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Brasile, dopo il crac Parmalat, le responsabilità di Nestlé e Danone
Il Brasile e il mercato abbandonato da Parmalat
"*..consapevoli del nostro ruolo a livello mondiale vogliamo impegnarci
affinché il rispetto dell'uomo e dell'ambiente, valori fondamentali per il
nostro Gruppo entrino a far parte della cultura di tutti i nostri
collaboratori e si traducano in azioni coerenti in ogni attività da noi
realizzata." Calisto Tanzi. Tratto dal primo rapporto ambientale Parmalat
2001.
Milano 18 febbraio 2004 - I contadini brasiliani che forniscono il latte a
Parmalat subiscono oggi oltre al danno anche la beffa: i piccoli allevatori
che si sono sobbarcati l'onere di adeguarsi agli standard produttivi
dell'azienda, non hanno più garantiti i pagamenti.
Oggi il crac finanziario del Gruppo Parmalat ha compromesso pesantemente
l'operatività delle sue consociate estere, specialmente in Brasile - dove
il gruppo è leader nel settore del latte UHT. Questa crisi si è ripercossa
sull'intera industria lattiera brasiliana la cui produzione è adesso
crollata a circa il 70% delle sue capacità.
"Chi sta pagando il prezzo più grande di questa crisi, sono ancora
soprattutto i 6.000 lavoratori e i 20.000 fornitori di latte della
multinazionale italiana - sostiene Nicola Borello di Azione Aiuto - oltre
12.000 dei quali piccoli produttori, che hanno visto ridursi drasticamente
le richieste di latte da parte dell'azienda, incapace di garantire i
pagamenti."
Azione Aiuto nel luglio 2003 metteva in luce in un rapporto internazionale
come le politiche Parmalat nel settore lattiero avessero portato nel
mercato brasiliano all'esclusione di migliaia di piccoli produttori, si
stima oltre 23.000 tra il 1996 e il 2002, e ad un drastica riduzione dei
prezzi della materia prima - stravolgendo il sistema industriale
pre-esistente, largamente imperniato su strutture cooperative.
Grazie alla crisi innescata dal crac Parmalat, multinazionali come
Nestlè, possono per contro, giovarsi non solo di un prezzo della materia
prima più basso poiché il prezzo del latte crudo al litro è crollato in
gennaio a R$0,38 contro i R$0,50 dell'ottobre 2003 , ma anche delle
difficoltà produttive delle aziende del gruppo Parmalat (le loro principali
concorrenti) per incrementare le proprie quote di mercato.
Mentre le imprese concorrenti di Parmalat, sembrano le uniche a guadagnare
da questa situazione, il governo Lula cerca una difficile via di uscita
alla crisi innescata dal crac Parmalat, per salvaguardare la produzione
nazionale e soprattutto i posti di lavoro e i redditi delle famiglie che
vivono delle forniture di latte all'azienda (si stima circa 100.000
persone). Ma che rischia di compromettere la credibilità del governo
stesso, impegnato nella promozione di importanti riforme sociali nel paese.
Azione Aiuto è al fianco dei contadini brasiliani perché i loro diritti
non vengano calpestati dagli interessi delle grandi imprese e da un sistema
globale basato sulla mera logica del profitto, incapace di promuovere uno
sviluppo sostenibile.
"Per questo motivo Azione Aiuto chiede alle più grandi imprese
multinazionali del settore lattiero presenti in Brasile, Nestlè e Danone,
di riportare il prezzo del latte crudo almeno al suo prezzo naturale,
antecedente la crisi, e di utilizzare eventuali profitti addizionali
derivanti dalle perturbazioni dovute ai problemi finanziari di Parmalat per
dare un concreto aiuto ai piccoli produttori di latte colpiti dalla crisi."
Conclude Nicola Borello.
Per ulteriori informazioni, interviste e fotografie rivolgersi a Chiara
Guerzoni, ufficio stampa Azione Aiuto - telefono +39 02 74200422 - e-mail:
chiarag@azioneaiuto.it
___________________________________
Chiara Guerzoni
Press Office
Azione Aiuto
e-mail: chiarag@azioneaiuto.it
web: www.azioneaiuto.it
AZIONE AIUTO ONLUS
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