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mafia, intervento di Libera (Taranto)
- Subject: mafia, intervento di Libera (Taranto)
- From: "gianni liviano" <gliviano at libero.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Thu, 08 Aug 2002 12:00:54 +0200
----- Original Message ----- From: "gianni liviano" <gliviano at libero.it> To: "CORRIERE DEL DEL GIORNO" <cdg at corgiorno.it> Sent: Tuesday, August 06, 2002 12:23 PM > In un contesto (speriamo) ancora democratico ritengo sia legittimo che > ciascuno e, anche chi come noi si sforza di essere propositore di percorsi > di giustizia e di legalità sul territorio, possa esprimere le sue opinioni > sull'evoluzione dei meccanismi di giustizia nello Stato e sul modo in cui > esse vengonono avvertite nei territori locali e nella fattispecie in quello > nostrano. > Mi permetto di esprimere la mia opinione perchè, come altri, sono > profondamente innamorato della Giustizia sociale come fine necessario di > ogni scelta, e della legalità, della solidarietà, della promozione umana, > come strumenti importanti perchè il fine si realizzi. > Questa è la mi aparte da sempre; qquesta è la parte di tutti coloro che, al > di là dei partiti di militanza, continuano nelle loro comunità specifiche, > nel loro cuore, a sognare, in buona fede, con onestà intellettuale, il bene > comune. > E' per questo che, mentre continuo ad esprimere fiducia nell'uomo, in quegli > uomini, e sono tanti che, spesso in silenzio, senza fa rumore, privi di > casse di dirsonanza, continuano a sforzarsi per reendere questo nostro mondo > piu' bello e piu' giusto di come lo abbiamo trovato al momento della nostra > nascita, con la stessa forza, con la stessa ansia, esprimo la mia > preoccupazione. > L'orizzonte culturale, seriamente preoccupante. è che la produttività, il > profitto (comunque prodotto), la competitività, siano piu' importanti > dell'uomo. > In un contesto di questo tipo è facile da un lato smarrire i vincoli etici > dell'agire politico, econmomico e sociale, dall'altro favorire l'orizzonte > dei furbi e dei fraudolenti. > La cultura mafiosa, fortemente presente e radicata, trova terreno fertile in > modelli culturali di questo tipo, ne ha i giusti spazi. > La mafia, della quale ci si ricorda solo quando ammazza, e nei confronti > della quale il livello di guardia anche della società civile va gradatamente > e progressivamente rallentandosi, è un modo di concepire il territorio, un > modo di trattare i rapporti con le persone, di gestire gli appalti, di > concepire l'economia. > La concezione strumentale della politica di chi ci governa, questo intreccio > forte tra politica ed economia che ha registrato negli anni progressivamente > il passaggio da essere la politica a governare l'economia, ad essere > l'economia a governare la politica, fino ad identificare l'economia e la > politica in quel movimento azienda che fatica a chiamarsi partito e che fa > precedere la parola Italia dalla parola Forza. > In questo contesto di identificazione dell'economia e della politica in uno > stesso movimento e negli interessi del suo principe gestore, una delle > conseguenze è che la Magistratura, organo costituzionalment eindipendente, > venga prima deligittimato e poi, contemporaneamente, ne vengano gradualmente > sottratti i poteri. > La gestione pro-domo proprio della legislatura giudiziaria (dalla > derubricazione del falso in bilancio, alla mutilazione delle rogatorie fino > allo scadnalo del legittimo sospetto) è non solo un clamoroso favore reso al > Principe gestore, ma nel contempo anche un regalo ai boss mafiosi. > D'altronde qualche giorno fa il boss Bagarella aveva avvertito chi ci > governa: "Attenti, le promesse vanno mantenute": > Presto fatto: il favore è reso. > In questo contesto triste e difficile di qualunquismo e di omologazione > imperante, occorre che nessuno abbassi la guardia. > Siamo chiamati tutti insieme a misurarci con al storia ch enon significa > scegliere faziosamente un partito piuttosto che una ltro, ma viceversa > scegliere la Giustizia. > Siamo chiamati tutti, anche a livello locale, a recuperare le due dimensioni > della Memoria e della Profezia. > La memoria in questa città che poco piu' di 10 anni fa ha espresso circa 150 > morti in tre anni uccisi in maniera cruente come conseguenza della lotta tra > bande avverse, che nel 1990 ha espresso un consiglio comunale che ha > meritato le attenzioni dell'alto commissario antimafia Sica anche grazie > alla presenza di personaggi che oggi direttamente, o tramite prole, > rappresentano la classe governante di questa città. > La memoria in una città che ha espresso per un periodo molto prossimo al > nostro, in maniera quasi plebiscitaria il persoanggio Cito le cui evoluzioni > giudiziarie sono oggi chiare e note a tutti. > Recuperare la profezia a livello locale anche per un associazionismo > debole, che salvo rare eccezioni, ha perso di vista i valori forti > mortificandoli a beneficio dell'ansia di finanziamenti, per una Chiesa che > con la scusa di vivere al riparo dell'eterno tarda a misurarsi con la > storia. > Nostro dovere è non tacere, studiare percorsi educativi, proporre progetti > di promozione e di sviluppo sociale, andare oltre e ribadire con la vita > l'Amore e la Passione per la Giustizia. > > > > Gianni LIVIANO > (coordinatore > prov.le di Libera...nomi numeri e persone contro le Mafie)
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