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La nonviolenza e' in cammino. 679



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 679 del 20 settembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Lidia Menapace: tre note
2. Dai balconi alle strade
3. Elisabetta Caravati: l'undicesimo incontro internazionale delle Donne in
nero
4. La ferita non si cura cosi'
5. Una campagna per "l'acqua nella Costituzione europea"
6. Marcello Cini: chi ha ucciso le mezze stagioni?
7. Alcune note per una bibliografia essenziale per un accostamento alla
nonviolenza (parte nona)
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: TRE NOTE
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace@virgilio.it) per
questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli
scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e
riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a
cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Ringrazio moltissimo per l'attenzione alla proposta di "neutralita' attiva"
per l'Europa e mi auguro che si sviluppi un dibattito dal quale non ho che
da apprendere idee e ricevere regali: anche a me, per cio' che ha finito per
significare, "neutralita'" e' termine non entusiasmante: tuttavia non trovo
per il momento altro. Intanto grazie.
*
Aggiungo una breve riflessione.
Tra le proposte che avanzo fa sempre un po' ridere la mia idea di passare il
diritto di veto da privilegio dei "vincitori" a diritto dei deboli (com'era
del resto nel senato romano donde prese il via) a diritto dei popoli
impoveriti: molti la credono una battuta.
Eppure che cosa e' successo a Cancun se non che popoli impoveriti d'Africa
abbiano fatto fallire una conferenza mondiale sul Wto? Se avessero avuto un
diritto di veto avrebbero addirittura fatto economizzare i molti soldi spesi
per organizzarla e mutato prima l'ordine del giorno dei lavori.
Ma quel che voglio sottolineare e' che governi di paesi poveri e popoli
impoveriti non sono la stessa cosa e la conferenza di Cancun ha fatto vedere
chiaro che governi comprati e venduti dai paesi ricchi possono essere
scavalcati e messi in angolo dal sostegno reciproco (sinergia) che si danno
i popoli resi poveri e i movimenti alternativi dei paesi ricchi: ecco un
modo di essere "neutrali", cioe' di non schierarsi militarmente, che mi
piace molto.
*
Aggiungo, anche se non c'entra: sono lieta che il diplomatico italiano preso
di mira dal "fuoco amico" in Iraq sia scampato, e mi spiace che il suo
interprete invece sia morto: annoto che il diplomatico italiano di cui sopra
e' all'incirca ministro della cultura nel governo d'occupazione in Iraq, e
che conosce tanto bene la cultura di quel paese da aver bisogno di un
interprete, cosa da andar sotto il tavolo dal ridere se non la venissimo a
sapere a causa di uno sciagurato caso di guerra; e anche e' da scandalo
venire a sapere che facciamo parte del governo di occupazione in Iraq: chi
lo sapeva? e a che servono i parlamentari se non fanno nemmeno uno strillo
su una cosa tanto sbagliata e senza alcuna base costituzionale?

2. INIZIATIVE. DAI BALCONI ALLE STRADE
[Dagli amici della campagna "Pace da tutti i balconi" (per contatti:
sito@bandieredipace.org) riceviamo e diffondiamo]
Portiamo la bandiera della pace alla marcia Perugia-Assisi "per un'Europa di
pace" il 12 ottobre 2003.
La voglia di pace sventola ancora dai nostri balconi contro tutte le guerre
e le ingiustizie nel mondo. Un segno importante di una coscienza che si
diffonde.
La bandiera della pace sventolo' per la prima volta in Italia il 24
settembre 1961 alla prima marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza
tra i popoli organizzata da Aldo Capitini per promuovere i valori della
nonviolenza e della solidarieta'.
Da allora la bandiera arcobaleno e' diventata il simbolo della volonta' di
pace e la marcia Perugia-Assisi ne e' diventata l'evento piu' importante e
significativo.
Il 12 ottobre 2003 portiamo la nostra bandiera della pace alla marcia per
dire al mondo e a chi ci governa: basta con la violenza, mettiamo al bando
la guerra e la poverta', costruiamo insieme un'Europa e un mondo di pace.
*
Aiutateci a diffondere l'invito tramite i vostri contatti e-mail e la
distribuzione dei volantini che vi inviamo gratuitamente.
Vi chiediamo di far conoscere il piu' possibile l'evento tramite i contatti
di posta elettronica dei quali disponete. La pubblicizzazione dell'evento
via internet e' fondamentale.
Tuttavia i contatti internet non riescono a raggiungere tutte le persone che
sarebbero interessate a partecipare alla marcia. Per questo vi invitiamo ad
aiutarci per la distribuzione nella vostra zona dei volantini a colori che
abbiamo preparato.
Per riceverli, gratuitamente e senza spese di spedizione, e' sufficiente
inviare all'indirizzo della segreteria della Tavola della pace
(segreteria@perlapace.it) una e-mail indicante in oggetto: "richiesta
volantini" e riportante l'indirizzo al quale vanno spediti e il numero di
volantini richiesti. Per informazioni: tel. 0755723047.
La versione elettronica del volantino e' scaricabile dai siti
www.bandieredipace.org e www.tavoladellapace.it
Potete affiggere i volantini in bacheche pubbliche, private, in bacheche
condominiali e soprattutto metterli nelle buche delle lettere, almeno di
coloro che espongono o hanno esposto nei periodi scorsi la bandiera della
pace al loro balcone.
Per una piu' efficace e diffusa distribuzione, se vi e' possibile contattate
e coordinatevi con i gruppi di volontariato, le botteghe del commercio equo
e solidale o i coordinamenti per la pace nella vostra zona.
Grazie anticipatamente della collaborazione.
Per informazioni e aggiornamenti sull'evento: www.bandieredipace.org,
www.tavoladellapace.it, www.peacelink.it

