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IL GRILLO PARLANTE N.63 (16)
il
GRILLO
parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est
veronese
supplemento a "la Voce
Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)
«il GRILLO parlante» è consultabile anche
nel sito della
Biblioteca di Nogara (VR), che gentilmente ci ospita.
http://digilander.iol.it/biblionogara/periodicoinformativo.htm
La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.
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PIGRI E LAVORATORI
«Quando la gamba non cammina, lo stomaco non mangia»
(Proverbio: Mongo - Nazione: Repubblica Democratica del Congo)
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Letter@ scomod@
Guerra razziale
di George Monbiot (Traduzione a cura di Emanuele Piano)
Quelli di noi che si erano opposti al bombardamento dell'Afghanistan avevano avvisato che la guerra non si sarebbe fermata. Adesso che Tony Blair prepara l'opinione pubblica Inglese ad un attacco all'Iraq, il conflitto sembra estendersi e proliferare più velocemente di quanto potessimo prevedere. C'è però un altro pericolo che abbiamo sottovalutato: l'escalation delle ostilità all'INTERNO delle nazioni coinvolte nella guerra. La schedatura razziale è diventata lo strumento della nuova politica sulla sicurezza Usa e rischia di scatenare quello stesso scontro tra le culture che i suoi artefici sembrano percepire e fomentare.
Il Guardian nei giorni scorsi raccontava la storia di Adeel Akhtar, un attore Inglese di origine asiatica volato negli States per un provino. Quando il suo aereo è atterrato all'aeroporto JFK di New York, lui e la sua compagna sono stati ammanettati. E' stato portato in una stanza ed interrogato per molte ore. Gli ufficiali gli chiedevano se avesse amici in Medio Oriente o se conoscesse qualcuno che approvasse gli attacchi dell'11 Settembre. La sua storia è simile a quella di centinaia di altre persone di origine asiatica o medio orientale.
Ho appena ottenuto una copia di una lettera inviata la scorsa settimana da una signora anglo-asiatica di 50 anni (che non vuole pubblicare il proprio nome) al US Immigration Service. Alla fine di gennaio, anche lei era volata al JFK per visitare sua sorella da tempo malata di cancro.
All'aeroporto gli ufficiali dell'immigrazione avevano riscontrato che, in una sua precedente visita, aveva oltrepassato i limiti di permanenza consentiti dal suo visto. La signora spiegando la propria situazione e lo stato di indigenza della sorella ha chiarito di aver fatto, all'epoca, la domanda per un'estensione del permesso. Quando gli ufficiali le hanno detto che sarebbe dovuta tornare indietro in Inghilterra, la signora, pur accettando la decisione, ha chiesto di parlare con il console britannico.
Le hanno rifiutato la richiesta, ma, in alternativa, le hanno offerto la possibilità di chiamare il consolato Pakistano. Allora la signora ha spiegato di essere inglese e non pakistana, così come dimostrato dal suo passaporto. A quel punto le guardie hanno cominciato ad interrogarla. Quante lingue parla? Da quanto tempo vive nel Regno Unito? Infine le hanno spaccato le serrature della valigia, le hanno preso le impronte digitali e poi, ammanettata ed incatenata, l'hanno fatta sfilare per il salone Partenze. "Mi sono sentita come la preda che viene mostrata in una pubblica parata. Perché mi hanno ammanettato? Sono una casalinga di 50 anni dalla periferia di Londra. Che minaccia potevo arrecare alla sicurezza degli altri passeggeri?"
Alcune settimane fa, il corrispondente del Times ha trovato 30 persone, tra uomini e donne, accampati in uno squallido albergo a Mogadisho, in Somalia. Erano tutti afro americani di origine somala che vivevano negli Stati Uniti da quando erano neonati o bambini. La maggior parte erano professionisti con un lavoro sicuro ed una vita stabile. Dopo la prima del film Black Hawk Down (sul fallimento della missione americana Restore Hope in Somalia) a gennaio, sono stati tutti rastrellati, picchiati, minacciati con delle siringhe e impedito loro l'accesso al telefono per una chiamata ad un avvocato. Dopodiché, alcune notti dopo, senza che capi d'accusa e senza motivazione alcuna, sono stati sommariamente deportati in Somalia. Adesso, senza passaporto, documenti e soldi, in uno stato alieno oltre che spaventoso, non sanno se rivedranno mai le loro case.
Tutte queste persone sono le vittime della nuova schedatura razziale che il Governo Americano, pur negandolo, di fatto applica. Il procuratore generale americano ha fatto interrogare dal FBI oltre 5000 uomini di origine araba. Dall'11 Settembre, oltre un migliaio di persone nate nel medio oriente sono state detenute a tempo indeterminato per "infrazioni della legge sull'immigrazione". Il Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche ha registrato centinaia di casi di discriminazione da parte delle autorità negli USA. Donne mussulmane sono state fatte spogliare per le perquisizioni, gli uomini sono stati sbattuti fuori dal loro letto nel bel mezzo della notte con un fucile puntato alla testa. Inoltre, le misure coercitive consentite dal recente Patriot Act "sono state quasi esclusivamente contro i mussulmani e gli arabi d'america". Avere una carnagione scura significa essere un sospetto terrorista negli States. Alcuni ufficiali li considerano colpevoli sino a prova contraria.
Politiche simili nei confronti dei detenuti governano attualmente anche il sistema giudiziario. Durante la conferenza stampa del 28 Dicembre, il Presidente Bush, interpretando male una domanda, ha fornito una risposta rivelatrice. Gli era stato chiesto: "Avete deciso se tutti debbano essere processati dai tribunali militari?" Bush rispose: "Escludo tutti gli Americani". Il giornalista voleva invece sapere cosa intendessero fare gli americani con i prigionieri di Guantanamo. In realtà, quello che il presidente aveva rivelato era il trattamento differenziato che avrebbero subito i combattenti stranieri e John Walker Lindh, il talebano americano, attualmente processato dalla Corte Federale in Virginia. Questo non è un incidente di percorso, ma una politica ben precisa. Del resto Bush non potrebbe mai trattare un bianco americano con i metodi del campo X-ray e pensare di farla franca.
