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vescovi e manifestazione per la pace del 20.30



Nell'ambito delle riflessioni all'interno di un gruppo biblico che si 
ritrova presso la sede di Beati i Costruttori di Pace a Padova, una signora 
e mamma padovana ha scritto questa "lettera ai vescovi in vista della 
manifestazione del 20 marzo". Lettera che è stata inoltrata nei giorni 
scorso al card. Ruini e che ora sottoponiamo alla vostra attenzione nella 
speranza che venga pubblicata.

mariagrazia bonollo
(addetta stampa Bcp)
348 2202662


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Caro fratello vescovo,

come vorrei ora averti qui di fronte a me, poterti guardare negli occhi, ma 
soprattutto poterti stringere le mani, sentiresti il mio calore e io potrei 
percepire il tuo, è questo essere fratelli in fondo. Capiresti, oltre le 
mie parole, la mia sofferenza e il mio disagio per la distanza che si è 
venuta a creare in questi anni fra di noi, di cui purtroppo non siamo solo 
tu e io a pagare il prezzo.

Una sottile inquietudine non mi dà tregua.

Non riesco più a provare pace quando abbraccio i miei figli prima di 
augurare loro la buonanotte, non riesco più a entrare in un supermercato, 
con la fretta di riempire il carrello per poter passare ad affrontare altri 
impegni, senza sentirmi in colpa, non riesco più a fare la comunione la 
domenica perché, non me ne ritengo degna tanto contraddittoria è la mia 
vita, e tutto questo perché -  fratello - non riesco più a tenere i poveri 
fuori della mia porta di casa. Ti parlo di "poveri" e mi rendo conto che 
una sola parola non basta a contenere i miliardi di persone che vivono in 
questo momento nella più profonda disperazione, perché subiscono la guerra, 
la fame, la sete, la mancanza di libertà e di speranza. A milioni soffrono 
e muoiono ogni giorno fratello, è una terrificante morte a rate, un' agonia 
centellinata cui tutti abbiamo fatto l' orrenda abitudine. Eppure ci è 
stato detto: "A chi è stato dato tanto, tanto sarà chiesto" e per questo 
sono convinta che la mia inquietudine sia anche la tua, e che entrambi 
abbiamo sbagliato lasciando trascorrere così tanto tempo senza parlarci 
occhi negli occhi, mano nella mano, come fratelli. Anche a causa di questa 
nostra colpevole rinuncia a pagare il prezzo sono miliardi di persone e per 
questo ti scrivo. Entrambi sappiamo che non ci potrà mai essere pace senza 
Giustizia e Verità, entrambi sappiamo che non c'è più un solo istante da 
perdere e che occorre metterci in cammino insieme, senza paura, alla 
ricerca di nuovi sentieri, perché quelli vecchi si sono rivelati 
ingannevoli e vanno abbandonati. Io ti chiedo di aiutarmi, fratello, ad 
essere testimone autentica, con la mia vita e le mie scelte quotidiane, 
dell' amore immenso che il Padre ha per ognuna delle sue creature, tutte 
eguali di fronte a Lui, nessuna esclusa. Entrambi sappiamo che fintanto che 
una sola persona al mondo sarà vittima della nostra indifferenza non 
potremo sentirci in pace.

Nel '98 la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale 
scriveva che l'illegalità è nemica della pace. Entrambi sappiamo che 
sarebbe troppo comodo limitarci a denunciare quest'illegalità senza 
assumere personalmente la nostra parte di responsabilità.

Da dove e come cominciare a camminare insieme dunque? Dall'occasione più 
vicina temporalmente, dal 20 marzo, a Roma. Saremo in tanti in marcia 
insieme per la pace, affranti perché, e lo ha espressamente dichiarato il 
Presidente della Banca Mondiale, solo quest' anno si sono spesi ottocento 
miliardi di dollari per i conflitti e solo cinquantatrè per la lotta alla 
fame nel mondo.

Ti prego, fratello, unisciti a noi, ognuno di noi senza di te, si sentirà 
più solo. Quanto al come, fratello, io sogno che incominceremo a vivere con 
la massima sobrietà possibile, come padri e madri di un' umanità che ha 
bisogno della nostra totale condivisione e del nostro incondizionato amore. 
Parlo di sogno, vorrei tu mi aiutassi a farlo diventare realtà.

Ti abbraccio fraternamente e aspetto fiduciosa una tua risposta.



Lucia Faggion

Padova, 10 marzo 2004