3. INCONTRI. ELISABETTA CARAVATI: L'UNDICESIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE
DONNE IN NERO
[Dalla mailing list "Peacelink news" (sito: www.peacelink.it) riprendiamo
questo intervento di Elisabetta Caravati (per contatti:
elisabettacaravati@libero.it), impegnata nell'esperienza delle Donne in nero
a Varese]
Si e' svolto a Marina di Massa, dal 27 al 31 agosto, l'undicesimo convegno
internazionale delle Donne in Nero, a cui hanno partecipato circa 400 donne,
provenienti da ogni parte del mondo.
I temi emersi hanno tenuto conto delle diverse situazioni in cui ogni gruppo
lavora, e si sono intessute relazioni con: le donne dei luoghi e nel tempo
del conflitto; le donne nei luoghi del conflitto dopo che la guerra
guerreggiata e' terminata; le donne, e non solo, dei luoghi in cui viviamo;
cercando di stabilire relazioni con altri gruppi di donne e con i movimenti
misti, mantenendo la nostra specificita' e riconoscendo e rispettando le
differenze.
I luoghi difficili che hanno costellato i nostri percorsi degli ultimi anni
sono tasselli emblematici di un quadro globale che cambia e che vogliamo
conoscere e comprendere, per non restare intrappolate in una visione
parziale e "miope", per quanto tragica, del mondo in cui viviamo; questi i
principali argomenti che sono stati dibattuti: la guerra "preventiva"
permanente, come elemento necessario di dominio del mondo, entro l'orizzonte
del liberismo capitalista, modello economico imperante su scala planetaria;
il riarmo che ne consegue, l'aumento evidente delle spese militari, tendenza
rintracciabile nei diversi paesi del mondo, unitamente al forte
ridimensionamento dello stato sociale, delle tutele e delle garanzie in
materia di salute, previdenza, istruzione; lo smantellamento del diritto
internazionale, la crisi profonda dell'Onu e la definizione di nuovi
rapporti tra gli stati, segnati pesantemente dall'unilateralismo
statunitense.
Il "dopoguerra": come cambia la situazione quando il senso di emergenza che
ci muove nei periodi di guerra combattuta diminuisce, o si sposta su altri
luoghi difficili; come cambia per noi, che nell'emergenza puntiamo sugli
aiuti materiali, e per chi continua ad abitare i luoghi e le societa'
sconvolti dal conflitto (si veda, ad esempio, i casi dell'Afghanistan e dei
Balcani).
Gli integralismi operanti nelle diverse aree del mondo: religiosi e
culturali; militari e nazionali, nelle varie forme in cui si esplicitano;
quello dominante occidentale che in nome della sicurezza impone la guerra,
la chiusura dei propri confini verso l'esterno, nega accesso e accoglienza
ai migranti, spinti verso l'Europa da ingiustizie, miseria e conflitti;
determina, al proprio interno, la cancellazione dei diritti, la diminuzione
degli spazi democratici, il controllo repressivo della devianza e del
dissenso in una logica di militarizzazione, materiale ma soprattutto
mentale, di carattere sempre piu' maschile e maschilista.

4. APPELLI. LA FERITA NON SI CURA COSI'
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2003 riportiamo il seguente
appello]
La ferita non si cura cosi'.
Dopo le affermazioni benevole su Mussolini e la dittatura fascista,
l'incontro del Presidente del Consiglio con il Presidente dell'Unione delle
Comunita' Ebraiche Italiane ed il Rabbino Capo di Roma suona come una
iniziativa strumentale. I valori generali della democrazia sono alla base
dei principi costituzionali e riguardano la totalita' dei cittadini.
La lesione ad essi inferta dalle frasi del Presidente del Consiglio non puo'
essere cancellata da un incontro solamente con gli ebrei e da una eventuale
concessione di sanatoria da parte delle Comunita' Ebraiche.
Le persecuzioni razziali hanno rappresentato uno degli aspetti piu'
ripugnanti della dittatura ma non il solo.
La repressione violenta dell'opposizione, l'abolizione delle liberta'
individuali e collettive, la distruzione di ogni forma di democrazia,
l'alleanza con Hitler e la catastrofe di una folle guerra di aggressione,
colpirono tutto il popolo italiano.
In questo quadro l'uso strumentale dell'ebraismo per ottenerne l'indulgenza
appare offensivo sia per la verita' storica che per le sofferenze degli
ebrei e di tutti gli italiani negli anni della dittatura fascista.
*
Tra le oltre cinquecento adesioni raccolte figurano: Aned, Vittorio Foa,
Pietro Scoppola, Mario Pirani, Anna Rossi Doria, Claudio Pavone,Victor
Magiar, Gad Lerner, Corrado Augias, Claudia Fellus, David Bidussa, Marina
Astrologo, Marina Morpurgo, Daniel Vogelmann, Massimo Salvadori, Stefano
Levi Della Torre, Simon Levis Sullam, Adachiara Zevi, Siegmund Ginzberg, Ugo
Caffaz, Emanuele Fiano, Anna Foa, Mario Isneghi, Raffaele Ladu, Bruno Segre,
Elvira Sellerio, Aldo Torchiaro, Sandro Temin, Pietro Temin, Franca Long,
Alberta Levi,Giorgio Gomel, Gadi Luzzatto Voghera, Raffaele Mantegazza,Laura
Pecchioli, Massimo Raffaeli,Luigi Sandri, Maria Laura Bufano, Andrea
Malusardi, Barbara Di Porto, Guido Fubini, Sveva Haertter.

