[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Bolivia, il referendum di domani e un bluff
BOLIVIA, IL REFERENDUM DI DOMANI E' UN BLUFF
Domenica i Boliviani andranno a votare. Dovranno dire la loro
sull'esportazione del gas. Peccato pero' che FMI e Banco Mondiale hanno
gia' chiuso la questione con il governo di Mesa. L'estrazione del gas
boliviano e la sua esportazione sono gia' programmate. Dallo scorso 2
giugno. Cosi' come e' programmata per il prossimo febbraio l'inaugurazione
della piu' grossa catena di supermarket statunitense: il TLC.
di Giovanna Vitrano, http://www.selvas.org - In anteprima per Information
Guerrilla
Fin da quando abbiamo sentito sussurrare la parola "referendum" tra i
corridoi del palazzo del governo boliviano, abbiamo sospettato che ci fosse
qualcosa sotto, che ci fosse, da qualche parte, il trucco. Si', perché una
tale "botta di democrazia", in un paese come la Bolivia, e' quantomeno
sospetta.
Poi sono arrivate le domande. Analizzate, anzi, psicanalizzate, sezionate,
argomentate, discusse. E si e' scoperto, almeno cosi' credevamo, il
meccanismo della trappola: i cinque quesiti posti ai boliviani, redatti
-cosi' almeno ci sembrava - per una popolazione di super-esperti, altro non
erano che domande troppo difficili per poter sperare in risposte coscienti.
Insomma, avevamo creduto che questo referendum, il primo della storia
boliviana, volesse chiaramente giungere alla me'ta prefissata semplicemente
confondendo l'elettorato.
Invece cosi' non e'. Quelle 5 domande sono state poste esattamente come
avrebbero dovuto. Quelle cinque domande, che chiaramente otterranno solo la
riposta affermativa, sono state minuziosamente preparate. Altro che errori
di inesperienza: nei cinque quesiti del referendum boliviano c'e' tutta
l'esperienza delle grandi democrazie.
Il coniglio dal cappello
Una strana affermazione di "Econoticias" ha attirato la nostra attenzione
su un documento che, secondo la fonte citata, avrebbe gia' visto ogni gioco
sugli idrocarburi boliviani come fatto e concluso. Qualche ora di ricerca e
il documento era li', a lampeggiare sui nostri monitor. La data e' quella
del 2 giugno 2004. Il documento e' dell'IMF, ossia l'inglese di FMI, il
Fondo Monetario Internazionale. Questo documento e' il "Supplementary
Memorandum of Economic and Financial Policies of the Government of Bolivia
- Third Review and Augmentation and Extension of the Stand-by Arrangement"
(vorremmo allegarlo, ma per farlo occorre l'autorizzazione del FMI che, per
motivi di tempo, non abbiamo ancora richiesto... pero' nessuno vi proibisce
di cercarlo sul web).
Qui, ripetiamo, il 2 giugno scorso, Javier Cuevas, il ministro delle
Finanze boliviano, con Juan Antonio Morales, presidente del Banco Centrale
di Bolivia, hanno messo nero su bianco, di fronte a
Anne Krueger, Acting Managing Director del Fondo Monetario Internazionale
con sede in Washington, D.C., che "da quando il nuovo governo e' entrato
in attivita', abbiamo lavorato insieme (con l'FMI, ndr) e abbiamo iniziato
a sviluppare un solido programma di macroeconomia che descriviamo di
seguito. Il Congresso (degli Stati Uniti) supporta la nostra agenda, come
recentemente confermatoci in una lettera del Presidente".
Quindi, ogni volta che abbiamo scritto quanto il governo boliviano fosse
costretto a muoversi secondo le regole dettate dal FMI avevamo ragione. Ma
non pensavamo fino a tanto.
E per confermare ancora di piu' la nostra tesi che la guerra del gas dello
scorso ottobre non ha visto vincitori i boliviani, bensi' la triste coppia
di FMI e Banco Mondiale, ecco che si legge quanto "l'impatto dirompente
degli avvenimenti di ottobre ha provocato una diminuzione degli
investimenti esteri nel settore idrocarburifero", e da questo sembrano
provenire tutti i mali boliviani del 2004, almeno da quanto si legge in
tutto il documento. Poi, "Presenteremo al congresso il resoconto delle
nostre modifiche alla legge sugli Idrocarburi". Peccato che il Decreto
sugli Idrocarburi non sia passato e che ancora oggi, figuriamoci lo scorso
2 giugno, il popolo di Bolivia non aveva espresso la sua volonta' proprio
su questo Decreto. Ma, giungendo al punto E, quello sulla Politica
Idrocarburifera, leggiamo: "La nostra politica aspira a creare le
condizioni per far crescere il settore privato, in un contesto di sviluppo
sociale ed economico stabile (Š) trovando piu' spazi al settore privato in
modo tale da ridurre gradualmente il deficit fiscale, rimovendo le barriere
strutturali e istituzionali. Continuiamo a ritenere l'efficace estrazione
delle ricche risorse idrocarburifere boliviane come vitale per sostenere la
nostra crescita nel medio termine. In questo senso: (Š) aspiriamo a
mantenere un appropriato sviluppo degli investimenti privati (Š) Stiamo
lavorando al fianco del Banco Mondiale e intendiamo chiamare una
commissione di esperti di fama internazionale per rivedere i programmi e
per consigliarci sulla strategia piu' appropriata per l'utilizzo delle
grandi riserve idrocarburifere boliviane. Il Congresso attende di approvare
i progetti prima della fine del prossimo settembre 2004 e una giusta
strategia per l'esportazione del gas sara' adottata gia' fin dalla fine di
Ottobre 2004, sulla base del risultato del referendum nazionale della meta'
di luglio 2004. Saremo presto pronti a partire con una campagna di
informazione sulle condizioni che permetteranno di estrarre il gas (Š)".
