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Gianluca Arrigoni vs Reporters Sans Frontieres
- Subject: Gianluca Arrigoni vs Reporters Sans Frontieres
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Fri, 09 May 2003 17:36:50 +0200
[NOTA: Questa raccolta di testi integra e completa un articolo pubblicato
dal sito "Il Barbiere della Sera" e riportato su peacelink.it all'indirizzo
http://lists.peacelink.it/news/msg04243.html ]
SOMMARIO
1) Articolo di Gianluca Arrigoni sulla classifica della liberta' di stampa
di RSF: Il direttore di Rsf e' al di sopra di ogni sospetto?
2) Replica di RSF
3) Controreplica di Arrigoni
Professione reporter?
Liberta' di stampa? Secondo il sancta sanctorum del giornalismo senza
frontiere, Italia e Usa stanno peggio delle repubbliche delle banane.
Visita (ad ostacoli) alla sede di Reporters sans frontie'res
Parigi. Reporters sans frontie'res (Rsf), un’organizzazione internazionale
per la difesa della liberta' di informazione, ha recentemente pubblicato la
prima "Classifica mondiale della liberta' di stampa".
L’Italia e' al 40° posto dietro paesi come il Benin (21°), l’Ungheria (24°)
o la Namibia (31°). Non consola sapere che per le violazioni della liberta'
di stampa, come scrivono i redattori di Rsf, «gli Stati Uniti sono
classificati un gradino piu' in basso rispetto al Costa Rica». Italia (40°
con 11 punti) e Stati Uniti (17° con 4,75 punti) sono dunque, per Rsf, le
pecore nere delle democrazie occidentali.
I magistrati italiani agli ordini del governo
Nel testo che commenta i risultati della classifica Rsf descrive un’Italia
nella quale «il pluralismo dell’informazione e' seriamente minacciato. Il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi moltiplica le pressioni sulla
televisione pubblica, mettendo i suoi uomini di fiducia nei posti chiave
dei media di Stato». Rsf condanna anche le «numerose perquisizioni,
convocazioni giudiziarie e sequestro di materiale» subite da alcuni
giornalisti nel corso di inchieste della magistratura. Senza dimenticare il
caso di Stefano Surace, l’ex giornalista che si e' fatto qualche mese di
prigione per reati a mezzo stampa commessi vent’anni fa ed uscito di
prigione grazie alla forte mobilitazione di giornalisti e uomini politici,
di destra come di sinistra. Apriamo una parentesi e approfittiamo
dell’occasione per chiedere: cosa aspetta il governo a mettere un termine a
questa legislazione, indegna di un paese civile, che prevede il carcere per
il reato di diffamazione? Chiusa la parentesi.
Quindi, a parte l’episodio Surace, il 40° posto dell’Italia sarebbe dovuto
alla posizione particolare del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e
all’operato della magistratura che, curiosamente, Rsf lascia intendere
essere al servizio del governo non sapendo, o facendo finta di non sapere,
che in Italia, a differenza della Francia, la magistratura gode di una
quasi totale indipendenza dal potere politico.
Una metodologia "scientifica"
Ma qual e' la metodologia utilizzata per compilare la classifica e, in
particolare, a cosa corrispondono gli 11 punti dell’Italia?
Nella nota metodologica Rsf spiega che un questionario con 50 domande e'
stato fornito «a giornalisti locali o che risiedono nel paese, a dei
ricercatori, giuristi o specialisti di una regione» e a dei ricercatori
della stessa Rsf. La nota spiega anche quali siano le violazioni alla
liberta' di stampa prese in considerazione come, tra l’altro, le azioni
«dirette contro i giornalisti (uccisioni, incarcerazioni, aggressioni,
minacce, etc), o contro i media (operazioni di censura, sequestri di
materiale, perquisizioni, pressioni, etc)», le violenze di «milizie
armate», di «organizzazioni clandestine» e di «gruppi di pressione».
Quest’ultimo punto e' importante e vedremo in seguito perche'. Rimane da
scoprire quali siano i fatti concreti rimproverati all’Italia.
Visita alla sede di Rsf
I dati necessari alla verifica della classifica di Rsf non essendo
disponibili nel Rapporto 2002 sull’Italia (come non sono disponibili sul
sito internet di Rsf, www.rsf.org), proviamo a richiederli via email a Rsf.
Non ricevendo nessuna risposta ci rechiamo direttamente alla sede
dell’organizzazione, al n.5 di rue Geoffroy-Marie, sesto piano, dove ci
viene fornito il questionario con i relativi criteri di ponderazione.
