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Qualche cosa di vecchio e di nuovo è ai nostri occhi.



Qualche cosa di vecchio e di nuovo è ai nostri occhi.

di Luciana Vita

C'è qualche cosa di vecchio che ha l'odore della morte e il colore 
accecante di un flash... porta la terribile sensazione di ritrovarsi ancora 
una volta al punto zero, annullando la storia, i percorsi, i traguardi 
acquisiti, le lezioni di vita.
E' qualche cosa che trasforma drasticamente, incidendo la memoria, mandando 
in frantumi i sogni che ci rassicurano e spoglia, con rabbia, la vita della 
sua bellezza.

Questa cosa vecchia è la guerra. L'abbiamo vissuta tante volte. Con essa 
abbiamo edificato i nostri maestosi edifici e intrecciato i legami col 
mondo. Abbiamo imparato a riconoscerla anche quando è travestita da pace, 
perché ci offre sempre gli stessi scenari, mischiando i torti con le 
ragioni; avanzando con i suoi carichi di menzogna e di artificio; 
ingannando chi è chiamato a sacrificarsi in nome di essa.

La guerra è fatta per vincere, per conquistare... oppure per resistere, per 
impedire. La si può raccontare con parole di verità solo quando è passata 
ed è finito l'effetto della brama, dell'orgoglio e della paura.
Questa è la lezione che abbiamo appreso dopo secoli di violazioni spacciate 
per fatalità. Solo restando nel campo di gioco possiamo credere che la 
guerra sia necessaria, o inevitabile. Solo restando nel campo dove 
l'umanità è divisa in due per giocare la partita della contrapposizione, 
siamo impossibilitati a vedere la realtà delle cose, l'assurdità 
dell'evento. Non vi è nulla da distruggere, né da difendere, né da 
conquistare ma, al contrario, da realizzare, aiutare, far fluire.

Per ogni territorio occupato o violato ce n'è un'altro che è necessario 
difendere o liberare. Per ogni mancato ascolto ci sarà un grido. Per ogni 
incomprensione un prezzo da pagare. Di fronte ad ogni forzatura ci sarà una 
controspinta.
C'è qualche cosa di vecchio...e qualche cosa di nuovo ai nostri occhi...
C'è un esercito di esseri umani che non vuole più stare in questo gioco 
perverso; che vuole uscire dallo schieramento dei meritevoli o dei dannati; 
che non vuole stare né tra gli infelici né tra i fortunati; tra gli aventi 
diritto o tra gli espropriati.
C'è una moltitudine che vuole uscire dal gioco per uscire dalle logiche 
della separatività ed allevare dentro di sé un uomo più sapiens; un uomo 
"pacificus" in grado di mediare tra gli opposti; un uomo capace di 
considerare l'Io = Tu; un individuo capace di trarre la propria ricchezza 
dalla diversità piuttosto che dalla omologazione.

Luciana Vita
Scenza esatta & scienza analogica
Università La Sapienza Roma.
t. 0623234832