5. INIZIATIVE. UNA CAMPAGNA PER "L'ACQUA NELLA COSTITUZIONE EUROPEA"
[Dalla mailing list "Peacelink news" (sito: www.peacelink.it) riprendiamo
questo comunicato che, al di la' di alcune espressioni discutibili ed alcuni
punti deboli, pone una giusta esigenza]
Per gli autori della proposta della Costituzione Europea l'acqua non esiste.
L'acqua non e' considerata come bene inalienabile e come diritto per tutti,
ma come prodotto da vendere e comprare e, comunque, da non tutelare. Lo
stesso fallimento del vertice di Cancun conferma che  l'acqua, bene comune
dell'umanita', e' diventato simbolo di conflitto, elemento centrale delle
politiche di mercificazione e privatizzazione dei governi e dei tentativi di
difesa da parte delle organizzazioni della societa' civile.
Per questi motivi Riccardo Petrella, coordinatore internazionale del
Contratto mondiale dell'acqua,  Rosario Lembo, presidente del coordinamento
di ong Cipsi, e Alberto Zoratti della cooperativa per lo sviluppo del
commercio equo "Roba dell'altro mondo" lanciano una campagna di e-mail.
Chiediamo a tutti i cittadini, alle associazioni, alle ong, di inviare una
e-mail a Pat Cox, presidente del Parlamento Europeo, istituzione che
rappresenta tutto il popolo europeo, e a Romano Prodi, presidente della
Commissione Europea, istituzione incaricata di promuovere e difendere
l'interesse comune del popolo europeo, chiedendo loro di intervenire presso
la Conferenza intergovernativa per introdurre nella Costituzione Europea il
seguente passaggio (articolo I-16): "la gestione integrata, solidale e
sostenibile, dell'acqua, bene comune".
In questo momento cosi' importante, che ha visto il fallimento del Wto a
Cancun, grazie alla virtuosa interazione tra societa' civile del nord e i
governi del sud del mondo, che hanno fatto valere le ragioni dei diritti su
quelle del profitto, chiediamo di porre attenzione sull'Unione Europea, e
non solo per le posizioni inaccettabili tenute in sede Wto, ma soprattutto
per il progetto di Costituzione Europea che l'Unione si accinge a varare.
L'Europa, che e' il continente all'avanguardia dei processi di
privatizzazione dei servizi d'acqua, il piu' accanito sostenitore della
liberalizzazione dei servizi idrici su scala mondiale e della mercificazione
dell'acqua, tace sull'acqua.
Il testo proposto dalla Convenzione menziona molteplici competenze sia
esclusive dell'Unione Europea, sia condivise con gli Stati membri, sia di
sostegno, di coordinamento, e di complemento: ma non una parola sull'acqua.
Per gli autori della proposta della Costituzione Europea l'acqua non esiste.
Crediamo a questo punto che sia giunto il momento che i beni comuni
diventino parte integrante dell'agenda politica del nuovo millennio,
crediamo che sia necessario che un elemento fondamentale come l'acqua venga
considerato anche dalla Costituente come diritto e bene inalienabile
dell'umanita'.
No alla mercificazione e alla privatizzazione dell'acqua.
Il diritto alla vita per tutti, generazioni future comprese, non dev'essere
fonte di profitto.
Per informazioni:www.contrattoacqua.it; www.cipsi.it; www.roba.coop

