IRAQ: FINI, CHI TORTURA VA PUNITO

["carlo" <carlo@inventati.org>]

IRAQ:  FINI, CHI TORTURA VA PUNITO

Prendo atto della dichiarazione del vice-presidente del Consiglio e chiedo
che si esprima con altrettanta chiarezza, insieme ai suoi colleghi di
Governo, in merito alla legge per l'introduzione del reato di tortura in
Italia. Con un ritardo di soli 15 anni.

Vorrei ricordare che con l'emendamento della Lega (approvato dalla
maggioranza) il reato di tortura in Italia sarebbe tale solo se reiterato.
Sono questi i valori democratici ai quali Fini fa riferimento?

E cosa aspettano Fini e gli altri membri del Governo a condannare gli
episodi di tortura commessi ai danni dei manifestanti nella Caserma di
Genova Bolzaneto, a luglio del 2001? Fatti già ampiamente appurati e
denunciati da Amnesty International, dalla Commissione Diritti Umani
dell'ONU e dal Parlamento Europeo.

O forse quegli episodi a danno di centinaia di persone italiane e straniere
non "ripugnano e non vanno condannati"? E perchè nessuno degli indagati per
tali fatti è stato quantomeno sospeso dall'incarico in attesa degli
accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria? O si vuole fare come nel
regime di Saddam (al quale Fini fa riferimento) e magari promuoverli?

Chi ha passato alcune ore o intere giornate nel lager di Bolzaneto non
dimentica le violenze, le botte, gli sputi, le minacce di morte e di stupro,
i maltrattamenti e le ingiurie fasciste, la privazione del sonno, dell'acqua
e del cibo, il divieto a comunicare con i legali e con i propri famigliari.
Così come non dimentica che nessun membro del governo, nessun responsabile
istituzionale si è mai presentato davanti agli italiani per dire:
faremo piena luce su quei fatti, condanniamo ogni episodio di violenza e di
tortura, faremo in modo che non si ripetano più.

Se questa è la democrazia che l'Italia esporta nel resto del mondo, sarebbe
meglio fermarsi e tener un pochino ancora per noi, ne abbiamo proprio
bisogno.

Enrica Bartesaghi
Presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova

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