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La nonviolenza e' in cammino. 671
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 671
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Thu, 11 Sep 2003 22:45:35 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 671 del 12 settembre 2003
Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Cancun
2. Lidia Menapace: per un'Europa di pace, neutrale, disarmata, nonviolenta
3. Giobbe Santabarbara: contro la necrofilia
4. Ida Dominijanni: due anni dopo le torri gemelle
5. Il 13 settembre la marcia da Agliana a Quarrata
6. Il 13 settembre alla Romita di Cesi per un accostamento alla nonviolenza
7. Campagna "Questo mondo non e' in vendita": 13 settembre, giornata in
difesa dei beni comuni
8. Il 14 settembre a Palermo in ricordo di padre Pino Puglisi
9. Sveva Haertter: obiettori di coscienza in Israele
10. Riccardo Petrella: la petrolizzazione dell'acqua
11. Lanfranco Mencaroni: pochi o punti
12. Verso la marcia Perugia-Assisi del 12 ottobre
13. A Termoli la marcia per la pace di fine anno
14. Un'associazione per promuovere la legalita'
15. Riletture: Epicuro, Opere
16. Riletture: Stoici antichi, Tutti i frammenti
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: CANCUN
Questo soltanto diremo di Cancun:
che una persona e' morta
e tutto il resto e' nulla.
2. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: PER UN'EUROPA DI PACE, NEUTRALE, DISARMATA,
NONVIOLENTA
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace@virgilio.it) per
questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli
scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e
riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a
cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Ho sempre avuto grande preoccupazione a proposito del futuro militare
europeo e sulla cancellazione di fatto dell'art.11 della nostra
Costituzione, dato che la Convenzione presieduta da Giscard d'Estaing non si
poteva affatto considerare un soggetto neppure lontanamente affidabile sul
diritto alla pace.
Del resto neppure Prodi, pur da ascoltare quando critica le forme non
federali e le procedure oligarchiche del trattato costituzionale europeo,
quando si passa alla politica estera e militare sostiene che l'Europa deve
avere un esercito e che promuovere la pace si fa anche con le armi: non si
sa dove stiano questi potenti signori, del tutto alienati dal loro potere:
ma se provassero ad aprire gli occhi e guardassero il Medio Oriente
vedrebbero subito che le armi generano solo risposte violente e senza fine
vanno alla distruzione.
D'altra parte non posso credere che se la futura costituzione europea dice
una cosa, uno degli stati federati puo' deciderne un'altra, non per
l'appunto sulle questioni ex-nazionali delegate: lo si vede gia' per le
materie economiche. A questo punto si aggiunge un'altra preoccupazione e
cioe' che la delegazione italiana non tiene in nessun conto gli accordi
unanimi sulla difesa e intangibilita' dei primi 11 articoli della nostra
Costituzione: non hanno nemmeno provato a difendere il primato del lavoro
rispetto al mercato ne' a far accettare un qualche rifiuto della guerra.
Come si sa la pace viene indicata come un obiettivo da promuovere, cioe' una
buona intenzione, il ripudio della guerra e' scomparso e non risulta che
nessuno del nostro paese abbia mosso un dito in proposito.
*
Se le cose stanno pressappoco cosi', che cosa si puo' fare?
Certamente continuare a volere la pace e ad agire per conservarla
preservarla promuoverla ecc.: ma il movimento che si e' risvegliato in
questi ultimi anni e' molto legato anche ai risultati e non disposto solo ai
no, che pure si debbono dire.
Mi sono chiesta percio' se nella storia europea vi fossero radici
antimilitariste e le ho trovate nella tradizione del movimento delle donne
fin dal suffragismo, e del movimento operaio fin da prima della prima guerra
mondiale.
La prima guerra mondiale fu un terribile esame e prova di forza, che fu
vinta dai militaristi e spacco' in due il movimento operaio, il femminismo
fu sfiorato solo in piccola parte, e anche il papa Benedetto XV rimase quasi
solo, mentre le Chiese in generale furono sostenitrici dei vari eserciti.
Il movimento operaio subi' allora il suo piu' cocente e non rimediato
insuccesso, quando - come disse Rosa Luxemburg - si dovettero vedere i due
piu' organizzati proletariati d'Europa, quello tedesco e quello francese,
"travestiti da militari spararsi addosso agli ordini delle rispettive
borghesie nazionali": fu persa l'anima internazionalista e le classi operaie
furono "arruolate" al nazionalismo: basta ricordare che Mussolini fu
interventista e Matteotti no.
La tradizione antimilitarista neutralista e pacifista del movimento operaio
si attenuo' e ottenebro' nel fascismo e nel nazionalsocialismo e anche -
benche' meno - nel "socialismo in un paese solo"; e la tragica protesta di
papa Benedetto XV che defini' la guerra "una inutile strage" resto' senza
seguito fino alla "Pacem in terris" di papa Giovanni.
*
Ma bisogna comunque ricordare che il movimento operaio e quello delle donne
non chiesero mai, mai provocarono o dichiararono guerre.
Furono per lo piu' neutralisti.
E per ragioni profonde: prima di tutto dunque non e' giusto esprimere
opinioni superficiali dicendo che essere neutrali significa fregarsene di
tutto e tutti: essere neutrali significa invece prendere posizione e agire
nelle varie situazioni in tutti i modi tranne che con le armi.
La Svezia, che e' un paese neutrale (in Europa sono quattro: Svizzera,
Svezia, Finlandia e Austria, e bisognera' pur avere un'opinione su di loro,
e qualche proposta), ad esempio, ospito' circa diecimila disertori e
renitenti Usa durante la guerra nel Vietnam; e uno degli ispettori delle
Nazioni Unite che non trovarono le armi di distruzione di massa in Iraq e'
svedese.
I paesi neutrali fanno spesso parte di operazioni diplomatiche e alle
Nazioni Unite gioverebbe molto averne a disposizione molti e autorevoli.
*
Ma dunque, oltre ad essere una componente importante della tradizione
operaia e femminista, che cosa e' la neutralita' da un punto di vista
giuridico?
