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La nonviolenza e' in cammino. 420



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 420 del 19 novembre 2002

Sommario di questo numero:
1. Per Francesco De Martino
2. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Messaggero"
3. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Tempo"
4. Gerard Lutte, un dovere morale
5. Paolo Flores d'Arcais, non puo' essere tempo da sepolcri imbiancati
6. Peppe Sini, tre glosse ai precedenti articoli di Gerardo e di Flores
d'Arcais
7. Luce Fabbri, una lezione
8. Bianca Guidetti Serra, l'ultimo incontro con Emanuele Artom
9. Marianne Moore, al progresso militare
10. Pat Patfoort, per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace
11. Antonino Caponnetto, una preghiera laica ma fervente
12. Riletture: Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione
13. Riletture: Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. PER FRANCESCO DE MARTINO
Fummo avversari della politica di Nenni e sua. Fummo felici che la sinistra
unita lo portasse al senato. E quando la repubblica lo volle a vita senatore
fummo orgogliosi della repubblica italiana.
Vi fu in Italia una sinistra che era fatta di persone generose e oneste, la
sinistra di Anna Kuliscioff, di Giuseppe Di Vittorio, di Piero Gobetti, di
Antonio Gramsci, di Tomaso Serra, di Danilo Dolci, di Lorenzo Milani, di
Giorgiana Masi, di Luce Fabbri. O per dirla con una formula che fu del
Maquis francese: "il partito dei fucilati". Persone che possono aver
sbagliato, ma sempre convinti che difendere e onorare l'umanita' fosse il
primo dovere e che per questo dovere tutta la loro vita offrirono, senza
illusioni ne' desideri di ricompense in questo o in alcun altro mondo.
Di questa sinistra anche Francesco De Martino, da Giustizia e Liberta' alla
sinistra unita, ha fatto parte.
Ed e' uno dei nostri.

2. DOCUMENTAZIONE. UN ARTICOLO DALLA CRONACA DI VITERBO DEL "MESSAGGERO"
[Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" del 18 novembre
2002]
Da ieri pomeriggio Viterbo e' diventata il centro dell'inchiesta sui no
global, avviata dalla Procura di Cosenza, che ha portato ben tredici persone
in carcere e sette agli arresti domiciliari. Proprio ieri infatti, sette
delle tredici persone arrestate ["Il messaggero" li pubblica, ma noi abbiamo
naturalmente omesso i nomi - ndr -], sono stati trasferiti nel carcere
viterbese di Mammagialla dove stamattina saranno interrogati dal magistrato
che conduce l'inchiesta.
Ieri intanto i detenuti sono stati visitati in carcere dal parlamentare
della Margherita Giuseppe Fioroni e dai consiglieri regionali dei Verdi,
Angelo Bonelli, e dei Comunisti italiani, Alessio D'Amato.
"Ho trovato soggetti - ha detto Fioroni - che nella quotidianita' si
occupano di insegnamento, di mense per extracomunitari, di riabilitazione
dei disabili e dei malati psichiatrici. Mi auguro che la magistratura
concluda rapidamente le proprie indagini per fare chiarezza su tutta la
vicenda".
"In generale - hanno raccontato Bonelli e D'Amato - le loro condizioni di
salute sono buone. La situazione e' differente dal punto di vista
psicologico. Ci siamo trovati davanti a persone sbigottite, emotivamente
colpite, preoccupate per l'enormita' delle imputazioni nei loro confronti. A
causa dei continui spostamenti, non hanno un centesimo neppure per comprare
le sigarette. Li abbiamo tranquillizzati e abbiamo fornito loro un fondo di
denaro per le necessita' piu' impellenti. Prima fra tutti, inviare
telegrammi alle loro famiglie, possibilita' della quale non erano stati
informati. Li abbiamo anche informati della grande mobilitazione democratica
che si e' sviluppata in tutto il paese dopo il loro arresto".
Per stamattina [lunedi 18 novembre - ndr-] intanto e' prevista una
mobilitazione davanti al carcere di Mammagialla, organizzata dalla Cgil, da
associazioni e dai partiti della sinistra, proprio in concomitanza con gli
interrogatori.

3. DOCUMENTAZIONE. UN ARTICOLO DALLA CRONACA DI VITERBO DEL "TEMPO"
[Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il Tempo" del 18 novembre 2002]
IL leader dei Disobbedienti napoletani e' stato trasferito ieri dal carcere
di Trani al "Mammagialla" di Viterbo, dove oggi dovrebbe essere interrogato.
La notizia e' stata resa nota dai rappresentanti della rete dei
Disobbedienti. La misura, hanno spiegato, sarebbe stata disposta per motivi
di ordine pubblico.
Si svolgera' quindi nel supercarcere di Viterbo l'interrogatorio del leader
della rete No Global della Campania, arrestato nell'ambito dell'inchiesta
della Procura di Cosenza. Lo rende noto il suo legale, Carmine Malinconico,
per il quale l'inchiesta che ha fatto scattare i venti arresti "e'
debolissima sul piano processuale e tecnico". Secondo Malinconico "siamo in
presenza di una serie di accuse, assolutamente indimostrate, di fattispecie
di reati alla base delle quali ci sarebbe la partecipazione a manifestazioni
e condotte che non mi pare che si possano certo qualificare come prova di
fatti cosi' gravi". L'avvocato del leader No Global confida che "davanti al
Tribunale del Riesame ci sia un momento di chiarificazione di questa
vicenda". Il ricorso per la scarcerazione d[el suo assistito] sara'
presentato dopo l'interrogatorio di domani. [Il suo assistito] sta,
riferisce Malinconico, "abbastanza bene. E' un po' sconcertato dalle accuse
ma per il resto, sul piano dell'umore, e' abbastanza fiducioso del fatto che
la vicenda si possa chiarire. La grande solidarieta' che si e' espressa per
tutti ma in particolare sul suo nome - conclude - lo sostiene in questo
momento un po' difficile".
I dirigenti viterbesi di Rifondazione Comunista hanno stilato una nota in
cui si afferma che sara' oggi [lunedi 18 novembre - ndr -] istituito davanti
al supercarcere di Viterbo "un presidio democratico per esprimere la nostra
solidarieta' e per gridare forte: liberi subito, liberi tutti". Al presidio
saranno presenti anche molti parlamentari ed esponenti politici. Ieri il
parlamentare della Margherita Beppe Fioroni, responsabile Politiche della
Solidarieta' del partito, ha incontrato nel carcere di Viterbo i sette
detenuti "no global" provenienti dal carcere di Trani. [...], rinchiusi in
celle singole. [Uno di loro] e' stato ricoverato in infermeria per una crisi
nervosa.