6. RIFLESSIONE. MARCELLO CINI: CHI HA UCCISO LE MEZZE STAGIONI?
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2003. Marcello Cini, nato a
Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica, e autorevole
ricercatore; ha partecipato attivamente alle discussioni degli ultimi
decenni sulla storia della scienza, i temi epistemologici, la critica della
scienza e della sua pretesa neutralita'; collabora al quotidiano "Il
manifesto". Opere di Marcello Cini: L'ape e l'architetto. Paradigmi
scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976 (con G.
Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio); Il gioco delle regole, Feltrinelli,
Milano 1982 (con D. Mazzonis); Un paradiso perduto. Dall'universo delle
leggi naturali al mondo dei processi evolutivi, Feltrinelli, Milano 1994]
Poco piu' di un anno fa abbiamo assistito nel nostro continente alle
maggiori inondazioni che si ricordino. Abbiamo visto in televisione Dresda e
Praga sommerse da metri d'acqua. Per contro, questa estate il termometro e'
rimasto fisso oltre i trenta gradi in tutta Europa per due mesi. Ai primi di
settembre, in compenso, sono gia' arrivate le prime alluvioni autunnali. Non
e' difficile prevedere che ne arriveranno di piu' intense e distruttive.
Questa estate i giornali ci hanno detto tutto sui ghiacciai che si
sciolgono, sulla siccita' che inaridisce i campi e sui fiumi che si riducono
a rigagnoli. Tra non molto ci spiegheranno con dovizia di particolari gli
effetti devastanti delle acque che tutto travolgono.
Che il clima stia rapidamente cambiando, dunque, nessuno puo' piu' negarlo.
La discussione invece si accende sulle origini del fenomeno. Quanta parte di
questo cambiamento e' dovuta all'attivita' umana e quanta invece puu' essere
spiegata da variazioni di carattere naturale? E se fosse vera la prima
spiegazione che dobbiamo fare?
Molti miei colleghi (ma in genere non sono quelli che si occupano
professionalmente di clima) si danno da fare per negare l'origine
"antropica" della faccenda. Non piu' tardi di tre settimane fa, ad esempio,
l'ineffabile Zichichi - che sa quel che dice perche, come e' noto, ha una
linea diretta con Colui che, letteralmente e metaforicamente, fa il bello e
il brutto tempo a casa nostra - li ha opportunamente riuniti nel suo feudo
di Erice per far loro proclamare solennemente che di questo casino gli
uomini non hanno alcuna colpa, e dunque che possono continuare a bruciare
allegramente tutto quello che vogliono. Ma, al di la' del folklore mediatico
di cui questo personaggio e' maestro (chi volesse saperne di piu' su di lui
non dovrebbe perdersi il recente delizioso volume di Piergiorgio Odifreddi
pubblicato dalle edizioni Dedalo intitolato Zichicche), l'argomento
dell'origine antropica del mutamento climatico deve essere affrontato
tenendo conto di una molteplicita' di fattori. Molte cose sono state dette
in proposito anche sul "Manifesto" questa estate, e non e' il caso di
ripeterle. Voglio solo aggiungere qualche ulteriore considerazione in
proposito.
*
La prima e' soltanto una battuta sul facile ottimismo di chi, ricordando che
il pianeta Terra ha una lunga storia di mutamenti climatici anche estremi,
interpreta i recenti fenomeni come dovuti unicamente all'inizio di una fase
di riscaldamento naturale. C'e' stata, ad esempio, negli ultimi due o tre
secoli una fase di riscaldamento dopo il periodo di freddo particolarmente
intenso che l'Europa attraverso' tra il '600 e il '700, come testimoniano,
oltre alle cronache, i quadri di Bruegel e del Canaletto che mostrano frotte
di uomini e donne che camminano su fiumi, laghi e lagune ghiacciati. Non
dovrebbe sfuggire tuttavia a chi e' abituato a maneggiare strumenti di
misura accurati e categorie concettuali sottili, la differenza che c'e' fra
le lente variazioni di questi fenomeni naturali e i tempi sempre piu'
accelerati dei mutamenti intervenuti in questi ultimi dieci o venti anni, in
concomitanza, guarda caso, con il vorticoso incremento dell'immissione di
anidride carbonica nell'atmosfera. Chi si richiama continuamente
all'autorita' di Galileo non dovrebbe confondere la velocita' con
l'accelerazione.
La seconda considerazione riguarda la tesi di gran moda, sostenuta, ad
esempio da Bjorn Lomborg, autore del libro L'ambientalista scettico (che e'
diventato la bandiera dei neoconservatori antiecologisti) secondo la quale
la crisi ambientale e' colpa dei poveri, non dei ricchi. Come sottolinea
Duccio Bianchi nell'edizione 2003 di Ambiente Italia, Lomborg basa le sue
ottimistiche previsioni su una affermazione propagandistica priva di
fondamento, e cioe' "che nei prossimi decenni vi sara' una riduzione dei
consumi energetici, un maggior ricorso alle fonti rinnovabili e una
riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra". In altre parole, che il
mondo migliorera' da solo.
"Questo nuovo senso comune - continua Bianchi - dice che l'attuale sistema
economico e' gia' sostenibile, che la spontanea innovazione tecnologica
riduce gli effetti ambientali e che la diffusione della ricchezza (e
dell'american way of life?) comportera' un contenimento dei danni ambientali
e un miglioramento della salute e della tutela dell'ambiente... Anzi, ci
dicono, estendendo la ricchezza e lo sviluppo economico, aumentera'
l'efficienza tecnologica, crescera' nei consumatori il desiderio di aria e
acqua pulita, si libereranno risorse economiche da destinare alla protezione
dell'ambiente come e' gia' avvenuto nei paesi sviluppati. Da qui ne deriva
che 'basta' lo sviluppo economico a favorire la protezione dell'ambiente.
Percio' non bisogna introdurre 'esagerati' vincoli normativi o imporre
'eccessivi' costi di protezione scoraggiando lo sviluppo produttivo".
*
La terza considerazione riguarda la conclusione che questo new look
comporta: affidiamoci al mercato, che ci pensera' lui ad aggiustare tutto.
In che modo? L'esempio piu' lampante di cio' che fa il mercato lasciato a se
stesso e' il boom delle vendite dei climatizzatori in questa torrida estate.
Secondo gli economisti che ne hanno scritto sui giornali importanti e' un
buon segno. Anzi, hanno detto, bisognerebbe subito por mano alla costruzione
di nuove centrali, meglio se nucleari, per soddisfare la crescente domanda.
Ma piu' climatizzatori significa piu' consumo di energia, e piu' consumo di
energia, con le fonti tradizionali, significa piu' effetto serra, cioe'
ulteriore aggravamento della crisi climatica. Alla fine del giro tutto e'
peggiorato. E' un tipico esempio di feedback positivo, che tende a
destabilizzzare il sistema. Ma e' un fenomeno che gli economisti non sanno
trattare, e per questo lo ignorano. Per loro le forze del mercato tendono
sempre a ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta turbato da eventi
imprevisti esterni al sistema economico. Si tratta pero' di un equilibrio
statico, non dinamico, e questo fa una bella differenza.
Questa semplificazione cosi' drastica della realta' somiglia molto alla nota