E' la posizione di un soggetto politico (uno stato) che dichiara di
rinunciare per se' all'uso della guerra, e di vincolarsi nei confronti della
comunita' internazionale a non fare politiche aggressive che possono
sfociare nel conflitto armato, e di consentire alla comunita'
intrernazionale di intervenire nei propri confronti in caso di violazione
degli impegni presi con censure, rottura di relazioni diplomatiche o
commerciali, embargo ecc.
A sua volta il territorio neutrale non ospita basi militari di nessuno, non
consente passaggio di truppe a terra ne' di aerei. All'inizio della guerra
in Iraq infatti la piccola Austria non ebbe bisogno di far niente per non
dare il passaggio alle truppe, treni e aerei Nato e Usa diretti magari verso
Camp Derby: le basto' far presente che e' uno stato neutrale, e al Brennero
non arrivo' nemmeno un fucilino di latta.
*
Si dira': ma i paesi neutrali hanno pure un esercito: certamente. E sono
subito con chi presenta progetti in forma di legge costituzionale per il
disarmo totale unilaterale e l'abolizione degli eserciti.
Ma se non ci si impegna a questo livello (e non mi consta che vi siano
proposte di questo tipo) con lotte tenaci e ben organizzate, con la
formazione di una cultura politica radicalmente nonviolenta fino al diritto
di recessione da qualsiasi spesa militare, insomma se non si chiede
direttamente l'abolizione degli eserciti, la proposta della neutralita' e'
la piu' equilibrata, realistica, moderata, gestibile sul piano del diritto
internazionale e compatibile con una riconversione dell'economia di guerra
in economia di pace.
Nella proposta di neutralita' attiva che la" Convenzione permanente di donne
contro le guerre" avanza per l'Europa diciamo anche che le risorse sottratte
agli eserciti possono e debbono essere usate per programmi continentali di
protezione civile, quantomai necessari dati i mutamenti del clima, di
servizio civile dati i problemi di inserimento sociale ed economico delle
giovani generazioni, e di addestramento generale alla difesa popolare
nonviolenta.
Si possono anche prendere in considerazione le politiche militari dei paesi
neutrali e collocarsi al piano piu' basso a scendere, fino all'estinzione
processuale degli eserciti.
*
Persino la Svizzera che e' armata fino ai denti e ha una popolazione che
puo' essere richiamata per difendere il territorio invaso in ogni momento e
che si addestra alla difesa di ponti strade ecc per tutta la vita e ha a
domicilio armi munizioni e vettovaglie per i casi di invasione (peraltro mai
verificatisi in un numero ormai rilevantissimo di secoli) esclude qualsiasi
ordigno nucleare, poiche' sostiene giustamente che non si puo' gabellare per
"difensivo" l'atomo.
E' un buon precedente per rifiutare in Italia il bombardiere atomico europeo
Eurofighter, che viene fatto passare per "difensivo", e per ospitare il
quale si sono fatte a Grosseto piste allungate, abbattendo una scuola
materna (un fatto altamente simbolico della gerarchia delle priorita').
Insomma se invece di fare risatine e scuotimenti di capo, si interloquisse
sulla proposta ne verrebbero conseguenze importanti e il discorso pacifista
uscirebbe da molte genericita'.
Una Europa neutrale - ho appena bisogno di dirlo - sarebbe proprio cio' che
serve alle Nazioni Unite per tornare ad essere una difesa del diritto e non
succube della violenza militarista.
3. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: CONTRO LA NECROFILIA
C'e' un motto del movimento delle donne (la piu' grande esperienza storica
della nonviolenza in cammino), un motto mutuato dal bellissimo romanzo di
Christa Wolf: "Tra uccidere e morire c'e' una terza via: vivere".
Mentre ci inchiniamo addolorati dinanzi a tutte le persone che hanno perso
la vita, cui e' stata tolta o che di loro mano se la sono tolta, rinnoviamo
l'antico invito: tu non uccidere, non levare la mano neppure su di te.
Io che scrivo sono della generazione cresciuta con Jan Palach.
E tra le persone che nella mia vita hanno contato, che mi hanno donato
qualcosa che sento prezioso come il respiro e lo sguardo, ci sono Primo Levi
ed Alexander Langer.
Sento che il mondo intero si squassa fin nelle piu' intime fibre ogni volta
che un essere umano perde la vita, e che un enigma grande a dolore infinito
si aggiunge ogni volta che un essere umano leva la mano su di se'.
Non giudico, ascolto; ed in me stesso sento uno strazio indicibile, un urlo
muto che viene dai precordi, dalla notte ancestrale della paura e della
solitudine che ognuno di noi reca nelle profondita' cupe e inesplorabili
della caverna del cuore.
Parce sepultos, sempre. Abbi pieta' dei defunti. Seppe dirlo una volta per
sempre John Donne.
*
Penso e dico e quasi grido da tempo (dalle violenze di Praga, mesi dopo vi
fu il diluvio di sangue di Genova) che il movimento delle persone di
volonta' buona che vogliono impegnarsi per la pace e la giustizia deve
uscire da una triplice subalternita': ai potenti, ai mass-media, alla
violenza.
Penso che una manifestazione che lascia dei morti sul terreno e' non solo un
orrore a posteriori, ma una decisione sciagurata a priori.
Credo che il movimento che vuole opporsi alla barbarie debba con sempre
maggior chiarezza persuadersi e persuadere che non vogliamo altri morti, che
vogliamo lottare perche' gli esseri umani vivano, e quindi vogliamo che le
stesse persone impegnate nel movimento vivano. Esporle alla morte e' gia'
crimine grande, e' gia' complicita' con un ordine del mondo disumano e
assassino.
Credo che solo se si fara' la scelta della nonviolenza si potra' veramente
lottare sia contro la violenza nell'acuzie dispiegata sia contro la violenza
cristallizzata e sovente travestita che chiamiamo ingiustizia. Solo la
scelta della nonviolenza puo' contrastare efficacemente e limpidamente lo
sfruttamento, l'inquinamento, l'oppressione e l'alienazione, il ferire e
l'uccidere, e quel crimine dei crimini che e' la guerra.
Solo la nonviolenza.
Ricordando e rispettando un motto che reca una grande saggezza e segna il
sentiero da percorrere, un motto del movimento delle donne (la piu' grande
esperienza storica della nonviolenza in cammino), un motto mutuato dal
bellissimo romanzo di Christa Wolf: "Tra uccidere e morire c'e' una terza
via: vivere".
4. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: DUE ANNI DOPO LE TORRI GEMELLE
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 settembre 2003. Ida Dominijanni (per
contatti: idomini@ilmanifesto.it), giornalista e saggista, e' una
prestigiosa intellettuale femminista]
Delle 2823 vittime dell'attentato alle Twin Towers di due anni fa non si
dovrebbe mai dimenticare che appartenevano a piu' di sessanta popoli e
etnie.
L'attacco al simbolo del potere americano nell'era globale, che servira' a
legittimare l'era del contrattacco americano "preventivo", fu in realta' un
attacco al sogno cosmopolita, alla globalizzazione dal basso incarnata da
quella mescolanza di lingue, colori e culture incenerita nelle Torri.
A distanza di due anni il problema sta sempre li': a un evento di portata
globale, provocato da un agente "virale", senza stato e senza confini come
Al Qaeda, l'amministrazione Bush ha risposto con una strategia nazionale e
nazionalista, mobilitando la patria e le armi per una guerra senza fine e
senza nemici certi o meglio con dei nemici supposti, truccata da crociata
per il Bene e la Liberta' e mossa, oltre che dalla brama di terre e di
petrolio, da un'incoercibile pulsione a ritrovare nell'onnipotenza
unilateralista l'identita' perduta nell'89 con la fine del bipolarismo.
Per la crociata Bush parti' accompagnato, nell'ora della tragedia, da una
solidarieta' internazionale e da un credito interno che in due anni e'
riuscito a sperperare con poche e inequivocabili mosse: il lancio di
quell'inaccettabile manifesto di filosofia politica che e' la National
security strategy; lo sfascio del diritto internazionale, con lo schiaffo
alle Nazioni Unite sull'Iraq; la demolizione dello stato di diritto, con le
gabbie e i tribunali speciali di Guantanamo nonche' con il Patriot act. Il
tutto in nome della salvezza dell'Occidente.
I cantori del presidente hanno scomodato Marte e Venere, Hobbes e Kant per
fornirgli ogni alibi possibile di fronte all'Atlantic divide, ovvero alla
frattura che su questa base si e' prodotta fra le due sponde dell'oceano; ma
la storia dell'Occidente, di cui il diritto internazionale e lo stato di
diritto non sono un incidente ma un approdo, non e' nelle mani di Bush, e
resiste alla sua sfigurazione.
Resiste anche la storia della democrazia americana, e probabilmente per
ragioni di piu' lunga durata della macabra conta dello stillicidio di marine
in Iraq o dei conti sull'economia che non riparte e sulla disoccupazione che
cresce. L'onda di patriottismo che inevitabilmente segui' gli attentati
dell'11 settembre, coprendo con la bandiera a stelle e strisce le
contraddizioni del territorio piu' multiculturale del pianeta, si va
lentamente ma inesorabilmente ritirando. Com'e' sempre accaduto nella storia
americana, quella stessa bandiera oggi viene sempre piu' spesso impugnata
con opposte intenzioni: contro la guerra infinita, contro la detenzione
indefinita, contro l'uso liberticida della liberta' non sono piu' soltanto
esigue minoranze a pronunciarsi, stando all'andamento dei sondaggi. Non e'
solo la buona, vecchia America dei diritti civili che torna a galla; e'
proprio il lutto dell'11 settembre che domanda un'altra forma di
elaborazione, e si ribella, per dirla con le efficaci parole di Jay
McInerney, alla "cricca di cowboy di Washington che si sono appropriati
della nostra tragedia".
*
Intanto, mentre gli storici si interrogano sulla portata piu' o meno
dirompente e piu' o meno discriminante dell'"evento" 11 settembre nel
passaggio dal '900 a quello che verra', sul campo della cronaca i suoi
effetti sono tutti dispiegati, e ci chiamano in causa senza scampo uno per
uno. La natura inedita e atroce del terrorismo suicida, genuino prodotto
della miscela di modernizzazione e fanatismo identitario di cui e'fatto il
mondo globale. Le seduzioni rassicuranti dei fondamentalismi, di marca
islamica come di marca cristiana, che a est e a ovest si sposano con il
potere secolare. Le lacerazioni interne all'Occidente, fra radici comuni e
modelli etici e normativi diversi. Le degenerazioni delle democrazie, tutte
attraversate, da quella americana a quella nostra, dalla stessa impotenza
arrogante della politica e dallo stesso scontro fra pretese del potere
esecutivo e esili garanzie del potere giudiziario.
Il senso di fragilita' che si e' irradiato dallo sky-line ferito di New York
a tutto il pianeta, e che da New York a tutto il pianeta non dipende solo
dal virus terrorista ma da altri virus e accidenti imponderabili,
dall'antrace alla Sars ai black out, nonche' dal crollo di alcune difese
immunitarie di cui era garante lo stato sociale.
Sono tutti capitoli di un libro che l'11 settembre ha squadernato, e che
nessuno puo' rifiutarsi di leggere.
L'effetto piu' dirompente di quella giornata e' che il mondo e' diventato
piu' piccolo, ci chiama all'ascolto di qualunque cosa succeda ovunque
succeda e alla compassione di ogni ferita ovunque si apra. E la coincidenza
oggi dell'anniversario di un doppio e opposto 11 settembre, quello cileno di
trenta e quello americano di due anni fa, puo' solo servire da monito,
contro ogni tentazione a leggere la storia come una macabra resa dei conti
dei misfatti del potere, a metterci ogni volta dalla parte di ogni vittima.
5. INIZIATIVE. IL 13 SETTEMBRE LA MARCIA DA AGLIANA A QUARRATA
[Nuovamente diffondiamo il seguente comunicato; per informazioni e adesioni:
Rete Radie' Resch di Quarrata (Pt): tel. 3395910178, e-mail:
a.vermigli@rrrquarrata.it, sito: www.rrrquarrata.it]
"I diritti degli altri". Decima marcia per la giustizia da Agliana a
Quarrata. Il 13 settembre 2003 con i protagonisti della societa' civile
italiana e internazionale.
