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TERRA PALESTINESE aprile
Carissimi,
questo è il diario di Aprile dalla Palestina. Ve lo mando così come lo
ricevo: abbiate pazienza per eventuali storpiature dell'italiano dovute
solo alla buona volontà degli amici e compagni palestinesi che lo preparano.
A presto
Daniela
BOLLETTINO N. 4
Monitoraggio delle attività di confisca e demolizione, da articoli dei
quotidiani palestinesi.
Raccolta e traduzione riassuntiva a cura di Mohammed Gazawneh (Land
Research Center di Gerusalemme) in collaborazione con il centro
Internazionale Crocevia di Roma.
Dal Bollettino N.1 di Gennaio:
³ Il LRC e il CIC hanno deciso di organizzare un servizio di informazione
sui casi di esproprio e sulle illegalità compiute da Israele riguardo alla
proprietà delle terre. Si tratta di un bollettino mensile che riporta la
traduzione riassuntiva dei casi di esproprio pubblicati dai principali
quotidiani palestinesi. L¹intenzione è quella di fornire in Italia, ad
associazioni, enti locali e privati cittadini che vogliono saperne di più,
e soprattutto che vogliono farsi un¹idea più chiara delle concrete
difficoltà della pace, un aggiornamento continuo dei fatti non documentati,
della guerra sotterranea per il possesso della terra, condotta da Israele
contro la popolazione civile palestinese.
Siamo convinti che anche il solo informare su fatti come questi, dare
un¹idea di come venga condotta in modo capillare e continuo la sottrazione
di terra ai palestinesi, contribuisca a far luce sui perché di una guerra
che non vuole finire e aiuti a capire quali pressioni siano fatte
quotidianamente sulla popolazione palestinese.²
Aprile 2002
Il 7 aprile, nel Centro Askar in Nablus, carri armati israeliani hanno
distrutto i campi di conservazione delle varietà locali di olivo.
Il Centro, famoso per le sue attività di ricerca e formazione agricola, era
considerato il più vecchio di tutta la Palestina, fondato nel 1953 su
una superficie di 3 ha.
Oltre alle attività sopra descritte, il Centro si occupava del recupero e
della conservazione di varietà locali di piante agricole. Con la sua
distruzione sono andate perdute anche le collezioni di germoplasma; in
particolare, sono stati distrutti: il vivaio e il campo-catalogo dove erano
conservate oltre 50 varietà d'olive rare.
Le attività di conservazione e salvaguardia delle varietà locali svolte dal
Centro erano considerate tra le più importanti della regione e quindi il
materiale perduto - di grande valore per l'agricoltura dell'intera regione
- è forse perduto per sempre.
Il 19 aprile i contadini della zona di Al-Rahawat Al-Sharqiya Villaggio
Feroun Tulkarem lanciano un appello - ³un grido di aiuto²- perché si
intervenga a fermare la devastazione in atto che ha già visto 30 ha di
terra andati distrutti e più di 3.000 alberi sradicati.
Feroun si trova a 4 Km a sud di Tulkarem, vicino alla linea verde che
separa la West Bank da Israele (nel 1948 aveva perso quasi 1000 ha di
terra). I 5.000 abitanti lavorano, per la maggior parte, nel settore
agricolo e in quello dell¹allevamento del bestiame.
La zona di Rahwat Sharqiya ha una superficie di 150 ha e si trova presso il
check-point che separa la città di Taibeh dalla città di Tulkarem. Dal 15
al 18 aprile i bulldozer israeliani, approfittando del coprifuoco totale
imposto alla zona, lavorano incessantemente per distruggere tutti i tipi di
agricoltura; si agisce in questo modo per creare una nuova fascia di
sicurezza: chiudendo la zona di Al-rahwat militarmente l¹esercito può
distruggerne l¹infrastruttura agricola in maniera completa e irreversibile.
Si tratta di terra fertile coltivata, nella parte collinare, con olivi
secolari, fichi, agrumi e, in pianura, con grano, orzo, timo. Qui di
seguito, la lista riporta i nomi dei contadini colpiti e i danni subiti:
Azmi Abu Salama: 20 dunum di grano; Bassam Al-Assi: 11 dunum di
grano; Azzam Ebdeir: 6 dunum di timo; Mustafa Ebdeir : 26 dunum di timo e
fichi + 160 alberi d¹olivo; Abdellatif Alfaresi: 12 dunum di
agrumi; Hussein Qaddura: 30 dunum d¹olivi; Fam. Hadia: 140 dunum
d¹olivi e timo ( 1875 alberi d¹olivi!); Abdallah Salem: 18 dunum
d¹olivi; Zaki Arafat: 28 dunum d¹olivi; Samir Edwan: 6 dunum di orti e
serre.
