultimo posto tra le città italiane per il livello della qualità della vita, la Lega ambiente con lindagine Ecosistema bambino 2003e persino il ministero della salute che ha ricordato la gravità dei dati sulle malattie tumorali dellapparato respiratorio.

Ma il partito del nonon si ferma qui. E già sarebbe un partito enorme. Il cosiddetto partito del noemerge tutti i giorni dalla società tarantina: al Borgo si è costituito un comitato che ha raccolto le adesioni di centinaia di operatori commerciali contro i provvedimenti dellAmministrazione in materia di viabilità; la stessa cosa è avvenuta nella zona intorno a via P. Amedeo, dove i commercianti sono arrivati sino al punto di listare a lutto le vetrine perché si sentono abbandonati; anche da via Liguria, importante polo commerciale, sono arrivate critiche e proteste molto forti; come pure dalla ex provinciale 100 che collega Taranto a Lama.

A voler ricordare tutti i punti di critica e, in qualche caso, di vera e propria ribellione dei cittadini potremmo riempire intere pagine dei giornali. Ad esempio, potremmo ricordare la discesa in campo di un vasto mondo di intellettuali e di insegnanti, oltre che dei cittadini della Città Vecchia, contro la programmata demolizione della scuola Consiglio o la chiusura dellasilo nido di Discesa Vasto.

Secondo il sindaco tutti questi comitati, tutti questi cittadini, tutte queste organizzazioni, insieme ai gruppi dopposizione, fanno parte del partito del nosenza avere una loro autonoma capacità critica.

Il sindaco non fa lunica cosa che sarebbe cartesianamente giusta in questo momento. Domandarsi: perché tanti cittadini protestano, perché si arriva al punto di listare a lutto una intera zona della città, perché migliaia di commercianti si ribellano ai provvedimenti del Comune? Il metodo del dubbio, insomma, prima di arrivare alle certezze granitiche.

Il sindaco del metodo del dubbio proprio non vuole sentir parlare. E non comprende che il problema è proprio questo. Non si può guidare lamministrazione di una grande città come Taranto attraverso metodi arroganti e sostanzialmente antidemocratici. Il sindaco, qualche giorno fa, ad un comitato di circa cinquecento commercianti che le chiedevano un incontro ha risposto: io con quelli non mincontro. E in Consiglio comunale lo abbiamo sentito con le nostre orecchie -, in più occasioni, il primo cittadino ha affermato: è inutile, potete dire quello che volete, non si cambierà nulla e andremo avanti per la nostra strada.

Larroganza e la mancanza di partecipazione sono i tratti costitutivi di un modo di governare che suscita, addirittura, reazioni di rabbia tra i cittadini. Questo perché, talvolta, il metodo è persino più importante del merito. Epiù importante, quando i cittadini, soprattutto se operatori del commercio, si vedono tutti i giorni investiti da modifiche, come quella dei paletti che delimitano le corsie preferenziali degli autobus, senza essere stati preavvertiti e senza avere minimamente partecipato alle decisioni.

Con larroganza lamministrazione di una grande città non va da nessuna parte. Solo attraverso la partecipazione e il confronto è possibile costruire un percorso positivo e anche un diverso rapporto tra maggioranza e opposizione.

Di questo diverso metodo di governo, Taranto avrebbe bisogno soprattutto di fronte alla drammaticità dei suoi problemi. Problemi che non sono uninvenzione di qualche maligno (il Sole 24 Ore, ad esempio, non si capisce perché dovrebbe avercela con la nostra città e, invece, aiutare Sondrio).

Un sindaco che si rispetti, un sindaco alla Cannata, di fronte alla drammatica crisi economica e sociale che Taranto sta vivendo chiamerebbe a raccolta tutte le forze politiche e sociali, per valutare e, poi, decidere come fronteggiare una crisi che sta comportando la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro e la disoccupazione di tanti giovani le cui prospettive diventano sempre più difficili.

Lattuale Giunta comunale, non può lamentarsi di nulla. Diciamo la verità, ha goduto di due anni di opposizione rispettosa e costruttiva. La svolta negativa non viene dallopposizione ma proprio da una maggioranza divisa, litigiosa (basti ricordare la girandola di assessori), che pensa anche di avere un rapporto arrogante ed antidemocratico con la minoranza consiliare ma, ciò che è più grave, con la città.

Nel merito dei problemi sollevati dal Sindaco come esempio di operosità e di buon governo, vorrei domandare, non al sindaco, che evidentemente non ha più la sensibilità per comprendere il senso della domanda stessa (non è la prima volta che il potere "ubriaca" chi lo detiene), ma ai cittadini: è giusto che per fare un ristorante, nella Città Vecchia, si debba spostare un asilo, come sino a qualche giorno fa sintendeva demolire una scuola per fare un parcheggio? Ma davvero, a Taranto, lamministrazione in carica ci deve costringere a discutere su un terreno che colloca il dibattito culturale e sociale ai livelli del sud dellAfrica? Ma come, Sindaco, si vuole spostare un asilo, nella Città Vecchia, per farci un ristorante? Trovo francamente penoso persino dover discutere su iniziative che trovo semplicemente aberranti e vergognose.

Torno su un concetto che ho espresso varie volte, di fronte a provvedimenti come quelli che riguardano il futuro della scuola Consiglio e dellasilo nido di Discesa Vasto: la culturache esprime lattuale amministrazione è quella del consumismo sfrenato, della negazione di ogni solidarietà umana, della cancellazione di ogni idea di vita fondata su valori. Tutto è ridotto all'immagine, all'obiettivo di incrementare le forme più deteriori di consumismo.

Ritorno al mio buon Cartesio. Se dubito penso e se penso sono: cogito ergo sum. Egregio sindaco, lo diceva persino il filosofo: dubitare significa pensare, pensare significa essere. Insomma, senza il dubbio non c'è l'essere.



Luciano Mineo