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comunicato contro la chiusura Telefabbrica



Ieri, quattro dicembre del duemilaedue un nucleo di carabinieri, su mandato 
del Ministero della Comunicazione ha chiuso Telefabbrica, una telestreet 
nata a Termini Imerese per sostenere la lotta degli operai della Fiat 
minacciati di licenziamento. Telefabbrica trasmetteva da sabato sera in un 
raggio di centocinquanta metri.
Il Ministero della Comunicazione ha dato ordine di chiuderla.
Centocinquanta metri. Più o meno è come impedire a due sorrdomuti di farsi 
dei gesti di saluto dai due lati della strada. Il messaggio che arriva dal 
governo appare chiaro. Nessuno ha più il diritto di comunicare, solo Lui (e 
i suoi inservienti). Telefabbrica non aveva la concessione governativa che 
autorizza a trasmettere, violava dunque un articolo Legge Mammì. Anche 
Rete4 non dispone della concessione, e il suo raggio di azione non è di 
centocinquanta metri. Ma Rete4 può trasmettere, il Ministero della 
Comunicazione non la chiude.

Telestreet è nata per diffondere la coscienza che è possibile rompere il 
monopolio della comunicazione prendendosi semplicemente la responsabilità 
di comunicare, con tutti gli strumenti, anche quello televisivo. E' 
possibile farlo, costa poco, e mette in moto energie creative e politiche. 
Telestreet è nata per portare democrazia nella comunicazione, proprio ciò 
che in questo paese si cerca di distruggere.
Perciò Telestreet chiama tutte le persone sensibili a provare lo stesso 
disprezzo che noi proviamo per questa comica repressione che impedisce alla 
gente di trasmettere parole ed immagini nel raggio di centocinquanta metri. 
Per parte sua Telestreet insiste nel rivendicare il diritto alla 
comunicazione e dichiara che continuerà con tutti i mezzi a riaffermare 
questo diritto sancito dall'art. 21 della Costituzione.