4. RIFLESSIONE: GERARD LUTTE: UN DOVERE MORALE
[Ringraziamo Gerard Lutte (per contatti: gerardlutte@tin.it) per averci
inviato questo appassionato intervento, rispetto ad alcuni passaggi del
quale esprimiamo un netto dissenso che esplicitiamo ed argomentiamo
nell'articolo a firma di Peppe Sini in questo stesso numero del notiziario.
Gerard Lutte, di origine belga, da molti anni in Italia, docente
universitario di psicologia dell'etą evolutiva, ha partecipato a Roma alla
vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di baraccati e di un
quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani piu' emarginati;
collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di accoglienza; ha
promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta' internazionale dal
basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla situazione
centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e soprattutto le
bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte: Quando gli
adolescenti sono adulti. I giovani in Nicaragua, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984;
Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna 1987; Dalla
religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e ragazzi di
strada con G. L., Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala, Kappa,
Roma 1994 (e' stata recentemente pubblicata una seconda edizione
aggiornata)]
Stavo a Catanzaro quando ebbi luogo il blitz organizzato da magistrati di
Cosenza, contro ragazze e ragazzi del forum sociale. Seppi la notizia al
termine di un incontro con operatori di comunita' di persone con problemi di
eccesso di uso di droghe illegali. In conclusione al mio intervento sul tema
dei "giovani nell'era della globalizzazione" incoraggiavo le comunita' ad
inserirsi attivamente in questo visto movimento di alternativa alla morte
annunciata provocata dall'economia di mercato.
Uscendo dall'incontro, un sacerdote amico, presidente di una comunita' di
giovani, mi annuncio' quanto era avvenuto all'alba e che aveva appreso dalla
telefonata di uno degli arrestati. Lui lo conosceva personalmente e mi disse
che questo giovane sicuramente non poteva essere implicato in atti di
violenza. Lo stesso mi dissero in seguito persone che conoscevano altri
arrestati. Lo stesso disse il 15 notte su Rai 3 un frate francescano.
*
Io credo a loro e non ai magistrati di Cosenza.
Ho avuto l'occasione, alla fine degli anni '70, di osservare da vicino il
ruolo di certi magistrati nella repressione del dissenso dei giovani.
Una ragazza, che frequentava il nostro centro di cultura della Magliana, era
stata arrestata nel corso di una manifestazione organizzata per ricordare
l'assassinio di Giorgiana Masi. Era accusata di avere provocato con il
lancio di una bomba molotov l'incendio di un mezzo di trasporto pubblico. Le
prove presentate da alcuni accusatori erano palesemente false, contraddette
da testimoni e da fotografie, e tutti si aspettavano che i giudici li
avrebbero condannati per calunnia. Fu la ragazza, minuta, timida, dolce, ad
essere condannata. Non importava che fosse colpevole o innocente. Importava
di colpire e criminalizzare il dissenso.
*
Il blitz organizzato a Cosenza sembra sia stato battezzato "no global",
ossia indicherebbe chiaramente l'obiettivo: il movimento che qualche giorno
prima aveva dimostrato a Firenze la sua forza pacifica, il suo netto rifiuto
della guerra voluta da Bush, e di una economia globale che disprezza le
persone umane e provoca la morte di milioni di persone, della natura, e
dell'umanita' negli uomini.
L'intento del blitz sembra sia di criminalizzare il movimento di Firenze, di
dividerlo, e sembrerebbe porsi in continuita' con le documentate violenze
eseguite da appartenenti alle forze dell'ordine a Napoli e a Genova contro
manifestanti pacifici.
*
Se "sovversione" significa rifiuto della guerra e dell'ingiustizia mortale
dell'economia neoliberista, allora e' un dovere morale di ogni persona umana
degna di questo nome.
Le manifestazioni di solidarieta' con i ragazzi e le ragazze arrestati il 15
novembre sono necessarie, ma non bastano.
Dobbiamo rinforzare ed allargare il movimento che coordina tante realta' di
base, sparse in tutta Italia ed Europa. Esperienze di vario genere dove si
tenta di costruire relazioni antagoniste a quelle dominanti del potere e
della ricchezza, perche' fondate sull'amicizia liberatrice.
La novita' del movimento e' che e' costituito da tante realta' diverse,
autonome, che gia' agiscono nel sociale per dare una risposta ai problemi
degli emarginati, che gia' sono antagoniste all'economia di mercato.
Io lavoro in Guatemala con le ragazze e i ragazzi di strada che hanno
formato un movimento autogestite. Loro, che sono vittime dalla miseria
provocata dall'economia di mercato, si riconoscono nel movimento mondiale
che vuole costruire una globalizzazione della giustizia e dell'amicizia. In
Guatemala, durante il genocidio perpetrato dall'esercito, al servizio della
classe dominante e del governo degli Stati Uniti, quando un leader indigeno
era assassinato o arrestato, dieci persone prendevano il suo posto.
Cosi' dovremmo reagire: rispondere agli attacchi contro il movimento
coordinando tutte le realta' di base per sconfiggere l'ordine economico che
domina il mondo ed opporci ad ogni guerra.
I nostri governi europei devono essere coscienti che non rimarremo passivi
se, una volta di piu', si sottomettono agli Stati Uniti per un'altra guerra.
Mi auguro che i sindacati, la cui presenza a Firenze segna l'inizio di
un'alleanza feconda tra giovani, organizzazioni di base e classe operaia,
proclameranno uno sciopero generale in tutta l'Europa, che molti giovani
rifiuteranno di andare alla guerra, che rifiuteremo di pagare le imposte per
la guerra.
Solo la sovvenzione dell'amicizia ci salvera' dalla morte annunciata che si
chiama globalizzazione neo-liberista...