Questi atteggiamenti sono comunque antecedenti all'attacco su New York. In un documento pubblicato dal coordinatore del controterrorismo americano lo scorso Aprile dal titolo "Patterns of Global Terrorism", la definizione di terrorismo abbraccia qualsiasi tipo di violenza diretta contro cittadini americani, interessi commerciali americani e contro la cittadinanza bianca degli altri paesi.
I neri e, più in generale, gli scuri di carnagione sono visti sempre e comunque come gli artefici del terrore, mai come le vittime. In Angola, per esempio, "l'incidente più significativo" del 2000 è stato il rapimento di tre operai edili portoghesi da parte dei ribelli. L'uccisione di centinaia di civili Angolani non è nemmeno contemplato. In Sierra Leone il terrorismo, come suggerisce il rapporto, ha colpito soltanto giornalisti, operatori dello sviluppo e peacekeepers stranieri. In Uganda, il Lord's Resistance Army sembra non aver fatto altro che rapire ed uccidere missionarie italiane. La Repubblica Democratica del Congo, dove una guerra condotta dei sei stati vicini ha fatto oltre tre milioni di morti, non è nemmeno inclusa. Per contro, il terrorismo interno alla Spagna ed al Regno Unito è coperto con dovizia di particolari.
C'è anche, naturalmente, un razzismo di ritorno. Bin Laden ha minacciato più volte gli Ebrei. Gli uomini che hanno rapito il giornalista Daniel Pearl l'hanno costretto a dichiararsi ebreo prima di sgozzarlo. Ho perso, inoltre, il conto delle email dal Pakistan e dal Medio Oriente contro la guerra in Afghanistan che asserivano che 4000 ebrei erano stati evacuati dal WTC prima degli attacchi.
Tutto questo rende le politiche di sicurezza fondate sulla discriminazione razziale ancora più pericolose. Trattare le persone di carnagione scura come nemici naturali degli Stati Uniti potrebbe generare dei conflitti come mai avvenuto in passato. Nel contempo, questa politica lascia un'enorme possibilità e libertà di agire ai terroristi bianchi, adesso invisibili agli occhi delle forze dell'ordine.
Questo è lo stesso tipo di logica che sta abbracciando Tony Blair. "Loro non sono persone come noi," ha detto riferendosi alla leadership Irakena domenica scorsa. "Non sono persone che sottostanno alle normali regole del comportamento umano." Qualcuno potrebbe asserire di riscontrare questa peculiare qualità anche presso molti ministri inglesi. Per persuaderci della necessità dell'intervento in Iraq, Blair deve prima diffamarne i leader e renderli il più inumani possibile.
L'attacco contro l'Iraq, quando avverrà, potrebbe essere, a tutti gli effetti, l'inizio della Terza Guerra Mondiale. Potrebbe essere, come suggeriscono gli indizi rilasciati dal segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld, addirittura la prima fase di una guerra che coinvolgerebbe diverse nazioni. Potrebbe anche diventare la prima guerra contro il Terzo Mondo e la sua diaspora all'interno delle nazioni del primo.
IN AZIONE
Contro i mercanti di armi, "Io difendo la 185": ULTIMA CHIAMATA
Obiettivo 10 mila, Lunedi' 8 aprile la Camera si pronuncera' sul ddl 1927 che svuota la legge 185. Facciamoci sentire! La campagna iniziata 6 settimane fa contro il ddl 1927 e per la difesa di una legge civile e democratica come la 185/90 che ci garantisce un minimo di informazione e di controllo sulla vendita di armi pesanti e' stata un grande successo. Qualche giorno fa abbiamo superato le 8000 adesioni online, oltre 3 mila sono di associazioni ed enti, calcoliamo che il numero totale delle adesioni espresse in quelle 8150 firme elettroniche superi le 50 mila persone. Questo basta a farne la piu' grande mobilitazione internet italiana. Dal sito della rete di lilliput sono partiti oltre 3000 messaggi indirizzati via e mail ai parlamentari, e dal nostro sono stati scaricati oltre 1000 moduli da spedire via fax. Ebbene, lunedi' un parlamento ignaro, o colpevolmente indifferente, decidera' (leggete a tal proposito gli articoli di Marescotti sul sito di peacelink). Facciamo il possibile per arrivare a quota 10 mila firme online da gettare nell'emiciclo di Montecitorio lunedi' mattina.
COSA FARE?
Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli di firmare; Puoi dare la tua adesione online e consultare le informazioni: http://web.vita.it/185/ - Sul sito della Rete di Lilliput puoi inviare una email al/la parlamentare del tuo collegio per segnalargli/le la tua posizione: http://www.retelilliput.org - Articolo di Alessandro Marescotti su Peacelink: http://www.peacelink.it/editorl/editorl.html - La legge 185/90 e il commercio delle armi: una tavola rotonda: http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=16307 - Per tenerti aggiornato: http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368 - VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
S.O.S. MADAGASCAR
Vogliamo informarti sulla situazione che sta vivendo in questi ultimi mesi il Madagascar, che sembra non interessare a nessuno (giornali, radio e TV non ne parlano!). Ti invitiamo a leggere con attenzione il testo che segue; a seguire l evolversi della situazione consultando il sito www.misna.org : ad inviare una e-mail al ministero degli Esteri: BERLUSCONI_S@camera.it . Il testo della e-mail che ti proponiamo è quello che compare qui sotto.