Scopriamo cosi', per esempio, che un giornalista scomparso vale un punto e
due punti il monopolio dello Stato sull’acquisto della carta, ma niente che
dia una risposta alla nostra domanda: cosa e' successo in Italia per
meritarci 11 punti? Facciamo notare come i documenti che ci sono stati
forniti non ci permettono di verificare la correttezza della classifica. La
responsabile di Rsf per l’Europa, Soria Blatmann, ci consiglia di rileggere
piu' attentamente il rapporto 2002 sull’Italia. Seguendo il consiglio lo
abbiamo riletto, ma non riusciamo a capire quanti punti possa valere, per
esempio, l’episodio citato nel paragrafo "Pressioni e ostacoli" - alla
liberta' di stampa naturalmente - nel quale si spiega che il ministro delle
Comunicazioni Maurizio Gasparri ha opposto il suo veto alla vendita della
filiale Rai che gestisce la rete di ripetitori della televisione pubblica,
RaiWay, al gruppo americano Crown Castle. Il veto di Gasparri sarebbe
dovuto, secondo Rsf, al desiderio di «proteggere dalla concorrenza il
gruppo televisivo privato Mediaset, controllato dalla holding Fininvest di
Silvio Berlusconi». Sara' una coincidenza, ma e' lo stesso argomento
utilizzato dall’allora presidente del Cda Rai, Roberto Zaccaria, che sul
veto alla vendita di RaiWay aveva fatto ricorso al Tar del Lazio, e aveva
perso. Per il truce Gasparri quanti punti? Uno? Due? Di piu'?
Il direttore di Rsf e' al di sopra di ogni sospetto?
Cominciamo a pensare che la mancanza di trasparenza di Rsf sia volontaria.
Per avere le informazioni che ci mancano ricontattiamo Soria Blatmann, che
si era detta disponibile ad un'eventuale intervista telefonica, ma la
responsabile per l’Europa di Rsf preferisce non rispondere alle nostre
domande e ci fa parlare con Robert Me'nard, il segretario generale e
fondatore di Rsf. A Me'nard ribadiamo che i documenti forniti da Rsf non ci
permettono di verificare la correttezza della classifica. «Le abbiamo dato
quello che abbiamo dato agli altri, cioe' la classifica, la metodologia e
le ponderazioni»,
dice il capo di Rsf.
«Abbiamo proceduto con il maggior rigore possibile. Quando abbiamo trovato
una disparita' troppo grande tra gli esperti - ma non e' stato il caso per
l’Italia - abbiamo cercato di verificare, di capirne le ragioni». Insomma,
niente da fare, non avremo accesso ai documenti necessari per verificare la
correttezza della classifica. Ma Me'nard ci ha detto una cosa interessante;
che non c'e' disparita' nei risultati dei questionari trasmessi a Rsf dagli
anonimi esperti italiani che, evidentemente, sono unanimi nel denunciare il
pericolo Berlusconi.
L’omerta' di Rsf sulla Francia
Nella "classifica mondiale sulla liberta' di stampa" Rsf attribuisce alla
Francia un onorevole 11° posto con 3,25 punti. Al contrario di quanto
succede per l’affermata ma indimostrata brutalita' del regime
berlusconiano, nel Rapporto 2002 sulla Francia non c’e' traccia di un grave
episodio lesivo della liberta' di stampa. Riassumiamo: alla fine di
febbraio del 2002 e per alcune settimane, due sindacati filo comunisti - la
Cgt-Filpac a Marsiglia e il Syndicat du Livre-Cgt a Parigi - hanno impedito
con la forza (arrivando anche a malmenare uno strillone) la distribuzione
di due quotidiani gratuiti, Metro e 20 Minutes. Chiediamo a Me'nard come
mai di questo grave episodio di violazione della liberta' di stampa non ci
sia traccia nel Rapporto 2002 sulla Francia ne', non potendo verificarlo,
nella classifica. Risposta: «abbiamo considerato che non rientrava nel
quadro delle violazioni della liberta' di stampa che vengono prese in
considerazione nei nostri Rapporti». Peccato che nella nota metodologica
illustrata brevemente in precedenza sia scritto, nero su bianco, che le
violenze subi'te ad opera di «gruppi di pressione», com’e' il caso
nell'episodio descritto, sono considerate come violazioni alla liberta' di
stampa.
Chi paga "indirettamente" i Rapporti di Rsf?
Domanda: e' possibile che il silenzio di Rsf sui casi Metro e 20 Minutes
derivi dal fatto che, mentre a Marsiglia veniva impedita con la forza la
distribuzione di Metro, nella stessa citta' e negli stessi giorni veniva
distribuito senza difficolta' il quotidiano gratuito Marseilleplus, edito
dal quotidiano regionale La Provence, del gruppo Hachette Filipacchi
Me'dias, gruppo che, in Francia, ha il quasi monopolio della distribuzione
attraverso le Nouvelles Messageries de la Presse Parisienne (Nmpp) della
quale Hachette detiene il 49% e, da statuto, il Direttore generale? Domanda
sussidiaria: e' possibile che Rsf abbia avuto qualche interesse a sorvolare
su quest’episodio di brutale violazione della liberta' di stampa in Francia
perche', per pura coincidenza, tra i "donatori" che «sostengono Reporters
sans frontie'res in modo puntuale da diversi anni» garantendone
"l’indipendenza", come viene ben spiegato in una pagina del sito internet
di Rsf, troviamo la Fondation Hachette e le Nouvelles Messageries de la
Presse parisienne?
