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[paxchristi] L'obiezione ai tempi della guerra
In occasione della Giornata Internazione dell’
Obiezione di Coscienza celebrata lo scorso 15
maggio, alcune ragazze a Mosca hanno protestato
conto l’obbligo del servizio militare che riguarda
tutti i loro ragazzi e sono scese in piazza per
chiedere il diritto di ciascuno di obiettare al
servizio alla patria con le armi. Anche quest’anno
Mosaico di pace, rivista mensile promossa da Pax
Christi Italia, con il numero di maggio, si è
unita all’anelito di tanti movimenti e singole
persone che, in tutto il mondo, operano perché l’
obiezione di coscienza sia, per tutti e ovunque,
un diritto riconosciuto. Con la riflessione che
segue, pubblicata nelle pagine dell’ultimo numero
della rivista, abbiamo voluto esprimere la nostra
solidarietà a tutti i giovani obiettori che, in
Israele come in Grecia o in altre parti del mondo
attraversate da cruenti conflitti, hanno il
coraggio di dire No alla guerra e alla violenza,
mediante le proprie dichiarazioni di obiezione.
Chi desidera ricevere una copia saggio del numero
di maggio di Mosaico di pace, può richiederlo alla
segreteria di redazione: info@mosaicodipace.it
<mailto:info@mosaicodipace.it> , 080.3953507. Chi
desidera riprodurre in qualunque modo l’articolo
che segue, è pregato di citare l’autore e la
fonte. Grazie
L’obiezione ai tempi della guerra
di Diego Cipriani
L’annuale Giornata internazionale dell’obiezione
di coscienza trova ancora molti Paesi
contrari al diritto di obiettare.
Il 21 aprile scorso il tribunale di Colonia ha
accolto il ricorso di Christian Pohlmann, un
ragazzo di 21 anni che contestava la cartolina
precetto per il servizio di leva, che in Germania
è ancora obbligatorio. La Corte ha sostanzialmente
dichiarato incompatibile con la Costituzione il
sistema di reclutamento militare che dal luglio
dell’anno scorso ha introdotto nuove regole.
Esultano i Grünen che da tempo sostengono l’
abolizione della leva obbligatoria, al pari di
gran parte dell’Europa. L’episodio è solo un
pretesto per riaccendere in Germania il dibattito
sull’abolizione della leva che trova un forte
ostacolo… da parte degli obiettori, o meglio degli
enti (quasi tutti pubblici) che impiegano migliaia
di obiettori e che entrerebbero in crisi se
venisse meno il loro apporto.
Ovviamente, al dibattito partecipano anche coloro
che ritengono che l’abolizione della leva
“risolverebbe” il problema dell’obiezione di
coscienza che evidentemente costituisce ancora un
problema per molti. In realtà, come dimostrano
anche le vicende di quei paesi in cui il servizio
militare è volontario, la “coscienza dell’
obiezione”, per dirla con Tonino Bello, non resta
narcotizzata da una legge che abolisca la leva.
Per esempio… Il sergente Camilo Mejia, 28 anni,
della Guardia Nazionale degli Stati Uniti, è
attualmente detenuto al Fort Stewart, in Georgia,
con l’accusa di diserzione. Mejia ha combattuto in
Iraq, con un'unità che ha attraversato il paese
subito dopo l'invasione e per cinque mesi ha
operato nel cosiddetto “triangolo sannita”. Lì era
in prima fila, ha ucciso gente, ha catturato
prigionieri e collaborato a torture. Rientrato in
patria per un periodo di riposo, ha cambiato idea
sulla guerra ed è diventato obiettore di
coscienza. Lo ha dichiarato dopo un periodo di
fuga e ora attende il verdetto che può prevedere
una pena fino a un anno in prigione.
Il caso di Mejia non è isolato: dall’inizio della
guerra in Iraq, sono decine i soldati che hanno
obiettato anche a questa “sporca guerra”, così
come erano stati in centinaia nel 1991, in
occasione della prima guerra del Golfo. Non solo
nelle Forze Armate degli Stati Uniti. Purtroppo,
queste notizie vengono tenute sotto stretto
riserbo da parte dei ministeri della difesa e
vengono diffuse solo dalla stampa “alternativa” o
dalle associazioni pacifiste e antimilitariste.
Forse non saranno obiettori, anche se il loro
gesto è stato presentato come atto di
disobbedienza e rischiano comunque una pena
compresa tra i sei mesi e i tre anni di carcere, i
quattro elicotteristi dell’esercito italiano che,
stando alle notizie apparse sui giornali agli
inizi di marzo, sono stati accusati di
ammutinamento per essersi rifiutati di partecipare
alla missione “Antica Babilonia” per la scarsa
sicurezza in cui avrebbero dovuto operare.
Nei mesi scorsi si è conquistata la prima pagina
dei giornali di tutto il mondo la lettera che 27
piloti riservisti israeliani hanno firmato
dichiarando di rifiutarsi di prendere parte ad
attacchi aerei contro la popolazione palestinese
dei Territori. Quella di Israele (sulla quale più
volte Mosaico di pace è ritornata, ndr) è una
situazione “incandescente” per quanto attiene a
tutto ciò che si muove intorno al “no” al
conflitto israeliano-palestinese, soprattutto a
ridosso delle Forze Armate con la stella di David
che contano già oltre 1.300 soldati che hanno
obiettato. Clamoroso, inoltre, il caso di cinque
obiettori israeliani che una sentenza di qualche
settimana fa ha condannato a un altro anno di
prigione, oltre ai circa 500 giorni di carcere che
ognuno di loro ha già scontato. Sempre in Israele,
si attende la decisione finale sul caso dell’
obiettore Jonathan Ben-Artzi che è stato
“scaricato” dall’esercito non perché sia stato
riconosciuto il suo caso di coscienza, ma perché
ritenuto inadatto all’ambiente militare, e
comunque punibile per il suo atteggiamento.
Infine, la Grecia, “pecora nera” dell’Unione
Europea in tema di obiezione di coscienza. Con una
sentenza storica, lo scorso 19 febbraio, la Corte
marziale di Salonicco ha stabilito la propria
incompetenza a giudicare il caso dell’obiettore
Lazaros Petromelidis che adesso dovrà dunque
essere giudicato da un tribunale civile. Una
decisione attesa da 18 anni e che tuttavia non
solleva la Grecia dalle responsabilità cui è
richiamata da anni dal Parlamento Europeo e dal
Consiglio d’Europa perché il servizio civile non
rivesta quel carattere punitivo che attualmente ha
(maggior durata, lontananza dalla residenza, paga
da fame, ecc.).
Collegandovi alla pagina
http://italy.peacelink.org/mosaico/indices/index_2
76.html potrete leggere l’indice completo del
numero di maggio.
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