S.O.S MADAGASCAR
In Madagascar le elezioni presidenziali tenutesi il 16 Dicembre 2001 hanno dato un risultato controverso. Al termine dello spoglio, fonti governative assegnarono il 46,21% dei voti al candidato dell'opposizione Mare Ravalomanana,: sindaco della Capitale Antananarìvo e il 40,89% al presidente uscente Didier Ratsiraka. Stando.a questi dati si rendeva quindi necessario il secondo voto di ballottaggio. Ma il Comitato pro Ravalomanana ha denuncíato imbrogli e irregolarità, sostenendo dì aver vinto al primo turno con il 52, 15% dei voti contro il 3 6,67% del rivale. Il 22/02/2002 Rachel Razaiarivelo, alto magistrato malgascio, accompagnato da giudici e da magistrati ha proclamato Ravalomanana presidente del Madagascar nello stadio di Antananarivo. Questi ultimi hanno spiegato i motivi che hanno condotto a questa decisione e praticamente del parere che questa è una investitura legittima con tutti i carismi della legalità. La gente non si poteva contenere dalla gioia, ma gli scontri non sono cessati. Il 28 febbraio il governo uscente ha imposto la legge marziale nella capitale.
Posizione della Chiesa di fronte a questa situazione - La Chiesa appoggia la volontà popolare. La maggior parte degli elettori ha votato per Marc Ravalomanana, che ha promesso di far decollare l'economia del paese. Per cui i membri dirigenti delle Chiese cristiane in Madagascar (cattolici, protestanti, anglicani ... hanno invitato tutte le persone a recarsi in Piazza 13 maggio per pregare. Quest'annuncio è dì per sé contro il decreto emanato dal governo che vieta le grandi riunioni ma la piazza è subito popolata. Da più di un mese ormai giorno e notte la gente in milioni si raduna per pregare con la partecipazione di centinaia di preti, pastori, suore...
Posizione del corpo militare - Il 7 marzo 2002, 2 10 ufficiali delle forze amiate sono riuniti. Hanno dato adesione al governo di Mare Ravalomanana, con loro vi sono lo stesso leader dell'opposizione e il neoministro, della difesa, il generale Jules Mamizara. Poche ore fa un altro noto ufficiale malgascio, il generale Ismael Mounibou ha invece manifestato la sua fedeltà al Presidente uscente, Didier Ratsiraka, senza però ottenere grande seguito. Questo crea una tensione all'interno del corpo militare. Il ministro della difesa di Mare Ravalomanana ha riconosciuto che la pace è minacciata e il suo appello ha creato una visibile emozione. Al momento non è chiaro come la situazione possa sbloccarsi, in quanto,il centro Petrolifero dell'isola (Tamatave) è ormai irragiungibile dalla capitale. Sostenitori del partito di governo (AREMA) hanno smantellato un ponte sulla strada nazionale con l intenzione di impedire agli automezzi di passare. L'assenza della benzina e gasolio crea disagio sia nelle fabbriche della capitale, sia nelle altre zone intorno. Diventa difficile per la gente della campagna procurarsi i viveri e beni dì prima necessità (es. farina, zucchero, sapone...). Desta preoccupazione l'atterraggio a Tamatave di due aerei provenienti, uno dalla e uno dall'Algeria sospettati di trasportare armi per il capo dello Stato uscente Didier Ratsíraka che ai. controlli del personale. dell'aereoporto si sono rifiutati di mostrare il loro carico. Per quanto riguarda l'aereo militare algerino sarebbe C 130 Hercule con 5 tonnellate di merce nella stiva. Al momento, inoltre, nessuna notizia è ancora pervenuta sul carico trasportato dall'aereo di Damasco. Si teme che dietro il loro arrivo ci sia un accordo con l'ex presidente per mettere in atto un massacro (genocidio) della popolazione di Antananarivo.
Rivolgiamo a lei Signor Ministro degli Esteri nella speranza di trovare un autorevole canale di comunicazione che raggiunga i vertici del nostro Governo,e attraverso di essi, la più grande comunità internazionale, affinché intervenga tempestivamente come del resto ha fatto per l Iugoslavia (vedi elezioni presidenziali nel settembre 2000, in cui il candidato dell'opposizione, Kostunica, si è autoproclamato presidente anche se Corte Suprema non aveva riconosciuto la sua vittoria, mentre la Germania e l'Unione Europea hanno riconosciuto legittima la sua autoproclamazione, inviandone anche le meritate felicitazioni), a porre fine al genocidio perpetrato dal vecchio presidente Ratsiraka. Confidiamo insieme nella sua disponibilità.
MASS MEDIA
SITI DA VISITARE
1) Agenzia di Stampa Missionaria www.misna.org
2) www.altravicenza.it è il sito di Altravicenza, che ha sede presso la Casa per la Pace di Vicenza.
3) Notiziario femminile www.femmis.org
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
5) Il sito dell'Associazione no profit «Progetti Alternativi per L'energia e l'ambiente» www.paea.it
6) Terre Libere, altre forme di comunicazione www.terrelibere.it
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
8) Agenzia di stampa: www.consumietici.it
9) Informazioni, relazioni, riflessioni... crmvillage.it
10) Giovani e missione... www.giovaniemissione.it
11) L'importante network italiano dell'informazione ecologica: WWW.PROMISELAND.IT
12) Pedagogisti on line: www.educare.it
13) Associazione Valpolicella 2000 http://www.geocities.com/valpolicella_2000
INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Nazionale)
Per la pace una Marcia straordinaria
Per la situazione 'straordinariamente grave' del Medio Oriente, la «Tavola della Pace» ha convocato un'edizione straordinaria della Marcia della Pace Perugia-Assisi per il 12 maggio. In questo modo, la Tavola della Pace intende «rivolgere un pressante appello ad Europa e Nazioni Unite ad intervenire subito in difesa dei piu' indifesi, della giustizia e della legalita' internazionale». Chiesto anche l'invio in Medio Oriente di «una forza di interposizione» che promuova il "cessate il fuoco". La Tavola della Pace coordina il lavoro di centinaia di associazioni pacifiste, religiose e laiche.
Iniziative e manifestazione nazionale EXA 2002
Tutti gli anni a Brescia viene allestita EXA, una mostra internazionale di armi sportive e da caccia (ufficialmente) dove espone il meglio dell'industria armiera bresciana, che produce ben altro oltre alle armi di cui sopra. Quest'anno sarà il 12, 13 e 14 aprile.