Alex Zanotelli, Gino Strada, Gherardo Colombo, Gianni Mina', Gian Carlo
Caselli, Luigi Ciotti, Vandana Shiva, Beppe Grillo saranno i protagonisti
insieme ad altre migliaia di persone della decima edizione della marcia per
la giustizia tra Agliana e Quarrata che si terra' il 13 settembre con
partenza alle ore 18 in piazza Gramsci ad Agliana e arrivo - con relativi
interventi - alle ore 21 in piazza Risorgimento a Quarrata.
La marcia di quest'anno assume un rilievo particolare in quanto il 13
settembre sara' la giornata di mobilitazione dei movimenti e della societa'
civile internazionale (si veda al sito: www.campagnawto.org) per fermare
l'espansione non democratica del Wto a Cancun e per dare respiro alla
proposta di un nuovo sistema internazionale giusto, equo e sostenibile di
relazioni commerciali, economiche e finanziarie.
La marcia e' organizzata dalla Casa della solidarieta' - Rete Radie' Resch
di Quarrata aderente alla Rete Lilliput, Libera - associazioni nomi e numeri
contro la mafia -, Associazione italiana sostenitori "fame zero" Brasile,
con il patrocinio della Regione Toscana, Provincia di Pistoia, Comuni di
Quarrata, Agliana, Montale e Pistoia. Al termine ci saranno dei bus-navetta
che riporteranno i partecipanti ad Agliana.
Per informazioni e richiesta di interviste rivolgersi ad Antonio Vermigli
della Rete Radie' Resch di Quarrata (Pt): tel. 3395910178, e-mail:
a.vermigli@rrrquarrata.it, sito: www.rrrquarrata.it
6. INIZIATIVE. IL 13 SETTEMBRE ALLA ROMITA DI CESI PER UN ACCOSTAMENTO ALLA
NONVIOLENZA
Alla Romita di Cesi (Terni), nel convento fondato da S. Francesco nel 1213 e
restaurato da frate Bernardino in questi ultimi tredici anni, sabato 13
settembre si svolgera' un'intera giornata di meditazione e dialogo per la
pace e la dignita' umana, di accostamento alla nonviolenza, con la
partecipazione, tra le altre e gli altri, di padre Bernardino che ci
ospitera', e del responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
L'incontro comincera' alle ore 8,30 con una camminata nel bosco per
raggiungere la Romita. Per informazioni: tel. 3293358737 (Catiuscia),
e-mail: casapetrof@hotmail.com
7. INIZATIVE. CAMPAGNA "QUESTO MONDO NON E' IN VENDITA": 13 SETTEMBRE,
GIORNATA IN DIFESA DEI BENI COMUNI
[Riceviamo e diffondiamo; per informazioni e contatti: e-mail:
info@campagnawto.org, sito: www.campagnawto.org]
Il 13 settembre rappresenta la data simbolo per tutte le reti e i movimenti
internazionali per opporsi attraverso una mobilitazione delocalizzata e
globale alle direttive politiche ed economiche che, proprio in quei giorni,
verranno discusse a Cancun durante la conferenza interministeriale del Wto.
Per questo lanciamo un appello a tutte i cittadini e le cittadine
consapevoli, a tutti i collettivi e le associazioni per ritrovarsi assieme
per le strade in difesa dei beni comuni.
In tutte le citta' che vorranno unirsi alla mobilitazione chiediamo di
affiancare alle idee gia' in cantiere una serie di iniziative, richiamando
di fronte a luoghi simbolo della svendita dei beni comuni (ospedali, dighe,
acquedotti, scuole e quant'altro) centinaia di cittadini uniti tutti dalla
parola d'ordine "non in svendita".
Vi proponiamo di lanciare e diffondere un appuntamento per le 18 di sabato
13 settembre 2003 nei punti decisi citta' per citta', organizzando le piu'
disparate iniziative [che siano naturalmente rigorosamente nonviolente e
preparate nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente, evitando
nel modo piu' netto di esporre chicchessia a situazioni confuse,
imbarazzanti o peggio ancora pericolose - ndr -] in maniera tale da
coinvolgere il maggior numero di persone possibile entro un tempo ben
definito (dalle 18 alle 18,30).
Se pensate di organizzare qualcosa nella vostra citta', scrivete
all'indirizzo: info@campagnawto.org
Sara' inoltre allestita una pagina del sito www.campagnawto.org su cui
elencare tutte le iniziative.
8. INIZIATIVE. IL 14 SETTEMBRE A PALERMO IN RICORDO DI PADRE PINO PUGLISI
[Dagli amici dell'Associazione intercondominiale Brancaccio e della Rete
interculturale di solidarieta' "Ali per volare" di Palermo (per contatti:
rinomartinez1@tin.it) riceviamo e diffondiamo la notizia di questa
iniziativa. Giuseppe Puglisi, sacerdote cattolico, dal 1990 alla guida della
parrocchia di san Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, un quartiere
dominato dal potere mafioso; dal 1990 al 1993 un impegno sereno e
inflessibile per i diritti e la dignita', per aiutare chi ha bisogno e
promuovere la civile convivenza; la sera del 15 settembre 1993, mentre
rincasava, con un colpo di pistola alla tempia un killer mafioso lo uccide.
Opere su Giuseppe Puglisi: F. Anfossi, Puglisi. Un piccolo prete tra i
grandi boss, Edizioni Paoline, Milano 1994; F. Deliziosi, "3 P". Padre Pino
Puglisi. La vita e la pastorale del prete ucciso dalla mafia, Edizioni
Paoline, Milano 1994; Bianca Stancanelli, A testa alta. Don Giuseppe
Puglisi: storia di un eroe siciliano, Einaudi, Torino 2003; cfr. anche
Saverio Lodato, Dall'altare contro la mafia. Inchiesta sulle chiese di
frontiera, Rizzoli, Milano 1994; segnaliamo anche i contributi (molto
interessanti) pubblicati in "Una citta' per l'uomo", nel fascicolo 4/5
dell'ottobre 1994 e nel fascicolo 1/2 dell'aprile 1995]
Domenica 14 settembre alle ore 17 a Palermo, in via Biondo (angolo via
Azolino Hazon),a Brancaccio si terra' un'iniziativa di commemorazione nel
decimo anniversario della scomparsa di padre Pino Puglisi, assassinato dalla
mafia.
