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In ricordo di Padre Pino Puglisi



Fonte: www.padrepinopuglisi.net

Padre Pino Puglisi
che tutti ricordiamo come 3P
La prima volta che entro' in classe aveva uno scatolone vuoto sotto il braccio.
Nella baraonda che sempre travolge le ore di religione lui, in silenzio, lo 
poso' per terra. E mentre noi, azzittiti, lo guardavamo, lo pesto' con un 
piede.
"Avete capito chi sono io?", domando'.
"Un rompiscatole", concluse sorridendo.

Qualcuno a mo' di referenza lo chiamava: "Monsignore"
e lui rispondeva pronto: "To' patri." (Monsignore lo dici a tuo padre).

Una frase di Weil che egli ripeteva spesso:
"A Cristo piace che a lui si preferisca la verita'. Poiche', prima di 
essere Cristo, egli e' la Verita'.
Se ci si allontana da lui per andare incontro alla verita',
non si fara' molta strada prima di cadere nelle sue braccia."

Dicono che il martirio e' coronamento di una vita vissuta nell'esercizio 
eroico delle virtu' teologali. Cio' e' vero anche di padre Pino Puglisi.
A Baida, rettore di una comunita' vocazionale, al ritorno di una delle 
tante giornate vissute per farsi tutto a tutti, non riusci' ad entrare in casa.
Aveva dimenticato le chiavi. Suono', ma nessuno gli apri'.
Scelse di dormire nella sua piccola utilitaria verde, segno anche quello di 
una vita povera, come fu povero quel Gesu' di Nazareth, che pure fu Dio e 
figlio di Dio.
Al mattino, stanco, fece colazione.
Non ebbe rimproveri per nessuno, ne' si lamento'.
Sali' in quella 126 e si diresse verso la citta' per essere, come tante 
mattine, prete e docente.

Di lui ricordo poche cose:
le sue mani, molto grandi rispetto alla minutezza della sua statura, un 
tono di voce dolce ma deciso che all'occasione sapeva diventare severamente 
duro..., un'immensa cultura umanistica ma anche scientifica e, soprattutto, 
una sua abitudine di fine anno scolastico:
ci portava a piazza Indipendenza da Santoro e ci offriva il gelato.
Era un gesto di straordinaria dolcezza: voleva significare che i suoi 
alunni non erano per lui semplici controparti della sua attivita' 
didattica, ma persone che amava una per una, con le quali voleva stabilire 
questo rapporto di affettuosa comunione, era il gesto del Papa' che 
desidera mostrare il suo amore per i figli.
Grazie, 3P per il gelato;
Grazie, 3P per l'esempio che ci hai dato
con la tua vita
con la tua morte
ci hai dimostrato che sulla terra,
ogni tanto,
c'e' qualcuno che
il Vangelo lo vive
veramente!

Un uomo dalle grandi orecchie

Aveva grandi orecchie, grandi mani, grandi piedi. E sapeva essere allegro e 
scherzare anche su se stesso. Come il lupo a Cappuccetto Rosso, padre Pino 
spiegava che le orecchie grandi gli servivano per ascoltare meglio, le mani 
grandi per accarezzare con piu' tenerezza, i piedi grandi per camminare 
sempre in lungo e in largo, per soddisfare subito le richieste di aiuto.
Per chi lo ha conosciuto "3P" e' stato principalmente l'uomo, il prete, 
l'amico che ha saputo ascoltare. L'incontro con "3P" non offriva ricette 
preconfezionate o risposte frettolose, ma un paio di grandi orecchie che 
sapevano ascoltare.
Sua preoccupazione negli anni e' stato quello di creare un centro di 
ascolto permanente, dove i giovani in qualsiasi ora del giorno potessero 
passare e trovare qualcuno con cui parlare: oggi questo centro esiste ed e' 
in via Matteo Bonello e porta il nome di "3P>".