Il rapporto Rsf 2003 sull'Italia si preannuncia "pesante" per Berlusconi
Non possiamo dire un granche' sui bilanci di Rsf - per esempio a quanto
ammonta il finanziamento della Commissione europea, quello della Fondazione
Hachette, o quello delle Nmpp - perche', dopo aver dato la sua
disponibilita' a fornirci quanto avevamo chiesto, l’amministrazione di Rsf
ci ha ripensato, Robert Me'nard avendo dato il contrordine preferendo farci
avere dei bilanci generici senza i nomi dei "donatori" ne' le cifre
corrispondenti. Comunque, se qualche giornalista italiano volesse colmare
le lacune dei solerti esperti di Rsf, per esempio sui problemi tra i
giornalisti ed il sistema giudiziario, cosi' presenti nel rapporto di Rsf
sulla Francia, si diano una mossa, perche' il Rapporto 2003 sull’Italia,
che verra' pubblicato il 3 maggio - giornata internazionale della stampa -
e che Soria Blatmann ci preannuncia come "pesante" per Silvio Berlusconi,
verra' chiuso a fine dicembre.
di Arrigoni Gianluca
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inviato da rsf lunedi' 10 febbraio 2003 15:48
Liberta' di stampa - 7 febbraio 2003
Segretariato internazionale
Bureau Europe
5, rue Geoffroy-Marie
75009 Paris - France
Tel : 33 1 44 83 84 84
Fax : 33 1 45 23 11 51
e-mail : asia2@rsf.org, asie2@rsf.org
Web : www.rsf.org
www.press-freedom.org
Reporters sans frontie'res-Italia
c/o Circolo della Stampa
corso Venezia, 16 (Palazzo Serbelloni)
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Tel : (39) 02/76 02 27 12- (2671)
Cell: (39) 328/41 89 510
Fax : (39) 02/76 00 90 34
E-mail :
senzafrontiera@circolostampamilano.it
Diritto di replica - Parigi, 7 febbraio 2002
Alla gentile attenzione del Direttore Responsabile del settimanale "Tempi"
Reporters sans frontie'res sollecita un doveroso diritto di replica in
risposta alla evidente malafede e alla moltitudine di informazioni false e
calunniose contenute nell’articolo di Gianluca Arrigoni, dal titolo
"Professione Reporter?", pubblicato dal settimanale "Tempi" in data 19
dicembre 2002.
Vi siamo infatti molto riconoscenti per la pubblicazione della risposta
della nostra organizzazione all’articolo sopra citato sia sul settimanale
da Lei diretto, sia sul vostro sito Internet.
Con l’occasione, porgo i miei piu' distinti saluti.
Robert Me'nard
Segretario generale
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Liberta' di stampa - 7 febbraio 2003
Segretariato internazionale
Bureau Europe
5, rue Geoffroy-Marie
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Web : www.rsf.org
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Diritto di replica
Reporters sans frontie'res risponde alle accuse di "doppiopesismo" mosse
dal settimanale "Tempi", l’allegato gratuito abbinato a "Il Giornale" del
giovedi', che in un articolo firmato da Gianluca Arrigoni, pubblicato il 19
dicembre scorso, reagiva rabbiosamente alla "Classifica mondiale della
liberta' di stampa nel 2002" redatta dall’organizzazione per la liberta' di
stampa, che collocava l’Italia al 40° posto. Questa lettera vuole essere
quindi il diritto di replica al servizio pubblicato da "Tempi" e ripreso
dal sito "Il Barbiere della Sera" in data 7 gennaio 2003, con un articolo
firmato da "Shampoo".