Interverranno: don Baldassare Meli che insieme a don Luigi Ciotti
concelebrera' la Santa Messa, Rita Borsellino, il regista Roberto Faenza,
Beppe Lumia, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Centaro,
suor Carolina Iavazzo, Gregorio Porcaro, Dario Falzone, i bambini del
"Piccolo coro di Santa Chiara" che canteranno insieme a Rino Martinez i
brani Preghiera, Cantiamo la pace, Goccia di sole...
9. DIRITTI. SVEVA HAERTTER: OBIETTORI DI COSCIENZA IN ISRAELE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 settembre 2003. Sveva Haertter,
fortemente impegnata per la pace, la giustizia e il dialogo, fa parte della
rete "Ebrei contro l'occupazione"]
Yinnon Hiller aveva chiesto di essere riconosciuto obiettore di coscienza
nel 1998, all'eta' di 16 anni. In due udienze davanti al "Conscience
Committee" era stato riconosciuto come pacifista, senza pero' ottenere la
possibilita' di svolgere servizio civile alternativo. Alcuni giorni fa,
Yinnon ha finalmente saputo di essere stato esentato dal servizio militare.
Questo sembrava equivalere ad un riconoscimento "de facto" dell'obiezione di
coscienza da parte dell'esercito ed il movimento pacifista "New Profile",
che ha sostenuto Yinnon e la sua famiglia, in un comunicato stampa aveva
auspicato che l'evento segnasse una svolta per i processi in corso e che
finalmente in Israele venisse riconosciuto tra i diritti umani quello
all'obiezione di coscienza.
Ma intanto l'ufficio di leva dell'esercito israeliano ha rifiutato la
richiesta inoltrata dalla corte marziale di far comparire nuovamente Yoni
Ben-Artzi davanti al "Conscience Committe". Richiesta che la corte aveva
motivato con le "nuove circostanze" emerse nel corso delle udienze, ovvero
l'evidente assenza di chiari criteri di valutazione per stabilire chi e'
pacifista e chi no. Altro motivo era dato dal fatto che da sei mesi nella
commissione e' presente un civile.
Dopo aver preso tempo per valutare la richiesta, l'Ufficio di leva ha
affermato che far comparire Yoni di nuovo davanti alla commissione per via
delle modifiche nella sua composizione, avrebbe costituito un precedente
negativo e reso possibile la richiesta di nuove audizioni anche ad altri
ragazzi le cui domande erano gia' state respinte.
Ulteriore motivo per il rifiuto e' che tra le "nuove circostanze" ci sarebbe
la presunta ammissione di Yoni, che durante la seconda guerra mondiale
sarebbe stato disposto ad indossare una divisa. Durante la prima fase del
processo, si era infatti accennato al fatto che in quel conflitto avevano
combattutto anche persone contrarie alla guerra. Yoni aveva fatto capire,
che viste le particolari circostanze, era comprensibile che alcuni avessero
deciso di superare la contraddizione tra il proprio essere pacifisti e la
necessita' di combattere contro i nazisti.
E' evidente la strumentalita' e l'arbitrarieta' della scelta dell'esercito
nel concedere servizi alternativi ad alcuni (prima che per Hiller, la stessa
decisione era stata presa in altri due casi), per dimostrare all'opinine
pubblica la propria "buona fede" nei confronti dei pacifisti, negando la
stessa possibilita' ad altri le cui vicende abbiano avuto maggiore
visibilita' e soprattutto un'impostazione piu' spiccatamente politica.
Alla luce dei fatti non risulta possibile individuare un diverso criterio
che spieghi questo accanimento nei confronti di Yoni, pacifista immaginario,
che in attesa di una nuova udienza davanti alla corte marziale rimane in
stato di detenzione in una base militare.
10. RIFLESSIONE. RICCARDO PETRELLA: LA PETROLIZZAZIONE DELL'ACQUA
[Dagli amici di "attackalat" (per contatti: attackalat@yahoo.it) riceviamo e
diffondiamo questo intervento di Riccardo Petrella ripreso dal sito del
Cipsi (www.cipsi.it). Riccardo Petrella, intellettuale di forte impegno
civile, docente universitario, e' uno dei punti di riferimenti a livello
internazionale delle iniziative contro la mercificazione dell'acqua e per il
riconoscimento e la difesa dell'accesso all'acqua come diritto umano per
tutti gli esseri umani]
I fautori della "petrolizzazione" dell'acqua hanno vinto al secondo Foro
mondiale dell'acqua tenutosi all'Aja dal 17 al 22 marzo scorso.
Malgrado l'opinione largamente diffusa fra i 4.600 partecipanti, favorevole
al riconoscimento dell'accesso all'acqua per tutti come un diritto umano e
sociale imprescrittibile, i rappresentanti governativi di piu' di 130 Stati
hanno adottato una Dichiarazione ministeriale nella quale non fanno alcun
riferimento al principio del "diritto umano" ma affermano che l'accesso
all'acqua per tutti deve essere solo considerato come un "bisogno vitale".
Inoltre, in coerenza con tale affermazione, hanno sostenuto che per
assicurare una gestione "efficace" dell'acqua in tutto il mondo questa deve
essere oramai considerata principalmente come un "bene economico" (e non
solo come un "bene sociale"), il cui valore deve essere determinato sulla
base del "giusto prezzo", fissato del mercato nell'ambito della libera
concorrenza internazionale, secondo il principio del recupero del costo
totale.
Mai, prima dell'Aja, la mercificazione dell'acqua e la via libera alla sua
privatizzazione avevano fatto l'oggetto di una legittimazione politica cosi
esplicita, chiara e mondiale.
Eppure, nel 1977, in occasione della prima grande conferenza delle Nazioni
Unite sull'acqua (a Mar del Plata in Argentina), i governi dell'epoca
avevano affermato che "tutti gli esseri umani hanno il diritto di accedere
all'acqua potabile". Cio' fu ribadito dalle Nazioni Uniti nel 1981 allorche'
lanciarono il "Decennio internazionale dell'acqua". Addirittura, gli Stati
membri dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanita') si dettero nel 1984
come "obiettivo 20" di una politica per la salute per tutti di fare in modo
che "nell'anno 2000, tutte le popolazioni dispongano di un
approvvigionamento soddisfacente d'acqua potabile".
