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"Bush ci ha ingannato sulla guerra", parola del New York Times
- Subject: "Bush ci ha ingannato sulla guerra", parola del New York Times
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Fri, 06 Jun 2003 12:35:42 +0200
Gli inganni di Bush sulle armi in Iraq
PAUL KRUGMAN
IL MISTERO delle armi di distruzione di massa non trovate in Iraq è ora
molto meno misterioso. Rivelazioni recenti, apparse su importanti
quotidiani inglesi e sui principali settimanali politici americani, basate
su indiscrezioni di adirati funzionari dell'intelligence, confermano quanto
altre fonti hanno rivelato al mio collega Nicholas Kristof.
L'amministrazione Bush avrebbe “grossolanamente manipolato" i dati forniti
dall'intelligence sulle armi di distruzione di massa.
Chiunque parli di un "fallimento dell'intelligence" è fuori strada. Il
problema non sta nei professionisti dei servizi d'intelligence, ma
nell'amministrazione Bush e in quella Blair. Volevano una guerra e hanno
dunque sollecitato rapporti che corroborassero le loro posizioni, scartando
gli elementi che le contrastavano.
I media giornalistici, in Gran Bretagna, non si sono tirati indietro nel
trarre le ovvie conclusioni e non si sentono offesi soltanto gli oppositori
alla guerra. Il Times di Londra è stato dichiaratamente a favore della
guerra, ma ha pubblicato, intitolandole "Un altro .giorno di menzogne", le
sue considerazioni, tracciando dei parallelismi tra la campagna a favore
della guerra e altre affermazioni dubbie del governo: "Si ritiene che il
governo abbia fabbricato la minaccia derivante dalle armi di Saddam così
come fabbrica argomenti per ogni altra questione".
Negli Stati Uniti, tuttavia, pochi hanno utilizzato questo argomento, anche
se "fabbricare" è un termine troppo gentile per ciò che fa
l'amministrazione Bush di continuo.
LA TESI che l'opinione pubblica sia stata manipolata affinché sostenesse la
in Iraq acquista attendibilità dal fatto che questo modo distorto di
presentare le questioni e l'inganno sono procedura standard di questa
amministrazione, la quale - in misura mai vista in precedenza nella storia
degli Stati Uniti - distorce sistematicamente e sfacciatamente i fatti.
Sto esagerando? George Bush ha lasciato di stucco i giornalisti dichiarando
che avevamo "trovato le armi di distruzione di massa". Al contempo, il
Comitato Nazionale Repubblicano ha dichiarato che gli ultimi provvedimenti
per la riduzione delle tasse beneficiano "chiunque paghi le
tasse". Complessivamente, sono 50 milioni negli Stati Uniti le famiglie -
e tra queste la maggioranza include persone di più di 65 anni - che non
ricevono niente; altri venti milioni riceveranno meno di 100 dollari a
testa. E la grande maggioranza di quelli esclusi paga le tasse.
Questo sfacciato e fuorviante modo di presentare benefici fiscali a favore
delle élite, che poco o niente offrono alla maggioranza degli americani, è
soltanto l'ultimo episodio di una lunga serie di clamorose dichiarazioni
ingannevoli. Fuorviare i cittadini è stata una strategia non episodica del
gabinetto Bush, e tocca materie che vanno dalla politica fiscale alla
riforma della previdenza sociale, all'energia, all'ambiente. Dunque,
perché dovremmo concedere a quest'amministrazione il beneficio del dubbio
sulla politica estera?
Il tempo perché l'amministrazione in carica risponda delle proprie azioni e
misure è scaduto abbondantemente. Ogni qualvolta l'amministrazione salta
fuori con un'altra grande falsità, i suoi sostenitori - che includono un
vasto segmento dei media - insistono a sostenere che ciò che è nero è
bianco e che su è giù. I media "liberal", nel frattempo, si limitano a
riferire che taluni sostengono che nero è bianco e che su è giù. E alcuni
uomini politici democratici forniscono all'amministrazione una preziosa
copertura giustificando e minimizzando l'entità dell'inganno.
Ma ci troviamo veramente nei guai, se questo mancato rendere conto delle
proprie azioni si estende alle questioni della guerra e della pace. I
britannici sembrano esserne consapevoli: Max Hastings - esperto
corrispondente di guerra che ha sostenuto la partecipazione britannica a
questa campagna scrive che "il primo ministro ha impegnato le truppe
britanniche e sacrificato la vita di cittadini britannici sulla base di
falsità, e ciò offende".
L'argomento che Saddam fosse un tiranno e un assassino non fornisce una
risposta soddisfacente. Potrei ribattere che molti dei neoconservatori che
formano il governo che ha promosso questa guerra, sono stati indifferenti,
quando non peggio, agli assassinii di massa da parte degli squadroni della
morte nell'America Centrale negli anni ottanta. Ma ciò che qui importa è
che non si tratta di Saddam: si tratta di noi. All'opinione pubblica è
stato detto che Saddam rappresentava una minaccia immediata. Se questo
argomento era artificioso, allora il modo in cui questa guerra è stata
fatta passare è forse il peggiore scandalo nella storia politica degli
Stati Uniti - peggio del Watergate, peggio di quello degli
Iran-contras. Difatti, l'idea che possiamo essere stati persuasi a
iniziare una guerra con l'inganno crea un tale imbarazzo tra molti
commentatori che essi rifiutano di ammettere questa possibilità.
Ma ecco l'idea che dovrebbe veramente turbare questi commentatori.
Supponiamo che questa amministrazione ci abbia persuaso della necessità di
questa guerra ricorrendo alla mistificazione. E supponiamo che non sia
chiamata a rendere conto di ciò, al fine di permettere l'anno prossimo a
Bush di battersi in quelle che Hastings chiama "elezioni color cachi". Se
questo sarà il caso, il nostro sistema politico sarà divenuto totalmente, e
forse irrevocabilmente, corrotto.
(traduzione di Guiomar Parada)
copyright The New York Times, 2003
Articolo pubblicato su Repubblica del 6 giugno 2003