una guerra contro il nostro futuro



Testo inviato da: giovannimatichecchia at libero.it

Una guerra contro il nostro futuro

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La violenza sembra essere dell’uomo, nell’uomo, nel suo dna.

Per milioni di anni la sopravvivenza è stata legata alla forza, alla sopraffazione, alla morte.

Uccidere per sopravvivere.

Negli ultimi millenni, l’uomo ha teorizzato e organizzato scientificamente i conflitti bellici.

Le guerre hanno significato conquiste e quindi prosperità e futuro (salvo perderle) al solo banale prezzo della vita di tanti uomini. Una risorsa rinnovabile.

Le guerre del XX ° secolo hanno messo in luce come una planetaria guerra possa comportare un lungo e gravoso periodo necessario per la ricostruzione (un processo di cui si deve far carico anche il vincitore se vuole validi interlocutori di mercato).

Come, quindi, alle risorse umane vadano aggiunte ingenti risorse economiche.

Come le risorse umane non siano più una variabile rinnovabile (per la prima volta in alcuni paesi assistiamo al fenomeno della crescita demografica zero).

Come una guerra assorba risorse economiche che possono appunto essere dedicate alla crescita di stati che possono diventare interlocutori negli scambi commerciali (un interlocutore commerciale garantisce sviluppo e prosperità molto più di una guerra).

Come gli stati poveri e possessori di materia prime non rinnovabili non accettino più il ruolo di fornitori subalterni ma, attrezzandosi di testate nucleari, possono chiedere anche loro di partecipare al banchetto dei paesi ricchi.

Un ostacolo sembra essere rappresentato dagli integralismi religiosi.

Le religioni hanno spesso giustificato e talvolta benedetto le guerre. Oggi la loro sopravvivenza è legata alla condanna assoluta di ogni forma di conflitto fra gli uomini.

Pena la scomparsa delle religioni o degli uomini.

A questo punto si tratta di far prevalere l’intelletto sul dna.

Trovare le ragioni di un ordinato sviluppo capace di ridistribuire risorse e benefici è imperativo di civiltà e soprattutto di sopravvivenza.

Nel passato lo sviluppo era legato alle conquiste, alla sopraffazione, alle guerre. Il futuro era rappresentato dall’accaparramento di nuove risorse.

I giovani che scelgono la guerra rinnegano il proprio futuro.

Oggi, il futuro, per le giovani generazioni, è rappresentato dall’ordinato sviluppo economico, dalla ricerca tecnologica. Da ciò che è antitesi della guerra.