5. RIFLESSIONE. PAOLO FLORES D'ARCAIS: NON PUO' ESSERE TEMPO DA SEPOLCRI
IMBIANCATI
[Riceviamo da "centomovimenti" (per contatti: e-mail:
direzione@centomovimenti.it, sito: www.manipulite.it) questo intervento di
Paolo Flores D'Arcais, rispetto ad alcuni passaggi del quale esprimiamo un
netto dissenso che nel merito esplicitiamo ed argomentiamo nell'articolo
seguente a firma di Peppe Sini (ma che si estende anche alla forma di alcuni
passaggi: da Franco Fortini molti anni fa imparammo a non ammettere che di
certi argomenti e massime riferendosi ad esseri umani si parli in tono
ironico o volgare - cosa che forse in questo articolo accade in piu' punti).
Paolo Flores d'Arcais, nato nel 1944, studioso e docente di filosofia,
intellettuale di forte impegno civile, collabora a vari quotidiani ("La
Repubblica", "El Pais", "Frankfurter Rundschau") e dirige la rivista
"MicroMega", di forte esplicito impegno contro mafia e regime della
corruzione. Tra le opere di Paolo Flores D'Arcais: Etica senza fede,
Einaudi, Torino 1992; Il disincanto tradito, Bollati Boringhieri, Torino
1994; Hannah Arendt. Esistenza e liberta', Donzelli, Roma 1995]
... L'ingiustizia di questi arresti e' gia' scritta nella enormita' e
nell'inverosimiglianza delle accuse (giudicate in precedenza inconsistenti,
sulla base dello stesso dossier di carabinieri e polizia, dalle procure di
Genova, Torino, Napoli) : "cospirazione politica al fine di turbare
l'esercizio del governo e sovvertire violentemente l'ordinamento economico
costituito nello Stato".
Tali accuse o vengono interpretate in senso berlusconiano, dove ogni critica
e perfino ogni ossequio che non sia pero' "pronto, cieco, assoluto" vengono
considerati un intralcio ("turbamento") all'esercizio del governo, ma in
questo caso e' evidente che cio' non ha nulla a che fare con il codice
penale (e semmai qualcosa contro il codice lo compie chi voglia trasformare
in reato delle opinioni, visto che la liberta' d'opinione e' un valore
intangibile costituzionalmente garantito).
Oppure la "associazione sovversiva contro l'ordinamento, ecc." significa,
ne' piu' ne' meno, il tentativo in atto della presa del potere vuoi tramite
una violenta rivoluzione, vuoi con la violenza di un "golpe". Questo secondo
caso e' tipico della destre, e dunque e' qui fuori luogo.
Quali sarebbero le prove, allora, che e' in fattiva preparazione la prima
ipotesi (che implica armi, radio clandestine, nuclei segreti capillarmente
diffusi sul territorio, eccetera)?
Che un sito si chiamava www.radiogap.net. "Gap", cioe' "lotta armata",
capite?! (In realta' e' l'acronimo di Global Radio Project. Da qui un
inevitabile inciso: perche' in tutti questi anni non e' stato ancora
arrestato il gruppo rock "Dirotta su Cuba" le cui intenzioni di terrorismo
internazionale sono smaccatamente evidenti?).
Che un'imputata, analizzando come difendersi dalla repressione della polizia
nel corso di un corteo, aveva scritto: "solo in gruppo e' possibile liberare
qualcuno dalle grinfie dei poliziotti" e aveva ribadito il concetto in
quello strumento di comunicazione cospirativa che e' l'agenzia di stampa
"Adn Kronos".
Prove schiaccianti, come si vede.
Ma i magistrati di Cosenza non si sarebbero accontentati di esse se non
avessero trovato la prova regina dell'insurrezione in atto: il lancio di
ortaggi contro le forze dell'ordine. Di fronte a tanto evidente pericolo per
l'ordinamento repubblicano, come si poteva non procedere alla retata e agli
arresti?
Non c'e' nulla su cui sorridere, pero'.
Non solo perche' ci sono venti persone ingiustamente in galera, ma perche'
siamo a un atto che minaccia di aprire una nuova stagione di "strategia
della tensione". Questa, si', capace di alimentare - anche al di la' delle
intenzioni - tentazioni eversive: la messa in mora del diritto di
manifestare, per cominciare. Un diritto talmente consustanziale alle
democrazie liberali che, storicamente, ha preceduto la conquista del
suffragio universale.
La gravita' dell'iniziativa e' moltiplicata, se possibile, dalla notizia -
