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rossonotizienet n. 25 - febbraio 2003



ROSSONotizieNet

numero 25 febbraio 2003


periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso




FERMIAMO LA GUERRA - FERMIAMO IL MASSACRO

TUTTI A ROMA SABATO 15 FEBBRAIO - MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA
GUERRA SENZA SE E SENZA MA.......

APPUNTAMENTO DALLE 12 in p.za Albania, su viale Aventino a poco
piu' di un km dalla partenza (che è a piazzale Ostiense - metro Piramide)
insieme ad Attac, che avrà un complesso di percussionisti molto rumorosi.
(Da Milano treni speciali in partenza da Porta Garibaldi venerdì 14
febbraio alle ore 22. Per i biglietti contattare il Cantiere, 02/36101380)

Fermiamo la mano degli apprendisti stregoni che, pur di mantenere il
dominio sulle risorse strategiche, di occupare regioni del mondo cruciali,
di perpetuare un ordine mondiale iniquo, non recedono di un passo dallo
scatenare l'inferno. Basta con lo scempio dei corpi, dell'ambiente, della
democrazia, della cultura, della vita. Basta morti, basta dolori, basta
distruzioni. Basta con la banda di avventurieri che pretende di governare
il mondo.
L'Associazione Culturale Punto Rosso e il Forum Mondiale delle Alternative
daranno come sempre il loro contributo, assieme al movimento, alle forze
politiche, agli uomini e alle donne di buona volontà, di contrinformazione,
di controcultura e di mobilitazione per affermare la giustizia e la pace.

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Per dire no

di Edoardo Galeano

Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e
della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia, anche, la democrazia, che è
sopravvissuta con fatica nel mondo nonostante le dittature che gli Stati
Uniti vanno seminando dappertutto da più di un secolo.
Il governo di Bush, che più che un governo sembra un oleodotto, ha bisogno
di impadronirsi della seconda riserva mondiale di petrolio, che giace sotto
il suolo dell' Iraq. In più, ha bisogno di giustificare i suoi investimenti
militari ed ha bisogno di esibire sul campo di battaglia gli ultimi modelli
della sua industria bellica.
Si tratta di questo. Tutto il resto, sono solo scuse. E le scuse per questa
ormai prossima carneficina offendono l' intelligenza. L'unico paese che ha
usato armi nucleari contro la popolazione civile, il paese che ha lanciato
le bombe atomiche che cancellarono Hiroshima e Nagasaki, pretende di
convincerci che l'Iraq sia un pericolo per l'umanità. Se il presidente Bush
ama tanto l'umanità, e davvero vuole scongiurare quella che è la più grave
minaccia per l'umanità, perchè non si bombarda da solo, invece di
pianificare un nuovo sterminio di popoli innocenti?
Il prossimo 15 febbraio immense manifestazioni invaderanno le strade del
mondo.
L'umanità è stufa di essere usata come alibi dai suoi stessi assassini. Ed è
stufa di piangere i suoi morti alla fine di ogni guerra. Questa volta vuole
impedire la guerra che li ucciderà.





Sommario:

Iniziative di Punto Rosso
Dopo Porto Alegre 2003: assemblea pubblica a Milano (25 febbraio)

Corsi della LUP- Libera Università Popolare
- cineforum: tempi di guerra (gennaio-febbraio 2003)
- corso di introduzione sulla storia della Cina (febbraio-marzo 2003)
- corso sulla Critica della ragion pura di Kant (febbraio 2003)
- corso sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel (marzo 2003)

Iniziative dei Punto Rosso locali
- Punto Rosso Cornaredo (Milano)
- Punto Rosso Carrara (iniziativa dopo Porto Alegre 2003 e seminario sulla
guerra)
- Modena: iniziativa pubblica: Cervelli in Gabbia

Altre iniziative
Attac-Milano: seminario di autoeducazione sull'economia.

Materiali

- Video sul Forum Sociale Europeo a cura di Urihi e Punto Rosso

- Appello dei movimenti sociali - Terzo Forum Sociale Mondiale, Porto
Alegre 2003

- MARIA  CARLA  BARONI, Lavoro e ambiente: binomio inscindibile per la sinistra







DOPO PORTO ALEGRE 2003

LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO SU SCALA MONDIALE

CONTRO LA GUERRA USA

E IL MONDO SENZA CUORE DEL PROFITTO



Il terzo grande Forum Sociale Mondiale si è svolto nel mentre si prepara
l'ennesimo crimine contro l'umanità. Il mondo tra spirito di morte della
guerra e lo spirito di vita del Popolo di Porto Alegre. Nello stesso Forum
l'importante e storica decisione di tenere il prossimo Fsm 2004 in India.
L'impegno dell'ulteriore coinvolgimento dei grandi continenti di Africa e
Asia. Le strategie dei dominanti e la nostra agenda: la costruzione delle
alternative. L'universale umano: dove c'è cultura e giustizia c'è pace,
dove c'è pace vi è cultura e giustizia.



MILANO -  MARTEDI' 25 FEBBRAIO 2003 ore 18.30 - 23.30

SALA DELLA PROVINCIA - VIA CORRIDONI 10



coordinano GIORGIO RIOLO (presid. Associazione Culturale Punto Rosso),
ANTONIO LARENO (segret. Camera del Lavoro Milano).



Lo spirito di morte della guerra e del neoliberismo e lo spirito di vita
del Popolo di Porto Alegre: dall'India, prossima sede del Fsm 2004,
interviene

MEENA MENON (Forum Sociale Asiatico, India - Cons. int. Fsm), I popoli
contro la guerra e il neoliberismo



Proiezione del cortometraggio Gavetta di Craig Bell



Cultura e politica della resistenza e dell'alternativa: il movimento
italiano si esprime

MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso Fma - Ass. Aprile), FABIO ALBERTI (Un ponte
per Baghdad), PIERO BERNOCCHI (Cobas), FELICE BESOSTRI (Socialismo 2000),
RAFFAELLA BOLINI (Arci), LUCA CORRADINI (Cantiere), GIORGIO DAL FIUME
(Ctm-Altromercato), NADIA DE MOND (Marcia Mondiale delle Donne), GIANNI
FABBRIS (Altragricoltura), DANIELE FARINA (Disobbedienti), NICOLA
FRATOIANNI (coord. Giovani Comunisti), PIERO MAESTRI (Guerre&Pace), ROBERTO
MAPELLI (Attac), ALESSANDRA MECOZZI (Fiom), EMILIO MOLINARI (Comitato
Italiano Acqua), LUCIANO MULHBAUER (Sin-Cobas), NICOLA NICOLOSI (Cgil
Lombardia), MICHELE PAPAGNA (Acea), ANGELO PEDRINI (Cub), BASILIO RIZZO
(Miracolo a Milano), AUGUSTO ROCCHI (segr. Prc Milano), RAFFAELE SALINARI
(Pres. Terre des Hommes), GIGI SULLO (Carta), BENEDETTO VECCHI (il
manifesto), UN RAPPRESENTANTE DEI VERDI.



Tavola rotonda Le strategie politiche del movimento dopo Porto Alegre 2003

FAUSTO BERTINOTTI (Segr. Naz. Prc), VITTORIO AGNOLETTO (cons. int. Fsm),
ROBERTO SAVIO (IPS-Cons. Int. Fsm), MAURIZIO ZIPPONI (segr. gen. Fiom
Milano).

Coordina JOSE' LUIZ DEL ROIO (Fma - Cons. Int. Fsm).



Promuovono: Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle
Alternative, Prc-Milano, Lavoro Società (area program, Cgil Milano), il
manifesto, Carta-Cantieri sociali, Miracolo a Milano, Sin Cobas, Attac,
Acea, Terre des Hommes, Socialismo 2000, Guerre&Pace, Liberazione, Rivista
Alternative, Cantiere, Altragricoltura, Un Ponte per....






LUP- LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE



prossimi corsi




Dipartimento di Cinema e Arti Visive "Stanley Kubrick"





Caro vecchio cineforum

Tempi di guerra

Quattro film sulla barbarie della guerra nel tempo e nell'immaginario,
preceduti da una breve introduzione e seguiti dal dibattito, come al caro
vecchio cineforum....



Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

(E' gradita la prenotazione: ci sono al massimo 60 posti)

Quota di partecipazione: intero ciclo 10 euro, proiezione singola 3 euro



Mercoledì 29 gennaio 2003 - ore 20.30

Barry Lindon

di Stanley Kubrick, Gb 1975, dur. 184'

Introduce Loris Caruso



Mercoledì 5 febbraio 2003 - ore 20.30

La sottile linea rossa

di T. Malick, Usa, 1998, dur. 170'

Introduce Roberto Mapelli



Mercoledì 12 febbraio 2003 - ore 20.30

Il dottor Stranamore

di Stanley Kubrick, Gb 1964, dur. 93'

introduzione da definire



Mercoledì 19 febbraio 2003 - ore 20.30

La seconda guerra civile americana

di Joe Dante, Usa, 1997, dur. 100'

Introduzione da definire





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Dipartimento di Studi Internazionali "Patrice Lumumba"



La Cina di ieri e di oggi

Introduzione alla storia della Cina



Durata: 5 incontri

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota associativa: 20 Euro



Giovedì 6 febbraio 2003, ore 18.30

Il territorio: il Nord, il Sud, l'Ovest, il mare, i fiumi, la terra, il
clima; il riso e il frumento; chi è dentro (gli Han del Regno di Mezzo);
chi è fuori à gli "altri" (i tributi e i barbari). Gli elementi essenziali
del confucianesimo; le 5 forme di rispetto; i 4 tipi di esseri umani;
l'armonia e la lotta alla decadenza morale (à il buon governo). La lingua e
la scrittura come modello culturale e come forma mentis



Giovedì 20 febbraio 2003, ore 18.30

Le strutture del potere tradizionale: il Mandato Celeste; il Regno di
Mezzo; l'imperatore; i mandarini; La famiglia; i grandi cognomi; il vincolo
di sangue; le relazioni gerarchiche [parenti ricchi, parenti poveri]; le
relazioni di vicinanza à il guanxi



Giovedì 27 febbraio 2003, ore 18.30

Vicende storiche "epocali": le sconfitte e l'umiliazione da parte
straniera; la fine dell'impero (poco prima/poco dopo); la guerra civile, la
divisione interna [le concessioni]; il Maoismo à il comunismo [le lotte
interne] à la rivoluzione culturale à l'esercito; le riforme di Deng
Xiaoping (le 4 modernizzazioni e il socialismo di mercato)



Giovedì 6 marzo 2003, ore 18.30

Questioni contemporanee: i figli unici à gli status symbol (consumisti)
occidentali; l'arricchimento personale [Regno di Mezzo à confrontato con
esempio diaspora]; il ruolo del partito e della classe dirigente [à la
democrazia guidata]; dissidenza e alterità come disordine/disarmonia [Falun
Gong]; le illusioni degli Occidentali: diritti umani, democrazia, autonomia
(autodeterminazione), Tibet; i rapporti con l'area asiatica (Giappone,
Corea del Sud, Corea del Nord, ASEAN, Russia, India, ex Asia sovietica,
APEC); i rapporti con gli USA  e il ruolo geopolitico internazionale
(Consiglio di Sicurezza, ONU); Cina, Grande Cina, essere cinesi,
nazionalismo, la diaspora ed i rapporti con essa



Giovedì 13 marzo 2003, ore 18.30

Tavola rotonda sulla Cina nella globalizzazione



Relatore del corso: Prof. Fabrizio Eva



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Dipartimento di storia della filosofia e del pensiero umano "Ernst Bloch"



Il pensiero occidentale attraverso le sue grandi opere

A seguito del grande interesse suscitato dai corsi svolti nei due anni
passati sulla storia del pensiero occidentale, riprendiamo questo percorso
a partire dalle grandi opere di questo pensiero, come momenti paradigmatici
della storia della filosofia.



Nono corso:



La Critica della Ragion Pura di Kant



Durata: 3 lezioni

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota di iscrizione: 15 Euro



Martedì 11 febbraio 2003, ore 18.30-20-30

Introduzione alla filosofia di Kant

Relatore: Giorgio Giovannetti



Martedì 18 febbraio 2003, ore 18.30-20-30

La Critica della Ragion Pura (I)

Relatore: Vittorio Morfino



Martedì 25 febbraio 2003, ore 18.30-20-30

La Critica della Ragion Pura (II)

Relatore: Vittorio Morfino



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Decimo Corso



La Fenomenologia dello Spirito di Hegel



Durata: 3 lezioni

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota di iscrizione: 15 Euro



Martedì 4 marzo 2003, ore 18.30-20-30

Introduzione alla filosofia di Hegel

Relatore: da definire



Martedì 11 marzo 2003, ore 18.30-20-30

La Fenomenologia dello Spirito (I)

Relatore: Roberto Mapelli



Martedì 18 marzo 2003, ore 18.30-20-30

La Fenomenologia dello Spirito (II)

Relatore:  Roberto Mapelli






INIZIATIVE DEI PUNTO ROSSO LOCALI



Dall'Iraq …per l'Afghanistan… all'Iraq

"Combattere il male"?

 oppure

Calpestare la vita per accaparrarsi le risorse e consolidare il proprio
potere nel mondo con il ruolo di amministratore unico della giustizia
universale?



MERCOLEDI' 19 FEBBRAIO 2003   ore 20,45

Aula Consigliare del Comune di CORNAREDO (Mi) Via Fratelli Imbriani



Presentazione dell'ultimo libro di  Giulio GIRARDI



RESISTENZA  E  ALTERNATIVA AL NEOLIBERALISMO E AI TERRORISMI

Edizioni Punto Rosso



saranno presenti :



Giulio GIRARDI  autore del libro - Filosofo e teologo della liberazione,
impegnato da sempre nella solidarietà con l'America Latina, particolarmente
con il Nicaragua, Cuba e il movimento indigeno



Evelina COLAVITA  di OMID  Associazione Onlus   che opera nei campi
profughi afgani, che ci aggiornerà sulla situazione in Afghanistan, sul
lavoro svolto dall'Associazione e porterà manufatti



Marina VALLATA  di UN PONTE PER…



Coordina : Giorgio RIOLO  Presidente Nazionale della Associazione Culturale
PUNTO ROSSO-Forum Mondiale delle Alternative,

Rientrato da PORTO ALEGRE 3, di cui ci parlerà



organizza :  Associazione Culturale Punto Rosso  di  CORNAREDO

Durante la serata sarà possibile rinnovare per il 2003 l'iscrizione al
Punto Rosso, per la quale ringrazieremo con omaggi del Commercio Equo e
Solidale.




DOPO PORTO ALEGRE 2003
LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO
SU SCALA MONDIALE
CONTRO LA GUERRA USA

CARRARA -  GIOVEDI' 27 FEBBRARIO 2003 ore 21.00
SALA DEL COMUNE - PIAZZA 2 GIUGNO

Partecipano
VITTORIO AGNOLETTO
(Consiglio Internazionale Forum Sociale Mondiale)
MEENA MENON
(Forum Sociale Asiatico, India ú Consiglio Internazionale Forum Sociale
Mondiale)
GIORGIO RIOLO
(presid. Associazione Culturale Punto Rosso - Forum Mondiale delle Alternative)

Organizza
ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO
e-mail: puntorosso.carrara@tin.it

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Il mondo che si autodefinisce avanzato,
il mondo che si dice civile
e democratico,
non riusciendo a risolvere
il problema della poverta',
ha deciso di fare la guerra ai poveri.
Eduardo Galeano

Seminario


LA GUERRA
COME ORIZZONTE DELL'ATTUALE
(IN)CIVILTA'

CARRARA,
SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE
PIAZZA DUE GIUGNO
VENERDI 21 MARZO E VENERDI 28 MARZO
CON INIZIO ORE 17.00

Il seminario e' tenuto da

Manlio Dinucci

(Saggista e collaboratore de il manifesto,
e' direttore della sezione italiana della
International Physicians for Prevention
of the Nuclear War,
insignita del Prmio Nobel per la Pace).