storiella dell'ubriaco che cercava sotto un lampione la chiave di casa
perduta al buio altrove, perche' almeno, diceva, li' poteva vederci. Essa e'
doppiamente sbagliata. In primo luogo perche', essendo appunto il feedback
un fenomeno dinamico, la sua eventuale natura destabilizzante non appare
mai. In secondo luogo perche', per applicare la teoria, bisogna ridurre il
futuro al presente, cioe' confrontare costi e benefici di possibili eventi
futuri con quelli delle differenti scelte che potrebbero produrli. E' un
confronto che non solo comporta valutazioni ampiamente soggettive,
influenzate da una quantita' di fattori diversi, ma rischia di diventare
puro gioco d'azzardo, come dimostra, per l'appunto, il cosiddetto mercato
dei futures.
Per di piu', ridurre l'intero ecosistema terrestre ai modelli di economia
ideale all'equilibrio di Pareto o di Nash e' pura follia (senza allusioni
per la storia personale di quest'ultimo) soprattutto per ragioni piu'
generali. E' infatti insensato ridurre a quantita' - attribuendo un prezzo
ad ognuna di esse - la infinita varieta' qualitativa delle diverse sue
componenti materiali e immateriali, inerti o viventi; ma, peggio ancora, e'
pericoloso, oltre che eticamente ingiustificabile, ridurre a merci
appropriabili privatamente i beni comuni che costituiscono la base
indispensabile per la sopravvivenza della nostra specie.
Si tratta della ben nota "tragedia dei beni comuni", che sorge quando i
vincoli di solidarieta' che tengono unita una comunita' e ne assicurano la
stabilita' futura, si allentano a tal punto da far prevalere l'interesse
immediato di ogni individuo su quello della collettivita'. I piu' furbi, i
piu' forti, i piu' spregiudicati si appropriano di cio' che era di tutti,
lasciando che gli altri si arrangino. Cio' che e' avvenuto nell'ex Unione
Sovietica dopo il collasso delle sue istituzioni insegna. Non e' vero -
sottolinea a questo proposito il Nobel dell'economia Amartya Sen nel suo
libro La ricchezza della ragione - che la mano invisibile del mercato e'
sufficiente per provvedere al bene comune a partire dagli interessi
individuali dei singoli cittadini. Sono necessarie anche quelle cose che lo
stesso Adam Smith, padre riconosciuto di quella mano invisibile, chiamava
"simpatia", "generosita'" e "senso della collettivita'".
*
Che fare dunque per contrastare l'ideologia neoliberista, centrata sulla
parola d'ordine "Tutto il potere al mercato", che sta conducendo al
deterioramento irreversibile dell'ecosistema terrestre, e con esso
all'imbarbarimento della civilta' umana e dei suoi valori fondamentali
sanciti dalle Costituzioni di tutti gli stati democratici e recepiti nella
Carta dell'Onu?
E' questo il tema che Peter Singer - un filosofo australiano che insegna
bioetica a Princeton - affronta nel suo libro One World che porta il
sottotitolo L'etica della globalizzazione. Esso si apre con un confronto che
puo' apparire provocatorio. Da un lato, il crollo delle Torri gemelle del
World Trade Center causato dai terroristi, e dall'altro l'emissione di
anidride carbonica dai tubi di scarico delle auto sportive che divorano
benzina. Il primo ha causato la morte tragica e istantanea di tremila
persone. La seconda contribuisce a un cambiamento climatico che quasi
certamente uccidera' in modo lento e impercettibile un numero di persone
assai superiore a quello causato dall'episodio piu' impressionante. Dal
punto di vista di un'etica che ponga sullo stesso piano il valore di ogni
vita umana questi eventi sono dunque ugualmente condannabili. Non lo sono
tuttavia per l'opinione pubblica mondiale, soltanto perche' nel secondo caso
il legame tra causa ed effetto viene accuratamente nascosto dai padroni del
mondo.
Eppure - argomenta Singer - quando Bush figlio afferma: "non faremo nulla
che danneggi la nostra economia, perche' prima di ogni altra cosa vengono le
persone che vivono in America" (ribadendo il concetto espresso da Bush padre
al summit sulla Terra di Rio de Janeiro del 1992 con le parole "lo stile di
vita americano non e' negoziabile"), dice semplicemente che questo obiettivo
sara' perseguito "anche se mantenerlo provochera' la morte di milioni di
persone soggette a un clima sempre piu' imprevedibile e alla perdita della
terra usata da altre decine di milioni di persone a causa dell'aumento del
livello degli oceani e di inondazioni locali". Non e' forse questa la
risposta piu' ovvia alla domanda "Perche' ci odiano tanto?" che gli
americani si ponevano angosciati e sbigottiti nei giorni successivi
all'undici settembre?
Singer non e', tuttavia, un pericoloso estremista. Dice solo pane al pane e
vino al vino. In particolare, per quanto riguarda l'effetto serra (ma non
soltanto di questo argomento il libro si occupa), le sue proposte sono
assolutamente ragionevoli, graduali e persino moderate. Non e' il caso qui
di entrare in dettagli. Mi limito a riferire che la regola suggerita da
Singer, dopo aver discusso esaurientemente quattro diversi principi
possibili e le loro ripercussioni sulle economie dei paesi piu' o meno
industrializzati del mondo, e' semplicemente: "ciascuno puo' accampare sulle
quote del bacino atmosferico lo stesso diritto di qualunque altro",
eventualmente temperata all'inizio dalla possibilita' di consentire la
compravendita dei diritti di emissione tra paesi che superano la quota
consentita e paesi che non la raggiungono. Questo scambio permetterebbe
infatti sia ai paesi industrializzati che a quelli "in via di sviluppo" di
affrontare la transizione con reciproco vantaggio.
Ci si puo' domandare a questo punto se le analisi e le proposte di Singer
siano soltanto un intelligente esercizio di fantasia di un filosofo
impegnato, o se possano anche in qualche modo contribuire concretamente a
far crescere l'opposizione sociale al processo in atto di privatizzazione
del mondo descritto con straordinaria efficacia nel recente libro con questo
titolo dello studioso e uomo politico svizzero Jean Ziegler. Il futuro ci
dara' la risposta.
*
Piu' semplicemente e concretamente, limitandoci ai nostri problemi
immediati, sarebbe gia' una buona cosa se riuscissimo ad ottenere che i temi
discussi da Singer entrassero a far parte della cultura delle forze
politiche del centrosinistra. Purtroppo il loro silenzio sullo scempio di
tutta la legislazione vigente di protezione ambientale che l'attuale
ministro dell'ambiente Matteoli ha iniziato a fare e si appresta a compiere
non e' un buon segnale. Sarebbe il caso che l'Ulivo - che continua ad
affermare la necessita' dell'elaborazione di un programma concreto da
presentare agli elettori come alternativa alla sfrontata demagogia populista
di Berlusconi e dei suoi "ragazzi" - cogliesse l'occasione per dire la sua
su questi temi. Perche' non cominciare, tanto per fare un esempio, a
proporsi di seguire l'esempio della Germania, che e' gia' vicina a
raggiungere l'obbiettivo di Kyoto, accogliendo l'invito di Schroeder a
ridurre entro il 2020 le emissioni di anidride carbonica di un ulteriore
20%?