Reporters sans frontie'res e' un’organizzazione non governativa che dal
1985 difende la liberta' di stampa nel mondo, con una costante attenzione
di imparzialita' e di trasparenza. L’organizzazione difende quotidianamente
il diritto dei giornalisti di ogni parte del mondo a esprimersi in tutta
liberta'. Puo' dunque sembrare contraddittorio che sollecitiamo oggi un
diritto di replica all’articolo di Gianluca Arrigoni dal titolo
"Professione reporter?", pubblicato da "Tempi", l’allegato gratuito
abbinato a "Il Giornale" ogni giovedi', il 19 dicembre scorso. Ma questo
modo di procedere, che rappresenta una assoluta eccezione per Reporters
sans frontie'res, e' la risposta a una situazione altrettanto
straordinaria. I nostri metodi di azione e il nostro ruolo di cane da
guardia della liberta' di stampa e del diritto di essere informati,
conformemente all’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti
umani, raccolgono raramente l’approvazione degli Stati liberticidi che noi
mettiamo sotto accusa: per contro, e' molto raro che i giornalisti possano
arrivare a dare prova della stessa malafede e della stessa volonta' di
denigrazione nei confronti della nostra organizzazione. Questo diritto di
replica quindi non vuole essere quindi solo un’autodifesa in risposta a
delle accuse gravi e infondate, ma intende soprattutto difendere una certa
idea di giornalismo investigativo, per la quale noi ci battiamo da molti anni.
Ma torniamo a questo caso esemplare. L’accusa: Reporters sans frontie'res
sarebbe alla merce' dei suoi "finanziatori", una nebulosa mafiosa che
impone una sorta di "omerta'" sulle violazioni della liberta' di stampa in
Francia...La prova: l’organizzazione per la difesa della liberta' di stampa
non ha protestato quando, nel 2002, si sono verificati in Francia alcuni
episodi di violenza legati alla distribuzione dei quotidiani gratuiti Metro
e Vingt Minutes. La tesi conclusiva: Reporters sans frontie'res ha
preferito tacere su questi episodi per proteggere i suoi donatori, la
fondazione Hachette e le Nouvelles Messaggeries de la Presse Parisienne (Nmpp).
Il problema e' che il punto di partenza di questa fine analisi e'
totalmente falso. Reporters sans frontie'ere ha protestato eccome contro
gli episodi di violenza che si sono manifestati, a Parigi e Marsiglia nel
febbraio 2002, nel tentativo di impedire la libera distribuzione dei
quotidiani gratuiti. Nella lettera di protesta, datata 1° marzo 2002, si
poteva leggere infatti: " Indipendentemente dalla realta' dei problemi
economici, industriali e sociali che pone oggi l’avvento della stampa
gratuita e le sue modalita' di distribuzione, la distruzione di pacchi di
giornali o l’aggressione delle persone che li distribuiscono, in Francia
come altrove, sono degli atti inammissibili e dei veri attentati alla
liberta' di informazione. Ne' il rispetto delle regole professionali e
delle strutture della stampa parigina, ne' tantomeno le legittime
preoccupazioni sollevate dalla stampa di informazione in materia di risorse
pubblicitarie, possono giustificare la messa in discussione del principio
della libera diffusione dell’informazione in Francia".
Questa reazione era facilmente rintracciabile sul sito Internet di
Reporters sans frontie'res (http://rsf.org/article.php3?id_article=394), ma
certo, bisognava avere la voglia di andare a cercarla.
Quanto al Rapporto Annuale 2002, effettivamente non si trova traccia di
questi incidenti, ma per la semplice e buona ragione che questo rapporto
prende in esame le violazioni della liberta' di stampa commesse nel corso
dell’anno precedente, ovvero nel 2001. Tant’e' vero che il Rapporto Annuale
2003, che verra' pubblicato il 3 maggio prossimo, recensira' le violazioni
della liberta' di stampa avvenute nel 2002, e menzionera' quindi gli
episodi di violenza relativi alla distribuzione dei quotidiani gratuiti. Ma
certo, bisognava prendersi la briga di leggere il Rapporto 2002 per
rendersi conto che non era quello dell’anno giusto.
Un altro grave errore: le risorse di Reporters sans frontie'res non
arrivano certo da chissa' quali finanziamenti occulti. I contributi della
Fondazione Hachette e delle Nmpp non sono certamente un segreto per
nessuno. Nel 2002, per esempio, la Fondazione Hachette ha sostenuto
finanziariamente la pubblicazione del Rapporto Internet 2003 contribuendo
con il versamento di 10.000 euro. Le Nmpp assicurano, ormai da molti anni,
la distribuzione gratuita degli album fotografici di Reporters sans
frontie'res. Cosa che permette all’organizzazione Reporters sans
frontie'res di garantire al 50% la sua indipendenza finanziaria. Infine, i
contributi della Commissione europea hanno rappresentato nel 2002, il 23%
delle risorse finanziarie di Reporters sans frontie'res. A volte, per
ottenere delle informazioni, basta infatti chiederle gentilmente...
Questa vicenda potrebbe fare sorridere se non fosse che l’Italia figura al
40° posto della classifica mondiale della liberta' di stampa nel 2002.
