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10 dicembre: giornata dei diritti umani




Comunicato stampa

10 dicembre 2003: giornata dei diritti umani

In concomitanza con la giornata mondiale dei diritti umani (domani, 10
dicembre), Survival, insieme ai rappresentanti indigeni presenti a Milano,
chiede l'adozione della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni da
parte delle Nazioni Unite e l'adozione della Convenzione 169 dell'OIL da
parte del governo italiano - entro la fine della Decade dei Popoli Indigeni
(1995-2004).

Senza il riconoscimento dei nostri diritti, noi non potremo sopravvivere.
Chiedo all¹opinione pubblica di fare pressione presso lŒONU  e il governo
italiano per l¹adozione della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni
e ogni altra iniziativa a favore dei popoli indigeni. Noi non siamo qui solo
per ottenere il rispetto dei nostri diritti ma anche per salvaguardare il
futuro di tutta l¹umanità.
Pashruam Tamang, Nepal, membro del Forum Permanente ONU sulle Questioni
Indigene

Per una madre è molto doloroso vedere calpestare i diritti dei propri figli
nel nome dello sviluppo. Nel mio paese, ai bambini viene anche negato il
diritto di parlare e apprendere nella propria lingua...
Stella Temang, Nepal.

Spero che voi tutti possiate far pressione sul governo italiano affinché
questi dia il proprio sostegno alla causa dei popoli indigeni. Noi, come
indigeni, ci siamo spesso domandati il perché di tanta discriminazione nei
nostri confronti, e la risposta è semplice: siamo discriminati in quanto
popoli e non come singoli esseri umani. È per questo che sono necessari
diritti speciali per i popoli indigeni, popoli che hanno la stessa dignità e
gli stessi diritti di tutti gli altri popoli. I diritti umani sono diritti
individuali, che riconoscono ad esempio la proprietà intellettuale di un
singolo individuo, ma non le conoscenze collettive di un popolo... Per noi è
importante vedere riconosciuti i nostri diritti all¹interno delle singole
costituzioni nazionali... e dunque sollecitiamo l¹opinione pubblica
internazionale e nazionale affinché sostenga questa nostra lotta, ed
affinché vengano rispettati i nostri stilli di vita, come noi rispettiamo i
diversi modi di essere, di ridere e di piangere, degli altri uomini; perché
il mondo si compone di tante diversità e esistono innumerevoli modi di
vedere le cose.
Marcial Arias,  Kuna di Panama

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Oggi, nel mondo, vivono 300 milioni di indigeni, distribuiti in più di 60
paesi diversi. Tra questi, 150 milioni di persone appartengono in senso
stretto ai popoli tribali e comprendono almeno 70 gruppi che non hanno mai
avuto contatti con ³l'esterno². Questi popoli, purtroppo, subiscono ancora
terribili persecuzioni in molte parti del mondo, ma le loro voci restano
quasi sempre inascoltate.

Il 10 dicembre del 1995 è stata ufficialmente inaugurata la Decade dei
Popoli Indigeni (1995-2004). Ad istituire il decennio è stato l'ONU, su
sollecitazione di organizzazioni internazionali e indigene, con l'obiettivo
di richiamare l'attenzione dei media, delle istituzioni e anche dei singoli
cittadini sulla drammatica condizione di privazione dei diritti umani e
territoriali dei popoli tribali; ma anche per combattere il razzismo e le
discriminazioni che determinano o pretendono di giustificare la loro
deportazione, il furto dei loro territori e delle loro risorse nonché la
negazione delle loro culture e identità.

Il decennio sta per concludersi ma nulla o quasi è cambiato. Fino ad oggi
sono state in particolare disattese le speranze di tutti coloro che
auspicavano l'adozione da parte delle Nazioni Unite della Dichiarazione dei
Diritti dei Popoli Indigeni. Da quando la sua bozza è stata adottata (dalla
Sottocommissione ONU sulla Prevenzione della Discriminazione e per la
Protezione delle Minoranze), nel 1994, la dichiarazione è bloccata negli
uffici di un nuovo gruppo di lavoro istituito dalla Commissione Diritti
umani dell'ONU per la sua revisione. La discussione è ferma in particolare
sull'articolo 3, che unisce al concetto di popolo il diritto
all'autoderminazione, previsto dalle norme internazionali. Alla bozza
adottata nel 1994 i rappresentanti indigeni sono giunti dopo oltre 10 anni
di lavoro e mediazione con il Gruppo di lavoro sulle popolazioni indigene
delle Nazioni Unite. Noi chiediamo che venga formalizzata e adottata dalle
Nazioni Unite ora, senza ulteriori e ingiustificabili ritardi, prima che il
decennio si concluda.

