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IRAQ, The Guardian: "Terminera' con un disastro"



Terminera' con un disastro

Il governo statunitense e quello brittannico ci hanno trascinato in una 
confusione che durera' per anni

George Monbiot
The Guardian, lunedi' 31 marzo 2003

Sino ad oggi i "liberatori" sono riusciti a liberare solo le anime degli 
iracheni dai loro corpi. Le truppe di Saddam Hussein si sono dimostrate 
meno inclini ad arrendersi di quanto si pensasse e i civili meno disposti 
alla rivolta. Mentre oramai nessuno puo' ignorare i problemi immediati che 
questa guerra illegale ha incontrato, tutti cominciamo a comprendere cio' 
che avrebbe dovuto essere ovvio sin dall'inizio: cioe' che, comunque 
terminera' questo conflitto, il risultato sara' disastroso.
Mi sembra che la guerra all'Iraq possa portare a tre possibili scenari. Il 
primo, che appare sempre piu' improbabile, e' che Saddam Hussein venga 
rapidamente rimosso insieme ai suoi generali e ai suoi ministri e che, al 
contempo, le persone intimidite dalle sue milizie e dalla polizia segreta 
si sollevino e accolgano gli invasori con la tanto sperata benedizione di 
fiori e riso; quindi, una volta che gli anglo-americani saranno entrati a 
Baghdad, cominceranno a preparare cio' che l'amministrazione americana 
considera la transizione verso un governo democratico.
Per qualche settimana, questa soluzione potrebbe apparire come una 
vittoria. Pur tuttavia, essa potrebbe comportare diverse conseguenze. La 
prima e' che, sotto l'euforia conseguente all'accoglienza ricevuta a 
Baghdad, il Governo americano decida, come ha dichiarato Donald Ramsfeld 
nelle scorse settimane, di attaccare anche altri paesi: Siria, Iran, Yemen, 
Somalia, Corea del Nord o qualsiasi altro la cui conquista possa accrescere 
il prestigio del Presidente e la grandezza del suo impero. Sostanzialmente, 
e' come se Bush e i suoi consiglieri si proponessero di intraprendere una 
nemesi incoraggiata dalla loro stessa arroganza.
La nostra prossima sorpresa potrebbe essere, come ha affermato John Gray 
qualche mese fa, che la scelta dei regimi del Medio Oriente non sia fra una 
dittatura laica e una democrazia laica, bensi' fra una dittatura laica e 
una democrazia islamica. Cio' che la gente del Medio Oriente vuole, e cio' 
che il Governo statunitense afferma che essi vogliano, sembrano essere cose 
piuttosto differenti, e la tensione fra i due diversi obiettivi sara' 
motivo di instabilita' e conflitto fintanto che i governi occidentali non 
permetteranno a quei popoli di fare le proprie scelte senza interferenze. 
Tuttavia, questo sembra improbabile, almeno fin quando il petrolio non si 
esaurira'. Gli iracheni possono celebrare la loro indipendenza solo 
abbracciando l'ideologia fondamentalista e gli Stati Uniti possono 
rispondere solo cercando di sopprimere tale ideologia.
Inoltre, e' possibile che la coalizione scopra presto la ragione per la 
quale Saddam Hussein e' diventato un dittatore cosi' abominevole. L'Iraq e' 
un artefatto coloniale costituito da tre province Ottomane - di religione 
ed etnie diverse - forzatamente messe insieme dal Governo britannico. E' 
comprensibile, dunque, che tale assurda fusione possa essere mantenuta solo 
attraverso l'uso della forza bruta.
Un'amministrazione guidata dagli Stati Uniti che cercasse di tenere insieme 
questa nazione di fazioni belligeranti potrebbe rapidamente incontrare lo 
stesso problema di Saddam e riscoprire le sue stesse soluzioni. Per questo 
non dovrebbe destare meraviglia la decisione che il Governo guidato da Bush 
stava pianificando fino a poco tempo fa, di rimpiazzare i due funzionari 
piu' alti in grado di ogni ministero di Saddam, lasciando il resto cosi' 
come si presenta attualmente.
L'alternativa potrebbe essere quella di permettere la divisione in 
differenti stati di quello che oggi e' l'Iraq. Tuttavia, mentre nel lungo 
termine la scissione potrebbe essere l'unico futuro verosimile per il 
paese, e' impossibile, nel breve termine, individuare come cio' possa 
avvenire senza spargimento di sangue, dato che ogni fazione cerca di 
ricavarsi la propria autonomia. Sia che gli Stati Uniti decidano di 
supervisionare questa partizione o, viceversa, che vi si sottraggano come 
fecero i britannici per l'India, e' comunque probabile che la loro vittoria 
in tali circostanze si deteriori velocemente.