Il Seminario si articola in due incontri:

Primo seminario
Venerdi 21 Marzo ore 17


GUERRA

Il profilo storico


-Dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda
-Dalla guerra fredda al dopo guerra fredda
-Riorientamento delle strategie
-Caratteristiche degli attuali conflitti armati
-La nuova corsa agli armamenti nucleari, chimici e biologici
-Il pericolo della guerra nucleare

Secondo seminario
Venerdi 28 Marzo ore 17


GUERRA

La spesa mondiale militare


-Gli affari delle industrie belliche
-L'uso della scienza e della tecnologia a fini militari
-La situazione socioeconomica mondiale
-Lo sviluppo insostenibile
-I bisogni vitali dell'umanita'
-Le ragioni scientifiche del rifiuto della guerra

Il seminario sara' svolto con l'ausilio di mezzi multimediali

Organizza
Associazione Culturale Punto Rosso Massa Carrara
Info:
e-mail: puntorosso.carrara@tin.it
cell. 347-1085533


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Cervelli In Gabbia

 Dibattito/Conferenza
 Martedi 11 febbraio - Ore 18
 Sala Conferenze Rum - Via Campi 309 MODENA

Contro la trasformazione dell'istruzione da diritto fondamentale a business
del mercato globale.
Contro riforme che trasformano le università e le scuole in fabbriche dove
il "precariato intellettuale" è il nuovo strumento per assoggettarci al
mercato.
Per una libera circolazione dei saperi pra rinchiusi nei recinti del
copyright e dei brevetti
Per un libero sapere...condizione per la libertà di tutti !!!

 Interverranno:
 Marco Bascetta (Manifestolibri - Milano)
 Andrea Fumagalli (Docente universitario - Milano)
 Gigi Roggero (Gruppo Conricerca FuturoAnteriore - Como)

 A seguire:
 Buffett Sociale & Jam Session



 ALTRE INIZIATIVE



ATTAC  MILANO - CAMPAGNA CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI
SEMINARIO DI AUTOEDUCAZIONE
condotto da ALESSANDRO SANTORO economista

 Obiettivo generale: de-costruire le argomentazioni a sostegno delle
privatizzazioni
traendo dalla realtà del territorio milanese i riscontri di questo percorso
di de-costruzione.
PRIMO INCONTRO- MARTEDI 11FEBBRAIO ORE 20.45 :
DENTRO L'IDEOLOGIA DEL MERCATO
Esiste un senso comune diffuso secondo cui "il mercato è meglio".Un'opposizione
a questo senso comune si può certamente costruire a partire da un'obiezione
etica, facendo vedere i guasti che il mercato produce. Tuttavia, questa
obiezione è necessaria ma non sufficiente: bisogna ragionare su quanto limitata
e contingente sia l'idea stessa di efficienza del mercato. Il modo migliore
per dare questa dimostrazione è guardare il mercato 'dal di dentro', facendo
finta di accettare la teoria economica dominante per capire che cosa dice
esattamente. Attraverso le nozioni di "bene di mercato", di "sovranità del
consumatore", di "utilità", di "impresa" e di "efficienza" si può ben
comprendere
quanto astratta, avulsa dalla realtà e a volte paradossale sia la
giustificazione
teorica della superiorità del mercato, e si possono identificare gli spazi
che secondo la stessa teoria economica dominante dovrebbero essere sottratti
al mercato, con particolare riferimento ai servizi pubblici. Immagino questo
incontro come quello di costruzione di un quadro di riferimento che serva
per gli incontri successivi.  (DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO)

SECONDO INCONTRO - LUNEDI 24 FEBBRAIO ORE 20.45 (Data da confermare) :
PER CAPIRE LA CRISI FISCALE DELLO STATO

 La crisi fiscale dello Stato è a fondamento della pretesa ineluttabilità
delle politiche di privatizzazione ed è quindi un altro
 tassello fondamentale da de-costruire. Credo che sia necessaria una premessa
di chiarimento sulle principali grandezze in questione (debito pubblico,
disavanzo, inflazione) anche con qualche riferimento quantitativo al caso
italiano (dando un'occhiata al rendiconto generale dello Stato).Discutendo
criticamente di questi concetti si possono cominciare a capire certe
operazioni di strumentalizzazioni che sono state fatte (Maastricht). A questo
punto, ovvero con la strumentazione tecnica necessaria, si apre uno 'spazio
di auto-educazione' relativo alla comprensione della dinamica storica che
ha portato alla formazione del debito pubblico e del disavanzo italiano:
è un lavoro non semplice da fare insieme, che richiede curiosità e voglia
d spenderci un po' di tempo, quindi lo prevederei solo se questa curiosità
e questa voglia ci sono. Cerco di fare un esempio per rendermi più
comprensibile.
Una delle voci principali di spesa dello Stato è certamente la spesa per
il personale, che ha un peso particolarmente forte in alcuni settori, per
esempio istruzione e sanità. Se non si affrontano questi nodi, se non si
capisce come sono usati i soldi in questi settori e non si capisce a cosa
servono sarà difficile costruire un percorso di opposizione alle
 privatizzazioni in questo settore. Qui si potrebbe aprire lo spazio per
il coinvolgimento di altri  per capire meglio. Opterei per l'istruzione,
in quanto  la sanità ha un profilo 'localistico' molto più forte e può esser
meglio affrontata nel terzo incontro.(DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO)

TERZO INCONTRO - LUNEDI 3 MARZO ORE 20.45 :
DENTRO L'IDEOLOGIA DEL DECENTRAMENTO

 Questo elemento ha particolare importanza per le privatizzazioni dei servizi
pubblici nel nostro paese. Anche qui c'è bisogno di una premessa su quel
che dice la teoria economica, su quanto questo sia valido ed accettabile,
su quali problemi reali ci sono (schematicamente: dal lato della fornitura
dei servizi e dal lato del finanziamento dei servizi). Si apre poi un
ulteriore 'spazio di auto-educazione' che dedicherei ad approfondire la
questione della regionalizzazione della sanità; anche qui ci vuole un po'
di voglia di fare, di leggersi alcuni  testi legislativi, di guardare un
po' di numeri. Anche qui, dopo questa fase, vedrei bene il coinvolgimento
di qualcuno che ci dia il suo punto di vista sulla sanità in Lombardia.
(DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO)

GLI INCONTRI SI TERRANNO PRESSO LA SEDE DI PUNTOROSSO,
IN VIA MORIGI 8-MILANO

Gli incontri sono aperti a tutti. Per ulteriori informazioni, richieste,
iscrizioni si può scrivere a : marcattac@virgilio.it o telefonare a Marco
3292107026 o Eliana 3405749635
ORGANIZZA : ATTAC  MILANO


MATERIALI


Firenze Europa, Mondo
35' betacam 2002
A cura di Giovanna Cossia e Marco De Poli
Una coproduzione URIHI-Punto Rosso

Firenze, città di Dante e Michelangelo, culla del Rinascimento e della
moderna società mercantile, ha accolto dal 6 al 10 novembre oltre 60.000
partecipanti al 1° Forum Sociale Europeo.
Provenienti da oltre 100 paesi, si sono confrontati in affollati seminari,
dibattiti e assemblee, per iniziare a costruire un'Europa nuova, sociale e
consapevole: non fortezza assediata, ma crocevia di scambi, ponte verso
popoli e culture.

 Il documentario vuole gettare uno sguardo sui problemi ed i temi
affrontati a Firenze - i giovani, l'Europa, la pace e la guerra, cercando di
restituire, per chi c'era e per chi non ha potuto esserci, immagini e suoni,
volti e parole di quattro giorni indimenticabili, dall'apertura in Piazza
Santa Croce all'interminabile corteo di sabato 9 novembre.
Da Dario Fo ad Ahmed Ben Bella, da Giulietto Chiesa a Riccardo Petrella,  da
Francois Houtard a Samir Amin da Isidoro Mortellaro, a Luisa Morgantini al
Presidente della regione Toscana: studenti, sindacalisti, immigrate,
esponenti politici e partecipanti provenienti da Europa, Asia, Africa,
Americhe, tutti alla ricerca di un altro mondo, non solo possibile ma
necessario.
Il costo del video in VHS è di 10 Euro + spese postali e lo si può
richiedere a Punto Rosso.