Entro il prossimo anno Survival chiede anche che l'Italia firmi la
Convenzione 169 dell'OIL, che è la convenzione internazionale più importante
e completa che esista oggi sui popoli tribali, ed è generalmente considerata
come uno standard di riferimento per tutte le altre convenzioni, politiche o
legislazioni che possono essere varate in materia. A questo scopo, Survival
sta collaborando con il Senatore Francesco Martone e la Commissione per i
Diritti umani del nostro senato.

La Convenzione 169 garantisce non solo i diritti delle singole persone
tribali, ma anche i loro diritti collettivi in quanto popoli. Di particolare
importanza è l'Articolo 14 che obbliga i governi a riconoscere i diritti di
proprietà collettiva dei popoli tribali sulle terre che occupano
tradizionalmente. I governi sono obbligati a identificare tali terre e a
proteggere tali diritti. I diritti di proprietà collettiva sono estremamente
importanti perché presso molte società tribali, il concetto di proprietà
individuale della terra è assente e completamente privo di significato. In
effetti, l'assegnazione di titoli di proprietà individuali è stata spesso
usata come strumento di divisione e disgregazione delle comunità.

Sono inclusi e tutelati nella Convenzione 169 anche il diritto dei popoli
tribali di prendere decisioni in merito a qualunque tipo di ³sviluppo² che
riguardi loro o le loro terre, e l'obbligo da parte dei governi di
consultarli relativamente a misure o iniziative che interferiscano con loro.
La Convenzione garantisce inoltre ³misure speciali² per proteggere ³le
istituzioni, le proprietà, il lavoro e l'ambiente² dei popoli tribali;
riconosce e protegge i loro ³valori e le loro pratiche sociali, culturali,
religiose e spirituali², e garantisce il rispetto dei loro costumi e delle
loro leggi.

Per un paese, come l'Italia, che non ha popoli tribali all'interno dei suoi
confini, la ratifica della Convenzione 169 ha ovviamente implicazioni
diverse da quelle che comporta per una nazione nella quale vivono i popoli
indigeni. Tuttavia, la sua ratifica costituisce una significativa
espressione di solidarietà verso chiunque, individui o popoli, veda
conculcati i propri diritti.

Soprattutto, però, sottoscrivendo la Convenzione, il nostro paese potrà
incoraggiare altri governi ad adeguarsi e rafforzerà il valore della
convenzione stessa come riferimento internazionale per tutti i governi
impegnati nella formulazione di leggi nazionali riguardanti i popoli
tribali; per le aziende, gli organismi internazionali e ogni altro ente,
incluse altre istituzioni delle Nazioni Unite, chiamati a redigere politiche
e normative in materia.

Tuttavia, la ratifica della convenzione da parte di governi di paesi come
l'Italia può anche avere, anzi, ha, un impatto diretto sui popoli tribali,
non solo in quanto membri di istituzioni internazionali che interagiscono
con essi, come la Banca Mondiale, ma anche attraverso progetti di
cooperazione allo sviluppo o la partecipazione ai finanziamenti e alle
iniziative sostenuti dall'Unione Europea.

Ratificando la convenzione 169, inoltre, il nostro paese può offrire un
modello di comportamento alle aziende nazionali, in modo particolare a
quelle statali o co-finanziate dallo stato, operanti in paesi in cui vi sono
popoli tribali; società che potrebbero ricevere contributi della Banca
Mondiale o dall'Unione Europea per stipulare accordi e contratti in tali
nazioni.

Fra poco più di un anno si concluderà la Decade Internazionale dei Popoli
Indigeni dichiarata dalle Nazioni Unite proprio allo scopo di sensibilizzare
l'opinione pubblica sul tema e incoraggiare istituzioni e governi di ogni
parte del mondo a individuare, adottare e promuovere iniziative di sostegno
e solidarietà verso popoli che, per citare le parole dell'ONU stesso, sono
vittime dei ³più silenziosi olocausti dell'Umanità².
Ratificando la Convenzione 169 in questo momento, il nostro paese non solo
compirebbe un grande quanto doveroso atto di giustizia e civiltà, ma
dimostrerebbe anche di aver recepito le raccomandazioni ONU nel modo più
significativo; potrebbe aiutare in modo concreto e immediato i popoli
tribali a vivere sulle loro terre secondo lo stile di vita che loro stessi
hanno scelto.
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Survival International
Fondata a Londra nel 1969, Survival è un'organizzazione mondiale di sostegno
ai popoli tribali. Difende il loro diritto di decidere del proprio futuro e
li aiuta a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro diritti umani.
Per mantenere la sua indipendenza non accetta fondi dai governi e finanzia
le sue campagne esclusivamente grazie al sostegno dei sostenitori,
distribuiti in più di 80 paesi. Nel 1989 è stata insignita del ³Premio Nobel
Alternativo² mentre nell'ottobre 2000 ha ricevuto la Medaglia della Camera
dei Deputati italiana.

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Per informazioni:
Francesca Casella
Survival International Italia, Via Morigi 8, 20123 Milano
Tel: (+39) 02 8900671   Fax: (+39) 02 8900674
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