riportata da "La Repubblica" con inequivoca precisione di dettagli - secondo
cui gli arresti erano stato programmati per i giorni precedenti la
manifestazione di Firenze, e che solo un "consiglio" ministeriale li ha
fatti posporre.
Superfluo ogni commento sia sulle soggezione a una interferenza del potere
politico, sia sulla azione devastante di interferenza che, invece, gli
arresti - del tutto ingiustificati, e che dunque verranno presto abrogati
dai magistrati di controllo - avrebbero avuto rispetto al milione di persone
intenzionate a sfilare pacificamente, come si e' visto, malgrado tutte le
provocazioni della destra politica e massmediatica nei giorni precedenti.
E per favore, non si sbrodoli una volta di piu' la farsesca accusa di "usare
due pesi e due misure" contro chi, come noi, stigmatizza l'ingiustizia
compiuta oggi, mentre ha sostenuto (e continua a sostenere) il doveroso
operato del pool Mani Pulite.
Obiezione da "cavoli a merenda", di fronte ad una posizione di assoluta
coerenza. E anzi di coerenza assolutamente garantista.
Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere, infatti, l'autonomia della
magistratura di fronte ad ogni interferenza del potere politico. Perche'
nell'orizzonte di questa autonomia si puo' sperare che vengano corrette le
troppe iniquita' che ogni giorno accompagnano l'amministrazione della
giustizia, mentre l'interferenza del potere politico garantisce solo che
tali iniquita' si moltiplichino a dismisura: impunita' per gli "eccellenti"
di ogni potere, tolleranza zero per chi non ha santi in paradiso o e' inviso
agli "eccellenti" medesimi.
Proprio per questo, pero', non abbiamo mai dimenticato di criticare le
ingiustizie o gli errori commessi dai magistrati, senza trincerarci dietro
la formula pilatesca delle sentenze che si devono rispettare. Si rispettano,
ovviamente, nel senso che non si organizzano assalti ai carceri per far
evadere chi giudichiamo ingiustamente detenuto, ma si commentano, portando
tutte le argomentazioni di cui si e' capaci. Proprio per questo abbiamo
condannato le ingiustizie commesse - una vita fa - contro Valpreda, o
l'altro ieri contro il predecessore di Ciampi alla Banca d'Italia,
l'indimenticabile governatore Baffi (e il suo piu' stretto collaboratore
Sarcinelli) o ieri contro Enzo Tortora. Del nostro impegno contro
altrettanti episodi di malagiustizia potremmo fare una lista assai lunga.
I finti garantisti di oggi, invece, nulla videro e nulla vedono, se non
quando si tratti dei loro amici, o degli amici degli amici, benche' tutte le
garanzie processuali siano state piu' che rispettate e le prove di
colpevolezza abbiano nome "Legione".
Ecco perche' abbiamo invece sempre portato ad esempio di garantismo i
magistrati del pool milanese di Mani Pulite e quelli dei pool antimafia che
si sono succeduti a Palermo: magistrati esemplari, imparziali, che non hanno
mai guardato in faccia a nessuno, tanto che hanno agito sempre in sintonia
tra loro malgrado le opinioni politiche diversissime e perfino antitetiche.
Perche', come magistrati, le mettevano da parte e obbedivano "soggetti
soltanto alla legge". Nell'esercizio delle loro funzioni, percio', apolitici
o impolitici.
Difendere senza incertezze l'autonomia della magistratura (fin
all'autogoverno della medesima) e criticare senza incertezze ogni singola
decisione giudiziaria che si ritenga iniqua (portando argomenti) sono due
facce indivisibili di uno stesso atteggiamento di cittadinanza attiva in
difesa della legalita'.
Abbiamo gia' detto di come l'enormita' e l'inverosimiglianza delle
imputazioni fara' sgonfiare l'inchiesta in corso contro i venti no-global,
ed evidenzi l'ingiustizia della loro detenzione.
Ma quando perfino mass-media (ed esponenti politici) "perinde ac cadaver"
berlusconiani arrivano a stigmatizzare la decisione come un "azzardo
giuridico" vuol dire che nessun democratico puo' tacere, o assumere
posizioni anche minimamente ambigue.... per ogni democratico (e tanto piu'
per chi in parlamento si dichiara all'opposizione) non puo' essere tempo da
sepolcri imbiancati...

6. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: TRE GLOSSE AI PRECEDENTI ARTICOLI DI GERARDO E
DI FLORES D'ARCAIS
Primo: se non fossi d'accordo su parte essenziale del contenuto di questi
articoli non li riprodurrei in questo foglio che esce sotto la mia
responsabilita' (il che ovviamente mi espone con gli autori di tutti gli
articoli ad essere imputato di diffamazione a mezzo stampa, imputazione per
la quale da tre decenni subisco e ho tuttora in corso numerosi processi
penali e civili intentatimi da politicanti e pubblici amministratori
corrotti, imprenditori legati ad affari e poteri criminali, rappresentanti
di poteri occulti, faccendieri di affari sporchi e gruppi mafiosi).
*
Secondo: alla luce di quel poco che ancor oggi sappiamo delle indagini, mi
pare di poter confermare l'impressione che la detenzione preventiva di
alcuni militanti di gruppi impegnati contro i crimini della globalizzazione
neoliberista sia non adeguatamente motivata, e quindi possa e debba essere
ritenuta ingiusta.
E mi pare altresi' di dover confermare che la magistratura debba essere
rispettata nel suo lavoro sempre, non solo quando colpisce gli avversari
politici. Naturalmente rispettare il lavoro della magistratura non significa
non criticare l'operato dei magistrati, o la gestione delle inchieste. Le
critiche sono non solo legittime, ma necessarie ed utili all'accertamento
stesso della verita' dei fatti. Ed infine: nessuno a questo mondo e'
infallibile, e personalmente ho visto troppi processi, sia dal  banco degli
imputati che dai banchi del pubblico, per non sapere che anche in questo
ambito gli errori sono possibili e frequenti, troppo frequenti, troppo
terribilmente frequenti.
*
Terzo: ma quel che trovo sbagliato ed irresponsabile in molti interventi di
varie persone e strutture in questi giorni, ed anche purtroppo in certi
insufficientemente meditati passaggi degli interventi di Gerardo, che e' un
luminoso maestro e un amico carissimo, e di Flores d'Arcais, la cui
attivita' di studioso e di operatore culturale di stupendo impegno civile
ammiro profondamente, e' il rischio che essi passaggi ed esse formulazioni
siano interpretati come un appiattimento delle posizioni tale per cui o si
e' solidali condividendo le posizioni e le responsabilita' degli arrestati o
si e' - lasciate che prolunghi cio' che e' implicito - qualcosa di simile a
degli idioti, o dei mascalzoni. E questa e' una scempiaggine che, implicita
o esplicita, non accetto.
*
Sono con tutto il cuore schierato da sempre in difesa dei diritti umani di
tutti.
Alcune delle cose spacciate per scoperte odiernissime che in questi ultimi
anni sono ripetute da molti giovani personalmente le penso e le dico e le
scrivo da tre decenni.
Chi mi conosce sa che ho pur pagato qualche prezzo per restare su posizioni
rigorose mentre altri chiudevano un occhio su fatti su cui un occhio non si
poteva chiudere, o davano l'assalto alla diligenza dei soldi pubblici (con
quali soldi si pagano gli stipendi dei burocrati dei partiti democratici e
di molte apprezzabilissime ong?), o facevano la scalata alle redazioni
prestigiose ed alle alte cattedre (che per solito, ahime', non si fa senza
qualche patronage o cordata).
E poiche' negli anni '70 ero gia' un militante in Italia ricordo bene quante
persone furono assassinate anche per l'irresponsabilita' di molti che
dicevano "brucia, ragazzo, brucia" o che escogitavano e propalavano motivi
per giustificare i deliranti inneggiamenti alla violenza che poi i piu'
stupidi prendevano sul serio (dovrebbe essere resa obbligatoria la lettura
dei Fratelli Karamazov in tutte le scuole e nelle pubbliche piazze, penso da
allora).
E detto tutto questo mi prendo il privilegio di dire:
a) difendiamo i diritti umani degli arrestati, e credo - per quel poco che
ne so - ingiustamente arrestati, ed auspichiamo la loro scarcerazione in
attesa del processo, se non vi siano i gravissimi motivi che l'ordinamento
prevede perche' una persona sia detenuta prima di una condanna;
b) contrastiamo ogni ideologia e prassi favorevole alle violenza; e se
facciamo questo diciamo anche che certi proclami e pratiche dei cosiddetti
"Disobbedienti" sono inammissibili, e che i loro "leader" non sono nostri
compagni di lotta, ma nostri avversari, e  tra i nostri avversari piu'
netti;
c) la si pianti tutti di gridare slogan insensati inneggianti alla
"sovversione"; se lo dice Gerardo, che e' uno degli uomini piu' buoni del
mondo, tutti sappiamo che intende una cosa buona e giusta, ovvero il
rovesciamento di tutte le ingiustizie e le sopraffazioni, un generoso venire
in soccorso di tutti gli oppressi e i sofferenti; ma la stessa parola ha per
altri ben altro significato, e cosi' come abbiamo il dovere di opporci alla
prassi eversiva di Bossi e Berlusconi, mi si permettera' di dire che mi
oppongo anche a quella di chi usa le spranghe e la menzogna e il militarismo
e insomma la violenza pensando che cosi' costruisce "un mondo diverso
possibile" ed invece col suo agire contribuisce alla ricostituzione di quel
mondo di cui fu teorico e ministro quel Giovanni Gentile - ahilui - che
faceva l'elogio della "filosofia col manganello";
d) non ci lanciamo in proclami insensati che pretendono di far credere che
in Italia ogni residuo barlume di liberta' sia gia' spento; e soprattutto
non si lancino in cio' persone (e non parlo certo di Gerardo, e naturalmente
non mi riferisco adesso qui neppure a Flores d'Arcais) che in questo paese
godono di privilegi enormi. E' in corso in Italia una lotta assai grave e
profonda tra l'eversione di destra al potere e il campo che vuol difendere
la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, i diritti
umani (non necessariamente in quest'ordine, e non necessariamente tutti
tutte queste cose, lo so: ma sono comunque un medesimo campo); non aiutiamo
l'eversione al potere consentendo al suo attacco alla magistratura, alla
Costituzione, all'ordinamento giuridico democratico, ai diritti umani. Non
diamo per persa una lotta che e' in corso;
e) ed ancora: non proponiamo iniziative folli: solo chi gode di enormi
privilegi puo' proporre di "autodenunciarsi", moltissime delle persone
migliori vivono gia' una situazione cosi' esposta che a simili iniziative
non possono consentire; e moltissimi giovani ingenui potrebbero essere messi
nei guai da appelli irresponsabili;
f) ed infine, per non farla troppo lunga: nessuno pretenda di avere la
verita' in tasca: esprima le proprie opinioni limitandosi a quanto sa ed a
quanto sinceramente ritiene, poiche' potrebbe accadere - e voglio sperare e
credere che cosi' non sia - che domani si potrebbe venire a sapere che
alcuni gravi reati (concreti ed effettivamente avvenuti) davvero siano stati
commessi anche da persone insospettabili di tanto, e da povero vecchierello
ricordo come negli anni '70 amici carissimi ed autorevolissimi si
sbracciavano a negare che tizio o caio potessero essere responsabili di
questo o quello, e la realta' aronianamente li smenti'.
*
Auguro di tutto cuore agli arrestati di essere liberati al piu' presto,
poiche' cosi' come recita un fondamentale principio giuridico li considero
innocenti finche' una loro eventuale colpevolezza di qualche effettivo reato
non dovesse essere provata.
E spero che l'attivita' della magistratura giunga a conclusioni certe al
piu' presto.
E chiedo a tutti di misurare le parole e di farla finita con atteggiamenti
irresponsabili.
E chiedo a quanti sono impegnati nel movimento per la pace, per i diritti
umani a tutti gli esseri umani, e contro l'ingiustizia globale, di prendere
una posizione netta contro la violenza.
Personalmente poi credo che se non si fa la scelta della nonviolenza non si
puo' lottare efficacemente contro la violenza, il sessismo, il razzismo, lo
sfruttamento, l'inquinamento e la guerra. Ma anche senza pretendere che
altri facciano questa scelta nonviolenta che e' la mia, ebbene, almeno la
scelta di opporsi alla violenza tutti coloro che vogliono difendere
l'umanita' dalla catastrofe devono farla; la scelta di opporsi alla
violenza: davvero "senza se e senza ma".