Il referendum e' ancora da fare. I giochi, invece, sono gia' fatti. Il gas
e' gia' privatizzato ed esportato.
TLC, questo sconosciuto
E non e' finita qua. Perché mentre la Bolivia e' martellata dalla campagna
d'informazione sull'importanza di andare a votare per questo
referendum-bluff ("ora tocca a te" e' lo slogan diventato piu' famoso di
una preghiera, mentre la Corte Elettorale commina le sue pene per quanti
non voteranno, pene che vanno dai 500 bolivianos per la semplice astensione
fino ai 5 anni di carcere per il boicottaggio), nessuna informazione
circola sul TLC, il trattato di libero commercio che la Bolivia firmera' il
prossimo febbraio 2005, chiudendo cosi' il programma statunitense che
prevede accordi economici con Peru', Equador, Colombia e, appunto, Bolivia.
L'unica differenza che c'e' tra questo TLC e l'Alca (l'Accordo di Libero
Commercio Americano criticato perfino dall'Onu) sta tutta nel fatto che il
TLC vede protagonisti gli Stati Uniti e 4 paesi andini, mentre l'Alca
vedeva protagonisti gli Stati Uniti e 34 paesi sudamericani. Poi, per il
resto, non c'e' neppure una virgola diversa. Abbiamo confrontato
fisicamente i due documenti, leggendo paragrafo per paragrafo. Niente: e'
tutto uguale. Allora abbiamo sperato di trovare qualcosa di buono nel
documento programmatico del TLC, il documento presentato da Robert B.
Zoellick all'Onorevole J. Dennis Hastert della Camera dei Rappresentanti
degli Stati Uniti lo scorso 18 Novembre 2003. Incredibile, senza alcun
pudore il questo documento e' scritto chiaro e tondo che lo scopo del TLC
e' "aprire nuovi mercati che beneficino i nostri contadini, lavoratori,
affari e le nostre famiglie. Con il continuo aiuto del Congresso, possiamo
muoverci per accrescere gli interessi commerciali ed economici
dell'America".
Robert B. Zoellick, quando parla di "noi" o dei "nostri", e' certo che non
intenda altro che il popolo statunitense, popolo di cui non fanno parte né
gli Aymara né i Quechua, né i nativi (cioe' il 98% delle popolazioni
andine) di uno qualunque dei 4 paesi chiamati a far parte del TLC.
Non vogliamo annoiarvi con i termini burocratici di questo Trattato, per
cui approfittiamo del magnifico riassunto offerto dalla Fundaccion Solon
boliviana, Fondazione che molto bene traduce la questione in nove
obiettivi: 1) protezione per le multinazionali che potranno appropriarsi
delle industrie locali e delle risorse naturali; 2) consolidamento della
privatizzazione e destatalizzazione dei servizi di pensione, salute,
educazione, acqua, trasporto e altro; 3) apertura alla vendita dello Stato
attraverso le licitazioni internazionali; 4) garanzie per le patenti delle
multinazionali (per esempio nel settore farmaceutico) e incentivi alla
privatizzazione del sapere, delle piante e degli animali; 5) maggiore
promozione della libera importazione di prodotti che distruggeranno la
produzione nazionale; 6) conversione delle popolazioni andine in semplici
consumatori annullando la diversita' culturale; 7) rafforzamento della
colonizzazione e distruzione della sovranita' nazionale; 8) distruzione
delle piante di coca; 9) appoggio alla politica guerrafondaia di Bush.
Proprio come conclude l'analisi della Fundaccion Solon, queste non sono
supposizioni: e' una traduzione sintetica del documento di Mr. Zoellick, un
documento che la Bolivia sottoscrivera' il prossimo febbraio 2005.
Per aggiornamenti: http://italy.indymedia.org/features/guerreglobali/
BOLIVIA: NOreferendum - RADIOSTREAMING domenica 18 su RADIO WAYNA TAMBO
I Movimenti sociali boliviani hanno battezzato il "referendum sul gas",
organizzato dal governo nazionale per domenica 18, con il nome di
"farsareferendum", perchè considerano che si tratti di una consulta
popolare fraudolenta e finalizzata a confermare e legittimare i privilegi
delle imprese petrolifere multinazionali e il loro controllo sulle risore
di idrocarburi. Indymedia Bolivia (http://bolivia.indymedia.org/) sta
organizzando per la giornata di domenica la copertura delle mobilitazioni
che proveranno a boicottare la giornata referendaria, dando voce a chi
dalle strade, dalle carreteras bloccate, dalle manifestazioni parteciperà a
questo progetto collettivo di comunicazione libera e indipendente.
Dalla città di El Alto, Radio Wayna Tambo trasmetterà e darà la possibilità
di aggiornare in diretta sull'andamento del boicottaggio al
"farsareferendum".
REPORTAGE AUDIO DALLA BOLIVIA:
Associazione Feriti e Caduti per la Difesa del Gas
http://italy.indymedia.org/news/2004/07/580445.php
Report da Cochabamba, sulle mobilitazioni di portesta che si terranno il
giorno del referendum, 18 luglio, per parte dei vari movimenti sociali
boliviani
http://italy.indymedia.org/news/2004/07/585085.php
"¡Nacionalizacion ya!". Un riassunto sulla richiesta di Nazionalizzazione
del Gas in relazione al referendum del prossimo 18 luglio
http://italy.indymedia.org/news/2004/07/581753.php
--------------------
http://www.informationguerrilla.org
17 luglio 2004 - 4221 iscritti
Per essere cancellati dalla newsletter si prega di rispondere a questa
e-mail scrivendo nel subject: "stop".