Entità totale dei danni, nel periodo dal 15 al 18 aprile: 295 dunum e 3.465
alberi!
All¹appello segue un rapporto che parla di possibili prossime demolizioni.
Futuri obiettivi:
- nella zona si trova un pozzo artificiale, costruito prima del 1967 (con
permesso giordano). I proprietari sono 30 contadini che lo utilizzano per
irrigare 40 ha circa di agrumeti e orti. L¹esercito israeliano, il 3
aprile, distrugge le 2 pompe indispensabili per l¹irrigazione; la zona è
militarmente chiusa e i contadini che tentano di raggiungere la loro terra
per vie secondarie, rischiano la vita.
- Non lontano dal centro del villaggio, in una zona già ³spianata² dai
bulldozer, si trova la stalla del sig. Salem Hazahza, al quale si è dato
ordine, il 15 aprile, di evacuare tutto il bestiame, per poter poi
abbattere il capannone. La stalla (superficie di 500 mq), oltre a 30 mucche
frisone e 50 vitelli, contiene tutti macchinari utili (mungitrice,
frigorifero, generatore elettrico, ecc.) e il deposito per il mangime. Il
valore della struttura si stima attorno ai 20.000 $, quello delle mucche,
sui 60.000 $.
- Il 15 aprile il sig. Samir Radi Hazahza viene informato dall¹esercito che
la zona, sulla quale si trova il suo pollaio, è dichiarata ³militarmente
chiusa². I bulldozer hanno già iniziato il loro lavoro, che prevede la
demolizione della sua azienda entro una settimana. Il capannone, (1000 mq
con 4000 polli da uova in piena fase di produzione con circa 3000 uova al
giorno) è attrezzato con abbeveratoi e mangiatoie, con un deposito di
mangime, cisterne d¹acqua, generatore elettrico, impianto di illuminazione
e riscaldamento. Il costo dell¹impianto e¹ di 40.000 $ mentre il valore dei
polli è di 20.000 $.
E¹ del 21 aprile la notizia che la stalla e il capannone per i polli sono
stati distrutti.
Il rapporto termina così:
³E¹ possibile che le notizie di queste devastazioni vissute da noi come
veri e propri massacri vengano sepolte sotto le notizie che riguardano le
demolizioni di case e i massacri dei civili?²
Dalle confische ai nuovi insediamenti: Una campagna è portata avanti dal
governo Sharon e dai coloni in questo settore; i rapporti dei primi giorni
di aprile parlano di ³attivitಠnella zona di Gerusalemme, ma questa è
evidente anche in altre zone della West Bank.
in Gerusalemme:
- Continua la campagna di confisca delle proprietà palestinesi, condotta da
Beni Ayalon, membro della Knesset per il partito Mifdal (estrema destra),
per attuare il nuovo piano che prevede la creazione di 17 nuclei
d¹insediamento, attorno alla città vecchia di Gerusalemme, così dislocati:
Sheikh Jarra - Quartiere di Shmoun Al-Saddiq Sheikh
Jarrah
Giardino Rambam - Sheperd Hotelshekh Jarrah - Wadi tzurim
Giardino Tebetsteck, tra Wadi Al-Jouz e l¹università ebraica
Monte degli Olivi-Beit Orot dove, qualche anno fa, è stata fondata
una scuola biblica
Monte degli Olivi-La collina media Giardino dei mormoni
Giardino di Tantur
Ferou¹n - Silwan - Al-Thuri
Il cimitero Semeosky - Ras El-Amoud
- L¹autorità israeliana consegna a tre famiglie palestinesi (sigg.:
AbdelFatah Ghawi, Maher Hanoun, Mohammed Al-Kurd) un ordine di confisca
delle loro case, nel quartiere di Al-Sheikh Jarrah a Gerusalemme est; il
motivo di questa decisione, addotto dalla Corte israeliana, è il seguente:
la terra, sulla quale sono state costruite le tre case, appartiene ad ebrei
sefarditi. Il Dr. Khalil Tufakji, direttore del settore di cartografia
dell¹Orient House dichiara che l¹intenzione del governo israeliano è quella
di costruire un quartiere per gli ebrei nella zona. Dopo questa decisione
che intima di evacuare le case, una famiglia, non avendo altre scelte,
decide di piantare una tenda davanti alla sua abitazione. I coloni sono
scesi in strada per manifestare davanti alle case dove vivono le famiglie
palestinesi che devono essere evacuate.