Il secondo possibile risultato di questa guerra e' che gli Stati Uniti 
uccidano Saddam e distruggano il suo esercito, governando l'Iraq come una 
forza nemica di occupazione. Del resto, Saddam Hussein, la cui guerra 
psicologica appare al momento un livello piuttosto avanzato rispetto a 
quella che stanno conducendo gli americani, ha fatto si che questo sia al 
momento il piu' probabile dei risultati.

Le forze della coalizione non possono vincere senza prendere Baghdad e, al 
contempo, Saddam sta facendo in modo che essi non conquistino la capitale 
senza uccidere migliaia di civili. I suoi soldati, infatti, si rifugeranno 
nelle case, nelle scuole e negli ospedali e, nel tentativo di distruggere 
le truppe nemiche, per gli alleati potra' sfumare anche l'ultima 
possibilita' di raggiungere i cuori e le menti degli iracheni. Del resto, 
il dispiegamento dei Kamikaze da parte di Saddam, ha gia' obbligato i 
soldati della coalizione a trattare brutalmente civili innocenti.
Il paragone con la Palestina non sortira' nessun effetto sugli Iracheni e 
su nessun altro in Medio Oriente. Gli Usa - ma anche Israele - scopriranno, 
non solo che l'occupazione sara' sanguinosa, ma anche che sara' 
insostenibile. Le truppe americane saranno bersagliate dai cecchini e dai 
Kamikaze, e la loro risposta portera' inquietudine anche in coloro che sono 
riconoscenti per il rovesciamento del governo di Saddam. Possiamo 
aspettarci che gli Stati Uniti, in tali circostanze, proclamino vittoria 
frettolosamente, istallino un debole governo e si ritirino celermente prima 
che la situazione precipiti. Che cosa succedera' dopo all'Iraq e al resto 
del Medio Oriente e' impossibile saperlo, ma penso che gia' da adesso si 
possa immaginare che non sara' piacevole.

La terza possibilita' e' che le forze della coalizione non riescano ad 
uccidere o catturare Saddam Hussein o, anche, ad ottenere una vittoria 
decisiva sull'Iraq. Sebbene improbabile, questa eventualita' al momento non 
puo' essere del tutto esclusa. Saddam potrebbe dimostrarsi cosi' furbo da 
non aspettare le bombe alleate all'interno del suo bunker e decidere, come 
fece il re Alfredo, di rifugiarsi fra la popolazione civile apparendo 
occasionalmente fra le sue truppe per tenere accesa la fiamma della 
liberazione.

Se cio' accadesse, Saddam verrebbe trasformato dagli Usa da odiato 
oppressore in un eroe romantico e quasi mitologico della resistenza Araba e 
Musulmana, il Salah al-Din dei sogni. Saddam Hussein verrebbe visto come 
l'uomo che fa agli Stai Uniti cio' che i mujaideen afgani fecero alle 
truppe sovietiche: condurli in una guerra invincibile che porterebbe al 
collasso economico e sociale. Piu' il rais vivra', piu' la popolazione - 
non soltanto quella irachena, ma di tutti i paesi Musulmani - si schierera' 
a suo favore e, di conseguenza, piu' improbabile sara' una vittoria 
occidentale.

In questo caso gli Usa avrebbero quasi certamente congegnato l'improbabile 
chimera che dichiarano di combattere: il sodalizio fra la ben armata 
brutalita' laica di Saddam e l'insurrezione globale di al-Qaida. Anche se, 
dopo molte settimane o mesi Saddam Hussein dovesse essere trovato ed 
ucciso, il suo spirito potrebbe continuare ad ispirare la rivolta in tutto 
il mondo Islamico, contro gli americani, i britannici e, naturalmente, 
contro Israele. L'impopolare leader pachistano, Pervez Musharraf, si 
troverebbe allora in una posizione critica. Se, come sembra probabile in 
tali circostanze, venisse coinvolto anch'egli in una rivolta Islamica, 
allora il regime fondamentalista, fortemente ostile all'occidente, 
possiederebbe veramente armi nucleari caricate e pronte a sparare.

Spero qui di aver sbagliato qualcosa e che le mie previsioni si dimostrino 
errate. Tuttavia, mi sembra che il governo americano e quello britannico ci 
stiano trascinando in una grande confusione dalla quale, per molti, anni, 
potrebbe essere difficile uscire. Hanno liberato lo spirito della guerra ed 
esso potrebbe essere poco disposto a tornare nel sua urna senza aver prima 
attraversato il mondo intero.