Puntualmente o quasi tutti gli anni si alzano anche manifestazioni di protesta. Quest'anno il Brescia Social Forum ha raccolto la protesta e ha organizzato una serie di iniziative, alcune solo come BSF e altre anche in collaborazione con altre sigle (come ad esempio i Missionari Saveriani ed Emergency). Il tutto mi sembra una cosa estremamente positiva anche perchè è chiaro a tutti che questo è l'inizio di un cammino che durerà negli anni in cui si vuole avviare una riflessione seria con la "brescianità" rispetto alla produzione armiera: anche la CGIL ha accettato, tra grosse difficoltà e contraddizioni, di avviare una riflessione approfondita con gli operai addetti a queste industrie e di tornare a parlare di riconversione. Il BSF è una realtà dove con fatica si stanno costruendo percorsi di reale rispetto, collaborazione e fiducia: tutti sono realmente intenzionati ad avere una manifestazione pacifica e ad evitare qualsiasi situazione che possa presentare incognite o aspetti di difficile gestione (es. per ospitare i partecipanti è stata concessa un'ala di una caserma dismessa - un primo segnale di riconversione? - in cui verranno ripristinati gli allacciamenti di luce ed acqua a carico del comune. Poichè in tutte le altre zone della caserma è stato vietato l'accesso, è stato deciso ieri sera che un gruppo significativo del BSF si fermerà lì a dormire nei giorni di EXA sia come "comitato d'accoglienza", sia per fare in modo che non accada nulla di diverso da quanto concordato con il comune). Ad ogni modo, per capire meglio di cosa si tratta, vedere il calendario delle iniziative, i documenti preparati, etc, vi consiglio di guardare il sito del BSF www.bresciasocialforum.org. (Anna)
IL MINISTRO MARTINO E LA DEMOCRAZIA
Nel suo intervento su L'Unità" del 27 marzo, Elio Veltri si chiede perché mai il ministro Martino, una "persona perbene", "liberale per lunga tradizione familiare", abbia fatto affermazioni lesive della dignità del sindacato al punto da ritenerlo "un pericolo enorme" per la democrazia. "Cosa c'entra Martino?" -egli si chiede- con questi discorsi inquietanti? Secondo me, Martino c'entra per due motivi. 1. Esiste da tempo un liberismo molto particolare che si sposa con progetti politici autoritari. Ne sono testimonianza sia alcune dittature sudamericane degli anni '70-'80, ultraliberiste in economia e totalitarie in politica, sia l'elaborazione della Commissione "Trilaterale" che, in un suo Rapporto del '75, valuta "minaccia intrinseca al sistema democratico" l'espansione dei movimenti popolari. 2. Martino ha frequentato gli ambienti della P2 (ne aveva chiesto l'affiliazione, poi sospesa, nel 1980), al cui interno sono stati varati il "Memorandum sulla situazione politica in Italia" e il "Piano di rinascita democratica". I due documenti offrono un vero e proprio programma politico articolato in più punti. A proposito del sindacato, il Memorandum piduista scrive che "l'unità sindacale in atto è la peggiore nemica della democrazia sostanziale che si vuole restaurare". Leggo che il regista Giuseppe Ferrara, amareggiato per il ritiro del suo film "I banchieri di Dio" sul caso Calvi e dintorni, afferma che il piano piduista - orientato all'indebolimento della Magistratura, alla divisione del sindacato e alla repubblica presidenziale- si sta dispiegando "sotto gli occhi di tutti". Non tutti, però, riescono a vedere. L'oscurità può essere frutto di un eccesso di visibilità... (Sergio Paronetto)
INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Internazionale)
Semi di speranza da Sarajevo
MARZO 2002 - Abbiamo incontrato a Sarajevo nei giorni scorsi il vescovo ausiliare mons. Pero Sudar e insieme ci siamo confrontati sulla vita pastorale e sugli scambi tra Chiese vicine. In Bosnia ci dice la Chiesa ha una missione difficile, ma importante: quella di far coraggio, di promuovere i valori che devono sopravvivere nonostante le tante prove e di prospettare un futuro di pace . Si prova una forte emozione nell incontrarlo perché ha una straordinaria capacità di leggere in profondità i fatti e perché in una terra martoriata dalla guerra il Gesù di Nazaret chiede di servire l uomo e l uomo povero innanzitutto.
Vivere a Sarajevo, oggi
Mons. Sudar ci racconta delle difficoltà di vivere a Sarajevo a sei anni dalla fine dell assedio. Mentre nel centro-città nella Ulica Ferhadja fioriscono boutique di lusso, nelle strade accanto la gente vende un po di tutto. All osservatore esterno appaiono grandi differenze tra i vari quartieri della città e mentre i nuovi ricchi bosniaci a bordo di jeep o macchine lussuose scorazzano per la città si nota che non pochi sono i bambini che chiedono l elemosina invece di frequentare la scuola. E difficile dire come vive la gente a Sarajevo e quanta sia, perché a Sarajevo come in tutta la Bosnia-Erzegovina c è una grandissima varietà etnica e molti sono quelli che hanno dovuto abbandonare le loro case. Dinanzi a questa situazione più di qualcuno oggi sembra rimpiangere i tempi dell assedio perché durante la guerra tutti erano uguali e le organizzazioni umanitarie distribuivano generi alimentari. Oggi, anche coloro che lavorano per l economia locale prendono un salario insufficiente quando lo ricevono, a meno che non abbiamo la fortuna di lavorare per le organizzazioni straniere. Per coloro che non lavorano la vita quotidiana è molto dura. Questa situazione spaventa e la Chiesa bosniaca si chiede come poter contrastare la disgregazione e l individualismo. Patire, restare, trovare un lavoro. Sono questioni che lacerano numerose famiglie. Mons. Sudar ci dice con forza che Sarajevo è la frontiera per costruire la pace in Europa e ci pone l interrogativo se anche per noi non sia giunto il momento di chiederci se l Europa dopo Dayton stia vivendo la vera pace.
