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Newsletter N. 10 del 10 Marzo 2003



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    Newsletter n. 10 del 10 marzo 2003
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IN PRIMO PIANO
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Meglio un "ladro onesto" o la cyber-repressione anti-copyright?
di Bernardo Parrella
Grande rilancio di software e servizi file-sharing in arrivo dall'Olanda,
mentre Silicon Valley e utenti USA lamentano l'eccessivo zelo delle major.

Prosegue senza sosta la battaglia sulla proprietà intellettuale online.
Grazie anche alla sua estensione in acque internazionali, o per meglio
dire, nello scenario globale garantito da internet. Al centro della
tenzone, manco a dirlo, l'industria discografica e i servizi peer-to-peer
(P-2-P). La prima aveva messo K.O. lo spavaldo Napster e l'alter-ego
Aimster, ottenendo però sentenze giudiziari valide soltanto sul territorio
statunitense. Motivo per cui il tornado Kazaa, con base in Olanda, ha
continuato ad operare in piena tranquillità sulla base di una decisione di
segno opposto relativa a quel paese. Poco meno di anno fa, una corte
d'appello dei Paesi Bassi ha praticamente stabilito che il sistemone di
file-sharing non è responsabile di azioni illegali condotte dagli utenti
che ne utilizzano il software. Ergo, finora il download del programma è
avvenuto quasi 200 milioni di volte da ogni parte del globo, secondo una
stima di Download.com, pur se comprensiva di duplicati o semplici upgrade.

Il bello è che la medesima sentenza, pur se attualmente al vaglio della
Corte Suprema olandese, viene usata ora come base per l'avvio di
un'iniziativa potenzialmente dirompente, almeno per le major discografiche
internazionali. Già il nome è tutto un programma: The Honest Thief, il
ladro onesto. Cosa sarebbe? Nient'altro che la nuova, invincibile
incarnazione di programmi di file-sharing. In primavera la PGR, società di
servizi internet ufficialmente operante sotto la dicitura The Honest Thief,
lancerà un vero e proprio piano commerciale finalizzato alla vendita di
licenze sul proprio software innovativo per il P-2-P, con annessa fornitura
di assistenza legale a chiunque deciderà di farne uso per qualsiasi scopo e
contesto. "Definiamolo pure scambio-file o borseggio, ma qui in Olanda
significa buoni affari," chiarisce Pieter Plass, fondatore di The Honest
Thief. "Con l'offerta di nuovo software e relativi servizi puntiamo a
diventare l'equivalente delle banche svizzere per il settore del
file-sharing."

Esagerate o meno che siano le speranze dei promotori, è chiaro che,
nonostante qualche blocco giudiziario o legislazioni ad hoc, simili
attività continueranno a propagarsi anche e soprattutto in ambito
extra-statunitense. Facendo rizzare i capelli in testa ai dirigenti delle
major del mondo intero. Le quali non hanno certo perso tempo nel replicare
all'annuncio di The Honest Thief. Così puntualizza un comunicato del
consorzio IFPI, rappresentante dell'industria discografica internazionale e
affiliato della Recording Industry Association of America (RIAA): "E'
difficile capire come qualcuno possa sostenere di 'guadagnare onestamente'
quando ruba il lavoro altrui." Il gioco insomma si fa più pesante e
articolato, costringendo l'industria ai salti mortali per tener dietro al
balletto del file-sharing che ovviamente non si cura delle dogane
nazionali. La faccenda interessa settori quali film, musica e perfino
software, i cui bilanci annuali vantano dimensioni a dir poco
pantagrueliche.

Uno scenario complessivo che, ne sono coscienti un po' tutti gli attori
coinvolti come pure gli esperti, non sembra affatto avviato a soluzioni
soddisfacenti in tempi brevi -- anzi, tutto l'opposto. "Dopo oltre due anni
di battagli legali contro i siti di peer-to-peer e contro i servizi di
file-sharing, queste tecnologie e i relativi business model continuano ad
evolversi in modo da aggirare le sentenze emesse negli USA," spiega Lee
Black, analista presso Jupiter Research. "Il fatto che ciò tenda a
spostarsi in aree internazionali costituirà sempre un problema per
l'industria -- i servizi continuano a spuntare ovunque e i consumatori
troveranno comunque il materiale che vogliono."