Questa classifica, che non ha nessuna pretesa di "scientificita'",
contrariamente a quanto invece e' scritto nell’articolo pubblicato su
"Tempi", ha solo il modesto merito di offrire un’istantanea della
situazione della liberta' di stampa nel mondo, fotografando la realta' in
un determinato periodo. Questo metodo, certamente perfettibile, ha
semplicemente permesso di dimostrare che la liberta' di stampa e'
seriamente minacciata in molte parti del mondo e che il suo rispetto non e'
certo un privilegio dei paesi ricchi. La cattiva posizione occupata
dall’Italia e' dovuta a una moltiplicazione di episodi oggettivamente
lesivi della liberta' di stampa che si sono verificati nel 2002. Il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che continua a cumulare le
funzioni di capo del direttivo a quelle di proprietario di un importante
gruppo multimediale privato, ha innegabilmente esercitato delle pressioni
sulla televisione pubblica. Inoltre, condannando due giornalisti come
Stefano Surace e Lino Jannuzzi a pene detentive per dei reati a mezzo
stampa, la giustizia italiana non si e' certo conformata agli standard
raccomandati dalle Nazioni Unite. Infine, una lunga serie di perquisizioni,
di convocazioni giudiziarie abusive, di controlli telefonici e di sequestro
di materiale professionale a danno di alcuni giornalisti, spiegano la
cattiva posizione guadagnata dall’Italia.
In questo quadro, noi abbiamo proceduto senza nessun partito preso e con il
maggior pragmatismo possibile.
Ci piacerebbe dire altrettanto di questo giornalista che, probabilmente,
ferito nel suo orgoglio nazionale e incline a fare il processo alle
intenzioni, si e' recato nella sede di Reporters sans frontie'res per
cercare quello che, in realta', non aveva nessuna voglia di trovare.
«Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla»
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Da Gianluca Arrigoni a Robert Me'nard
Mi scuso con i lettori ma la mia risposta sara' lunga, perche' non solo
confermo quanto scritto nell'articolo, ma intendo reagire agli insulti
rivoltimi da Robert Me'nard, segretario generale e fondatore di Reporters
sans frontie'res (Rsf), che cercando di fare opera di diversione mette una
toppa peggiore del buco.
Per utilizzare le parole di Robert Me'nard a me indirizzate, "il problema
e' che il punto di partenza di questa fine analisi e' totalmente falso",
perche' il mio "punto di partenza" non e' il "doppiopesismo", come
affermato dal sig. Me'nard, ma il desiderio di capire quale fosse il metodo
utilizzato da Rsf nello stilare la sua "Classifica mondiale della liberta'
di stampa". Nell'articolo ho spiegato che Rsf non ha voluto (o non ha
potuto ?) fornirmi i dati necessari alla verifica della classifica, e una
classifica basata su dati non verificabili e' arbitraria. Quando Robert
Me'nard, a proposito della classifica, parla di metodo "certamente
perfettibile" utilizza, a voler essere cortesi, un fumoso eufemismo. E
perche' le cose siano ancora piu' chiare, per quanto riguarda la
classifica, questo e' l'estratto della conversazione telefonica
(registrata) da me avuta con Robert Me'nard :
D - Considera normale non rendere pubblici i documenti necessari alla
verifica della correttezza e della pertinenza della vostra "classifica
mondiale della liberta' di stampa" ? Sarebbe stato interessante sapere, per
esempio, quali sono i fatti concreti che vengono contabilizzati per
ottenere la classifica.
R - Non c'e' problema. Possiamo darle la lista dei cinquanta criteri tenuti
in considerazione.
D - Non parlo del questionario ma dei fatti concreti di violazione della
liberta' di stampa.
R - I fatti concreti sono descritti nel rapporto annuale. Pur rimanendo
ancora un mese alla sua chiusura, ho qui il prossimo rapporto annuale che
contiene i fatti relativi all'Italia.
D - Non sarebbe piu' trasparente se i punti dati agli uni e agli altri e
che determinano la classifica potessero essere esplicitamente legati a dei
fatti concreti ? Nei rapporti annuali che pubblicate vi sono analisi e
commenti, diciamo cosi', ed i fatti che voi presentate non permettono di
sapere quanti punti costano ad un determinato paese.
R - Nei nostri rapporti non c'e' un'analisi. La caratteristica dei nostri
rapporti e' giustamente di non fare delle analisi ma di presentare dei
fatti concreti. Le mandero' il rapporto 2003 e potra' vedere che non si
tratta che di fatti.
Per quanto riguarda la classifica, ci siamo limitati a stabilire un
questionario composto da 50 domande e di stabilire dei criteri di
ponderazione (ad una violazione della liberta' di stampa corrisponde un
certo punteggio; due punti, per esempio, se la distribuzione dei giornali
e' monopolio dello Stato - ndr), chiedendo ad un certo numero di esperti in
ogni paese di compilare il questionario. In seguito abbiamo fatto una media
sui questionari ricevuti dai differenti paesi, perche' gli esperti hanno
naturalmente una visione soggettiva. L'insieme di questi criteri, che
valgono anche per l'Italia, e' alla base della classifica.
