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Iarq: non imporre il rientro obbligatorio ai richiedenti asilo,chiede Amnesty International



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Iraq: non imporre il rientro obbligatorio ai richiedenti asilo, chiede
Amnesty International




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Ufficio Stampa
Amnesty International
Tel. 06 44.90.224
cell. 348-6974361
e-mail: press@amnesty.it











COMUNICATO STAMPA
CS82-2003

IRAQ: NON IMPORRE IL RIENTRO OBBLIGATORIO AI RICHIEDENTI ASILO, CHIEDE
AMNESTY INTERNATIONAL

Amnesty International si è rivolta oggi ai paesi europei che stanno
esaminando la possibilità di rimpatriare in Iraq i cittadini iracheni le
cui domande di asilo sono state respinte, chiedendo di non porre queste
persone in una situazione che è lontana dall'essersi stabilizzata.
"Potranno volerci mesi, se non anni, prima che la situazione in Iraq
diventi sufficientemente stabile e sicura da consentire il rientro in
sicurezza e dignità dei rifugiati, in un contesto di rispetto dei diritti
umani". L'appello di Amnesty giunge a seguito di una recente riunione tra i
ministri degli Interni di Francia, Germania e Regno Unito e l'Alto
Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), convocata per verificare la
possibilità di far rientrare in Iraq migliaia di richiedenti asilo e
rifugiati iracheni.

"I governi europei devono rendersi conto che non c'è una soluzione rapida
per questa situazione di sfollamento di massa e devono aver ben presenti le
violazioni dei diritti umani che hanno ancora luogo nel paese, l'assenza
della legalità e la palpabile mancanza di protezione per i civili" - ha
aggiunto Amnesty. Oltretutto, un rientro non coordinato potrebbe minacciare
gli sforzi in atto per la ricostruzione del paese. La delegazione di
Amnesty International presente in Iraq ha potuto constatare direttamente
come la situazione della legge e dell'ordine non sia stabilizzata.

Amnesty International ha inoltre sottolineato come, a diciotto mesi
dall'Accordo di Bonn che ha dato vita al governo ad interim in Afghanistan,
l'Unhcr non abbia ancora iniziato a promuovere il ritorno volontario dei
rifugiati afgani e come, a quattro anni dalla fine dell'intervento militare
della Nato in Kossovo, gli appartenenti alle minoranze etniche non possano
ancora fare ritorno alle proprie terre.

"L'occupazione angloamericana di per sé non garantisce un ritorno sicuro,
degno e volontario di tutte le persone che hanno abbandonato le proprie
case" - ha dichiarato Amnesty International. "I paesi ospitanti devono
garantire che gli iracheni non torneranno in circostanze che potrebbero
renderli profughi interni o peggio costringerli a una nuova fuga dal paese".

La risoluzione 1483 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 22 maggio parla
di un rimpatrio sicuro, ordinato e volontario dei profughi iracheni. Il
rappresentante speciale per l'Iraq del Segretario generale delle Nazioni
Unite, Sergio Vieira de Mello, ha recentemente ribadito l'importanza di
consentire la stabilizzazione di tutto l'Iraq prima di qualsiasi ritorno e
ha chiesto ai governi che ospitano i rifugiati e i richiedenti asilo
iracheni di esercitare pazienza.

"Francia, Germania e Regno Unito devono contribuire agli sforzi per
assicurare stabilità e sicurezza in Iraq e questo vale anche per tutti gli
Stati membri delle Nazioni Unite. Ogni programma che spinga verso un
rientro prematuro rischia di vanificare questi obiettivi" - ha concluso
Amnesty International.

Ulteriori informazioni
Il 30 maggio l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Ruud
Lubbers, ha incontrato a Ginevra i ministri degli Interni di Francia,
Germania e Regno Unito. Il britannico Blunkett ha ammonito che il rientro
obbligatorio potrà essere deciso entro l'anno in corso se altri incentivi
al ritorno non si mostreranno efficaci. Lubbers ha replicato che l'Unhcr
avrebbe fatto una valutazione sull'opportunità di una misura del genere
entro tre o quattro settimane. Un'altra riunione è prevista per la fine di
giugno. L'Iraq è uno dei paesi di origine del maggior numero di rifugiati
al mondo. Si calcola che quasi due milioni di iracheni vivano in esilio e
che un altro milione di persone si trovi sfollato all'interno del paese,
presso le zone di confine. Solo nel 2002, oltre 50.000 cittadini iracheni
hanno chiesto asilo politico nei paesi industrializzati.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 4 giugno 2003

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International - Ufficio stampa, 06 4490224, 348 6974361, e-mail:
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