- La Corte suprema israeliana ha deciso di evacuare altre 12 famiglie.
- Nella zona di Al-Mussrara (di fronte alla Porta di Damasco) due famiglie
israeliane hanno già preso il posto di due famiglie palestinesi.
In Hebron:
- Nella città vecchia - nel quartiere di Tal Ermeidah - il governo
israeliano approva un piano per la costruzione di 16 palazzine per i coloni.
- I coloni hanno iniziato a costruire un nuovo quartiere dentro il mercato
di Al-Jalamah sempre nella città vecchia: 5 unità sono già pronte. Questo
quartiere sorgerà al posto di negozi commerciali evacuati dai palestinesi
dopo il massacro della Moschea, compiuto dal colono estremista Goldstien.
Nella West Bank:
- il governo israeliano inizia un nuovo piano di ³attività d¹insediamento²
che viene considerato il più ampio nella zona nord della West Bank e che
mira a creare un collegamento tra 2 insediamenti già esistenti ( El-Kanna e
Sha¹ri Tekva). Il piano consiste in due fasi: nella prima verranno
costruite 130 ville su altrettanti appezzamenti di terreno espropriato,
nella seconda verranno costruiti 350 appartamenti. Il progetto sarà
compiuto in un anno ed interesserà una superficie di 40 ha.
- Confisca di due appezzamenti di terreno di 7.000 e di 1.100 mq nella zona
di Salfit tra Ramallah e Nablus. La ragione per la quale il governo
israeliano ordina l¹esproprio (valido per 5 anni) è la necessità di
costruire una caserma militare. Questi terreni si trovano nella zona A:
corre voce che l¹intenzione del governo israeliano sia quella di
ripristinare nuovamente l¹amministrazione civile eliminata con gli accordi
d¹Oslo.
- Bulldozer israeliani iniziano a distruggere una zona agricola che si
trova tra la città di Beit Jala e l¹insediamento di Gilo per aprire una
nuova by-pass road per i coloni.
- Bulldozer israeliani sradicano 100 alberi d¹olivo nella zona di Beit
Sahur (a est di Betlemme), nelle vicinanze della strada di congiungimento
che porta all¹insediamento costruito sul monte Abu Ghuneim.
- Bulldozer israeliani distruggono la terra agricola nella zona di Nabi
Saleh, a nord di Ramallah, per aprire una nuova strada per i coloni nella
zona: tale operazione ha causato lo sradicamento di decine d¹alberi d¹olivo.
- Il governo Sharon ha approvato un piano che prevede la costruzione di 31
nuovi appartamenti nell¹insediamento di Ma¹ale Adumim che si trova sulla
strada Gerusalemme- Jerico.
A Gaza:
- I bulldozer israeliani, dopo aver distrutto la casa a due piani del sig.
Salama Abu Amra nella zona di Ja¹farawi ( Deir- Albalah , Gaza), procedono
alla distruzione di 12000 mq di terra agricola e di un pozzo d¹acqua del
valore di circa 21000$.
- L¹esercito israeliano entra e distrugge, con i suoi bulldozer, una vasta
zona di terra agricola a nord della città di Rafah ( Striscia di Gaza),
nelle vicinanze dell¹insediamento Murag: numerosi alberi da frutto e 60
olivi sono stati sradicati; 4 ha della terra colpita appartengono al sig.
Khail Al-Masri.
Quel che è successo nel Villaggio di Al-Samou¹ (Hebron):
Siamo di fronte ad una violazione complessa ed organizzata sul piano
educativo, culturale ed amministrativo.