7. MAESTRE. LUCE FABBRI: UNA LEZIONE
[Il seguente minimo frammento abbiamo estratto dall'ampia e bellissima
intervista di Cristina Valenti a Luce Fabbri, in "A. Rivista anarchica", n.
247, estate 1998 (disponibile in rete nel sito
www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22htm). Luce Fabbri, pensatrice e militante
anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti
gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908,
figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario
collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi,
poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay,
ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la
coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa,
mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di
Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista  a
cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A.
rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile anche nella rete telematica
alla pagina web: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm ). Tra le
sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas
negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D.
Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo,
Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la
rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle
crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El
totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria,
Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di
Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali,
Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955;
Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y
la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El
anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires
1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada
concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la
historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona
1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo
1932; Propinqua Libertas, di prossima pubblicazione; c) scritti di storia e
di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura
rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966;
L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de
Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli
escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia
de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si
aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y
Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte
pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di
introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di
Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del
Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e'
l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n.
266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41]
Sono convinta che la guerriglia e il terrorismo siano degli strumenti di
lotta completamente negativi.

8. MAESTRE. BIANCA GUIDETTI SERRA: L'ULTIMO INCONTRO CON EMANUELE ARTOM
[Da Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea
d'ombra, Milano 1994, pp. 11-12. Bianca Guidetti Serra, e' stata impegnata
nella Resistenza, avvocato, protagonista di straordinarie lotte civili,
parlamentare. E' una delle figure piu' luminose e autorevoli della vita
democratica italiana. Tra le opere di Bianca Guidetti Serra: Felicita'
nell'adozione; Il paese dei Celestini (con Francesco Santanera); Le
schedature Fiat; segnaliamo particolarmente Compagne, 2 voll., Einaudi,
Torino 1977; e Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea d'ombra,
Milano 1994. Emanuele Artom e' una delle piu' grandi figure, e degli eroici
martiri, della Resistenza]
19 marzo. Mi girai ancora a salutarti con la mano. Eri fermo su un dosso, la
giacca a vento chiara sui pantaloni alla zuava, sempre piu' in alto rispetto
a me che scendevo il prato a balzelloni. Rispondesti salutando anche tu con
la mano. Era domenica. Nei giorni precedenti si era combattuto a Perosa
Argentina e dintorni. Era in corso una sorta di tregua, ma tutti sapevano
che non poteva durare. Da un momento all'altro sarebbe cominciato il
rastrellamento. Ecco perche' quando arrivai quel mattino a "La Gianna",
trovai grande agitazione. Si incrociavano voci e richiami. Chi dava ordini,
chi si preparava per la partenza, chi imprecava per gli scarponi malconci o
per la mancanza di armi. Qualcuno gia' si stava avviando curvo sotto il peso
del sacco.
Mi venisti incontro, Emanuele: "Debbo chiederti un favore visto che stai per
tornare in citta'". Non ci eravamo mai frequentati, ma ci conoscevamo da
tempo ed avevamo molti amici in comune. "Come commissario politico vorrei
svolgere un po' di educazione tra questi giovani partigiani: penso a quando
si trattera' di ricostruire il paese. Non sanno nulla di partiti, di
sindacati, di democrazia. Corriamo il rischio che le cose tornino come
prima". Pensavi al dopo! Le parole esatte forse non furono quelle e non
vorrei suonassero artificiali a cinquant'anni di distanza; ma tante volte le
ho ricordate, che credo di non essere infedele nel riferirle, quantomeno nel
contenuto. Del resto, coincidono con quanto hai scritto nel tuo diario il 26
gennaio 1944: di quel giovane pronto a collaborare con i partigiani ma che
dichiarava di non avere alcuna opinione politica. "Gli ho risposto quanto da
due settimane vado ripetendo ai miei uomini: il fascismo non e' una tegola
cadutaci per caso sulla testa; e' un effetto della apoliticita' e quindi
della immoralita' del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza
politica non sapremo governarci e un popolo che non sa governarsi cade
necessariamente sotto il dominio straniero e sotto la dittatura...".
"Parlare non basta", insistevi con me, "occorre qualche libro adatto, che
tratti di quei problemi, che stimoli alla lettura, alla discussione...". Il
mio primo pensiero fu: "Come trovarli, sotto l'occupazione nazifascista,
quei particolari libri gia' difficilmente reperibili prima della guerra?".
Cogliesti dall'espressione la mia perplessita': proprio perche' c'erano
delle difficolta' chiedevi aiuto. Vivendo in citta', forse, avrei potuto
scovare qualcosa. Ed io mi impegnai.
Cominciammo cosi' a discorrere del tuo "progetto culturale" e poi anche di
tante altre cose. Per questo, quando mi incamminai per raggiungere Perosa
alla ricerca di un qualche mezzo che mi consentisse il ritorno a Pinerolo e
poi alla citta', mi accompagnasti per un tratto fin quando elementare
prudenza consigliava di non avvicinarsi tropo alla zona che segnava la
precaria fascia "libera" al di la' della quale stavano i fascisti.