7. MATERIALI. ALCUNE NOTE PER UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER UN
ACCOSTAMENTO ALLA NONVIOLENZA (PARTE NONA)
[Le seguenti schede abbiamo estratto da un nostro piu' ampio e in gran parte
inedito work in progress dal titolo "Donne e uomini di pace. Schede
biobibliografiche su donne e uomini del Novecento che hanno contribuito alla
cultura della pace". E' nella natura di questi lavori essere sempre
inevitabilmente assai carenti, ogni segnalazione sara' naturalmente assai
gradita]

HELENE CIXOUS
Profilo: nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi,
fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga,
critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che
propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo
questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce
a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da
due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono
cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in
Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il
francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla
tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare.
Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue
sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990)
disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove
domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera
l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della
nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita'
di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e
parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di
incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo'
guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le
accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della
seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che
colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy
perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel
1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito
e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad
allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in
seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica
ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni
anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel
1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in
una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des
femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita'
letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli
anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere
in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite'
inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita'
inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme"
come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in
questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una
complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni
settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno
associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine".
Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di
dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du
remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette
presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro
di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a
Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi
Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in
modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra
cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo
della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre
Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel
Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del
primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo
testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare
letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta'
del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970
partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista
"Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud,
Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil,
1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe
Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale
della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il
Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla
presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre
interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in
Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di
questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la
ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello
letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice
sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello
universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in
quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements
(Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972),
Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour
plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in
maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono
come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile.
Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre
d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato
dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire
degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie,
istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene
Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta'
soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975)
e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare
presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973.
Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito
quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces
au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con
des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu'
recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale,
Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al
Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e
non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito
internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative
all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che,
partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale,
mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977
e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione
francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da
parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni
saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di
Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di
apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento.
All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il
Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza
una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si
ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel
1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo
socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le
chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara'
L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge,
messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo
lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di
scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia.
Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e
porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde
de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces
segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo
essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989),
film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale
in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha
portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes
(1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne
connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish),
alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain
des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione
1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla
storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e
si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica.
Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati
raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da
des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989),
e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge,
1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in
Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni
saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene
invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on
the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni
novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with
Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka,
Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il
percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta
ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence
(1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea
(Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux
Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret
(1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995),
Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un
esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una
posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di
invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il
volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due
testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a
seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica
presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni
sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento
fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida
pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des
femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile
la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e'
uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu'
brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e'
invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e'
uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle,
Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001
l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de
Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin
a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo,
infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora
pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro,
Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981
(in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia
Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al
teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo,
trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le
reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia
Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini,
M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a
tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura
e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi
di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia
Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi
continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene
Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000;
Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del
parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il
ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere
d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University,
ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini,
Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa
biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della
scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti,
Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene
Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario.

RENE' CLAIR
Profilo: regista cinematografico francese (1898-1981), ma anche autore di
romanzi, testi teatrali e radiofonici, saggi; e' uno dei simboli dl cinema
francese (della sua inventiva, liberta' ed eleganza), con una fase
hollywoodiana quando fu costretto all'emigrazione per sfuggire al nazismo;
e' stato il primo cineasta eletto accademico di Francia. Opere di Rene'
Clair: tra i suoi film segnaliamo almeno Paris qui dort (1923); Entr'acte
(1924); Sous les toits de Paris (1930); Le million (1931); A nous la
liberte' (1931); Quatorze juillet (1932); Le silence est d'or (1947); Les
grandes manoeuvres (1955). Opere su Rene' Clair: Giovanna Grignaffini, Rene'
Clair, Il castoro cinema, Milano.