Appello dei movimenti sociali
III°  Forum Social Mundial

Porto Alegre, Brasile - gennaio 2003

Siamo riuniti a Porto Alegre mentre nel mondo imperversa una crisi
globale. Le intenzioni belligeranti del governo degli Stati Uniti
determinato a sferrare un attacco militare all'Iraq, minacciano
seriamente tutti noi e mettono in tragica evidenza le connessioni tra
dominazione militare ed economica.
Allo stesso tempo la globalizzazione neoliberista stessa è in crisi:
la minaccia della recessione globale è più evidente che mai, mentre
gli scandali per corruzione che coinvolgono le grandi società sono
all'ordine del giorno e rivelano la realtà del capitalismo.
Le sperequazioni sociali ed economiche aumentano sempre più,
compromettendo le strutture sociali le culture, i diritti, la vita.
La biodiversità, l'aria, l'acqua, le foreste, il suolo e il mare sono
diventati merci e sono messi in vendita.
Tutto questo minaccia il nostro futuro comune
Noi ci opponiamo!

Per il nostro futuro comune.
Apparteniamo a movimenti sociali che si battono in tutto il mondo
contro la globalizzazione neoliberista, contro la guerra, il razzismo,
il sistema di caste istituzionalizzato, la povertà, la società
patriarcale e tutte le forme di discriminazione ed esclusione
economica, etnica, sociale, politica culturale, sessuale e di genere.
Ci battiamo per la giustizia sociale, i diritti di cittadinanza, la
democrazia partecipativa, i diritti universali e per il diritto dei
popoli di decidere del proprio futuro.
Sosteniamo la pace e la cooperazione internazionale, per una società
sostenibile che risponda ai bisogni di cibo, abitazione, salute,
istruzione, informazione, acqua, energia, trasporti pubblici e diritti
umani.
Siamo solidali con le donne impegnate contro la violenza sociale e
patriarcale, sosteniamo la battaglia dei contadini, degli operai, dei
movimenti urbani popolari e di tutti gli svantaggiati del mondo,
privati di ambienti familiari sereni, privati di lavoro, terra e
diritti.
Abbiamo manifestato in milioni per dire che un altro mondo è
possibile.
Non è mai stato più vero e pressante.

No alla guerra!
I movimenti sociali sono contro la militarizzazione, l'aumento delle
basi militari e della repressione di Stato che crea infiniti rifugiati
e contro la criminalizzazione dei movimenti sociali e dei popoli
poveri.
Siamo contro la guerra in Iraq, gli attacchi alla Palestina, al popolo
della Cecenia e del Kurdistan alla guerra in Afghanistan, in Colombia,
in Africa e contro la minaccia crescente di una guerra in Corea. Ci
opponiamo alle aggressioni economiche e politiche contro il Venezuela
e contro l'embargo politico ed economico imposto dagli Stati Uniti a
Cuba e a qualunque altro paese. Siamo contro ogni tipo di azione
militare ed economica destinata ad imporre il modello neoliberista e a
minare la sovranità e la pace dei popoli del mondo.
La guerra è divenuta una parte strutturale e permanente della
dominazione globale che impiega la forza militare per il controllo dei
popoli e di risorse strategiche quali il petrolio. Il governo degli
Stati Uniti e i suoi alleati stanno imponendo la guerra come soluzione
sempre più comune per risolvere i conflitti. Denunciamo la
premeditazione degli imperialisti nell'inasprire tensioni e conflitti
religiosi, etnici, razzisti, fra tribù in tutto il mondo per
perseguire interessi egoistici.
La maggioranza della collettività mondiale si oppone alla prossima
guerra in Iraq. Facciamo appello ai movimenti sociali e alle forze
progressiste di tutto il mondo affinché il 15 febbraio 2003,
sostengano, partecipino e organizzino la protesta. Molte proteste sono
già pianificate e coordinate da tutti coloro che si oppongono alla
guerra nelle 30 maggiori città del mondo.

Opposizione all'Organizzazione Mondiale del Commercio
L'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), l'Area di Libero
Commercio delle Americhe (Free Trade Area of the Americas, FTAA) e
molti altri accordi commerciali bilaterali e regionali come l' Africa
Growth and Opportunity Act (AGOA) o l'accordo proposto per il libero
commercio nell'America Centrale, sono utilizzati dalle società
multinazionale per promuovere i loro interessi e dominare e
controllare le nostre economie e per imporre un modello di sviluppo
che impoverisce le nostre società. Nel nome della liberalizzazione del
commercio la vita e la natura sono messe in vendita e i popoli vengono
privati dei loro diritti fondamentali. Le multinazionali agricole
tentano di imporre al mondo gli OGM, le persone HIV positive o affette
da AIDS o altre malattie panendemiche in Africa e altrove non possono
accedere ai medicinali generici a basso prezzo. Inoltre i paesi del
sud sono intrappolati in un ciclo senza fine di indebitamento che li
costringe ad aprire i loro mercati e a esportare la loro ricchezza.
Nei prossimi anni le nostre campagne contro il WTO, l'FTAA e la
liberalizzazione del commercio cresceranno di dimensione e di portata.
Vogliamo fermare e invertire la liberalizzazione dell'agricoltura,
dell'acqua, dell'energia, dei servizi pubblici e dell'investimento e
riaffermare la sovranità dei popoli sulla società, sulle risorse,
sulla cultura e la conoscenza e sull'economia.
Siamo solidali con i contadini messicani che gridano "el campo no
aguanta mas" (il contadino non ne può più) e nello spirito della loro
lotta ci mobiliteremo localmente, nazionalmente e internazionalmente
per opporci al WTO. Sosteniamo il movimento mondiale che combatte
contro i modelli agricoli, alimentari e di produzione e distribuzione
neoliberisti. Durante il quinto incontro del WTO che si terrà a
Cancun, Messico, nel settembre 2003 organizzeremo proteste di massa in
tutto il mondo e faremo altrettanto durante l'incontro del FTAA che si
terrà a Miami, Stati Uniti nell'ottobre successivo.

Cancellare il debito
La cancellazione completa e incondizionata del debito del Terzo Mondo
costituisce una condizione per il rispetto dei diritti umani.
Sosterremo ogni paese indebitato che intenda interrompere i pagamenti
e voglia rompere gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale
specialmente con i programmi di aggiustamento strutturale. I popoli
del Terzo Mondo dopo secoli di sfruttamento delle loro risorse e del
loro ambiente hanno acquisito il diritto al risarcimento. Noi ci
chiediamo chi è debitore e chi è creditore. Questi problemi saranno al
centro delle campagne che si terranno nel 2003 durante il G8 (Evia,
Francia), il WTO (Cancun/settembre) e gli incontri annuali del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale
(Washington /settembre).

Opposizione al G8
Facciamo appello a tutti i movimenti sociali e alle forze progressiste
affinché partecipino alla mobilitazione per denunciare l'illegittimità
del G8 (Evian, Francia 1-3 giugno 2003) e per rifiutarne la politica.
A questa mobilitazione parteciperanno militanti di tutto il mondo,
dando vita a un summit alternativo e a un'immensa dimostrazione
internazionale.

Donne: promozione dell'eguaglianza
Partecipiamo alle azioni promosse dei movimenti femministi l'otto
marzo, giornata internazionale della donna, per combattere contro
tutte le forme di violenza e patriarcato e per un'uguaglianza sociale
e politica.

Solidarietà
Chiediamo a tutte le forze sociali progressiste, ai movimenti e alle
organizzazioni di tutto il mondo di essere solidali con i popoli della
Palestina, del Venezuela, della Bolivia e di altre nazioni che in
questo momento stanno affrontando crisi gravissime.