Ma se le acque internazionali si fanno agitate, non certo più serena si
mostra la scena strettamente legata al made-in-USA. Dove le recenti notizie
su (presunti?) accordi in corso tra high-tech e Hollywood per fermare i
"pirati" favorendo al contempo l'innovazione tecnologica, potrebbero finire
per stritolare le solite vittime, gli utenti. Ecco perché la scorsa
settimana DigitalConsumer.org figurava tra gli sponsor di un importante
evento in quel di Santa Clara, cuore della valle al silicio. Il Digital
Rights Summit puntava a concretizzare un messaggio tanto semplice quanto
preciso: leggi come il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) stanno
seriamente minacciando l'innovazione a Silicon Valley, è ora che aziende
high-tech e cyber-consumatori si mobilitino per modificare tali leggi. In
pratica, una nuova di levata di scudi contro le major di Hollywood e
industrie annesse, compromessi o meno in arrivo.

Lo ha spiegato a chiare lettere dal podio Joe Kraus, co-fondatore di
Digitalconsumer.org: "Le pesanti restrizioni del DMCA minacciano alcuni dei
pilastri su cui poggia Silicon Valley: l'interoperabilità, l'innovazione
senza permessi e la volontà di privilegiare l'utente. Applicando in maniera
eccessiva una legge mirata a prevenire la pirateria su internet si rischia
di bloccare la legittima concorrenza. E Silicon Valley deve vigilare
affinché non si arrivi a tanto." A calcare ancor più la mano ci ha pensato
Hank Barry, ex-CEO di Napster e oggi nel giro del venture capital di Hummer
Winblad. "La gente ha talmente paura di essere denunciata che preeferisce
non rischiare alcuna innovazione, anche quando la tecnologia su cui lavora
non è affatto controversa." E per molte start-up, ha concluso Barry, "le
attuali norme costituiscono una buona possibilità di essere portate in
tribunale." Quale la difesa dei politici contro queste pesanti accuse? Tra
dirigenti, investitori ed esperti si trovavano infatti anche i par
lamentari democratici Ron Wyden, Zoe Lofgren e Howard Berman. Quest'ultimo
ha preso la parola per dire che tali accuse appaiono "esagerate e
semplicistiche," aggiungendo che i digital rights sono divenuti una sorta
di paravento dietro cui nascondere gli eccessi economici di Silicon Valley
a fine anni '90 e i fallimenti odierni di un industria in netta recessione.
"Non si può credere davvero che siano Hollywood e le leggi repressive sulla
proprietà intellettuale a causare effetti restrittivi all'innovazione
high-tech," ha aggiunto Berman. "Mettiamo le cose in prospettiva. Questa
situazione non è poi così seria come i 45 milioni di statunitensi privi di
assicurazione sulla salute."

Ma se al Digital Rights Summit, come in altre occasioni, certi confronti
parevano dialoghi tra sordi, importanti riflessioni a largo raggio sono
arrivate dal Professor Lawrence Lessig della Stanford University Law
School. Il quale ha ribadito ancora una volta il timore che i legislatori
di Washington possano limitarsi a considerare l'uso di internet per come lo
conosciamo oggi. Ovvero quando la maggioranza degli utenti ricorre a lenti
download di materiali sui PC tramite i comuni collegamenti dial-up. Secondo
Lessig nel giro di un paio d'anni "la banda larga di massa" renderà del
tutto superato ogni dibattito sul copyright digitale. "In futuro sarà più
semplice pagare l'abbonamento per l'accesso a servizi professionali che
fare il dilettante che scova e trasferisce in giro i propri materiali.
L'errore fondamentale sta nel legiferare sulla base dell'odierna
architettura per la distribuzione dei contenuti." Chi ha orecchie per
intendere....

http://www.apogeonline.com/webzine/2003/02/25/13/200302251301


TECNOLOGIA&INTERNET
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IBM: Linux non è gratis, ma vale ciò che costa
IBM ammette che Linux non è affatto gratis quando lo si debba installare in
azienda, tuttavia la sua competitività non dev'essere calcolata su di un
falso mito. Le sue doti - dice - sono altre
http://punto-informatico.it/p.asp?i=43333

FACCIA A FACCIA CON RICHARD STALLMAN
Perché l'open source non è tutto
In occasione dell'uscita in Italia della sua biografia, l'utopia concreta
del fondatore della Free Software Foundation, alla testa del movimento per
il software libero
di Antonio Volpon
http://www.mytech.it/mytech/internet/art006010045404.jsp

Sfuggito "Longhorn" da Microsoft: il nuovo sistema operativo si trova già
sulla rete
di Davide Pellegrino
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/03/07/02/200303070202

Ricercatori svizzeri riescono a violare il protocollo SSL
di Annarita Gili
Un gruppo di ricercatori svizzeri ha segnalato la presenza di una falla
all'interno del protocollo SSL e ha reso pubblico il metodo utilizzato per
rilevarla. I programmatori sono pregati di porre rimedio!
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/03/05/01/200303050101