EDOUARD CLAPAREDE
Profilo: medico, psicologo, pedagogista (Ginevra 1873-1940), fondatore della
rivista "Archives de psychologie" nel 1901, e dell'Istituto di scienze
dell'educazione J. J. Rousseau nel 1912, una delle figure piu' rilevanti del
pensiero psicologico e pedagogico del Novecento. Opere di Edouard Claparede:
oltre i vari volumi editi in vita, tra cui: Psicologia del fanciullo e
pedagogia sperimentale (1905); Scuola su misura (1920); L'educazione
funzionale (1930); La genesi dell'ipotesi (1933); segnaliamo i sei volumi
degli Inediti psicologici, editi da Bulzoni, Roma 1982.

PIERRE CLASTRES
Profilo: (1934-1977), antropologo, soggiorno' a lungo presso le tribu'
indiane del Paraguay e del Brasile. Opere di Pierre Clastres: La societa'
contro lo stato, Feltrinelli; Archeologia della violenza e altri scritti di
antropologia, La Salamandra. Opere su Pierre Clastres: cfr. il fascicolo
monografico della rivista anarchica trimestrale "Volonta'", n. 1 del 1986,
dal titolo L'anarchico e il selvaggio.

CAMILLE CLAUDEL
Profilo: scultrice francese (1864-1943), gia' collaboratrice di Auguste
Rodin, a quarantanove anni i familiari la fanno internare in manicomio, dove
morira' trent'anni dopo.

MAURICE CLAVEL
Profilo: pensatore e scrittore francese (1920-1979), prese parte alla
Resistenza.

ELENA CLEMENTELLI
Profilo: poetessa, ispanista, americanista, traduttrice e saggista. Opere di
Elena Clementelli: a) poesie: Il mare dentro (1957); Le ore mute (1959);
Questa voce su noi (1962); La breve luce (1969); Cosi' parlando onesto
(1977); L'educazione (1980); Vasi a Samo (1983); b) studi: Invito alla
lettura di Natalia Ginzburg, Mursia, Milano; Garcia Marquez, La Nuova
Italia, Firenze; c) antologie: Antologia del canto flamenco, Guanda, Parma;
Fados, Guanda, Parma; (con Walter Mauro), Antologia del blues, Guanda,
Parma, poi Bompiani, Milano, poi Newton Compton, Roma; (con Walter Mauro),
Antologia degli spirituals, Guanda, Parma, poi Bompiani, Milano, poi Newton
Compton, Roma; (con Walter Mauro), Il fiore della liberta', Newton Compton,
Roma (ristampato nel 2003 col titolo Poesie di pace e liberta' presso lo
stesso editore).

NATALIE CLIFFORD-BARNEY
Profilo: Natalie Clifford-Barney (1877-1972), scrittrice francese di
nazionalita' americana, animo' nella Parigi del primo Novecento un salotto
che faceva incontrare l'elite artistica ed intellettuale internazionale.

HENRI-GEORGES CLOUZOT
Profilo: regista cinematografico francese (1907-1977), aspro, discusso e
controverso; ma i suoi film, alcuni di grande bellezza, recano materia a
meditazioni ineludibili. Opere di Henri-Georges Clouzot: tra i suoi film
segnaliamo almeno Il corvo (1943), che girato sotto l'occupazione nazista
gli costera' sei mesi di radiazione dall'attivita' dopo la Liberazione (e
del film stesso fu proibita la visione per due anni), ma che resta una
meditazione memorabile; Legittima difesa (1947); Vite vendute (1952).

EMANUELA COCEVER
Profilo: pedagogista, si occupa anche di formazione del personale educativo.
Opere di Emanuela Cocever: Bambini attivi e autonomi, Firenze 1990;
Psicoterapia e prospettive educative, Roma 1993; ha contribuito a vari
volumi collettanei.

JEAN COCTEAU
Profilo: intellettuale ed artista francese (1889-1963), poeta, romanziere,
drammaturgo, critico, memorialista, pittore, illustratore, regista
cinematografico; una delle figure piu' vive della cultura europea del
Novecento.

PIERO CODA
Profilo: teologo cattolico impegnato nel dialogo interreligioso; e' nato a
Torino nel 1955, si laurea in filosofia presso l'universita' di Torino e
consegue il dottorato in teologia presso la pontificia universita'
lateranense, dove inizia a insegnare nel 1985; dal 1993 e' docente di
teologia sistematica; e' membro della rivista "Lateranum" e collabora alle
riviste "Filosofia e teologia" e "Nuova umanita'"; e' consultore del
Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e membro della Pontificia
accademia teologica.

ERNESTO CODIGNOLA
Profilo: filosofo e pedagogista illustre (Genova 1885 - Firenze 1965),
propugnatore della scuola attiva, nel 1945 ha fondato a Firenze la
scuola-citta' Pestalozzi; direttore di collane e riviste, docente
universitario, tra i fondatori della casa editrice La Nuova Italia.

