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massacro a Jenin, militari israeliani ammettono
Arrivano le prime ammissioni dell'esercito israeliano
che però nega massacri e fosse comuni nella città
"A Jenin centinaia
di morti e feriti"
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JENIN - Cifre precise non ci sono, ma le parole del portavoce
dell'esercito d'Israele, il generale Ron Kitrey, tracciano uno scenario
drammatico: "A Jenin, apparentemente, vi sono stati centinaia di morti". Un
bilancio che moltiplica notevolmente l'ipotesi, avanzata in precendenza
dagli stessi israeliani, di cento militanti palestinesi caduti nei
combattimenti a Jenin. Poco dopo però l'esercito israeliano fa retromarcia.
"La cifra riguarda sia i morti che i feriti palestinesi". Altro non è dato
sapere perché la città palestinese resta comunque "area militare chiusa" e
come tale, al pari di altre zone, è interdetta ai giornalisti. Ragion per
cui non è possibile accertare in maniera indipendente il numero delle vittime.
E poco dopo, le agenzie rilanciano la dichiarazioni di un anonimo alto
responsabile israeliano che parla di 250 palestinesi uccisi. Una cifra
altissima anche se i palestinesi denunciano da giorni il massacro di
centinaia di loro uomini a Jenin, accusando gli israeliani di averli
sepolti in fosse comuni. Per questo hanno chiesto alle Nazioni Unite di
aprire un'inchiesta. Accusa che Kitrey respinge, ma, secondo Ahmed Abdel
Rahman, segretario dell'Anp, migliaia di palestinesi originari del campo
profughi di Jenin mancherebbero all'appello: "Temiamo per le loro vite".
Per tutta la notte le ruspe dell'esercito israeliano hanno lavorato
all'interno del campo profughi di Jenin e a distanza era visibile la densa
nuvola di polvere che si alzava dal centro abitato. Nella notte non si è
sparato, ma gli aerei militari israeliani rischiaravano il cielo con il
continuo lancio di Bengala, che rendevano così ben visibile il campo che si
trova a circa un chilometro di distanza in linea d'aria dal centro di Jenin.
Secondo fonti palestinesi le ruspe avrebbero continuato il lavoro iniziato
nei giorni scorsi per la demolizione delle abitazioni lasciate abbandonate
dai combattenti.
Questa mattina la città è ancora deserta, perché le autorità militari non
hanno revocato il coprifuoco, come invece era accaduto ieri. Una donna di
60 anni è giunta ferita in uno degli ospedali della città, raggiunta da un
colpo di arma da fuoco sparato da un soldato: secondo i medici le sue
condizioni sono gravi.
Nonostante la presenza di Colin Powell dunque, nonostante gli appelli
internazionali le operazioni militari israeliane proseguono. "Fino a quando
- precisa il premier Sharon - avremo ultimato il nostro compito contro i
terroristi".
(Repubblica on line 12 aprile 2002)