9. MAESTRE. MARIANNE MOORE: AL PROGRESSO MILITARE
[Da Marianne Moore, Unicorni di mare e di terra, Rizzoli, Milano 1982, p.
95. Marianne Moore, nata nel 1887 e scomparsa nel 1972, e' una delle piu'
grandi poetesse americane del Novecento. Opere di Marianne Moore: una
raccolta antologica delle sue poesie e' Unicorni di mare e di terra (poesie
1935-1951), Rizzoli, Milano 1981; tutte le liriche sono state tradotte
nell'edizione italiana dei suoi versi in due volumi: I. Il basilisco
piumato, II. Come una fortezza, Rusconi, Milano 1972-1974]

Usi la tua mente
come una macina per macinare
pula.
La lucidi
e con la tua distorta arguzia
ridi

del tuo torso,
prostrato dove il corvo
s'abbatte sulle anime sgomente
che il suo dio gli ha assegnate,
chiama

e sbatte le ali
finche' il tumulto
altre
riserve nere
fa risuscitare,
guerra

a basso costo.
Bramano la perduta
testa
e perseguono il premio
finche' il cielo del tramonto e'
rosso.

10. MAESTRE. PAT PATFOORT: PER RENDERE LA NONVIOLENZA REALIZZABILE ED
EFFICACE
[Da Pat Patfoort, Una introduzione alla nonviolenza, Edizioni del Movimento
Nonviolento, Verona 1988, p. 1. Pat Patfoort, antropologa e biologa, e'
impegnata nei movimenti nonviolenti e particolarmente nella formazione alla
nonviolenza. Tra le opere di Pat Patfoort: Una introduzione alla
nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, 1988; Costruire la
nonviolenza, La Meridiana, Molfetta (Ba) 1992]
Per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace - e in particolare la
forma di difesa alternativa che si basa sulla nonviolenza: la difesa
popolare nonviolenta - e' necessario che il maggior numero possibile di
persone entri in contatto con essa e si dia a svilupparla.