TRISTANOCODIGNOLA
Profilo: dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma)
riprendiamo il seguente profilo: "Tristano Codignola e' nato a Firenze nel
1913, figlio di Ernesto, l'ex gentiliano passato all'opposizione. Seguace di
Carlo Rosselli e di Benedetto Croce, dirigente - insieme a Enriques
Agnoletti - della casa editrice La Nuova Italia, e' uno dei fondatori del
movimento liberalsocialista di Capitini e Calogero in Toscana. Il 27 gennaio
1942 la polizia politica arresta a Firenze Calogero, Enriques Agnoletti,
Codignola, Francovich e altri, insieme a Capitini a Perugia e a Ragghianti a
Bologna, trasferiti tutti presso le carceri fiorentine delle Murate. Le
indagini, molto accurate, durano quattro mesi. Gli imputati resistono con
fermezza, negando ogni addebito e trasferendo ogni contatto con gli altri
accusati sul piano culturale (Capitini porta come elemento di difesa il suo
libro, che passa, dato il titolo, per un'innocua pubblicazione religiosa).
In tal modo, la polizia non puo' attribuire con certezza agli arrestati i
documenti sequestrati e li condanna a pene minime. Capitini e' rilasciato
dopo aver ricevuto una diffida. Le pene piu' gravi sono comminate ad
Enriques Agnoletti e al tipografo Bruno Niccoli, condannati a cinque anni di
confino perche' in contatto anche con i giellisti. Codignola e' condannato a
tre anni di confino, Calogero a due, gli altri se la cavano con diffide e
ammonizioni. Nell'agosto del '43, quando viene fondato il Partito d'Azione,
Codignola e' uno dei primi ad aderire. Dopo l'armistizio, partecipa alle
attivita' clandestine e alla Resistenza. Nel dopoguerra, dopo lo
scioglimento del Partito d'Azione, insieme a Calamandrei e a Leo Valiani
sceglie di aderire al partito socialdemocratico di Saragat. "Il Ponte", la
rivista fondata da Calamandrei, al suo fianco Enzo Enriques Agnoletti, con
Codignola editore, e' la sola rivista italiana di cultura politica che ha
respiro europeo, che si sottrae alla egemonia comunista e la contrasta con
successo, che non fa dell'anticomunismo una ideologia, che difende, con armi
manovrate da un maestro del diritto dell'altezza di Piero Calamandrei, tutte
le liberta' dall'offensiva preannunciata da Mario Scelba contro il
"culturame" democratico, laico e protestante, in nome di un clericalismo
rozzo e provinciale, esaltato dal voto del 18 aprile. Nel '53 la pattuglia
che aveva trovato ospitalita' nella socialdemocrazia ne esce per ingaggiar
dura battaglia contro la legge elettorale passata alla storia come
"legge-truffa". Intorno a Tristano Codignola che promuove l'iniziativa e a
Ferruccio Parri si raduna, col concorso di molti giovani, la diaspora
azionista, ne nasce il movimento di "Unita' Popolare" col preciso e
dichiarato intento di impedire lo scatto della legge, in obbedienza a una
questione di principio: il rispetto della volonta' popolare quale espressa
dalle urne, e una ragione politica opposta a quella della maggioranza:
evitare che si approfondisse il solco che aveva diviso il paese nel 1948 e
che si rinsaldasse la catena dell'assedio intorno alla sinistra frontista. E
quel gruppo dette un contributo quantitativamente modesto ma elettoralmente
determinante ai fini del rigetto della legge, stimola la svolta autonomista
del Partito Socialista nel quale il movimento confluisce nel 1957, dopo il
congresso di Venezia. La sinistra del Psi di Riccardo Lombardi ha al suo
fianco Codignola nel corso del dibattito politico e nel lavoro di
elaborazione programmatica che sfocia nel centro-sinistra. Nel giugno del
1963, "la notte di San Gregorio", insieme a loro e ad altri blocca il
governo, per motivate riserve sul programma concordato tra i partiti della
coalizione di centrosinistra. L'unita' della sinistra e quella del movimento
operaio nel segno del riformismo socialista sono gli obiettivi che egli
propone e per i quali si batte. La sua attivita' parlamentare e' rivolta in
special modo ai problemi della scuola. Particolarmente rilevante e' il suo
impegno per l'affermazione della laicita' della scuola statale, per la
riforma della scuola media in funzione del completamento dell'obbligo
scolastico, per l'istituzione della scuola materna statale e per
l'istituzione degli organi collegiali di governo della scuola. Non dimentica
mai la Resistenza, e infatti e' anche vicepresidente della Fiap. Quando nel
1976 Bettino Craxi diventa segretario del Psi, in breve tempo isola in un
vigilato ghetto De Martino e Lombardi, espelle dal partito Codignola e
Enriques Agnoletti, e provoca il distacco di Gaetano Arfe'. Tristano
Codignola muore nel 1981. Di Tristano Codignola sono stati pubblicati presso
La Nuova Italia Editrice: Nascita e morte di un piano (1962), Il distretto
scolastico (1977), Scritti politici (1943-1981), a cura di N. Tranfaglia e
T. Borgogni (1987), e Per una scuola di liberta'. Scritti di politica
educativa (1947-1981), a cura di M. Corda Costa, R. Laporta, G. Luzzatto, G.
Martinez, G. Rescalli, A. Santoni Rugiu e A. Visalberghi".

VICTOR CODINA
Profilo: nato in Spagna, gesuita, teologo della liberazione, da molti anni
vive tra i piu' poveri dell'America Latina. Opere di Victor Codina: Cos'e'
la teologia della liberazione, La Piccola, Celleno.

GIANCARLA CODRIGNANI
Profilo: Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
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Numero 679 del 20 settembre 2003