La realta' e', in effetti, che le scelte politiche di societa' dei nostri
dirigenti, soprattutto a partire della meta' degli anni '80 - inizio anni
'90, non sono piu' quelle degli anni '60 e '70. Gia' alla conferenza
internazionale sull'acqua e l'ambiente di Dublino, nel 1992, la svolta
politico-ideologica e' evidente: secondo i ministri dell'epoca il quarto
principio fondamentale di una politica mondiale dell'acqua e' di considerare
l'acqua come un bene economico; e di precisare che il diritto ad un'acqua
salubre e ad una igiene adeguata implica la fissazione di un prezzo
"abbordabile".
All'Aja ha vinto l'alleanza-collusione tra le tre componenti sociali della
nuova "classe dirigente mondiale", emerse nel corso degli ultimi trent'anni.
La prima componente e' rappresentata dai dirigenti economici, finanziari e
tecnici delle 40.000 imprese multinazionali i cui interessi e le cui
strategie pesano enormemente sull'evoluzione del mondo. Questa componente
era massicciamente presente, ed influente, all'Aja attraverso la
Suez-Lyonnaise des Eaux, Vivendi, Biwater, Nestle', Nuon, ecc.
La seconda e' rappresentata dai dirigenti politici nazionali ed
internazionali, la grande maggioranza dei quali ha adottato non solo il
linguaggio ma anche i valori di cui sono portatori i paladini di una
societa' capitalista di mercato mondializzata, liberalizzata,
deregolamentata, privatizzata, competitiva. I ministri firmatari della
Dichiarazione dell'Aja non hanno fatto eccezione alla regola. Hanno firmato
senza gran discussione tra loro.
Ora, il testo della Dichiarazione e gli importanti rapporti "ufficiali"
distribuiti al Foro, sulla base dei quali la Dichiarazione e' stata
elaborata, furono redatti dai rappresentanti della terza componente, cioe'
dal gruppo di "tecnocrati mondiali" (scienziati, esperti, alti funzionari di
organizzazioni internazionali, esponenti del mondo dei media...) riuniti
precisamente in "Comitati", "Commissioni", "Panels", senza uno statuto
giuridico-politico chiaro, a cui pero' sono delegate, o che si arrogano, a
livello mondiale, "poteri" e funzioni d'associazione, d'animazione,
d'orientamento e di decisione "politica" determinanti. All'Aja e' stato il
caso del "Consiglio mondiale dell'acqua", del "Global water partnership",
della "Commissione mondiale dell'acqua per il XXI secolo", organismi
notoriamente creati o sostenuti dalla Banca Mondiale.
Da una decina d'anni, l'alleanza-collusione tra le tre componenti ha spinto
le nostre societa' a sacralizzare la logica del capitale merce e del
capitale finanziario.
Tutto diventa mercato ed e' ridotto a merce, compresa la vita e compreso il
diritto alla vita.
Affermare che l'accesso all'acqua non e' un diritto umano e sociale ma
piuttosto un bisogno vitale da soddisfare ad un prezzo "abbordabile" sul
mercato, significa negare il diritto alla vita a piu' di 1,6 miliardi di
persone che secondo l'Oms non hanno oggi accesso all'acqua potabile sana, e
negarlo altresi' ai piu' di tre miliardi che nel 2020 non avranno la
possibilita' di pagare nemmeno il prezzo "abbordabile".
Inoltre, lasciare al mercato ed al capitale privato la responsabilita' di
gestire l'accesso al "bisogno vitale", rappresenta da parte dei poteri
pubblici un atto di abbandono del loro ruolo di promotori e di garanti dei
diritti umani e sociali.
Significa anche dare via libera alle "guerre di conquista dell'acqua del
mondo".
La Dichiarazione dell'Aja costituisce un forte regresso sul piano dei
diritti umani e sociali. Simbolicamente da' la misura di cio' che e' capace
di fare la nuova classe dirigente mondiale. E' tempo d'organizzare su scala
mondiale la difesa, la riconquista e la promozione del diritto alla vita per
tutti. Questo sara' l'obbiettivo della "Campagna mondiale per il diritto
umano all'acqua" che sara' lanciata entro la fine dell'anno in Italia ed in
altri paesi dei cinque continenti dal Comitato per il contratto mondiale
dell'acqua.
11. RIFLESSIONE. LANFRANCO MENCARONI: POCHI O PUNTI
[Dal "Cos in rete" (www.cosinrete.it) di settembre 2003. Lanfranco
Mencaroni, amico e collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile
prosecutore dell'opera comune, animatore dell'Associazione nazionale amici
di Aldo Capitini (per contatti: capitini@tiscalinet.it) e curatore del sito
del "Cos in rete" (www.cosinrete.it) che mette a disposizione una
ricchissima messe di testi di e su Capitini, ed e' un fondamentale punto di
riferimento per amici e studiosi della nonviolenza]
"Che cosa e' la 'democrazia deliberativa'? Se ne parla in Italia in
occasione degli incontri che Reset promuove intorno ai sondaggi
"deliberativi" inventati da James Fishkin e del suo libro La nostra voce, ma
si tratta di vasto e variegato repertorio di argomenti di cultura politica
che va al di la' di quella invenzione e la cui attualita' sta crescendo".
Cosi' scriveva in "Repubblica" del 17 luglio 2003 Giancarlo Bosetti,
presentando il numero della rivista "Reset" dedicato a questi problemi.
Ne siamo contenti.
Chi ci conosce, sa che da anni battiamo su questo chiodo, che rappresenta il
nocciolo della teoria politica di Aldo Capitini.
I suoi COS (Centro di orientamento sociale) risalgono al 1944 e sono il
primo esempio in Italia di democrazia deliberativa, in senso anglosassone,
giacche' non fu mai concesso ad essi un potere decisionale.
Capitini lo auspicava, come essenziale strumento per superare le chiusure
burocratiche dei partiti, che allora erano in piena espansione e non lo
ascoltarono.