Breve biografia di Padre Pino Puglisi

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 
settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla 
mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.
Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato 
sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene 
nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella 
borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di 
San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1963 e' nominato cappellano presso l'istituto per orfani "Roosevelt" e 
vicario presso la parrocchia Maria SS. ma Assunta a Valdesi.
Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa 
delle problematiche sociali dei quartieri piu' emarginati della citta'.
Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito 
i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della 
liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell'ecumenismo e delle chiese locali.
Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l'annunzio di Gesu' Cristo 
nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della 
comunita' cristiana.
Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese 
in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida - dove rimane 
fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza 
del perdono.
In questi anni segue anche le battaglie sociali di un'altra zona della 
periferia orientale della citt., lo "Scaricatore".
Il 9 agosto 1978 e' nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e 
il 24 novembre dell'anno seguente direttore del Centro diocesano vocazioni.
Nel 1983 diventa responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del 
Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano 
vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una 
serie di "campi scuola", un percorso formativo esemplare dal punto di vista 
pedagogico e cristiano.
Don Giuseppe Puglisi e' stato docente di matematica e poi di religione 
presso varie scuole. Ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a 
Palermo dal '78 al '93.
A Palermo e in Sicilia e' stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra 
cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame. Dal 
marzo del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la "Casa 
Madonna dell'Accoglienza" dell'Opera pia Cardinale Ruffini in favore di 
giovani donne e ragazze-madri in difficolta'.
Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e 
nel 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale presso il 
seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a 
Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento 
per i giovani e le famiglie del quartiere.
La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti gia' reclutati 
dalla criminalita' mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della 
legalita' illuminata dalla fede.
Questa sua attivita' pastorale - come e' stato ricostruito dalle inchieste 
giudiziarie - ha costituito il movente dell'omicidio, i cui esecutori e 
mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, 
innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le 
strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.
A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario della sua morte, segna 
l'apertura dell'anno pastorale della diocesi di Palermo.
Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il 
Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio, che 
ha iniziato ad ascoltare i testimoni. Un archivio di scritti editi ed 
inediti, registrazioni, testimonianze e articoli si e' costituito presso il 
"Centro ascolto giovani don Giuseppe Puglisi" in via Matteo Bonello a 
Palermo (091-334669).
La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedelta' 
all'unico Signore e hanno disvelato la malvagita' e l'assoluta 
incompatibilita' della mafia con il messaggio evangelico.
"Il credente che abbia preso in seria considerazione la propria vocazione 
cristiana, per la quale il martirio e' una possibilita' annunciata gia' 
nella rivelazione non puo' escludere questa prospettiva dal proprio 
orizzonte di vita. I 2000 anni dalla nascita di Cristo sono segnati dalla 
persistente testimonianza dei martiri"
(Giovanni Paolo II, Incarnationis Misterium, n.10)
Profilo su Padre Pino Puglisi - Introduzione

"Coraggioso testimone del Vangelo" l'ha definito Giovanni Paolo II durante 
la visita in Sicilia, a Catania e a Siracusa, del novembre 1994.
E per la diocesi di Palermo padre Pino Puglisi - sette anni dopo il delitto 
(15 settembre 1993) - e' oggi certamente uno dei punti di riferimento per 
chi voglia ricostruire un percorso di vita esemplare come carisma profetico 
e feconde capacita' educative.
I testimoni, inoltre, in greco antico sono i "ma'rtyres" e l'offerta della 
vita, il martirio, sanciscono nella storia terrena di padre Pino 
l'incarnazione fino in fondo dei valori cristiani in una realta' come 
quella di Brancaccio, simbolo delle tante periferie siciliane dove la voce 
della Chiesa e' spesso l'unica a confortare e promuovere il riscatto degli 
ultimi, con il coraggio della denuncia.
Per questo il giorno della morte di padre Puglisi in quanto momento non di 
sconfitta ma dell'incontro con il Cristo-vita e' diventato a Palermo il 
giorno dell'apertura dell'anno diocesano, attimo simbolico del "kayro's", 
il tempo della liberazione e della salvezza.
Padre Pino si sentiva nell'intimo della propria fibra spirituale di 
sacerdote persona "consacrata", sacramentalmente configurata a Cristo 
pastore della Chiesa.
E dall'amore di Dio promanava l'ansia di verita' e di giustizia sociale che 
lo ha reso insopportabile agli occhi dei boss mafiosi a Palermo, cosi' come 
- lo leggiamo nel Vangelo - l'azione del giusto e' un peso insostenibile 
per lo sguardo del peccatore. "3P", come amava farsi chiamare, ha saputo 
costruirsi questa valenza profetica attraverso pilastri senza tempo: questi 
sono la Fede viva e coltivata nella meditazione della Parola e 
nell'aggiornamento teologico, la preghiera personale e liturgica, la 
quotidiana celebrazione dell'Eucarestia, la frequenza del sacramento della 
Penitenza.
E tutto questo nella dimensione di una vita poverissima: "La benzina e' il 
mio pane", ci diceva. Il pane poteva mancare alla sua umile mensa, ma non 
il carburante per l'utilitaria, in modo da essere sempre pronto ad 
accorrere dove una telefonata o un presentimento rendeva necessaria la sua 
parola.
In questo articolo cerchero' di rievocare chi era padre Pino, analizzando 
in particolar modo il suo metodo pedagogico, che ho potuto sperimentare in 
prima persona.
Al liceo Vittorio Emanuele II "3P" e' stato l'insegnante di religione mio e 
della compagna di classe che ora e' mia moglie. Ci ha accompagnato nel 
nostro cammino di fede e ha benedetto il nostro matrimonio. Quando e' 
diventato parroco di Brancaccio, nell'ottobre del '90, l'abbiamo raggiunto 
e ci siamo impegnati con lui nel quartiere. Dalle vicende biografiche 
passero' al metodo e infine tentero' di delineare cosa stava facendo padre 
Puglisi a Brancaccio e il movente dell'omicidio.