11. MAESTRI. ANTONINO CAPONNETTO: UNA PREGHIERA LAICA MA FERVENTE
[Ripubblichiamo qui ancora una volta la "preghiera laica ma fervente"
pronunciata da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24
luglio 1992 a Palermo. Erano i giorni in cui il popolo di Palermo,
straziato, furente, riconquistava la citta' ferita, la strappava al regime
di occupazione mafioso; e nasceva dall'azione il concetto di una nuova
Resistenza. Di questa Resistenza l'anziano magistrato che aveva guidato il
pool antimafia, l'uomo fisicamente cosi' fragile, visibilmente cosi'
ascetico, e' stato in quell'ora tragica l'interprete, il profeta. E tutta
Italia ha scoperto questo vecchio saggio, che aveva condotto il pool
dell'ufficio istruzione del tribunale di Palermo dal 1983 al 1988 vivendo
un'esperienza di assoluta dedizione alla lotta per la verita' e la
giustizia, un'esperienza che ci e' restituita dal bel libro in cui si
racconta al giornalista Saverio Lodato (Antonino Caponnetto, I miei giorni a
Palermo. Storie di mafia e di giustizia raccontate a Saverio Lodato,
Garzanti, Milano 1992). Nel pubblicare in opuscolo questo testo nell'ottobre
'92 aggiungevamo anche le seguenti righe forse ancora utili: "Sono passati
alcuni mesi dalla strage di Capaci e da quella di via D'Amelio, e forse  a
qualche lettore possono sfuggire i riferimenti del discorso che
ripubblichiamo qui. I funerali di Paolo Borsellino si tennero in forma
privata, ma vi prese parte anche il Presidente della Repubblica Scalfaro,
cui Caponnetto si rivolge pił volte. I fatti di 'martedi pomeriggio' di cui
si fa menzione per censurare chi provoco' fino alla collera l'indignazione
del popolo di Palermo ferito e oltraggiato si riferiscono a quanto accadde
in occasione dei funerali degli agenti di scorta, quando l'insurrezione
morale del popolo di Palermo si scontro' con la sordita', la vacua
ritualita', l'indifferenza spirituale di apparati e potenti". Il testo che
diamo deriva dalla registrazione del discorso orale, lo abbiamo ripreso
dalla stampa conservandone anche gli eventuali difetti di trascrizione
(abbiamo seguito il testo pubblicato sul quotidiano "Il messaggero"" il 25
luglio '92, ma molti giornali lo pubblicarono piu' o meno integralmente).
Antonino Caponnetto, nato a Caltanissetta nel 1920, dal 1954 in
magistratura, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di
Firenze. Nel novembre 1983 viene inviato, su sua richiesta, presso il
Tribunale di Palermo a dirigere l'Ufficio Istruzione prendendo il posto e
continuando la lotta di Rocco Chinnici assassinato dalla mafia. Crea e
dirige il pool antimafia con Falcone e Borsellino, che fa luce sulla
struttura di Cosa Nostra, e istruisce il maxiprocesso alla mafia dando un
colpo durissimo ai poteri criminali ed ai loro complici. Dal 1990 collocato
a riposo, prosegue nel suo impegno civile di coscientizzazione e di lotta
per il diritto e la dignitą umana. Tra le opere di e su Antonino Caponnetto:
innanzitutto il libro-intervista I miei giorni a Palermo. Storie di mafia e
di giustizia raccontate a Saverio Lodato, Garzanti, Milano 1992; cfr. anche
il libro-intervista a cura di Pierluigi Diaco e Roberto Pavone, Una vita una
speranza, Giuseppe Bonanno Editore, Acireale 1993. Un commosso ritratto di
Caponnetto e' stato scritto da Nando dalla Chiesa, Storie eretiche di
cittadini perbene, Einaudi, Torino 1999, alle pp. 168-171. Naturalmente si
legga anche l'ordinanza-sentenza che porto' al maxiprocesso alla mafia,
pubblicata per ampi estratti a cura di Corrado Stajano, Mafia. L'atto d'
accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986. Sull'esperienza
del pool guidato da Caponnetto, cosi' come sul maxiprocesso alla mafia dal
pool istruito, esiste una vasta letteratura, con particolar riferimento alle
nobili figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino]
Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che e' venuto nello spazio
di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l'ultimo
saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro
di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un
ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi diro' e per una
preghiera laica ma fervente.
Il ricordo e' per l'amico Paolo, per la sua generosita', per la sua
umanita', per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui e' andato
incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il
suo amore immenso portato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono
naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a se' amore. Mi ricordo ancora
il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi
tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi e non solo
lo Stato gli e' debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di
prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in
particolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che
invariabilmente concludeva con le parole: "Ti voglio bene Antonio" ed io
replicavo "Anche io ti voglio bene Paolo".
C'e' un altro peso che ancora mi opprime ed e' il rimorso per quell'attimo
di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato
l'ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di
noi, e io meno di chiunque altro, puo' dire che ormai tutto e' finito.
Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza
mafiosa, mi sembrava che con la morte dell'amico fraterno tutto fosse
finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un
pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la
memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca.
In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non
vorrei lasciare piu', ho sentito in gran parte della popolazione la voglia
di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i
diritti piu' elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui
nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te,
presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, che e' stata
sempre ricambiata con ammirazione infinita. La gente di Palermo e
dell'intera Sicilia, ti ama presidente, ti rispetta, e soprattutto ha
fiducia nella tua saggezza e nella tua fermezza. Paolo e' morto servendo lo
Stato in cui credeva cosi' come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora
questo stesso Stato che essi hanno servito fino al sacrificio, deve
dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia
con la sua forza sia con i suoi servizi. E' giunto il tempo, mi sembra,
delle grandi decisioni e delle scelte di fondo, non e' piu' l'ora delle
collusioni degli attendismi dei compromessi e delle furberie, e dovranno
essere, presidente, dovranno essere uomini credibili, onesti, dai politici
ai magistrati, a gestire con le tue illuminate direttive questa fase
necessaria di rinascita morale: e' questo a mio avviso il primo e
fondamentale problema preliminare ad una vera e decisa lotta alla barbarie
mafiosa. Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprezzate, le
tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato di una nuova rinascita che e'
quella che noi tutti aspettiamo, e laddove anche con la fermezza che ti
conosco hai giustamente condannato, censurato, quegli errori che hanno
condotto martedi' pomeriggio a disordini che altrimenti non sarebbero
accaduti perche' nessuno voleva che accadessero.
Solo cosi' attraverso questa rigenerazione collettiva, questa rinascita
morale, non resteranno inutili i sacrifici di Giovanni, di Francesca, di
Paolo e di otto agenti di servizio. Anche a quegli agenti che hanno seguito
i loro protetti fino alla morte va il nostro pensiero, la nostra
riconoscenza, il nostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho
visto in questi giorni lasciati da persone che spesso non firmavano nemmeno
il biglietto come e' stato in questo caso, ho visto un bellissimo lilium,
splendido fiore il lilium, e sotto c'erano queste poche parole senza firma:
"Un solo grande fiore per un solo grande uomo solo". Mi ha colpito,
presidente, questa frase che mi e' rimasta nel cuore e credo che mi rimarra'
per sempre.
Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non e' solo, che
accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari,
degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto
fino al sacrificio dovra' diventare e diventera' la lotta di ciascuno di
noi, questa e' una promessa che ti faccio solenne come un giuramento.

12. RILETTURE. SARA ONGARO: LE DONNE E LA GLOBALIZZAZIONE
Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione, Rubbettino, Soveria Mannelli
(Cz) 2001, pp. VIII + 98, euro 6,20. Uno studio di notevole interesse.

13. RILETTURE. JACQUES SEMELIN: SENZ'ARMI DI FRONTE A HITLER
Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, Sonda, Milano-Torino 1993,
pp. 256. Un testo ormai classico di ricostruzione storica e di analisi
concettuale di molte grandi esperienze della Resistenza nonviolenta contro
il nazismo.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 420 del 19 novembre 2002