I problemi del potere, dei pochi che lo detengono, sono oggi risolti a colpi
di spot per impedire e non per accendere discussioni, ma e' bene che qualche
intellettuale fuori del coro tiri fuori il problema del potere degli altri,
che non lo hanno, e dei modi per esercitarlo.
Continuava Bosetti: "Per capirsi su quel che e', bisogna anzitutto mettere
in chiaro una questione linguistica: in inglese, to deliberate, ha un
significato diverso che deliberare in italiano, vuol dire esaminare
attraverso una discussione i pro e i contro di una scelta prima di decidere.
Il significato italiano mette invece l'accento sul dopo, sul decidere. E
questo fa una bella differenza. Chiarito questo, si puo' usare la bella
definizione che della democrazia deliberativa da' Anna Pintore, specialista
italiana della materia, insieme a Paolo Ceri, Alfio Mastropaolo, allo stesso
Fishkin, nell'ultimo numero di 'Reset': il contrario di quello che pensava
Jean Jacques Rousseau con la sua volonta' generale, la quale esigeva nella
versione piu' severa che ciascun cittadino ragionasse con la sua testa ma
anche che non entrasse in comunicazione con gli altri. I teorici della
deliberative democracy rovesciano questo assunto, trattando 'lo scambio
dialogico come la modalita' essenziale di formazione delle decisioni
pubbliche e il nocciolo del metodo democratico'. Il dialogo razionale tra
eguali e' alla base della concezione deliberativa della democrazia. Questa
affermazione potrebbe essere sottoscritta da una lunga lista di autori: John
Rawls, Joshua Cohen, Iris Marion Young, Amy Gutman, Bruce Ackerman. Tutti
americani, ma ci si potrebbe aggiungere, e forse in testa, il tedesco Jurgen
Habermas".
Mai che si ricordassero della primogenitura di un grande italiano come
Capitini.
"Ma la genealogia teorica ci porterebbe lontano fino alle origini attiche
della democrazia faccia a faccia. Ci basti sapere che si tratta di un
ventaglio eterogeneo di posizioni e che non si tratta di una novita'.
Dunque, si chiedera': perche' rispunta fuori ora? Risposta: perche' sono
sempre piu' gravi, urgenti, imponenti sull'agenda politica, dovunque, temi
che hanno una, o piu' di una, della tre seguenti caratteristiche. La prima:
sono difficili da capire e trattare sul piano tecnico, scientifico,
filosofico al punto da lasciare interdetto il personale politico e da
provocare imbarazzo nell'opinione pubblica. Esempi: proibire o regolare, e
come? l'uso di sementi ogm per il mais o il riso in Piemonte. La seconda
caratteristica: temi che provocano aspri contrasti di principio nella
comunita', dissensi e conflitti in apparenza non componibili. Esempio:
proibire o regolare, e come? la sperimentazione sugli embrioni umani. Terza
caratteristica: temi che destano allarme sociale e sono, o vengono percepiti
come se lo fossero, una minaccia a interessi diffusi. Esempio: qualunque
tipo di riforma delle pensioni.
Insieme a questi tre fattori evolutivi dei problemi, abbiamo attraversato un
altro gigantesco fenomeno: la trasformazione delle opinioni pubbliche, il
passaggio dall'era tipografica a quella della politica-videoclip:
l'accelerazione della comunicazione, il montaggio dei telegiornali con
battute di sette-dieci secondi dei politici, dei commentatori, degli
speaker. Nessun problema, in queste condizioni, puo' essere approfondito dal
pubblico. L'homo videns di Giovanni Sartori ha gia' rinunciato da un pezzo
ad avere una opinione competente su qualunque argomento. Figurarsi su temi
che hanno bisogno, solo per raccapezzarsi, di un seminario di un paio di
giorni, come gli ogm o la riforma del welfare europeo. Gli rimane soltanto
il tempo di dire: mi fido (o piu' spesso: non mi fido) di Raffarin, di
Berlusconi, di Schroeder o chi per loro. Viva o abbasso".
Don Milani e Capitini risolvevano il problema spendendosi in prima persona,
con la scuola serale, la scuola a tempo pieno, il giornale scuola, i centri
di orientamento sociale e religioso, a dare ai cittadini spazio, tempo e
informazioni per discutere su quelli e su molti altri problemi, sempre
presenti nella vita di tutti.
Cattolici e nonviolenti che seguano il loro esempio ne vediamo in giro pochi
o punti, come si dice a Firenze.
12. INIZIATIVE. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 12 OTTOBRE
La Tavola della pace, il Coordinamento nazionale degli enti locali per la
pace e i diritti umani, e tutto l'arcipelago pacifista italiano, stanno
preparando la quinta assemblea dell'Onu dei popoli che si terra' a Perugia
dal 9 al 12 ottobre 2003, e l'edizione di quest'anno della marcia
Perugia-Assisi, storico appuntamento del movimento per la pace e mirabile
creatura di Aldo Capitini, che si terra' il 12 ottobre 2003.
Per informazioni, adesioni, contatti: e-mail: mpace@krenet.it,
segreteria@perlapace.it, info@perlapace.it, info@entilocalipace.it, siti:
www.tavoladellapace.it, www.entilocalipace.it
13. INIZIATIVE. A TERMOLI LA MARCIA PER LA PACE DI FINE ANNO
[Dalla segreteria nazionale del movimento cattolico nonviolento Pax Christi
(per contatti: info@paxchristi.it) riceviamo e diffondiamo]
La marcia per la pace del 31 dicembre, appuntamento a cura di Pax Christi
Italia, Caritas italiana e l'Ufficio lavoro, pace, giustizia e salvaguardia
del creato della Conferenza episcopale italiana, si svolgera' quest'anno a
Termoli in segno di solidarieta' con le popolazioni colpite dal sisma del 31
ottobre 2002, a causa del quale morirono 28 bambini e una maestra della
scuola di San Giuliano di Puglia.
"Questa scelta - ha affermato mons. Tommaso Valentinetti, vescovo della
diocesi di Termoli-Larino e presidente di Pax Christi - e' segno
dell'attenzione e della solidarieta' di tutta la Chiesa italiana e ne siamo
molto lieti. La marcia sara' l'occasione per stringere legami ancora piu'
profondi con quanti, fin dai primi giorni dopo il terremoto, sono venuti ad
offrirci il proprio aiuto e che riconosciamo fratelli nel comune cammino per
la pace".