Il villaggio, di 18.000 abitanti, con soli 1.300 ha di terra rimasta, si
trova a sud di Hebron e confina con il Negev. La maggioranza degli
abitanti era dedita all¹allevamento degli ovini: se nonché il clima arido
(la precipitazione piovosa non supera i 200mm) e le continue confische di
terreni e di pascoli, da parte del governo israeliano, in questi 35 anni di
occupazione, hanno cambiato la tipologia della manodopera che si è
trasferita sul mercato israeliano. Un esempio? Ancora nella prima
settimana di aprile, bulldozer israeliani distruggono più di 3000 dunum
(300 ha) di terra agricola coltivata a grano e con mandorli. I
proprietari, che cercavano di fermare i bulldozer, sono stati costretti con
le armi, a rientrare nelle loro case.
Il sindaco di Al-Samou¹, sig. Abdel Qader Abu Hammad, conferma la
presenza di un piano israeliano che mira alla confisca di 400 ha di terra
agricola di proprietà dei contadini del suo villaggio; i bulldozer
israeliani, nell¹ultima settimana di aprile, hanno lavorato e distrutto
quasi 100 ha di terra agricola coltivata con alberi da frutto ( mandorle e
nocciole).
Questa grande campagna di confisca ha come scopo la costruzione di
insediamenti e l¹apertura di ³by-pass roads² (strade di congiungimento) che
li colleghino con quelli costruiti sulle terre di altri villaggi vicini e
con la città di Ber Sheva¹, in Israele.
Il giorno 8 aprile, l¹esercito israeliano occupa il villaggio, prendendo
sotto controllo le poche sedi istituzionali, e dichiara il coprifuoco
totale. Non ci sono segnali di resistenza o sparatorie; dopo due giorni
l¹esercito lascia il villaggio: nessun ferito, nessun morto. Ma cosa è rimasto?
il Centro di Polizia, con tutte le attrezzature che conteneva, è stato
completamente distrutto.
La sede comunale:
- fatto saltare il cancello principale, con crollo della facciata
principale della sede;
- distrutte 13 porte di legno, vetrate e divisori in alluminio;
- distrutti i vari uffici, con fotocopiatrice e fax, e la sala di riunione;
- esproprio di un computer, stampante, CD, floppy disk;
- esproprio dei cellulari e delle radio trasmittenti;
- esproprio delle foto aeree del villaggio (copertura aerea fatta da una
ditta israeliana e costata 10.000$;
- distruzione delle carte che riguardano i progetti di pianificazione
territoriale del villaggio;
- distruzione dei documenti riguardanti i permessi di costruzione nel
villaggio;
- distruzione di tutti i documenti che si trovavano nell¹ufficio degli
ingegneri ;
- esproprio dei files che riguardano la confisca dei terreni del villaggio.
La Biblioteca:
Si tratta di una piccola libreria fondata due anni fa con fondi di USAid e
di Save the Children.
Il Centro, costruito su una superficie di 140 mq, conteneva 900 libri per
l¹infanzia ed era frequentato da quasi tutti i bambini del villaggio:
- distrutta con la dinamite la porta principale;
- esproprio di 5 computer che venivano usati per corsi di formazione;
- distrutti 10 video-games;
- distrutto tutto l¹arredamento (1 scrivania, 9 tavoli, 50 sedie, armadi,
scaffali) donato dal governo giapponese attraverso il Ministero
dell¹Educazione Palestinese;
- distrutta la maggior parte dei libri; altri volumi sono stati
³tagliati² e gettati per le strade
- Chiunque desideri informazioni, può scrivere direttamente all¹indirizzo
E-Mail:
cictoscana@croceviaterra.it
crocevia@croceviaterra.it
Chi volesse mandare un contributo potrà effettuare il versamento intestato a :
Toscana C. I. Crocevia
c/c n°1210/00
c/o Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Ag. N° 551 - via Trieste,
10 Quarrata (PT)
ABI: 6260-4
CAB: 70501-2
OPPURE
Centro Internazionale Crocevia
CCP n° 43068006
Indicare, in ambedue i casi, la causale: ³Bollettino Terra Palestinese²
Questo bollettino è il frutto del lavoro volontario di tecnici palestinesi
del LRC e italiani del CIC e di un contributo iniziale dell¹unione Europea,
Regione Toscana, Arcigola Slow Food, Comune di Quarrata, Colune di Ponte
Buggianese. Per poter proseguire nella sua realizzazione ci affidiamo alle
libere contribuzioni di tutti coloro che faranno richiesta di questo
strumento di informazione che cercheremo, nei numeri successivi di
migliorare e documentare anche attraverso foto, nonostante la situazione in
Palestina non agevoli il lavoro svolto dai volontari del LRC.