Pensieri di 3P

Citazioni tratte da suoi scritti e interventi archiviati presso il Centro a 
lui intestato in via Bonello a Palermo
Il Signore sa aspettare.
"Nessun uomo e' lontano dal Signore.
Il Signore ama la liberta', non impone il suo amore. Non forza il cuore di 
nessuno di noi.
Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere.
Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore e' pronto si aprira'.".
Il senso della vita.
"Ognuno di noi sente dentro di se' una inclinazione, un carisma.
Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.
Questa chiamata, questa vocazione e' il segno dello Spirito Santo in noi.
Solo ascoltare questa voce puo' dare senso alla nostra vita".
Ho fatto del mio meglio.
"Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore.
Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, gia' arrivati. Si 
riparte ogni volta. Dobbiamo avere umilta', coscienza di avere accolto 
l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto e' stato costruito 
per poter dire: si', ho fatto del mio meglio".
Come le tessere di un mosaico.
"Pensiamo a quel ritratto di Gesu' raffigurato nel Duomo di Monreale.
Ciascuno di noi e' come una tessera di questo grande mosaico.
Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’e' il nostro posto e aiutare gli 
altri a capire qual'e' il proprio, perche' si formi l'unico volto del Cristo".
Le parole e i fatti.
"E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere 
contro la mentalita' mafiosa, che e' poi qualunque ideologia disposta a 
svendere la dignita' dell'uomo per soldi.
Non ci si fermi per. ai cortei, alle denunce, alle proteste.
Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, 
sono soltanto parole.
E le parole devono essere confermate dai fatti".
Dio ci da' forza.
"L'amore per Dio purifica e libera. Cio' non vuol dire che veniamo 
spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalita' viene esaltata e 
potenziata, cioe' viene data una nuova potenzialita' alle nostre facolta' 
naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra 
volonta'".
Se ognuno fa qualcosa.
"Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno.
Non e' qualcosa che puo' trasformare Brancaccio.
Questa e' un'illusione che non possiamo permetterci.
E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani.
Lo facciamo per poter dire: dato che non c'e' niente, noi vogliamo 
rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
E se ognuno fa qualche cosa, allora si puo' fare molto...".
La testimonianza che diventa martirio.
"Il discepolo di Cristo e' un testimone.
La testimonianza cristiana va incontro a difficolta', puo' diventare martirio.
Il passo e' breve, anzi e' proprio il martirio che da' valore alla 
testimonianza.
Ricordate San Paolo: "Desidero ardentemente persino morire per essere con 
Cristo".
Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino 
la vita".