TEMI&APPROFONDIMENTI
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L'auto-sostenibilità del cyber-space
di Marco Trotta (matro@bbs.olografix.org)
Carta 7 - 27 Febbraio - 5 Marzo 2003 (http://www.carta.org)


Uno dei principi basilari della Carta del Nuovo Municipio è certamente
l'autosostenibilità laddove si sancisce un ruolo "chiave nel governo
del processo di valorizzazione del patrimonio territoriale" per
"guidare lo sviluppo economico autocentrato, aiutando attori deboli ad
emergere" e favorire " la crescita delle autonomie della società
locale come soggetto collettivo e complesso". La domanda è: quale
ruolo possono avere le nuove tecnologie in tutto questo? Se certamente
sono state fino ad ora anche un fattore di "insicurezza generata dallo
sviluppo", da qui tocca partire per riconoscere "bisogni di
riappropriazione della conoscenza delle forme della riproduzione dei
mondi vitali; della misura del tempo di vita, della fiducia
comunitaria, della de-tecnologizzazione verso l'appropriatezza delle
tecnologie rispetto al contesto". Bisogni e risposte che si possono
evidenziare nel concreto nella lunga serie di legislazioni locali che,
da qualche tempo a questa parte, trovano sempre più spazio in piccole
e grandi realtà, nazionali e internazionali, che hanno deciso di
adottare il software libero (ed il suo modello organizzativo) con
l'obiettivo di rendere trasparenti, partecipate e democratiche gli
atti amministrativi e le scelte nel nome della collettività e delle
proprie esigenze. In una sezione curata da Adriano Sponzilli sul sito
del Bologna Free Software Forum (http://www.bfsf.it/legislazione) ce
n'è un elenco davvero curato dove, insieme a leggi proposte o
approvate in Argentina, Basile, Francia, Germania, ecc; è possibile
leggere anche le proposte dell'On. Folena o del Sen. Cortiana
attualmente in discussione in parlamento italiano. Allo stesso modo
sono presenti le proposte su software libero e pubblica
amministrazione presentate al consiglio della Regione Toscana, la
mozione approvata presso la provincia di Pescara, quella del Comune di
Firenze e di Lodi. Un archivio in continuo aggiornamento (è di questi
giorni una proposta per il Comune di Bologna) la cui consultazione è
consigliata ad amministratori locali o movimenti della società civile
interessati a fare simili proposte anche sul proprio territorio. Il
motivo è molto semplice: nei prossimi anni saranno previsti
finanziamenti ingenti per i processi di e-government nel quadro di una
ridefinizione del ruolo della pubblica amministrazione come
dell'assetto istituzionale del rapporto governo nazionale e governo
locale. Su questa partita si sono già scatenati gli interessi dei
grossi nomi del settore informatico (vedi visita di Gates - Carta
04/03) coadiuvati da un fronte parlamentare che su scelte come il
decreto "sblocca centrali" o la privatizzazione dei servizi ha già
dimostrato di voler portare avanti le decisioni più importanti
dall'alto. Chiedere un principio di pluralismo e di risposta ai
bisogni locali in questo settore, diventa strategico proprio perché le
tecnologie dell'informazione sono centrali nella ridefinizione e nella
riorganizzazione di tutti gli altri settori. In più, adottare
protocolli di comunicazione aperti, che permettano un approccio
cooperativo alla loro realizzazione, sarebbe la migliore premessa per
permettere a sistemi nati in contesti locali diversi di poter
comunicare agevolmente tra loro (grazie ad un simile principio
Internet poté diventare trent'anni fa, col protocollo aperto TCP/IP,
la rete globale delle reti locali). Ma anche per concepire spazi di
partecipazione della cittadinanza basati sulla accessibilità e sulla
circolazione sicura e libera e delle informazioni. Come dire che se un
altro municipio è possibile, anche un altro modo per chiedere servizi,
partecipare al bilancio, discuterne le scelte deve esserlo. Anche
attraverso nuove tecnologie libere e socialmente accessibili.

Links
- Carta del Nuovo Municipio
http://www.carta.org/cantieri/portoalegre02/nuovo_municipio.htm


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Steven Levy
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Shake Edizioni
EURO 17,50


NEWS DALL'ASSOCIAZIONE
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Associazione Culturale Telematica
"Metro Olografix"
http://www.olografix.org


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a cura di Loris D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

hanno collaborato a questo numero:
Marco Trotta
matro@bbs.olografix.org


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