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Myanmar: a un anno dal massacro del 30 maggio 2003, non si č anora allentata la morsa repressiva del governo
- Subject: Myanmar: a un anno dal massacro del 30 maggio 2003, non si č anora allentata la morsa repressiva del governo
- From: press@amnesty.it
- Date: Fri, 28 May 2004 16:20:59 +0200
Gent.mi tutti,
vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:
MYANMAR: A UN ANNO DAL MASSACRO DEL 30 MAGGIO 2003, NON SI E'ANCORA
ALLENTATA LA MORSA REPRESSIVA DEL GOVERNO
Grazie per la cortese attenzione
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it
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COMUNICATO STAMPA
CS68-2004
MYANMAR: A UN ANNO DAL MASSACRO DEL 30 MAGGIO 2003, NON SI E' ANCORA
ALLENTATA LA MORSA REPRESSIVA DEL GOVERNO
Il 30 maggio 2003 in alcune localita' del nord del Myanmar gruppi di
miliziani appartenenti a associazioni filo-governative scatenarono una
serie di violenti attacchi contro la folla riunita ad ascoltare un discorso
della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi.
Il risultato di questi attacchi furono, secondo fonti attendibili, almeno
80 morti e diverse centinaia di feriti; le forze dell'ordine, che non erano
intervenute per fermare questi attacchi, misero in atto nelle ore e nei
giorni successivi centinaia di arresti di militanti dell'opposizione,
accusati di avere provocato con discorsi sediziosi la reazione dei
cittadini favorevoli al governo. Non vi sono notizie di arresti nei
confronti degli assalitori.
Aung San Suu Kyi, insieme a tutta la leadership del suo partito, la Lega
Nazionale per la Democrazia, venne arrestata.
In questi ultimi dodici mesi molte cose sono cambiate in Myanmar: in agosto
il generale Khin Nyunt, gia' a capo dei famigerati Servizi Segreti
Militari, e' diventato primo ministro, ed ha annunciato una 'road map' che
dovra' portare il paese ad una 'reale e duratura democrazia'. E' stata di
nuovo convocata, dopo nove anni, la Convenzione Nazionale con il compito di
preparare una proposta per la nuova Costituzione del paese.
'In realta' questo cammino verso la democrazia non sta affatto iniziando'
commenta Paolo Pobbiati, coordinatore per il Myanmar di Amnesty Italia 'la
repressione non si e' per nulla allentata: i prigionieri per motivi
politici sono circa 1300, per la maggior parte prigionieri di opinione, e
molte delle persone che furono arrestate un anno fa si trovano ancora in
carcere'.
Anche Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace nel 1991, si trova tuttora
agli arresti domiciliari, condizione nella quale ha trascorso ben otto
degli ultimi 15 anni. Ancora meno fortunati di lei sono altri oppositori
del regime che si trovano nelle prigioni del paese; alcuni di loro sono
stati condannati a pesanti pene detentive, anche superiori ai 50 anni, per
le loro attivita' politiche pacifiche e non violente.
'Anche la Convenzione Nazionale rischia di trasformarsi nell'ennesima farsa
di questo regime' osserva Pobbiati 'a parte le personalita' politiche di
primo piano, come Aung San Suu Kyi, cui e' di fatto impedita la
partecipazione, molti dei suoi componenti sono soggetti a continue minacce
ed intimidazioni e si trovano in costante rischio di venire arrestati nel
caso si discostino troppo dalle 'linee guida' dettate dai militari'.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 28 maggio 2004
Nelle prossime ore sara' possibile sottoscrivere un nuovo appello relativo
al Myanmar presso questo indirizzo Internet di Amnesty International:
http://www.amnesty.it/primopiano/myanmar/
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it