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20 marzo-noi c'eravamo




ROMA 20 MARZO

Noi c'eravamo.

Almeno noi crediamo di esserci stati ma quando ci sentiamo raccontare 
avvenimenti a cui abbiamo partecipato da chi li ha seguiti e si è informato 
a casa attraverso i telegiornali e i media a disposizione a volte proviamo 
una sensazione di tremendo sconforto.

Rimaniamo stupiti e paralizzati al ritorno dalla manifestazione di Roma 
dinanzi alle polemiche ed alla informazione strumentalizzata che è stata 
fatta riguardo un evento che a nostro parere si è svolto con una sobrietà, 
una partecipazione civile, una mitezza ed una complessità che è, ormai, 
assurdo far finta di non vedere.

Colpiti dai resoconti dei nostri familiari e di alcuni amici che ci fanno 
palese la loro perplessità sul fatto che in una manifestazione pacifista 
avvengano atti di violenza deliberati ci sentiamo svuotare la pancia più 
che la testa ormai stanca di dibattiti.

Come è possibile che il senso di una manifestazione che ha coinvolto 
all'incirca un milione di persone che hanno sfilato insieme: privati 
cittadini con i loro bambini, operai, impiegati, studenti, associazioni di 
volontariato, il mondo cattolico, gli scout,esponenti politici e sindacali 
che hanno passato ore insieme a denunciare con il loro impegno, il loro 
comportamento civile e democratico il ripudio in toto della guerra come 
strumento di risoluzione delle controversie internazionali venga svilito 
dalla lettura miope di alcuni media.

Increduli compriamo alcuni giornali tra cui La Stampa perchè è lei ad 
entrare in tante famiglie italiane ed in prima pagina troviamo la notizia 
dell' "aggressione" a Fassino!

Si c'è stato dissenso e probabilmente anche atti che non rientrano in 
un'ottica di non violenza nei sui confronti,ma può un avvenimento che odora 
di torbido oscurare tutto il resto??

Pretendiamo dai media un taglio prospettico più veritiero della 
informazione, chiediamo la prima pagina per raccontare di quei cittadini 
che hanno marciato per difendere i diritti naturali dell'uomo e semmai una 
terza pagina per spiegare la complessità di una società che ha diverse 
anime le quali fino a quando non impareranno a dialogare in modo autentico 
tra loro non potranno imparare a starci nei conflitti ed a cercare 
soluzioni creative ad essi in un'ottica di non violenza.

Per concludere citiamo Daniele Novara

"La pace è conflitto in quanto permette di mantenere la relazione anche 
nella divergenza in quest'ottica la guerra spesso assume le sembianze di un 
tentativo paradossale ed ossessivo di ristabilire la pace intesa come 
aconflittualità, ordine , assenza di divergenze, contrasti, diversità....

Stare nel conflitto non significa altro che un processo di apprendimento di 
un'arte della convivenza più raffinata della semplice tolleranza, del 
semplice controllo della diversità...una vera alfabetizzazione che ci porti 
ad acquisire la capacità di stare dentro il conflitto e la diversità come 
momento di crescita, e non più come un fattore di paura e minaccia"


Maurizia Giavelli
Carlo Sottile
Maurizio Lamatina
Marco Ceste
Maddalena Berrino
Paola Bosca
Mario Malandrone
Massimo Gamba
Roberto Zanna
Elena Magnone
Cristina Navone
Dapavo Giancarlo
Patrizia Civitate
Bruno Oldano
Giovanni Gerbi
Roy Ragusa
Marinella Vacchina
Pinuccia Cane e
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