ci ha lasciato Francesco Spampinato



Francesco Spampinato, muore un comunista, ci lascia un'eredità morale

Ci ha lasciato Francesco Spampinato. Aveva 83 anni, tutti trascorsi con onestà e all'insegna di un disinteressato e sincero impegno politico e sociale. Faceva parte della generazione di chi, come Terracini e Pertini, credeva nel socialismo e nella realizzazione di una società in cui "all'uomo un aiuto sia l'uomo". E' stato militante di base del Pci senza mai occupare posizioni di prestigio o di potere. Ma nonostante ciò era uomo di prestigio; la sua autorevolezza nasceva dall'onestà e dal disiteresse. Ogni suoi intervento era ascolato perché non aveva doppi fini o tatticismi nascosti. Le sue parole erano "intrise" di una spontanea buona fede di fondo che era impossibile negargli. Per questo era militante di estremo rigore morale. Faceva parte della schiera di volontari che dedicavano il proprio tempo gratuitamente alla politica come attività civile, senza pensare ad alcun ritorno di carriera. Nonostante l'età era capace di modificare la sua impostazione ideologica e, di fronte all'autoritarsimo dell'Urss, seppe rifuggire da ogni impostazione nostalgica mettendo la libertà in cima ai valori della sua concezione socialista. Seppe vedere nello stalinismo prima e nel carrierismo poi i mali di una degenerazione dell'esperienza politica dentro cui si era formato. Il suo lavoro era quello di tecnico riparatore e, nella perizia con cui smontava le valvole dei primi televisori, c'era quella dedizione al lavoro ben fatto e alla precisione che cercava di applicare non solo alle macchine ma anche ai ragionamenti. La sua famiglia, dal fratello partigiano al nipote giornalista ucciso per essersi occupato di trame nere, era un punto di riferimento e di identità per lui. Si sentiva una piccola parte di un più generale movimento di persone di buona volontà. Viveva in una modesta casa popolare. Chi lo ricorda non potrà non riscontrare in queste parole di Brecht la pathos civile in cui si formò la sua militanza politica:

Ma chi è il Partito?
Se ne sta in una casa coi telefoni?
Sono segreti i suoi pensieri, sconosciute le sue decisioni?
Chi è?
Noi.
Tu e io e voi - noi tutti.
E' nei tuoi vestiti, compagno, e pensa nella tua testa.
Dove vivi è la sua casa, e dove sei stato attaccato, combatte.

Francesco Spampinato ci lascia un'eredità grande. Lui non era una "persona importante" ma "uno dei tanti", e fra i tanti uno di migliori. L'eredità che ci lascia è quella di insistere, insistere e insistere ancora nel cercare sul nostro cammino gli uomini di buona volontà, quelli come lui, quelli che oggi, anche al di là degli schieramenti, sanno incarnare lo spirito di onestà, di verità e di dedizione che gli erano propri. Sono uomini come lui che hanno educato se stessi e gli altri al rigore morale. Era connaturata in lui una militanza politica lontana anni luce dagli scambi di favori; la sua politica era "impegno per la polis", viveva unicamente nella dimensione pubblica, nei doveri di cittadino e dell'affermazione contemporanea dei diritti, era intesa come impegno disinteressato di volontariato per la società - e per la sua città - in una prospettiva di giustizia sociale. L'impegno politico di Spampinato, che era insieme impegno morale, è un'eredità semplice e umile, era patrimonio di masse di persone, era un modo diffuso di intendere la politica in una certa fascia della società che voleva riscattarsi e liberarsi da ogni dominio. Questo senso comune - che oggi si è rotto - va ricostruito nel nome di una passione civile e morale che Spampinato ci lascia come eredità preziosa, alta e immortale.

Alessandro Marescotti