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Turchia/Leyla Zana: l'ingiustizia permane nonostante le riforme positive
- Subject: Turchia/Leyla Zana: l'ingiustizia permane nonostante le riforme positive
- From: press@amnesty.it (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
- Date: Wed, 21 Apr 2004 16:02:18 +0100
Gent.mi tutti,
vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:
TURCHIA: L'INGIUSTIZIA PERMANE NONOSTANTE LE RIFORME POSITIVE, DICHIARA
AMNESTY INTERNATIONAL
Grazie per la cortese attenzione
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it
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COMUNICATO STAMPA
CS47-2004
TURCHIA: L’INGIUSTIZIA PERMANE NONOSTANTE LE RIFORME POSITIVE, DICHIARA
AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International si e’ dichiarata “scioccata” dalla decisione di
prolungare la detenzione di Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan
Dogan che, in quanto prigionieri di coscienza, dovrebbero essere rilasciati
immediatamente e senza condizioni.
La loro condanna odierna a 15 anni di carcere rappresenta un’occasione
persa per rimediare all’ingiustizia compiuta in passato nei loro confronti.
Amnesty International si e’ inoltre detta profondamente preoccupata per la
mancanza di equita’ delle procedure di appello e ha chiesto alle autorita’
turche di abolire i tribunali per la sicurezza dello Stato affinche’ la
giustizia del paese possa conformarsi agli standard internazionali.
I soci di Amnesty International in ogni parte del mondo si sono mobilitati
per il rilascio dei quattro ex deputati sin dal dicembre 1994, quando
furono condannati a 15 anni di carcere per appartenenza a un gruppo armato
illegale, il Pkk. Al termine del processo, l’organizzazione per i diritti
umani aveva adottato Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan Dogan
come prigionieri di coscienza. Secondo Amnesty, il procedimento nei loro
confronti era stato motivato dalla volonta’ di punire i quattro ex
parlamentari che avevano focalizzato la propria attivita’ politica non
violenta sulla questione curda.
Il nuovo processo conclusosi oggi era iniziato nell’aprile 2003, sulla base
di una legge entrata in vigore due mesi prima, che consentiva di
riesaminare tutti quei casi giudiziari in cui la Corte europea dei diritti
umani aveva ravvisato violazioni della Convenzione europea sui diritti
umani. Sebbene ritenesse che Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak e Orhan
Dogan avrebbero dovuto essere scarcerati incondizionatamente, Amnesty aveva
accolto l’annuncio del nuovo processo come un’opportunita’ per porre fine
alla loro detenzione.
Tuttavia, le procedure seguite nel nuovo processo hanno violato il diritto
degli imputati a un giudizio equo, nello stesso modo in cui era stato
violato nel processo del 1994, come riconosciuto nel 2001 dalla Corte
europea dei diritti umani. Il nuovo processo e’ sembrato dunque una
ripetizione del primo, con l’obiettivo di confermare la sentenza originale.
Sebbene il giudice militare presente nel processo del 1994 fosse stato
rimosso dal suo incarico nei tribunali per la sicurezza dello Stato, cio’
non e’ stato sufficiente a garantire che il nuovo procedimento venisse
celebrato secondo le norme del diritto internazionale sull’equita’ dei
processi.
Amnesty International ha accolto positivamente le misure introdotte
dall’attuale governo turco nel campo della protezione dei diritti umani.
Tuttavia, questo come molti altri processi sollevano forti preoccupazioni
sul ruolo dei tribunali per la sicurezza dello Stato. Per questo motivo,
Amnesty chiede la loro abolizione e l’adozione di un immediato
provvedimento di scarcerazione incondizionata per Leyla Zana, Hatip Dicle,
Selim Sadak e Orhan Dogan.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 21 aprile 2004
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Amnesty International Italia Ufficio sttampa
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Paola Nigrelli
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