Chiesa tra promozione della pace e impegno sociale
Il mondo occidentale non può continuare a fare la gara con il mondo islamico sulle ideologie, ma deve cercare e costruire dei percorsi di convivenza. E il Vangelo che chiede ai cristiani di costruire una società più giusta in Bosnia-Erzegovina, così come in Italia e nelle altre parti del mondo. La pace non può essere protetta con la violenza . Con parole chiare mons. Sudar ci dice che l unica strada che ci porta dalla ingiustizia alla giustizia, dalla pace ingiusta a quella giusta è il pensare ed operare senza la violenza. La comunità internazionale appare schizofrenica perché da un lato condanna Milosevic e dall altro accetta il piano di spartizione (ndr. Dayton) proposto dai potenti amici dello stesso Milosevic. Per questo li ha chiamati a testimoniare nel processo che si sta tenendo all Aja. Senza la capacità di trovare un modus vivendi pacifico tra i musulmani e le altre religioni non è possibile arrivare ad una pace duratura . La Chiesa di Bosnia-Ezegovina ha bisogno di essere sostenuta in questa sua linea di apertura anche dalle Chiese vicine per la costruzione di una pace vera, perché la missione della Chiesa universale si testimonia anche nei luoghi di confine come Sarajevo. E importante aiutare quelli che sono rimasti ad avere il coraggio di rimanere. Ciò vuol dire essere in contatto con la comunità e dimostrare nel tempo solidarietà e vicinanza
Quali scambi possibili?
Molte diocesi italiane hanno fatto la scelta del gemellaggio con una parrocchia, impegnandosi ad accompagnarla nella cita pastorale e nella vita sociale.Un altra strada è del sostegno alle scuole interetniche che l Arcidiocesi di Sarajevo sta promuovendo come segno di convivenza e di speranza. Grazie all impegno della Chiesa italiana, ma anche di Caritas diocesane (come quella di Treviso) e associazioni (come le ACLI di Mirano) l istruzione rappresenta un momento di normalizzazione per le nuove generazioni. Oggi le scuole sono un segno evidente di una nuova primavera per Sarajevo in quanto dimostrano che ragazzi di genitori che si sono odiati e combattuti a vicenda, possono e vogliono studiare e crescere insieme. La storia dell Europa ci insegna che in tutti i momenti di crisi le terre dei Balcani sanguinavano e ogni volta quando esse sanguinavano l Europa verificò la sua incapacità e disunione. Il fiore della speranza e dalla pace deve colorare queste terre così a noi vicine. Mons. Sudar si congeda dicendoci: Sono profondamente convinto che il futuro della pace in Europa dipende dalla capacità di trovare una pacifica convivenza tra il mondo, che siamo soliti chiamare, occidentale e quello islamico. Bosnia ed Erzegovina possono essere non soltanto un modello ma un laboratorio di convivenza. (Enrico Vendrame - Treviso)
PASQUA LATINOAMERICANA
A cura di Cristiano Morsolin*
"E' il momento di impegnarsi profeticamente contro il Dio neoliberale della morte e dell'esclusione, a favore del Dio della Vita e della Liberazione": queste parole di dom Pedro Casaldaliga (vescovo-profeta del Brasile) riassumono il significato profondo della Pasqua che viviamo qui in America Latina. E' un esodo che rompe le catene di un sistema oppressivo strutturale per costruire un'alternativa di giustizia e fraternita' attraverso segni dei tempi che testimoniano la fecondita' e la radicalita' della speranza come virtu' teologale che apre al mistero, all'alterita', alla gratuita'. Dopo nove mesi di condivisione con i ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della strada, organizzati nei Movimenti NATs (Niños Adolescentes Trabajadores) del Peru' e dell'Ecuador, intuisco la carica rivoluzionaria della speranza pasquale che agisce nella storia e consolida il protagonismo dei movimenti popolari, dei Nats, degli indios. Dopo l'11 settembre altri sovversivi hanno seguito il cammino di Gesu' ed immediatamente e' scattata la messa al bando per il pericolo di essere nuovi "terroristi".
Mi soffermo su due esempi emblematici: 1. Agli inizi dell'anno l'IPEC del Sudamerica ha diffuso un rapporto (che incontri alla pagina web: www.oit.org.pe/spanish/260ameri/oitreg/activid/proyectos/ipec/balancesa.shtml
) che dichiara: "in America Latina c'e' una situzione eccezionale che consideriamo fondamentale per intendere e capire la strategia del programma (di erradicazione del lavoro minorile). Esiste nella regione un movimento di organizzazione e promozione dei bambini e adolescenti lavoratori (NATs). Queste organizzazioni che sono ubicate fondamentalmente in Peru', Bolivia, Ecuador e Paraguay, hanno un indubbio radicamento e "difendono" il lavoro minorile. Queste organizzazioni hanno tenuto senza dubbio un'influenza notevole nella redazione dei Codici del Minore in alcuni paesi (Peru' e Paraguay per esempio).Uno degli sforzi dell'IPEC ha consistito, senza entrare in confronti dialettici, nell'indicare ai governi i pericoli di questo tipo di movimenti e nel creare alleanze strategiche con varie ONG dei paesi come contrapposizione a questi movimenti dei Nats". Il volto neoliberale adultocentrico del pensamento unico per l'infanzia non tollera la valorizzazione critica del lavoro minorile che lotta per la dignita' del lavoro come spazio di educazione, di gioco, di organizzazione, di cittadinanza attiva, di microimprenditorialita' anche come lotta alla poverta', come strumento preventivo del disagio, non tollera il protagonismo dei movimenti Nats (che stanno preparando un incontro mondiale in cantiere per l'anno prossimo, con l'appoggio di ITALIANATs, rete di 18 Ong, centrali del commercio equo, associazioni che in Italia sostengono l'attoria sociale, economica, politica e culturale dei Movimenti Nats in America Latina, in Africa e India) e da tempo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro OIL ha dichiarato guerra a questi piccoli sovversivi che si sono permessi di opporsi anche alla Global March, ora in una nuova edizione, perche' era orchestrata solo dagli adulti e non differenziava il CHILD LABOUR dal WORKING CHILDREN (ricordo che in Ecuador addirittura la potente istituzione ecclesiale dei Salesiani di don Bosco si era schierata contro la Global March con la partecipazione dei ragazzi di strada insieme a P. Edoardo Delgado, in seguito rettore della famosa Universita' Salesiana di Quito che ha osato accogliere gli indios durante il leviantamento del gennaio 2001 e poco tempo fa estromesso per la sua missione socio-politica).