Riceviamo dal direttore del L.R.C., dott. Jamal Talab, questo breve
articolo che condividiamo e, volentieri, alleghiamo:
No! Sig.Romano Prodi, NO!
Parlando al Parlamento Cinese, durante la sua ultima visita in Cina, il
sig. Prodi ha accusato Arafat d'aver fatto perdere al popolo palestinese un'
ottima opportunità, rifiutando il piano offertogli dal presidente americano
Clinton e dal primo ministro israeliano Barak, nell'incontro di Camp David.
Ciò significa che la leadership palestinese è responsabile - anche se in
maniera indiretta - della sofferenza, dei massacri, della distruzione che
stanno vivendo e subendo il popolo palestinese e la sua Autorità.
Queste sue affermazioni mi hanno molto sorpreso e mi hanno fatto sorgere
delle domande:
- Il sig. Prodi era al corrente delle trattative che si sono svolte a Camp
David? Conosceva il piano offerto ai palestinesi? quale ne era l'entità e
la natura?
- Può lui - mi sono chiesto - poter determinare quel che i palestinesi
devono accettare o rifiutare?
- Le parole del presidente Prodi rispecchiano la sua opinione personale o
quella della Commissione Europea? Come può l'Unione Europea prendere una
simile posizione su una questione che l'ha vista così coinvolta, sia nel suo
determinarsi nel passato, che nel suo svolgersi nel presente e nel futuro?
- Noi possiamo comprendere la posizione ufficiale della UE: una posizione
caratterizzata dalla neutralità, vista la delicatezza del conflitto; ma
nello stesso tempo abbiamo il diritto di chiedere agli europei il rispetto
delle risoluzioni derivanti dalla legittimità internazionale. In quanto
"parti neutrali" i paesi europei dovrebbero chiedere, come minimo, l'
attuazione di queste risoluzioni internazionali a difesa dei più deboli.
- La legittimità internazionale parla in maniera chiara di: 1) spartizione
della Palestina storica in due stati uguali; 2) diritto dei profughi al
ritorno nella propria terra e al risarcimento; 3) non legittimità dell'
occupazione, nel 1967, della West Bank e della Striscia di Gaza; 4) non
legittimità nell'annettere Gerusalemme Est; 5) non legittimità della
continua creazione di insediamenti sul territorio palestinese occupato nel
67.
- Perché si rimprovera Arafat, quando decide di difendere il diritto dei
palestinesi a Gerusalemme e il diritto dei profughi al ritorno, ben sapendo
che egli accetta la creazione di un stato palestinese soltanto sul 22% della
Palestina storica, lasciando agli israeliani il 78%?
- Perché non si accusa piuttosto il governo israeliano di aver lavorato per
far perdere tutte le opportunità che portavano alla pace e all'accettazione
della presenza d'Israele nel Medio Oriente?
- E' il caso qui di ricordare che un territorio è stato promesso, da chi
non aveva il diritto di farlo, ad un popolo che non se lo aspettava. Forse
il sig. Prodi ha dimenticato che sono stati i regimi dittatoriali in Europa
ad essere responsabili dei massacri contro gli ebrei ed hanno lavorato per
cacciare gli ebrei dalla Europa per completare il piano Balfour?
- Mi chiedo se dobbiamo ricordare al Sig. Prodi che il popolo palestinese ha
pagato - ed ancora sta pagando - un prezzo molto caro per i massacri
compiuti dai nazisti.
Non chiediamo agli europei di stare dalla parte del più debole, ma almeno di
sostenere le decisioni prese, ripetutamente, dagli Organi Internazionali.
Qui vorrei precisare un fatto fondamentale: quando analizzo le posizioni
prese da associazioni, sindacati, ONG, quando vedo le manifestazioni per le
strade dell'Europa e poi faccio il confronto con le posizioni dei vari
governi, mi domando se questi governi rappresentino i loro popoli e,
soprattutto, se questi popoli meritino tali governi. Mi sorprendo quando
sento parlare di "democrazia moderna": slogan principale della società
europea. Ma mi chiedo se il tipo di democrazia dei Paesi del Nord
potrebbe mai essere l'esempio della democrazia dei Paesi del Sud!