Ampliare la nostra rete internazionale
L'anno scorso durante il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre
abbiamo adottato una dichiarazione che definisce i nostri scopi, le
nostre lotte e le modalità per costruire la nostra alleanza. Lo
spirito di questo testo è ancora vivo e ispira le nostre mobilitazioni
future.
Da allora il mondo è cambiato molto rapidamente e per noi vi è la
necessità di far progredire i nostri processi decisionali, i
coordinamenti e le alleanze. Dobbiamo adottare un programma ampio,
radicale, democratico, pluralista, internazionale, femminista non
discriminatorio e antimperialista.
Vogliamo costruire una struttura entro la quale articolare la nostra
analisi e i nostri impegni di mobilitazione. Questo richiede la
partecipazione attiva di tutti i movimenti ricordando che i forum
sociali sono indipendenti da governi e partiti politici (affermato
nella Carta dei principi del Forum Sociale Mondiale) e mantenendo il
rispetto per l'autonomia di tutti. Questa struttura dovrebbe essere
irrobustita dalla presenza di tutti gli attori sociali che
contribuiscono e condividono le loro esperienze e le loro prassi
sociali, in accordo con le diverse forme di espressione politica e con
le diverse organizzazioni dei movimenti sociali, prestando attenzione
alla diversità di ideologie e culture.
Sentiamo la necessità di costituire una rete di movimenti che sia
sensibile e disponibile, flessibile e sostenibile ma anche ampia e
trasparente. In grado di alimentare e arricchire il processo
evolutivo, di promuovere la diversità e assumere il necessario grado
di coordinamento. Gli scopi della rete saranno migliorare l'impegno
dei movimenti di tutto il mondo in un dibattito politico più
approfondito per facilitare l'azione comune e rafforzare le iniziative
di attori che lottano per gli interessi sociali, lavorando in modo
orizzontale ed efficace.
A tal fine proponiamo di costituire un gruppo di contatto come risorsa
e strumento per la nostra mobilitazione internazionale, che si occupi
tra l'altro della preparazione di incontri e dibattiti e della
promozione della democrazia mediante un sito web e liste di
discussione. Questo gruppo di contatto avrà una durata di 6/12 mesi e
lavorerà in base all'esperienza passata dei sostenitori della rete dei
movimenti sociali popolare con sede in Brasile.
Si tratterebbe di una soluzione transitoria per garantire la
continuità. Il compito principale di questo gruppo provvisorio è
facilitare il dibattito in modo che i movimenti sociali di tutto il
mondo definiscano procedure concrete per un lavoro comune. Questo
processo è incorso. Una prima verifica del nuovo gruppo di contatto
avverrà durante gli incontri della rete dei movimenti sociali in
occasioni della mobilitazione di massa contro WTO di Cancun a
settembre 2003. Una seconda verifica si avrà, sempre durante gli
incontri della rete dei movimenti sociali, in occasione della riunione
del WSF che si prevede in India nel 2004.
Le verifiche valuteranno, tra l'altro, l'efficacia del coordinamento e
ricercheranno mezzi per migliorarlo. Considereranno inoltre come
procedere da un anno all'altro e come tener conto di campagne
tematiche nazionali, regionali e di movimento. Nel frattempo dobbiamo
aprire un vasto dibattito tra le organizzazioni e le reti per
articolare le proposte per una struttura permanente e più
rappresentativa.
Nei prossimi mesi, durante le nostre campagne e mobilitazioni, avremo
molte occasioni per sperimentare migliorare e costruire questo
processo.

Facciamo appello a tutte le reti e i movimenti sociali popolari
affinché firmino questa dichiarazione entro due mesi e inviino le loro
firme al seguente indirizzo movsoc@uol.com.br 




MARIA  CARLA  BARONI

Lavoro e ambiente: binomio inscindibile per la sinistra



(relazione tenuta al convegno "Tra crisi Fiat e mobilità sostenibile: che
fare?", organizzato dal Partito dei Comunisti Italiani - Federazione
Provinciale Milanese







         Già negli anni '70 Laura Conti, la scienziata che ha introdotto
l'ecologia in Italia e che più tardi ha fondato Legambiente,  aveva cercato
di svegliarci dal pericoloso sonno in cui eravamo immersi, anche a
sinistra: chi credendo nell'illimitata capacità dell'uomo di modificare la
natura con le sue attività (industria, trasporti, agricoltura e allevamento
industrializzati) senza rendere impossibile la permanenza degli organismi
viventi sul nostro pianeta, e ciò mediante tecnologie sempre nuove in grado
di riparare i guasti ambientali; chi credendo nell'illimitata capacità
della natura di riequilibrarsi e di riassorbire le conseguenze delle
attività umane; tutti convinti, inoltre, che i bisogni umani sarebbero
sempre soddisfatti, indipendentemente dal numero degli umani stessi e del
tipo e dell'entità dei loro bisogni, su un pianeta che continuerà a essere
popolato da organismi viventi; e metteva a confronto i miliardi di anni che
sono stati necessari per accumulare quel patrimonio genetico di
informazioni differenziate che è il complesso degli organismi viventi, e
che garantisce la vita degli stessi mediante l'equilibrio degli ecosistemi,
con la previsione che di li a trent'anni si sarebbe verificata la scomparsa
di una specie vivente ogni quarto d'ora.

         E ora che i trent'anni sono passati, dovrebbe essere evidente a
tutti, anche in Europa, anche in Italia, che godono di un clima temperato
di per sé non incline agli sconvolgimenti tipici dei climi tropicali ed
equatoriali,  quanto fossero illusori quegli assunti di illimitate capacità
e quanto la situazione sia grave: dalla distruzione accelerata delle
risorse del pianeta, mediante l'inquinamento dell'aria e delle acque e la
deforestazione,  alle alterazioni climatiche, dal dissesto idrogeologico e
dalle inondazioni alla desertificazione, alla costante perdita di
biodiversità, dalle enormi nubi tossiche alle piogge acide alla mucca pazza…

          In Italia in particolare, più ancora che nel resto d'Europa, il
dissesto polarizzato tra alluvioni e siccità è dovuto alla distruzione del
territorio, che non è più in grado di adeguarsi a piogge divenute più rare
e più violente, a causa dell'abbattimento degli alberi nelle zone collinari
e montane; dell'eccessiva cementificazione, e quindi impermeabilizzazione,
del suolo nelle aree urbane sempre più sparpagliate nelle campagne; dei
corsi d'acqua costruiti fin negli alvei e cementificati negli argini.

         In Italia poi, arrivati in ritardo rispetto ad altri paesi
d'Europa alla fase dell'industrializzazione, abbiamo creduto, lungo tutto
il xx secolo, anche a sinistra, al mito della produzione illimitata di
merci come sinonimo di sviluppo, di benessere, di progresso,
 all'industrializzazione accelerata sempre e dovunque: indipendentemente
dal contesto territoriale (anche nelle zone più qualificate dal punto di
vista agricolo o ambientale o paesistico; anche ai bordi della laguna di
Venezia, anche sterminando gli aranceti di Gioia Tauro); e
indipendentemente da che cosa  produrre (anche strumenti di morte come le
armi e come gli innumerevoli prodotti contenenti sostanze cancerogene),
considerando la produzione e il lavoro meritevoli di qualsiasi prezzo:
anche i tanti operai e loro familiari morti di cancro, anche i tanti loro
bambini nati handicappati, spesso gravi. Ci siamo limitati a contare i
morti (le pur fondamentali indagini epidemiologiche di medici e
associazioni coraggiose) e a intentare cause legali, senza renderci conto
che il cancro contratto in fabbrica porta alla morte anzitempo ed è uno dei
modi più brutti e dolorosi di morire e che un figlio handicappato, oltre a
rappresentare la fine di ogni speranza di miglioramento per entrambi i suoi
genitori, che affrontano fatica e privazioni sperando che i figli possano
poi studiare e progredire, significa soprattutto una somma enorme di
infelicità, fatica, talora senso di colpa e vergogna, per la donna che lo
ha messo al mondo e la fine di ogni altro aspetto della sua vita, anche
quando lo ama più di un figlio cosiddetto normale.

         Per decenni, poi, nelle situazioni più gravi dal punto di vista
dell'ambiente e della salute, abbiamo lasciato schierare da una parte gli
operai e i sindacati e dall'altra gli ambientalisti e la popolazione:
all'Acna di Cengio, all'Ipca di Ciriè, alla Farmoplant di Massa, al
Petrolchimico di Porto Marghera, alla Montedison e all'Enichem di Priolo,
all'Agip di Gela e in tanti altri posti, quasi mai elaborando progetti,
piattaforme e lotte in grado di opporsi al ricatto tra cancro e
disoccupazione e lasciando completamente soli quei pochi che ci hanno
provato.