2. Il 31 dicembre 2001 il quotidiano spagnolo "El Pais" ha diffuso gli estratti di un documento dell'Agenzia statunitense Centrale di Intelighencia CIA dal titolo "Tendenze Globali 20015", inerente una nuova minaccia da affrontare: i movimenti indigeni di resistenza. Segnala che "questi movimenti si incrementaranno, facilitati da gruppi internazionali dei diritti umani ed ecologisti ben finanziati" e aggiunge che "le tensioni si intensificheranno nell'area che va dal Messico alla regione amazzonica". "La storia recente dei movimenti indigeni continentali, specialmente durante l'ultima decade del ventesimo secolo (l'insurrezione armata zapatista in Chiapas, le grandi mobilitazioni indigene in Ecuador, i processi politici aperti dagli indigeni in Colombia in mezzo alla guerra interna, i conflitti per le risorse naturali nella costa atlantica del Nicaragua, la resistenza aymara in Bolivia di fronte alla politica antidroga del Presidente Banzer) preoccupa chi gestisce la politica di sicurezza emisferica degli USA. Le strategie della sicurezza continentale sono coscienti dei pericoli che crea l'incompatibilita' tra le politiche economiche neoliberiste e la democrazia. La CIA afferma che i governi latinoamericani dovranno affrontare la tensione tra come gestire le implicazioni del processo di globalizzazione e la democratizzazione. La governabilita' nazionale nel continente non sara' un compito facile per i quadri tecnici neoliberali che non saranno uguali per tutti, il Nord continuera' a vivere nell'abbondanza a costo dell'esclusione e della poverta' dei popoli del Sud del Mondo" (ALAI, febbraio 2002). Ho sperimentato la veridicita' di questo parole mentre lavoravo (nel gennaio e febbraio scorso) in Ecuador per Accion Ecologica, la principale e battagliera ong ambientalista radicale del paese andino. Abbiamo organizzato una campagna internazionale contro la costruzione dell'Oleodotto "Crudos Pesados" OCP che sta distruggendo l'Amazzonia mettendo a rischio l'ecosistema e le comunita' indigene locali, con il coinvolgimento degli ecologisti tedeschi, statunitensi (in prima fila con Amazona Watch) e italiani. Dopo il bombardamento mediatico che la missione esplorativa di Greenpeace - Germania e della Campagna italiana contro il finanziamento della BNL e la partecipazione dell'AGIP nel progetto OCP, rappresentata da Jaroslava Colajacomo della Campagna per la riforma della banca mondiale, ha suscitato, e' intervenuto anche il presidente Noboa che ha definito "un branco di imbecilli " quei militanti ecologisti di estrema sinistra. Provo a sognare l'elezione di uno di questi sovversivi: Auki Tituaña, 38 anni, primo candidato indio della Confederazione delle nazionalita' e dei popoli indigeni dell'Ecudor CONAIE che aspira alla presidenza della repubblica dopo 8 anni di esperienza di bilancio partecipativo e di sviluppo sostenibile come sindaco di Cotacachi (ha recentemente vinto il premio internazionale "citta' per la pace" dato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura UNESCO e Vice-presidente nazionale dei Municipi dell'Ecuador. Un estremista, un grunen (alla tedesca), un Alex Langer indios al potere che parla anche di debito ecologico (consiglio di leggere la dichiarazione finale del Tribunale Internazionale di Popoli sul debito estero svoltosi al Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre) non sarebbe tollerato e ci penserebbe subito un eventuale embargo Usa o un "invasione" dalla base Usa di Manta per detronizzare un altro pericoloso terrorista amico di Fidel Castro.
I POTENTI DELLA TERRA
La Conferenza delle Nazioni Unite "Finanza per lo Sviluppo" svoltasi la scorsa settimana a Monterrey, ha chiuso i battenti con il discorso del Presidente Bush che idolatra il libero commercio e le riforme economiche e politiche cancellando l'aiuto ai paesi poveri, riaccendendo i riflettori sulla politica imperialista dei potenti della terra. Non importa nulla che lo stesso segretario dell'Onu, il mansueto Kofi Annan, dal vertice di Monterrey abbia ricordato che i 22 paesi ricchi del mondo dovrebbero portare da 50 a 100 miliardi di dollari l'anno i loro aiuti contro la povertà, nè che Stati uniti e Unione Europea, rifiutando di fissare percentuali minime fisse (il famoso 0.7% del Pil), portino la responsabilità dei 30 mila bambini del terzo e quarto mondo che muoiono ogni giorno per denutrizione e malattie guaribilissime (ogni giorno, dieci volte più morti di quelle provocati dagli attentati contro le torri gemelle neyorkesi). Il prezzo dell'egemonia e del mercato.