Questi criteri dimostrano la nostra imparzialita'. Mi faccia la cortesia di
considerare che per quanto riguarda l'Italia le nostre scelte non sono
"partigiane".
D - Io non parto dal principio che le vostre scelte siano "partigiane" ma
vi ho solo chiesto dei documenti per verificare l'affidabilita' della
vostra classifica e questi documenti non me li avete dati. Il questionario
ed i punteggi di ponderazione che mi avete dato non permettono, in
concreto, di sapere quali sono i fatti verificabili sui quali si suppone
sia fondata la vostra classifica, che vede l'Italia al 40° posto con undici
punti, ultimo tra i paesi europei. Con i documenti che mi avete dato non
posso verificare a cosa corrispondano, quegli undici punti.
R - Le abbiamo dato quello che abbiamo dato agli altri e cioe', la
classifica, la metodologia, e le ponderazioni. Non diamo a nessuno ne' il
nome degli esperti ne' quanto ci hanno trasmesso, e questo per delle
ragioni di sicurezza evidenti, pur non essendo l'Italia il problema.
D - E' normale il desiderio di garantire la sicurezza dei vostri
corrispondenti, che esercitano in alcuni paesi nei quali la loro
incolumita' sarebbe in pericolo, se i loro nomi venissero resi pubblici ma,
lo ripeto, vorrei sapere quali sono i fatti concreti che sono costati
undici punti all'Italia e i documenti che mi avete dato non aiutano a fare
chiarezza.
R - Onestamente non credo. Abbiamo proceduto con il maggior rigore
possibile. Quando troviamo una disparita' troppo grande tra gli esperti, ma
non e' stato il caso per l'Italia, cerchiamo di verificare, di capirne le
ragioni. Abbiamo operato con la piu' totale probita' ed il massimo di
oggettivita'.
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Ora come allora considero inaccettabile e stravagante la pretesa di Robert
Me'nard di essere creduto sulla parola.
Per quanto riguarda il "doppiopesismo" e l'episodio di grave violazione
della liberta' di stampa subi'to dai quotidiani gratuiti "Metro" e
"20Minutes" (vedi Tempi numero 9 del 28 Febbraio 2002), questo e' un altro
estratto della conversazione telefonica che ho avuto con il sig. Me'nard:
D - Perche' nel vostro rapporto del 2002 sulla liberta' di stampa in
Francia non c'e' traccia degli episodi violenti che hanno impedito per
settimane la distribuzione dei due quotidiani gratuiti "20 Minutes" e "Metro" ?
R - Le faro' avere le dichiarazioni che avevo fatto in occasione degli
episodi ai quali lei si riferisce.
D - Va bene, ma nel vostro rapporto sulla Francia non c'e' una parola su
quegli avvenimenti.
R - No, perche' abbiamo considerato che non rientravano nel quadro delle
violazioni della liberta' di stampa che vengono prese in considerazione nei
nostri Rapporti. All'epoca avevamo preso posizione e pubblicato dei comunicati.
Quindi la ragione allora addotta dal sig.Me'nard e' la considerazione che
quei fatti non rientravano... eccetera. Ora ci viene spiegato che nel
"Rapporto Annuale 2002, effettivamente non si trova traccia di questi
incidenti, ma per la semplice e buona ragione che questo rapporto prende in
esame le violazioni della liberta' di stampa commesse nel corso dell'anno
precedente, ovvero nel 2001". Questo vuol dire che il sig. Me'nard mi ha
dato delle informazioni sbagliate ? Va bene, ma allora perche', a proposito
della classifica, nella sua replica scrive : "la cattiva posizione occupata
dall'Italia e' dovuta a una moltiplicazione di episodi oggettivamente
lesivi della liberta' di stampa che si sono verificati nel 2002" ? Per la
classifica sulla liberta di stampa sono stati presi quindi in
considerazione degli episodi del 2002 ? E perche', quando vi ho chiesto
come potevo verificare, mi e' stato risposto che i fatti contestati
all'Italia erano nel "Rapporto" disponibile sul sito di Rsf, cioe' il
Rapporto 2002, il piu' recente disponibile sul sito di Rsf , il Rapporto
2003 non essendo, a oggi, ancora stato pubblicato ? A proposito della
Francia, nel testo che commenta la classifica non c'e' traccia degli
episodi "Metro" e "20Minutes", avvenuti nel febbraio 2002. Quegli episodi
non sono quindi stati considerati utili per determinare la posizione della
Francia in quella classifica ? Ma nella nota metodologica che accompagna la
classifica non e' Rsf ad affermare che sono considerati i fatti compresi
tra il settembre 2001 e l'ottobre 2002 ?