La causa di beatificazione di Padre Pino Puglisi

La causa per il riconoscimento del martirio si e' conclusa il 6 maggio 
2001, dalla fine di settembre 2001 l'incartamento e' all'esame della 
Congregazione per le cause dei Santi. Lo ha annunciato il cardinale 
Salvatore De Giorgi al termine della solenne cerimonia in Cattedrale, 
nell'ottavo anniversario dell'omicidio, il 15 settembre 2001.
Padre Pino Puglisi, nel settimo anniversario della sua uccisione ordinata 
dai mafiosi, e' stato commemorato il 15 settembre 2000 in Cattedrale dal 
cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, che ha presieduto 
una solenne celebrazione eucaristica.
Il presule ha ricordato che don Puglisi fu assassinato «per servire la 
Chiesa ed educare i giovani» e ha affermato che l' intera diocesi attende 
con fiducia «la sua glorificazione da parte della Chiesa, mentre il suo 
processo di beatificazione super martirio nella fase diocesana sta per 
volgere alla conclusione, a gloria di Dio e a nostra edificazione e 
insegnamento».
La valenza del delitto (anche nella sua portata intimidatrice nei confronti 
di tutti i sacerdoti) e la figura di "3P" vennero subito valutate con piena 
consapevolezza dalla Chiesa.
Il 17 settembre '93 Giovanni Paolo II alla Verna, il monte dove San 
Francesco ricevette le stimmate, lo volle ricordare con queste parole:
"In questo luogo di pace e di preghiera, non posso che esprimere il dolore 
con il quale ho appreso ieri mattina la notizia dell'uccisione di un 
sacerdote di Palermo, don Giuseppe Puglisi. Elevo la mia voce per deplorare 
che un sacerdote impegnato nell'annuncio del Vangelo e nell'aiutare i 
fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato 
barbaramente eliminato. Mentre imploro da Dio il premio eterno per questo 
generoso ministro di Cristo, invito i responsabili di questo delitto a 
ravvedersi e a convertirsi. Che il sangue innocente di questo sacerdote 
porti pace alla cara Sicilia".
E il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale 
italiana, aggiunse, pochi giorni dopo: "Don Puglisi era un prete esemplare, 
che ha testimoniato con la realta' della sua vita e con la sua stessa morte 
come la Chiesa sulla via che conduce da Cristo all'uomo non possa essere 
fermata da nessuno". Un anno dopo, nel novembre '94, per due volte - 
durante le visite a Catania e a Siracusa - il Pontefice, mentre invocava la 
protezione di alcuni santi e beati siciliani, rammento' il sacrificio di 
"3P" definendolo "coraggioso testimone del Vangelo".
Dal '94, per volonta' del cardinale Salvatore Pappalardo, l'anno diocesano 
a Palermo si apre il 15 settembre nel nome di don Puglisi, in modo che il 
giorno della morte non sia simbolo di sconfitta ma momento dell'incontro 
con il Cristo-vita, attimo simbolico del futuro "kairo's", il tempo della 
liberazione e della salvezza.
Durante l'omelia per il primo anniversario l'allora arcivescovo sottolineo' 
come "in un contesto mafioso la dignita' e la liberta' umane vengono 
ignorate e calpestate, mentre don Puglisi, in nome del Vangelo e della 
missione educatrice da esso affidatagli, cercava di ottenere che ciascuno 
comprendesse la necessita' di sottrarsi ad ogni pesante giogo e di disporre 
della propria esistenza senza umilianti asservimenti. Per diventare, da 
schiavi, uomini liberi".
Nell'autunno dell'anno successivo ('95) lo stesso cardinale in Cattedrale, 
a conclusione delle commemorazioni, invito' a iniziare la raccolta di tutte 
le testimonianze su "3P".
Dal '96 al '97 si susseguono le raccolte di firme per chiedere l'apertura 
del processo di beatificazione.
Il nuovo arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, mostra di ben 
conoscere la storia e l'itinerario di don Puglisi: gia' nel primo 
messaggio, inviato alla citta' subito dopo la nomina (maggio '96), cita il 
parroco di Brancaccio e lo addita a "esempio per tutta la nostra comunita'".
Nel settembre '97 in Cattedrale lo accomuna a Madre Teresa di Calcutta, da 
poco scomparsa, e li definisce entrambi "testimoni credibili e coraggiosi 
della speranza che non delude".
Le ultime parole di don Pino, infatti, - "me l'aspettavo" - "rivelano la 
consapevolezza di questo sacerdote di andare incontro al proprio martirio 
proprio perche' fedele al suo ministero di evangelizzatore".
L'anno dopo ('98) si compiono i cinque anni dalla morte, termine minimo per 
l'avvio delle procedure canoniche. E il cardinale De Giorgi da' l'annuncio 
della decisione presa nel corso dell'omelia per il 25° anniversario della 
sua ordinazione episcopale (29 dicembre '98).
Il 22 febbraio '99 nomina la commissione diocesana e il 15 luglio - durante 
la processione per Santa Rosalia - comunica ai fedeli di aver chiesto alla 
Santa Sede il nulla osta all'avvio ufficiale del "processo". Nulla osta che 
arriva pochi giorni prima del sesto anniversario.
Il 15 settembre 1999 si insedia il Tribunale ecclesiastico.
I componenti del Tribunale sono: don Giorgio Scimeca (delegato 
arcivescovile), mons. Domenico Mogavero (postulatore), don Vincenzo Talluto 
(promotore di giustizia), Agostina Ajello (notaio).
I componenti della Commissione diocesana per l'istruttoria preliminare 
sono: mons. Salvatore Di Cristina, don Francesco Michele Stabile, mons. 
Francesco Pizzo, don Francesco Conigliaro, don Mario Golesano, don Carmelo 
Cuttitta, don Giorgio Scimeca, Agostina Ajello e Francesco Deliziosi.