I PICCOLI DELLA TERRA
I piccoli della Terra stanno globalizzando la speranza, promuovendo giustizia che significa neutralizzare la polveriera, cambiare le "strutture di peccato" come lo strangolamento economico attraverso il meccanismo "usurario" del debito e della rapina delle materie prime, la concentrazione della terra e della ricchezza nelle mani di una ristretta elite privilegiata, la morte per fame, per malattie evitabili, per nuovo schiavismo, per privazione dei diritti umani, ecc. Ieri a cena riflettevo con i Nats del MNNATSOP (Movimento Nazionale dei Nats organizzati del Peru'), dove vivo, l'ingiustizia di essere stati esclusi dalle selezioni della famosa Universita' S. Marcos (la piu' antica dell'America Latina con oltre 450 anni di storia): l'esclusione da una educazione di qualita' e' un'altra piccola-grande ingiustizia che sperimetano sulla propria pelle i leader Nats, per non parlare della schiavitu' della miseria, della violenza maschilista. E' una Via Crucis proiettata verso la Resurrezione che fa memoria della vita di Gesu' nats, figlio di un falegname, nato in una mangiatoia, concepito in una situazione irregolare perche Maria non aveva formalizzato la sua relazione con Giuseppe, costretto alla migrazione forzata per fuggire dal massacro, dalla sottomissione dell'impero romano, come ci ha spiegato Alejandro Cussianovich, co-fondatore dei Movimenti Nats, teologo della liberazione, ex salesiano, coordinatore dell'Istituto Latinoamericano di formazione per educatori dei Nats IFEJANT (dove sto lavorando).
La settimana scorsa ho concluso un corso latinoamericano di formazione per educatori popolari di NATs. Condividendo i 20 giorni di corso residenziale nella casa della GIOC - Gioventu' Operaia Cattolica, respirando un bel clima latinoamericano con giovani provenienti da Peru', Cile, Ecuador; ho conosciuto l'esperienza di Carla, la "guerrigliera" di Santiago (la cui semplicita' e dolcezza mi ha fatto ricordare il film di Kean Loach "la canzone di Carla" nel Nicaragua sandinista), durante l'opposizione alla dittatura di Pinochet, utilizzando l'educazione popolare nella sua valenza socio-politica. Gladys di Ayacucho ci ha raccontato la violenza politica di Sendero Luminoso e dell'esercito di Stato e la radicalita' della pedagogia della TERNURA (la pedagogia della pelle in Brasile, teorizzata da P.Julio Lancellotti) come forma di riconciliazione e di educazione alternativa in un contesto di violenza sistematica che paragona la guerra del terrorismo ideologico fujimorista in Peru' con i crimini del narcotraffico nelle favelas di S. Paulo. E su questo filone dibattevamo sulla Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire.
Emerge l'urgenza di una nuova cultura di scambio nel rapporto tra i popoli che non metta sempre al primo posto la logica del profitto e la legge del piu' forte (militarmente ed economicamente), ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco, della convivenza, della "convivialita' delle differenze" e dello sviluppo sostenibile comune.
E' una civilizzazione della poverta' "in cui la povertà non sarebbe più la privazione del necessario e del fondamentale dovuta all'azione storica di gruppi o classi sociali e di nazioni o insieme di nazioni, ma uno stato universale di cose, in cui è garantito il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, la libertà delle scelte personali e un ambito di creatività personale e comunitaria che consenta la comparsa di nuove forme di vita e cultura, nuove relazioni con la natura, con gli altri, con se stessi e con Dio"( John Sobrino, teologo della liberazione del Salvador).
E' la civilta dell'amore che trasforma la cultura del dono nella tenerezza dei popoli. E' la forza dei martiri che risorgono nella liberazione dei popoli oppressi, come ci testimonia Mons. Oscar Romero, ucciso sull'altare in Salvador proprio 22 anni fa (sento la nostalgia della celebrazione nella Basilica dei S. Apostoli dove per tre anni ho organizzato quest'incontro latinoamericano con Gianni Novelli del Cipax, Antonio dell'Oglio di Pax Christi, Luca Pandolfi del Sal.)
CONCLUSIONE
Qui a Lima dopo il dolore per il massacro causato dal barbaro attentato nei pressi dell'Ambasciata statunitense, la vita continua, dando spazio alle relazioni umane, perdendo tempo per un abbraccio, per condividere' l'UNICITA' di un volto, di un sorriso, di un'attenzione che solo la poverta' sa mettere in luce e valorizzare, per ascoltare il MISTERO della vita che anche in ginocchio si rialza, sorretta da una speranza rivoluzionaria "che rende nuove tutte le cose". L'essenza della Pasqua e' ostinarsi a credere che la speranza e' un orizzonte di RISURREZIONE, che pulsa passione per la Vita quando attorno la Morte sembra avere l'ultima parola, quando trasforma la prassi di liberazione in cambiamento personale e comunitario sulla scia di un altro mondo possibile, sulle orme dei martiri innamorati dell'utopia possibile che risorgono nelle lotte dei poveri, nella creativita' di piccoli animatori ex ragazzi/e di strada moltiplicatori di una coscienza nuova , nella militanza dei costruttori di pace, RIBELLI PER AMORE.
A cura di Cristiano Morsolin*
*Educatore militante che da nove mesi sta condividendo il cammino con i ragazzi/e lavoratori organizzati nei Movimenti Nats dell'America Latina, nell'ambito di progetti in Perú' ed Ecuador che gravitano attorno all'Associazione Internazionale "Noi Ragazzi del Mondo", presieduta da don Franco Monterubbianesi della Comunita' "Capodarco", membro di ITALIANATs.
Espulsi da Israele
(04/04/02) La delegazione di una quarantina di parlamentari, sindacalisti, intellettuali, persone della società civile che era partita mercoledì sera per la Palestina, per fare da staffetta con i membri di Action for Peace che stanno tornando in Italia, è stata espulsa da Israele appena messo piede a Tel Aviv. Nessuna spiegazione è stata data del provvedimento, che non ha precedenti, e che avviene proprio mentre la Unione europea ha deciso di inviare il ministro degli esteri spagnolo (la Spagna ha la presidenza di turno della Ue) e il "ministro degli esteri" europeo, Solana, ad incontrare sia Sharon che Arafat. Da parte della Farnesina e dell'ambasciata italiana solo silenzio.