Qui di seguito allego il commento sulla Francia che accompagna la classifica :
"La Francia (all'11° posto dell'indice), e' solo all'ottava posizione tra i
paesi dell'Unione europea a causa di alcune inquietanti disposizioni in
materia di protezione del segreto professionale e della messa sotto
inchiesta di diversi giornalisti nel corso degli ultimi anni".
Dei gravi episodi di violazione della liberta' di stampa subi'ti dai
quotidiani gratuiti "Metro" e "20Minutes", ripeto, non c'e' traccia. Rober
Me'nard afferma che il comunicato di Rsf relativo a quei fatti e'
"facilmente rintracciabile sul sito Internet di Reporters sans frontie'res,
ma certo, bisognava avere la voglia di andare a cercarlo". A parte il
titolo del comunicato, "Conflitto sulla distribuzione del quotidiano
gratuito Metro", estremamente pudico, io le reazioni di Rsf le avevo lette,
ma rimane pertinente la domanda, quei fatti sono stati inclusi nella
Classifica si o no ?
Torniamo al "doppiopesismo".
Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 14 febbraio 2002, una lettera
aperta al Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, affermando che
"...l'insieme dei media audiovisivi, privati e pubblici, sono controllati,
direttamente o indirettamente, dal "potere"" ?
Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 23 aprile 2002, un articolo
sull'Italia dal titolo "Le minacce sul pluralismo dell'informazione si
precisano", nel quale chiede al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, di porre il veto alla legge sul conflitto d'interessi, allora in
discussione, perche' "si limita a prevedere la creazione di un'autorita'
incaricata di vigilare perche' i responsabili del governo non prendano
decisioni che favoriscano i loro interessi privati. Ma non rimette
assolutamente in discussione l'autorita' e l'influenza di Silvio Berlusconi
sul gruppo Mediaset che rimane di sua proprieta'" ?
Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto al Presidente del consiglio
Silvio Berlusconi, il 2 luglio 2002, per evocare le minacce che pesano sul
pluralismo dell'informazione audiovisiva in Italia" ?
Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto al Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi, il 24 luglio 2002, chiedendo che venisse "assicurato
il pluralismo e l'imparzialita' dell'informazione audiovisiva in Italia,
attualmente controllata dal capo del governo Silvio Berlusconi" ?
Non e' lei, sig. Me'nard, ad aver scritto, il 6 agosto 2002, un articolo
sull'Italia dal titolo "Il pluralismo dell'informazione sempre piu'
minacciato" ?
Insomma, sig. Me'nard, com'e' che un tale attivismo sulla situazione della
liberta' di stampa in Italia - che sembra non tenere conto del fatto che
gli elettori della coalizione che oggi governa l'Italia conoscevano, prima
delle elezioni, la situazione imprenditoriale di Silvio Berlusconi - non
trova da parte sua un'uguale energia per la difesa della liberta' di stampa
in Francia, dove quella liberta' non e' minacciata, ma negata nei fatti,
come dimostrano gli episodi "Metro" e "20Minutes" ?
Dove sono le sue lettere aperte a quello che allora era Primo ministro, il
socialista Lionel Jospin ? E quelle al Presidente della Repubblica, il
gaullista Jacques Chirac ? Dove sono le sue ripetute sollecitazioni al
rispetto dei diritti degli editori di "Metro" e "20Minutes" ?
Lei, sig. Me'nard, come la chiama questa disparita' di trattamento ?
Per quanto riguarda i finanziamenti di Rsf e di quello che Robert Me'nard
definisce "un altro grave errore" di cui sarei responsabile, nella prima
conversazione telefonica avuta con la responsabile dell'amministrazione di
Rsf, Ce'cile Grolleau, avevo chiesto, non avendo la possibilita' di
ricevere dei documenti via fax, se fosse possibile avere, via email, delle
informazioni su alcuni finanziatori di Rsf, ed in particolare la Fondation
Hachette e le Nouvelles Messageries de la Presse parisienne (Nmpp). Ce'cile
Grolleau mi aveva assicurato la sua disponibilita' a farmi avere via email
quelle informazioni che successivamente devono essersi bloccate da qualche
parte, non avendole io mai ricevute. Nella sede di Rsf mi sono stati dati
dei bilanci generici, non nominativi, probabilmente per rispondere ad un
desiderio di trasparenza.
Le ragioni del comportamento di Rsf trovano forse la loro ragione
nell'email inviatomi il 6 dicembre 2002 - e che di seguito pubblico in
originale ed in versione italiana - da Ce'cile Grolleau che, come mi ha
confermato telefonicamente, non ha fatto che seguire le istruzioni di
Robert Me'nard :
Bonjour,
Faisant nous aussi notre me'tier de journaliste, nous nous sommes
renseigne's sur votre journal et nous apprenons qu'il appartient a'
Monsieur Berlusconi.