         Senza capire che lo sfruttamento del lavoro umano e la distruzione
dell'ambiente hanno la stessa matrice, sono causati entrambi da un modello
economico basato sull'accumulazione del capitale e quindi sul perseguimento
del profitto immediato impresa per impresa, per il quale esseri umani e
risorse ambientali sono semplicemente strumenti di produzione e materiali
da acquisire al prezzo più basso possibile, e possibilmente in modo
gratuito.

         Senza ricordare che la crescita economica capitalistica, per
ridurre i costi di produzione nel breve periodo, ha trascurato anche quelle
che  Marx ha chiamato "condizioni di produzione" nel lungo periodo, che
sono poi  condizioni di vita soddisfacenti per gli stessi addetti alla
produzione.

         Chi può dire quanto questa cecità e questa divisione - ideologica,
in quanto percepisce come contrapposte esigenze altrettanto vitali -
abbiano pesato sulle attuali difficoltà, quantitative e qualitative, della
sinistra italiana?

         Da una decina d'anni a questa parte, però, si sono verificati
anche fenomeni nuovi, di cui non possiamo fare a meno di tener conto.

         Il primo è che, se è vero che per una certa fase la crescita
economica e l'aumento della produzione e della produttività hanno portato
un relativo benessere e un miglioramento nelle condizioni di vita dei ceti
popolari - anche se pagato con lacrime e sangue non metaforici -, anche in
quanto l'occupazione cresceva di pari passo con la produzione e il
sindacato riusciva a far trasferire nei salari almeno una quota
significativa dell'aumento della produttività del lavoro, da un po' di anni
a questa parte la correlazione positiva tra crescita e occupazione si è
interrotta: la crescita è continuata, sia pure con incrementi calanti,
anche per effetto della finanziarizzazione dell'economia; la produttività
del lavoro si è incrementata a ritmi vertiginosi, per l'introduzione sempre
più estesa delle tecnologie informatiche e della robotica, del modello
organizzativo della produzione "snella" e della tecnica del  just in time,
le quali hanno permesso di ridurre progressivamente e drasticamente il
bisogno di operai e magazzinieri, e a seguito delle fusioni e
incorporazioni aziendali, che  hanno trasformato in "esuberi" anche
impiegati, quadri e dirigenti;   il bisogno di lavoro umano, invece, si è
drasticamente ridotto, facendo emergere la disoccupazione e la non
occupazione come uno dei problemi più gravi del nostro tempo, non solo in
Italia, ma, con caratteristiche non diverse nella sostanza, in tutti i
paesi OCSE. Completano il quadro l'impossibilità attuale del sindacato a
ottenere nelle retribuzioni il riconoscimento degli aumenti di produttività
e varie forme di precarizzazione dei rapporti di lavoro.

         E' il fenomeno che Carla Ravaioli ha chiamato la "crescita fredda"
e cioè la moltiplicazione delle merci e l'espansione dei mercati cui
attualmente corrispondono solo un peggioramento delle condizioni di lavoro
e di vita dei ceti popolari e una progressiva e sempre più grave
distruzione dell'ambiente a scapito dell'intera specie umana: tipo di
crescita che, non dando più nulla ai ceti popolari e, anzi, togliendo loro,
non ha più alcun motivo di essere considerata positiva e fornisce quindi
alla sinistra l'occasione storica per pensare  un diverso sistema di
produzione, di scambio e di consumo e per lottare al fine di ottenerlo.

         Il secondo fenomeno  è quella particolare configurazione ed
estensione del sistema capitalistico che è arrivata ormai a dominare e a
incapsulare l'intero pianeta (non solo l'ambiente e il modo di produrre e
consumare, ma anche le menti e le aspirazioni degli umani) e che chiamiamo
globalizzazione neoliberista. Da sempre il capitale ha mirato a produrre e
a vendere sempre di più, non importa che cosa e a chi, per quale bisogno e
con quale metodo e con quali conseguenze, con il solo obiettivo
dell'aumento del profitto impresa per impresa e del prodotto interno lordo
a livello generale, ma nell'attuale fase non mancano gli aspetti nuovi,
consentiti dalle attuali tecnologie soprattutto dell'informazione e della
comunicazione: la concentrazione delle decisioni economiche in capo a poche
centinaia di grandi gruppi multinazionali con sede decisionale nel primo
mondo, che di fatto operano ormai in un unico mercato globale e delle merci
e dei servizi e dei capitali; lo sganciamento della produzione da un
territorio e da un contesto socioculturale alla rincorsa della
localizzazione che, in ambito planetario, garantisce il costo del lavoro
più basso e la più completa assenza di vincoli nell'uso delle risorse
ambientali;  il potere acquisito nei confronti degli Stati nazionali, sia
mediante la stessa potenza economico-finanziaria dei grandi gruppi (i cui
bilanci consolidati  superano il bilancio di molti Stati), sia mediante
l'attivazione di un'organizzazione sovrannazionale come l'Organizzazione
Mondiale del Commercio, a essi funzionale, in grado di vincolare le
politiche economiche degli Stati nazionali e di rendere inefficaci le loro
legislazioni ambientali e del lavoro.

         E proprio questa esasperata modalità del capitalismo di spostare
le produzioni dove è possibile usare uomini, donne e bambini in modo quasi
gratuito e dove la legislazione ambientale è inesistente, il tutto sotto il
pungolo della riduzione dei costi richiesta da una iperconcorrenzialità a
scala globale,  dovrebbe convincerci che lavoro e ambiente solo le due
facce della stessa medaglia, che devono essere inscindibili sia nella
nostra elaborazione teorica sia nella nostra progettualità politica.

         Il terzo fenomeno nuovo è costituito da quell'entusiasmante
galassia di movimenti che, insieme ad altri, preferisco chiamare "per una
globalizzazione dal basso", sorta per lottare contro la globalizzazione
neoliberista, in primo luogo suscitando coscienza e speranza nella
possibilità, ora, di pensare e, poi, di costruire un mondo diverso
dall'attuale: il movimento dei movimenti, che comprende ambientalisti e
sindacalisti, lo ha capito fin dal suo sorgere che ambiente e lavoro sono
inscindibili e che occorre lottare per entrambi, così come per l'acqua come
risorsa comune e per i  servizi  fondamentali che devono rimanere pubblici,
per poter garantire vita, salute e diritti a tutti gli umani del pianeta.

         Anche di fronte alla crisi Fiat non si può porsi dimenticando che
essa è esplosa in uno scenario di progressiva presa di coscienza, da parte
degli abitanti delle città, che la mobilità basata sull'auto privata e
individuale provoca inquinamento, rumore, stress, malattie,  occupazione di
suolo urbano a scapito degli umani, lunghissimi tempi di trasferimento,
spreco di tempo di lavoro e di vita, costi in continuo aumento (benzina,
assicurazione, posteggi). Nei sondaggi il traffico e l'inquinamento
dell'aria sono indicati da anni come il principale problema della
popolazione urbana. Sono numerosi i convegni e le lotte sociali contro
l'esasperazione dell'attuale mobilità voluta dai governi locali di destra e
per una mobilità sostenibile, basata soprattutto sul potenziamento del
trasporto pubblico di superficie, sull'uso di mezzi pubblici ecologici e
sulla chiusura al traffico di parti di città (centri storici, isole
pedonali anche periferiche, grandi quartieri residenziali pubblici e
privati). Sono un fatto, spesso riportato ormai anche dalla stampa
quotidiana, le migliaia di persone morte ogni anno per le sostanze
cancerogene connesse all'uso massiccio dell'auto, le migliaia di persone,
soprattutto bambini e vecchi, che si ammalano alle vie respiratorie a causa
delle polveri sottili, la morbilità e gli svenimenti tra i vigili urbani
addetti al traffico.

