la mostra del maestro Enzo Falcone - lettera al Corriere del Giorno



Gentile Direttore,
ho potuto visitare nei giorni scorsi al Palazzo della Cultura la mostra "Il Canto Sospeso" del pittore Enzo Falcone. E' stata un'occasione per mantenere viva la memoria e l'impegno civile contro la violenza, anche nella città di Taranto. "Per non dimenticare": questo era il filo conduttore delle immagini. La Resistenza italiana, gli eroi quotidiani della lotta contro la mafia, il Cristo palestinese, il bavaglio del chiador e del burka afghano, il dolore delle madri dei desaparecidos argentini, Sacco e Vanzetti, Marzabotto, i lager, le Twin Towers crollate. Davanti ai miei occhi si snodavano queste ed altre immagini ancora: le immagini della guerra, del dolore, della prepotenza. Nel percorso si intuiva però non la fosca e pessimistica previsione di un modo disumano ma costantemente veniva richiamata la voglia di libertà, di verità, di riscatto e di giustizia. A ritroso nel viaggio della memoria apparivano i volti di tutte le ingiustizie e di tutte le sofferenze e con essi il raggio di luce della speranza, di una speranza attiva che si realizza con il concorso collettivo degli uomini di buona volontà. Non solo io, ma tanti amici e cittadini sono rimasti colpiti di questa testimonianza di impegno civile del maestro Enzo Falcone, un impegno che si affida al linguaggio delle immagini per penetrare nelle dimensioni più profonde dell'emozione, quella che offre un senso all'esistenza e dà corpo all'ansia di un mondo migliore. In questo viaggio verso la libertà - passando nel deserto della sofferenza, della guerra e dell'ingiustizia - ho intravisto tutte le ragioni per cui, oggi più di ieri, occorre scendere in campo per testimoniare le nostre ragioni di uomini di pace.

Alessandro Marescotti