Nous imaginons qu'il n'y a aucun lien entre votre pugnacite' et le
proprie'taire de votre journal qui est justement celui que l'on met en cause...
Nous vous ferons donc parvenir, quand vous le souhaitez (avant 18h30), le
bilan et le compte de re'sulat de 2000 et 2001 de Reporters sans frontie'res,
certifie's par notre commissaire aux compte. Par contre, n'ayant pas ce
document sur un support informatique, a' quel nume'ro pourrions-nous vous le
faxer?
Je vous prie de croire, Monsieur, a' l'assurance de mes sentiments les
meilleurs.
Robert Me'nard
------------------------
Buongiorno
Facendo anche noi il nostro mestiere di giornalisti, ci siamo informati sul
vostro giornale venendo a sapere che appartiene al Sig.Berlusconi.
Immaginiamo che non ci sia alcun legame tra la vostra pugnacia ed il
proprietario del vostro giornale che e' giustamente colui che critichiamo.
Vi faremo dunque avere, quando lo desiderate (prima delle 18:30), il
bilancio ed i conti certificati di Reporters sans frontie'res del 2000 e
2001. Ma, non avendo disponibile questo documento su di un supporto
informatico, a quale numero potremmo inviarvelo via fax ?
La prego di...eccetera
Robert Me'nard
-------------------------
A parte la retromarcia sull'invio, via email, dei documenti che avevo
chiesto a Ce'cile Grolleau, poi dichiarati come non piu' disponibili su di
un supporto informatico - lasciando pensare che i dati dei bilanci di Rsf
non vengano elaborati con un computer, contrattempo che spiegherebbe
perche' i bilanci non siano disponibili sul sito internet di Rsf - e'
interessante la prima parte dell'email, nella quale Robert Me'nard afferma
che Berlusconi e' il proprietario di Tempi e che per questo la mia piccola
inchiesta perde ogni valore, a prescindere dal suo contenuto. Il sig.
Me'nard desidera confermare, qui, pubblicamente, la sua affermazione che
Tempi appartiene a Berlusconi ? Per quanto mi riguarda, sono un giornalista
indipendente, nel senso che non ho contratti con nessuno e propongo i miei
articoli a chi mi pare, ma a Rsf questo sembra non interessare.
Rsf preferisce credere che lavorare per Berlusconi sia comunque limitativo
della propria liberta' e indipendenza. I giornalisti del Giornale, del
Foglio e di Panorama, oppure Enrico Mentana e Maurizio Costanzo e tutti
quei giornalisti che lavorano per una delle aziende di Berlusconi saranno
felici di sapere che portano una tara originaria che non puo' che impedire
loro di svolgere correttamente il loro lavoro di giornalisti.
Voglio aggiungere, perche' non ci siano ambiguita', che non avrei nessuna
reticenza a lavorare per Berlusconi, perche' considero che il solo dato
discriminante e' la possibilita' di informare correttamente i lettori.
Tengo a dire, prima di concludere, che nella versione dell'articolo inviata
a Tempi, troppo lunga per essere pubblicata tale e quale, avevo "chiuso"
con queste considerazioni personali :
"Non voglio mettere in discussione l'utilita' di un'organizzazione come
Rsf, che difende piu' o meno onestamente e efficacemente i giornalisti e la
liberta' di stampa piu' in generale ma, a parte la faziosita' del Rapporto
sull'Italia, e' inaccettabile la mancanza di trasparenza di Rsf che rende
impossibile la verifica di una "classifica mondiale della liberta' di
stampa" che si vuole rigorosa ma che appare come il risultato di scelte
arbitrarie perche' non verificabili. Come sono inaccettabili le
affermazioni contenute nel grottesco email inviatomi da Robert Me'nard che
aveva forse, come sola ragione, di spingere i suoi collaboratori a
chiudermi la porta in faccia. In nome della liberta' di stampa, naturalmente."
Confermo quanto scritto allora, perche' considero Robert Me'nard come solo
responsabile, e sono convinto che i suoi collaboratori, che mi
correggeranno se lo desiderano, non fanno che seguire le direttive del
"fondatore e segretario generale".
Sugli insulti rivoltimi e sulla correttezza di Robert Me'nard e di Rsf, i
lettori hanno ora qualche elemento supplementare per valutare.
Concludo ricordando una frase di Robert Me'nard, pronunciata nella
conversazione telefonica citata in precedenza: "Se ci viene mostrato che ci
sbagliamo, siamo i primi a riconoscerlo". Perfetto. Se Robert Me'nard era
sincero, sono certo che le sue scuse non tarderanno ad arrivare.
In attesa, cordialmente
Gianluca Arrigoni