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La Maddalena è contaminata



http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Gennaio-2004/art104.html

Una ricerca indipendente francese denuncia: nelle acque tra Sardegna e
Corsica quantità enormi di torio 234. Potrebbero essere una conseguenza
dell'incidente al sommergibile nucleare Usa Hartford, avvenuto lo scorso
ottobre e passato sotto silenzio dalle autorità militari. Il verde
Bulgarelli chiede l'intervento del governo
ANGELO MASTRANDREA
C'era radioattività, tanta, nelle acque della Maddalena subito dopo
l'incidente al sommergibile statunitense Hartford, nel novembre scorso. Nel
silenzio delle autorità americane, ma anche italiane, sull'accaduto, nei
pressi di uno dei dodici porti italiani che possono ospitare navi e
sommergibili a propulsione nucleare, un'associazione corsa e il Wwf della
Gallura hanno infatti avuto la prontezza di far analizzare le acque davanti
alle bocche di Bonifacio dall'istituto di ricerca indipendente Criirad
(Commission de recherce et d'information independantes sur la
radioactivitè), diretta dall'ingegnere e fisico nucleare Bruno Chareyon. E i
risultati sono allarmanti: nelle alghe prelevate nella zona dell'incidente
in due riprese, subito dopo l'incidente, il 17 e il 18 novembre, e il 9
dicembre, è stata trovata una forte concentrazione di torio 234. Addirittura
tra i 3.900 e i 4.700 becquerels nelle alghe rosse prelevate, un po' meno in
quelle verdi, ma in quantità comunque da quattro a sette volte superiori al
normale. Il torio 234 è il primo discendente dell'uranio 238 e anche un
componente del combustibile nucleare che alimenta i sommergibili, e questo
farebbe propendere per la tesi dell'inquinamento dovuto all'incidente. Anche
se «si tratta di valori enormemente alti che non è possibile commisurare con
quelli antecedenti all'incidente perché le autorità italiane e americane non
hanno mai reso noto il risultato delle rilevazioni periodicamente effettuate
nelle acque della Sardegna», spiega il deputato verde Mauro Bulgarelli, che
ieri ha presentato un'interrogazione urgente ai ministri dell'ambiente,
della difesa, della salute e alla presidenza del consiglio. «L'abnorme
presenza di uranio 238 e suoi derivati potrebbe infatti anche essere
conseguenza dell'attività dei poligoni militari disseminati nell'isola, nei
quali vengono utilizzati proiettili all'uranio impoverito nelle
esercitazioni o nelle dimostrazioni organizzate dai vari fabbricanti di
armi», continua. Tutta la vicenda dell'incidente è poco chiara. Il 20
ottobre scorso, infatti, in tutto l'arcipelago viene udito un fortissimo
boato che fa precipitare fuori dalle case gli abitanti dell'isola. Solo
qualche giorno dopo verrà classificato come un terremoto. E' in quei giorni
che probabilmente il sommergibile Hartford, seimila tonnellate di stazza e
armato di missili Tomahawk, si incaglia su alcuni scogli denominati «gli
sperduti», al largo dell'isola di Caprera, gli stessi che l'11 settembre
scorso avevano bloccato la corsa del traghetto Moby magic e delle 160
persone che erano a bordo. Ma sulla data dell'incidente rimane il mistero,
così come sul misterioso botto. Le autorità militari nasconderanno tutto
fino al 12 novembre, quando si apprende del licenziamento in tronco del
commodoro Greg Parker, numero uno della base americana, e del capitano della
Hartford Christopher R. Van Metre. Altri otto componenti dell'equipaggio
verranno sottoposti a misure disciplinari.

Sulla doppia base della Maddalena, Nato e Usa, sono in corso da tempo
polemiche. Il 30 settembre scorso il ministero della difesa, incurante di
tutto, ha dato il via libera a un contestato ampliamento della base
americana. Ma ora per Bulgarelli «è necessario che le autorità militari
rendano note tutte le misurazioni della radioattività effettuate nel corso
degli anni. Lo Stato italiano e quello francese, inoltre, devono avviare un
monitoraggio comune, affidando ad autorevoli studi di ricerca indipendenti
il rilevamento del reale inquinamento radioattivo delle acque sarde». Mentre
i Ds da tempo hanno chiesto l'apertura di un'inchiesta parlamentare sul
«caso la Maddalena».