         Non possiamo, quindi, ignorare che il modello di mobilità urbana
basato sull'auto individuale è in crisi, soprattutto in Italia, che
possiede la più alta densità di auto nel mondo, in rapporto sia agli
abitanti sia ai chilometri di strade, e le politiche pubbliche locali più
lontane dalle indicazioni europee (Libro verde dell'ambiente urbano,1990):
targhe alterne; blocchi del traffico; zone a traffico limitato non
controllate; milioni buttati per parcheggi sotterranei destinati a una
minima parte delle auto che ingombrano gli spazi aperti delle città, che
sarebbero assai meglio usabili per la vita collettiva; nuovi sottopassi,
cavalcavia e strutture multipiano, i cosiddetti fluidificatori del
traffico, che lo spostano soltanto; e nuove autostrade urbane che ne
attirano uno ancora più consistente…

         E neppure possiamo dimenticare i prezzi che si pagano per un
trasporto merci effettuato in larga prevalenza su gomma in termini di
inquinamento, consumo energetico, gravissimi incidenti stradali, blocchi
alle frontiere con il resto d'Europa, che trasporta le merci su ferro e via
acqua; e che i trasporti sono responsabili per il 40% dell'effetto serra; e
che la produzione di energia da combustibili fossili rappresenta il 95%
dell'inquinamento dell'aria.

         Oltre a tutto ciò le guerre dell'ultimo decennio (Golfo, Cecenia,
Afganistan, Iraq) servono per placare la sete di petrolio delle auto
dell'occidente, posto che le riserve Usa sono state già sfruttate per il
60% e che i giacimenti del mare del Nord, dell'Algeria e dell'America
Latina si esauriranno tra non molto. E, oltre alle guerre, per avere più
petrolio e per controllarne la disponibilità e il prezzo, si tentano colpi
di Stato (Venezuela) e si sconvolgono gli habitat naturali e umani in varie
parti del pianeta (Nigeria, Ecuador). Così come, per trasportare il
petrolio riducendo i costi all'osso, si inquinano in modo drammatico mari e
coste, dall'Alaska al Sudafrica, alle coste europee e italiane.

         Tuttavia la Fiat deve essere salvata, anche con l'intervento
statale, per tutto ciò che rappresenta per l'economia e per l'occupazione
diretta e indiretta in intere aree in varie parti d'Italia, ma non salvata
con interventi puramente assistenziali di infausta memoria, che non
arrestano il declino industriale e spostano il tracollo solo un po' più
avanti nel tempo, con ciò sprecando ingentissime risorse pubbliche che
dovrebbero essere destinate a effettivo e duraturo vantaggio della
collettività.

         L'unico modo per tutelare contemporaneamente sia il lavoro sia
 l'ambiente e la salute è dato dall'impulso alla ricerca tecnologica e
dalla riconversione produttiva per ottenere più mezzi di trasporto pubblico
e meno auto e, in ogni caso, mezzi pubblici ecologici e auto ecologiche.

         Una mobilità veramente sostenibile richiede pure che vengano
ridotte le necessità di spostarsi mediante scelte di pianificazione urbana
e territoriale che portino sia a città policentriche, con attività
attrattive di persone organicamente distribuite nel tessuto urbano e con
servizi diffusi e raggiungibili a piedi,  sia alla riaggregazione sul
territorio delle attività produttive e delle residenze o, quanto meno, alla
fine dello sparpagliamento di edifici e attività alla rincorsa di aree a
prezzi sempre più bassi. Richiede che il trasporto collettivo su ferro
venga potenziato e diffuso, anche riattivando linee abbandonate e
sottoutilizzate, nelle città e fuori, e reso ulteriormente appetibile con
politiche tariffarie integrate a scala metropolitana. A completamento di
ciò richiede anche lo sviluppo dei sistemi di trasporto a domanda, che
consentono di passare dall'economia (e dai costi) del possesso dell'auto
all'economia (e ai vantaggi) dell'accesso al trasporto mediante le varie
forme di condivisione degli autoveicoli (car sharing, car pooling, taxi
collettivi).

          Ma è evidente che un contributo fondamentale alla qualità
dell'aria e alla salute può essere dato dalla circolazione di mezzi
pubblici ecologici e di auto ecologiche. Già ora sono disponibili motori
misti ed elettrici ad alto risparmio energetico e a bassa capacità di
inquinamento che si possono produrre industrialmente; già ora si può
programmare la sostituzione degli autobus urbani inquinanti con altri
alimentati a metano o a gas naturale (già in produzione in Italia), ma la
via più risolutiva, da imboccare subito, appare quella dei motori a
idrogeno, che consentono di immagazzinare l'energia e di azzerare
l'inquinamento, soprattutto tenendo presente che l'idrogeno può essere
ottenuto mediante l'uso di fonti energetiche rinnovabili.

         Occorrono naturalmente investimenti molto ingenti per completare e
connettere le tecnologie necessarie ai vari spezzoni che costituiscono  la
filiera dell'idrogeno - produzione; infrastrutture per la distribuzione;
impianti per l'uso finale -, ma l'entità degli stanziamenti ipotizzati per
l'Italia rappresenta, secondo una ricerca condotta dagli Amici della Terra
e dalle Ferrovie, una cifra venti volte inferiore a quella corrispondente
ai danni sanitari e ambientali provocati in Italia dal sistema dei
trasporti basato sul petrolio.

         Usa e Giappone stanno investendo da tempo cifre considerevoli per
 mettere a punto la rivoluzione energetica dal petrolio all'idrogeno. E
nell'ottobre scorso, Romano Prodi, accogliendo l'appello dell'economista
Jeremy Rifkin, ha organizzato un incontro tra l'Unione Europea e i maggiori
gruppi industriali per creare una partnership, finora inedita ma assai
lungimirante, in grado di pianificare la transizione dal petrolio
all'idrogeno;  ha sancito l'attivazione di un gruppo di esperti ad alto
livello, tra cui il premio Nobel Carlo Rubbia, con il compito di definire
la strategia europea in questo campo e di formulare una prima proposta
entro la metà del 2003 e ha più che raddoppiato gli stanziamenti europei
per lo sviluppo sostenibile.

          Già alcune case automobilistiche (General Motors, Bmw, Toyota)
sono pronte a produrre auto a idrogeno. Perché anche l'Italia e la stessa
Fiat non potrebbero imboccare la  via di un futuro energetico non
inquinante? Questa prospettiva strategica consentirebbe alla Fiat di
recuperare competitività per una certa fase e, se ben gestita, di mantenere
un suo ruolo produttivo e commerciale anche quando il mercato dell'auto
sarà dominato dal nuovo sistema di propulsione. Perché non elaborare allora
un piano organico di provvedimenti in tal senso in cui ognuno faccia la sua
parte: lo Stato e il governo centrale, la ricerca pubblica e privata, la
Fiat, gli investitori, i governi delle città, il centrosinistra, i
sindacati, gli ambientalisti e i comitati di cittadini?

         A mio parere l'Ulivo allargato e tutta la sinistra, nell'elaborare
il programma elettorale che dovrà consentirci di vincere le prossime
elezioni politiche e di riportare questo paese sulla via della civiltà, non
deve limitarsi a riproporre quanto già avevamo e  questo governo ci ha
tolto e distrutto, ma deve inserirvi nuove proposte decise, coraggiose e
organiche, come ad esempio il passaggio all'economia dell'idrogeno, e deve
affrontare le questioni nodali del lavoro e dell'ambiente, che, se guardate
nella prospettiva corretta, non sono in contraddizione ma in sinergia.

         Oltre a tutto il Nord del mondo - sostanzialmente l'Europa, date
le posizioni Usa, che prosperano sull'economia di guerra e dirigono la
globalizzazione neoliberista - deve farsi carico di avviare l'inversione di
rotta verso un riequilibrio ambientale e socioeconomico a livello
planetario, in quanto i paesi del Sud, strangolati quasi tutti dai ricatti
dei programmi strutturali del Fondo Monetario Internazionale e
dall'invasione dei grandi gruppi multinazionali, tendono a porsi le stesse
mete e a ripercorrere gli stessi errori che  hanno caratterizzato il nostro
modello di crescita. Diventa quindi molto importante il ruolo che un
prossimo governo di centrosinistra allargato e vincente in Italia può
svolgere in una prospettiva europea sempre più integrata.