La marcia e' dedicata al tema scelto da Giovanni Paolo II per la giornata
mondiale della pace 2004: "Il diritto internazionale via alla pace".
Sara' preceduta nei giorni dal 29 al 31 dicembre, dal convegno di Pax
Christi Italia incentrato sui temi della pace come relazione tra le persone
e come relazione con il creato.
Per mons. Valentinetti, la marcia sara', anche "un'occasione per far
conoscere il territorio molisano con i valori che lo contraddistinguono da
sempre: l'attaccamento alle origini con la voglia di rimanere e ricostruire,
il senso della famiglia, la disponibilita' all'accoglienza e all'incontro".
La prima marcia di capodanno si svolse il 31 dicembre 1968 a Sotto il Monte
(Bergamo) con il titolo "La pace non e' americana, come non e' russa, romana
o cinese; la pace vera e' Cristo" (padre Davide Turoldo). Le marce vennero
dedicate al tema della giornata mondiale della pace istituita da Paolo VI,
il primo giorno dell'anno, fin dal 1968. Cosi' i temi scelti ogni anno dal
papa possono considerarsi altrettanti capitoli di un trattato sistematico
sulla pace e le riflessioni di Pax Christi, proposte durante la marcia di
Capodanno - sempre molto affollata, soprattutto di giovani -, altrettante
applicazioni alle situazioni concrete emergenti nel contesto italiano e
internazionale.
14. ESPERIENZE. UN'ASSOCIAZIONE PER PROMUOVERE LA LEGALITA'
[Ringraziamo Valentina Dolara (per contatti: vdolara@hotmail.com) per averci
messo a disposizione questa scheda su Apple, associazione per promuovere la
legalita' (per contatti: e-mail: apple@comune.fi.it, sito:
http://associazioni.comune.firenze.it/apple)]
"Apple", associazione per promuovere la legalita', e' stata formalmente
costituita nel 1999 e si occupa specificamente di promuovere la cultura
della legalita' democratica e la cittadinanza attiva.
L'approccio educativo adottato rovescia la tradizionale impostazione
docente-discente per valorizzare le diverse modalita' ed esigenze di
apprendimento degli studenti e per permettere una funzionale
contestualizzazione dei temi trattati ed il loro approfondimento all'interno
di ambiti disciplinari differenziati.
Cio' deriva dalla scelta di stimolare una riflessione personale sui temi
indicati quale unica base efficace per la successiva adesione convinta e
partecipazione critica alla vita sociale.
La metodologia adottata si fonda sulla convinzione della necessita' di
promuovere la conquista dell'autonomia, del pensiero critico e del senso del
bene comune per poter essere protagonisti della democrazia.
Viene pertanto privilegiato l'obiettivo di pervenire ad un campo semantico
condiviso in materia di partecipazione alla vita democratica e alla
legalita', alla consapevolezza della inscindibile connessione tra diritti e
doveri.
"Apple" aderisce a "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie".
*
Le attivita'
Si esplicano principalmente attraverso la progettazione e realizzazione di
percorsi didattici per le scuole, l'organizzazione di corsi di aggiornamento
e formazione per docenti e formatori, la consulenza alla stesura di progetti
sui temi della cittadinanza attiva e l'educazione alla legalita'
democratica, la promozione e realizzazione di indagini sociologiche, la
produzione di materiale multimediale e pubblicazioni
"Apple" si impegna a promuovere iniziative culturali di riflessione sui temi
della cultura della legalita' democratica, di approfondimento delle linee
didattico-pedagogiche adottate nei propri corsi ed a partecipare agli eventi
e discussioni in materia organizzate da enti e associazioni che lavorano su
temi analoghi a livello regionale e nazionale.
*
Strumenti
La metodologia adottata si fonda sulla convinzione della necessita' di
promuovere la conquista dell'autonomia, del pensiero critico e del senso del
bene comune per poter essere protagonisti della democrazia.
Riteniamo che soltanto attraverso l'assunzione di responsabilita' e la
partecipazione alle scelte della comunita', al superamento della concezione
della legalita' in termini meramente formalistico-procedurali sia possibile
percepire le regole come vantaggi condivisi e non come obblighi imposti.
Nella realizzazione dei percorsi, infatti, vengono offerti in modo
progressivo spazi e occasioni di partecipazione agli studenti, viene
stimolata la loro responsabilita' di individui, in grado di progettare e
dare forma alle loro idee, alla propria identita' umana, sociale,
professionale, al loro essere cittadini.
Soltanto sulla base di queste premesse, secondo la nostra opinione, e' poi
possibile efficacemente trasmettere i contenuti specifici.
*
Il metodo
Si basa sul coinvolgimento attivo e quindi sull'utilizzo di tecniche quali:
la discussione guidata, il brainstorming, i giochi di ruolo, i lavori di
gruppo.
Utilizziamo attivita' di conoscenza, attivita' di socializzazione; giochi di
simulazione e di ruolo; attivita' di analisi e di discussione; attivita' di
sintesi e propositive; giochi di valutazione.
*
Per contatti: Apple, Associazione Per Promuovere la LEgalita', viale Gramsci
64, 50132 Firenze, tel. 055666887, fax: 0558843112978, e-mail:
apple@comune.fi.it, sito: http://associazioni.comune.firenze.it/apple
15. RILETTURE. EPICURO: OPERE
Epicuro, Opere, Utet Torino 1974, 1983, Tea, Milano, 1993, pp. 648, lire
26.000. A cura di Margherita Isnardi Parente, una classica edizione di
Epicuro in traduzione italiana (manca purtroppo il testo greco a fronte).
16. RILETTURE. STOICI ANTICHI: TUTTI I FRAMMENTI
Stoici antichi, Tutti i frammenti, Rusconi, Milano 1998, pp. XIV + 1.666,
lire 85.000. Tutti i frammenti delgi stoici antichi secondo la canonica
edizione di Hans von Arnim, a cura (eccellente cura) di Roberto Radice, con
testo greco a fronte. Ottimo volume.
17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 671 del 12 settembre 2003