mafia, intervento di Libera (Taranto)



----- Original Message -----
From: "gianni liviano" <gliviano at libero.it>
To: "CORRIERE DEL DEL GIORNO" <cdg at corgiorno.it>
Sent: Tuesday, August 06, 2002 12:23 PM


> In un contesto (speriamo) ancora democratico ritengo sia legittimo che
> ciascuno e, anche chi come noi si sforza di essere propositore di percorsi
> di giustizia e di legalità sul territorio, possa esprimere le sue opinioni
> sull'evoluzione dei meccanismi di giustizia nello Stato e sul modo in cui
> esse vengonono avvertite nei territori locali e nella fattispecie in
quello
> nostrano.
> Mi permetto di esprimere la mia opinione perchè, come altri, sono
> profondamente innamorato della Giustizia sociale come fine necessario di
> ogni scelta, e della legalità, della solidarietà, della promozione umana,
> come strumenti importanti perchè il fine si realizzi.
> Questa è la mi aparte da sempre; qquesta è la parte di tutti coloro che,
al
> di là dei partiti di militanza, continuano nelle loro comunità specifiche,
> nel loro cuore, a sognare, in buona fede, con onestà intellettuale, il
bene
> comune.
> E' per questo che, mentre continuo ad esprimere fiducia nell'uomo, in
quegli
> uomini, e sono tanti che, spesso in silenzio, senza fa rumore, privi di
> casse di dirsonanza, continuano a sforzarsi per reendere questo nostro
mondo
> piu' bello e piu' giusto di come lo abbiamo trovato al momento della
nostra
> nascita, con la stessa forza, con la stessa ansia, esprimo la mia
> preoccupazione.
> L'orizzonte culturale, seriamente preoccupante. è che la produttività, il
> profitto (comunque prodotto), la competitività, siano piu' importanti
> dell'uomo.
> In un contesto di questo tipo è facile da un lato smarrire i vincoli etici
> dell'agire politico, econmomico e sociale, dall'altro favorire l'orizzonte
> dei furbi e dei fraudolenti.
> La cultura mafiosa, fortemente presente e radicata, trova terreno fertile
in
> modelli culturali di questo tipo, ne ha i giusti spazi.
> La mafia, della quale ci si ricorda solo quando ammazza, e nei confronti
> della quale il livello di guardia anche della società civile va
gradatamente
> e progressivamente rallentandosi, è un modo di concepire il territorio, un
> modo di trattare i rapporti con le persone, di gestire gli appalti, di
> concepire l'economia.
> La concezione strumentale della politica di chi ci governa, questo
intreccio
> forte tra politica ed economia che ha registrato negli anni
progressivamente
> il passaggio da essere la politica a governare l'economia, ad essere
> l'economia a governare la politica, fino ad identificare l'economia  e la
> politica in quel movimento azienda che fatica a chiamarsi partito e che fa
> precedere la parola Italia dalla parola Forza.
> In questo contesto di identificazione dell'economia e della politica in
uno
> stesso movimento e negli interessi del suo principe gestore, una delle
> conseguenze è che la Magistratura, organo costituzionalment eindipendente,
> venga prima deligittimato e poi, contemporaneamente, ne vengano
gradualmente
> sottratti i poteri.
> La gestione pro-domo proprio della legislatura giudiziaria (dalla
> derubricazione del falso in bilancio, alla mutilazione delle rogatorie
fino
> allo scadnalo del legittimo sospetto) è non solo un clamoroso favore reso
al
> Principe gestore, ma nel contempo anche un regalo ai boss mafiosi.
> D'altronde qualche giorno fa il boss  Bagarella aveva avvertito chi ci
> governa: "Attenti, le promesse vanno mantenute":
> Presto fatto: il favore è reso.
> In questo contesto triste e difficile di qualunquismo e di omologazione
> imperante, occorre che nessuno abbassi la guardia.
> Siamo chiamati tutti insieme a misurarci con al storia ch enon significa
> scegliere faziosamente un partito piuttosto che una ltro, ma viceversa
> scegliere la Giustizia.
> Siamo chiamati tutti, anche a livello locale, a recuperare le due
dimensioni
> della Memoria e della Profezia.
> La memoria in questa città che poco piu' di 10 anni fa ha espresso circa
150
> morti in tre anni uccisi in maniera cruente come conseguenza della lotta
tra
> bande avverse, che nel 1990 ha espresso un consiglio comunale che ha
> meritato le attenzioni dell'alto commissario antimafia Sica anche grazie
> alla presenza di personaggi che oggi direttamente, o tramite prole,
> rappresentano  la classe governante di questa città.
> La memoria in una città che ha espresso per un periodo molto prossimo al
> nostro, in maniera quasi plebiscitaria il persoanggio Cito le cui
evoluzioni
> giudiziarie sono oggi chiare e note a tutti.
> Recuperare la profezia  a livello locale anche per un  associazionismo
> debole, che salvo rare  eccezioni, ha perso di vista i valori forti
> mortificandoli a beneficio dell'ansia di finanziamenti, per una Chiesa che
> con la scusa di vivere al riparo dell'eterno tarda a misurarsi con la
> storia.
> Nostro dovere è non tacere,  studiare percorsi educativi, proporre
progetti
> di promozione e di sviluppo sociale, andare oltre e ribadire con la vita
> l'Amore e la Passione per la Giustizia.
>
>
>
> Gianni LIVIANO
>                                                         (coordinatore
> prov.le di Libera...nomi numeri e persone contro le Mafie)