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Carabiniere punito. E' contro la guerra



Fonte: il manifesto - 12 Marzo 2004

Carabiniere punito. E' contro la guerra
Il maresciallo Ernesto Pallotta aveva detto: "L'Iraq non deve essere il 
nostro Vietnam"

SA. M.

ROMA

"Non parlo, mi considero agli arresti domiciliari e quindi imbavagliato". 
Ernesto Pallotta, direttore del Giornale dei Carabinieri, finito a casa con 
4 giorni di "consegna di rigore" per aver parlato contro la guerra in Iraq 
all'indomani della strage di Nassiriya, preferisce non parlare. Ma in sua 
difesa si e' mosso prima di tutto il giornale di cui fa parte e poi, in 
ordine sparso vari rappresentati della sinistra. E' stato proprio il suo 
giornale due giorni fa a dare notizia del provvedimento a carico di 
Pallotta e a spiegare che l'azione nei suoi confronti fa parte di una 
strategia piu' ampia che prende di mira tutti i tentativi di democratizzare 
la Benemerita e permettere che i suoi membri si vedano garantito il diritto 
di esprimere opinioni e di associarsi liberamente. "Quella contro Pallotta 
- spiegano - e' una decisione presa su richiesta del gabinetto del 
ministero della difesa, che rispetta il codice militare di guerra, e guarda 
caso si riferisce proprio al fatto che il suo reparto sia impegnato 
nell'operazione di pace in Iraq". Secondo il codice militare infatti, i 
membri di reparti impegnati in operazioni di guerra non possono diffondere 
notizie su operazioni in atto. Peccato che quella di Pallotta, espressa in 
particolare sulle pagine del manifesto (vedi il giornale del 15 novembre 
ndr) fosse semplicemente una opinione, di quelle che tutela anche la 
Costituzione italiana. "Non vogliamo che l'Iraq diventi il nostro Vietnam - 
aveva detto il maresciallo - Chiediamo un dibattito politico sulla missione 
per decidere se questa e' una guerra. E a qual punto saranno altri gli 
uomini e i mezzi impiegati, non dei semplici padri di famiglia convinti di 
essere li' per la pace o per mantenerla". Due mesi fa il maresciallo aveva 
dato la sua disponibilita' a candidarsi alle elezioni europee con la lista 
di Occhetto e Di Pietro, comunicando le sue intenzioni anche al comando 
generale dell'Arma. E proprio quella notizia aveva fatto scoppiare un primo 
"caso Pallotta" con richieste di chiarimenti da parte di alcuni 
parlamentari di Forza Italia. A mettersi dalla sua parte e contro i 
provvedimenti del comando generale sono stati nei giorni scorsi soprattutto 
i Comunisti italiani, con una interrogazione urgente presentata da 
Gianfranco Pagliarulo ieri. "Se un militare si dichiara per la guerra non 
succede nulla - ha detto il parlamentare - Se un militare si dichiara 
contro la guerra viene punito. Tutto cio' e' intollerabile e rinvia ancora 
una volta all'involuzione autoritaria di questo governo. Tanto piu' e' 
isolato nell'opinione pubblica, tanto piu' agisce comminando punizioni". 
Analoghe iniziative sono annunciate anche da parte di Rifondazione 
comunista, Verdi e Ds. Nessun commento invece dal ministro della difesa 
Antonio Martino.