         Anche il sindacato può svolgere un grande ruolo in questa doppia e
convergente tutela, forse non nei contratti collettivi nazionali, in cui
ipotetici diritti all'ambiente e alla salute, al di là del rispetto delle
leggi vigenti, rischierebbero di essere astratti e inefficaci. Ma molto si
può fare a livello locale, applicando il motto, comune all'ambientalismo e
al movimento delle donne, del "pensare globalmente e agire localmente": ad
esempio nella contrattazione aziendale e di gruppo e in piattaforme a
livello territoriale, come in vertenze di distretto industriale (omogenei
dal punto di vista produttivo) e nei patti territoriali.

         E non sarebbe affatto male se partiti, sindacati e ambientalisti
affrontassero tutti insieme queste tematiche, elaborando una prospettiva
comune da portare poi avanti ognuno secondo le sue specificità, ma in
sintonia, rafforzando a vicenda obiettivi e strumenti.

         Per salvare noi stessi e il pianeta occorre operare in una
prospettiva che preveda, per ognuno e ognuna, meno merci e più ben-essere
(più salute, più cultura, più tempo liberato, più vita di relazione, più
equilibrio - in definitiva - tra attività per la produzione e il mercato e
attività per la rigenerazione della vita). Per avviare processi in tale
direzione può essere assai utile operare lungo tre filoni: la riduzione
significativa dell'orario di lavoro; la riconversione ecologica delle
attività produttive; e la manutenzione e cura del territorio.

         A qualche anno di distanza dal tentativo di introdurre le 35 ore
settimanali si fa fatica a credere che non abbiamo ottenuto nulla perché ci
siamo divisi tra chi voleva ottenerle per legge e chi mediante la
contrattazione: come se non fossero indispensabili entrambe, in quanto è
ovvio che,  in una materia tanto rivoluzionaria rispetto agli assetti
esistenti, una legge, senza contrattazione, rimane lettera morta e una
contrattazione, senza una legge di sostegno, è un'impresa disperata.

         Sono convinta che dovremmo riprendere questo tema, nonostante le
difficoltà opposte dall'allungamento di fatto dei tempi individuali  di
lavoro conseguenti alla globalizzazione e alla precarizzazione, sia per la
sua capacità di rimettere in discussione i meccanismi e i ritmi
dell'accumulazione del capitale, sia per le possibilità che offre e di
redistribuire il lavoro esistente e di riappropriarsi del proprio tempo di
lavoro e di vita. Invece delle 35 ore settimanali automatiche sempre e per
tutti, si può pensare, come è stato proposto qualche anno fa, a un tetto
annuo prefissato per legge, da distribuire secondo orari variamente
modulati durante l'anno, a seguito di una contrattazione che  tenga conto
delle esigenze sia della produzione sia dei lavoratori e delle lavoratrici,
in modo che anche gli straordinari - per i quali prevedere comunque un
tetto non superabile - necessari nei periodi di punta  possano essere poi
recuperati nei periodi di bassa congiuntura.

         In merito al secondo filone dovremmo elaborare un nostro progetto
di politica industriale collegato a una politica della ricerca pubblica
mirata alle tecnologie a basso impatto ambientale e all'uso di sostanze
certificate come non dannose alla salute. In questo progetto complessivo le
priorità dovrebbero essere decise correlando i settori individuati come
strategici - o che possono diventarlo, anche se attualmente in crisi,
proprio mediante una loro riconversione ecologica che introduca innovazione
e qualità -, i settori più nocivi all'ambiente e alla salute e i settori
per cui tecnologie alternative sono già disponibili o comunque più vicine.
Per i periodi di fermo impianti necessari alle opere di riconversione si
potrebbe riprendere il progetto dei Verdi di un po' di anni fa, che
prevedeva una sorta di cassa integrazione "verde" per tutelare
economicamente i lavoratori non coinvolgibili nelle attività di
trasformazione. Un rapporto corretto tra industria e ambiente, tenendo
conto del fatto che la legislazione ambientale è aggirata dalle imposizioni
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e che i controlli ambientali
sono facilmente aggirabili, ad es. sversando gli inquinanti nei fiumi nei
giorni in cui gli operatori pubblici non sono in servizio, può essere
attivato rendendo più conveniente per le imprese  il non inquinare e il
riciclare acqua, energia e materiali, tramite un sistema coordinato di
imposizione fiscale ambientale e di incentivi e/o contributi pubblici per
attività di riconversione.

         Processi con analoghe finalità dovrebbero essere messi a punto e
avviati anche per l'agricoltura e per l'allevamento del bestiame.

         Quanto al terzo filone di impegno occorre dire basta a nuove
autostrade, al ponte sullo Stretto e simili, che richiedono investimenti
enormi con il solo risultato di distruggere irreparabilmente il territorio
e di procurare un'occupazione solo temporanea. Occorre impegnarsi invece -
destinandovi  le risorse pubbliche adeguate, in ogni caso infinitamente
minori di quelle richieste dalle ricostruzioni e dai risarcimenti danni a
seguito dei disastri cosiddetti naturali - in quel complesso di attività
che possiamo chiamare di manutenzione e cura del territorio e dell'ambiente
urbano ed extraurbano: rimboschimento di montagne e colline; ampliamento e
cura dei parchi e delle altre aree protette; rinaturazione degli argini dei
fiumi e rispetto dei loro alvei; turismo sostenibile nei parchi e nei
centri storici piccoli e piccolissimi da rivitalizzare; riqualificazione
urbana; recupero, restauro e riqualificazione energetica degli edifici;
riuso di edifici dismessi e di aree già cementificate; manutenzione
programmata degli edifici e degli impianti di illuminazione pubblica;
sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili; completamento e rinnovamento
delle reti di adduzione dell'acqua; riduzione degli scarti di lavorazione e
degli imballaggi; maggiore recupero dei residui solidi urbani e via
enumerando; tutte attività che creano occupazione stabile, qualificata e
tale da contribuire al ben-essere collettivo.

         Una decina di anni fa Legambiente aveva elaborato, per opporsi al
solito piano di opere pubbliche cementificatrici varato dal  governo
(l'Italia è il paese al mondo con il maggior consumo di cemento pro
capite), un contropiano per il lavoro basato sulle attività sopra elencate,
successivamente sottoscritto da Cgil Cisl e Uil nazionali, ma poi finito in
nulla. Perché?

         In buona sostanza, a parte la questione del passaggio
all'idrogeno, in questa relazione non ho detto nulla di nuovo e mi sono
limitata a ricordare le idee, le proposte e i progetti apparsi qua e là tra
le varie articolazioni della sinistra in questi ultimi decenni: quando
riusciremo a trasformarli in un progetto politico coerente, unitario e
vincente?






Milano, 1 febbraio 2003





Un  po' di  BIBLIOGRAFIA:

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Datanews, 1995

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2000

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2001

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Mario Agostinelli e Carla Ravaioli,  Le 35 ore. La sfida di un nuovo tempo
sociale. Editori Riuniti, 1998

Pietro Ingrao e Rossana Rossanda,   Appuntamenti di fine secolo. Con saggi
di Marco Revelli, I.

Mortellaro e K.S. Carol.   Manifestolibri, 1995

Gruppo di Lisbona,  I limiti della competitività, a cura di Riccardo
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André Gorz,   Capitalismo, Socialismo, Ecologia.   Manifestolibri, 1992

E.U. von Weizsacker e A.B. Lovins,  Fattore 4: come ridurre l'impatto
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Jeremy Rifkin,   Economia all'idrogeno.  Mondatori, 2002

Peter Hoffmann, L'era dell'idrogeno. Presentazione di Edo Ronchi.  Franco
Muzzio Editore, 2002

Loris Campetti, Non Fiat. Come evitare di uccidere l'industria italiana.
Con saggi di Vincenzo Naso e Aurelio Peccei.  Cooper  & Castelvecchi,  2002

Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese,  Petrolkiller. In appendice i
documenti segreti delle aziende

chimiche.  Feltrinelli, 2002

Gianfranco Bologna (a cura di),  Italia capace di futuro. Prefazione di
Wolfgang Sachs.  EMI, 2000

I rapporti annuali di Legambiente, pubblicati da Edizioni Ambiente (1990-2002)





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