Le forze di polizia israeliane si sono comportate con brutalità. La delegazione ha cercato di fare resistenza passiva, sedendosi per terra nell'aeroporto, ma Luciana Castellina, ex parlamentare europea, e Claudio Sabattini, segretario generale della Fiom, sono stati trascinati via con la forza, mentre Vittorio Agnoletto è stato portato in una stanza e, come ha poi raccontato, "massacrato con pugni e calci". Anche Marco Revelli è stato malmenato. Il senatore verde Francesco Martone e la deputata verde Luana Zanella sono stati trattenuti e infine, pare, sono i soli ad essere stati ammessi in Israele, insieme ad alcuni altri parlamentari dei Ds.
La delegazione, della quale fa parte la redattrice di Carta Anna Pizzo è stata imbarcata sull'aereo Olympic, con scalo ad Atene, con il quale tornano anche molti di Action for Peace arrivati in Israele una settimana fa. La delegazione ha cercato in ogni modo di ritardare la partenza dell'aereo.
News da Gerusalemme
Jerusalem 05-04-2002 ore 00,15-. La battaglia attorno alla Basilica di Betlemme infuria e l'esercito d'Israele ha fretta di stanare gli asserragliati. Sembra che abbia tentato un attacco, ma senza entrare. Apprendo che i rifugiati sono del gruppo estremista "Tanzim", odiati anche dai Palestinesi. A questi terroristi non interessa niente della causa palestinese, ma solo rendere difficile la vita ad Arafat. A Betlemme hanno sequestrato case di civili per installarsi loro, in attesa dello scontro. Al momento cruciale non si sono rifugiati dentro la Moschea che è di fronte alla Basilica, ma hanno occupato il luogo simbolo dei cristiani per coinvolgerli e forse sapendo di potersi servire dei frati come scudi. La loro cattura non farebbe piangere nessun palestinese di Betlemme. Questa la situazione oggettiva, che riporto come l'apprendo. Tutto ciò non giustifica minimamente il comportamento di Israele, che diventa sempre più complice del proprio governo se è vero che oltre il 60% della popolazione le approva. Bisogna fare chiarezza e distinguere e separare e chiamare le cose per nome. Anche nel racconto della creazione (Gen 1,1-24), Dio separa e chiama per nome e per scopo. Il nome dato deve corrispondere ai frutti generati e questi identificheranno e giudicheranno i nomi, quelli veri da quelli falsi.Tutti sono felici che Bush abbia battuto un colpo come un fantasma svegliatosi dal suo letargo. Anche i giornali e le tv indipendenti si erotizzano alla notizia. Nessuno che abbia messo in evidenza l'inganno di questo risveglio. Bush non è intervenuto perché convinto o perché deciso a porre fine alla mattanza d'Israele o per interessi umanitari verso le disperate popolazioni palestinesi. E' intervento perché "costretto" dalla diplomazia mondiale, dal papa, all'Ue, ai paesi arabi che hanno minacciato (timidamente) uno scollamento nella solidarietà all'America. Bush doveva intervenire, ma, dicono i giornali di qua, che ha concesso a Sharon alcuni giorni ancora perché possa finire la sua "Protective Wall Offensive ", cioè la distruzione totale delle infrastrutture dell'ipotetico Stato Palestinese. Le infrastutture terroristiche sono: le case dei civili, le singole stanze all'interno delle case, l'acqua ai civili, la luce ai civili, il cibo dei civili, gli aiuti della Luna Rossa (Croce Rossa), gli orti dei civili, gli alberi da frutta, le strade di comunicazione. Tutte case contattate dai militari sono rimaste senza mura interne, restano solo le sagome esterne. I carri armati sono seguiti dappertutto dai bulldozers e dalle scavatrice. Per decenni sarà impossibile coltivare le terre violate. Oh, sì! Bush è intervenuto, grazie "double V"! La popolazione palestinese, riconoscente, ringrazia di cuore e supplica di continuare così per il suo bene e la sua sicurezza! Dietro questo intervento si cela l'inganno americano e la foglia di fico con la quale le cancellerie del mondo cercano di nascondere le loro vergogne. L'America pretende di insegnare la morale a tutto il mondo, chiamando a raccolta contro il terrorismo che è frutto del sistema americano globalizzato e imposto con la violenza dell'economia ad un solo senso all'intero pianeta affamato, malato e depredato. L'America è immorale e non abbiamo nulla da imparare da lei che piega verità e giustizia a suo uso e consumo. L'America protegge e coltiva l'ingiustizia del MO in difesa di un governo che sta ponendo le basi per la distruzione del suo stesso popolo. Sharon che sta assassinando popolazioni inermi è responsabile di tutto ciò che il suo popolo vivrà nei prossimi decenni, di tutte le morti, di tutte le sofferenze. La morale e la lotta al terrorismo non sono e non possono essere elastici da allungare o restringere secondo le proprie necessità. La morale è una e deve valere su tutto l'universo umano e statuale. La lotta al terrorismo deve essere univoca e non esiste terrorismo buono e cattivo. Perseguire gli omicidi di Israeliani ignari e innocenti è sacrosanto, ma è altrettanto sacrosanto perseguire il terrorismo che Israele perpetua nei territori e parlo solo di quello di cui sono testimone da soli quattro anni. Si dice che Arafat fallì a Camp David, quando non accettò le offerte di Barak! Solo chi non vuol vedere è cieco impenitente. Mentre Barak offriva l'autonomia di quasi tutti i territori, decuplicava gli insediamenti negli stessi territori che diceva di volere cedere. Non è terrorismo questo? o Deve chiamarsi "scudo protettivo dei Palestinesi"? Si licenziavano 150 mila arabi e si importavano schiavi dalla Romania e dai paesi dell'Est con la promessa che appena finita l'emergenza sarebbero stati rispediti a casa. La nuova tratta degli schiavi. Devo dirvi come vivono i clandestini (ma sfruttati apertamente dallo Stato) che lavorano qui? Bisogna esserci per essere capaci di ogni ribrezzo possibile e non è ancora sufficiente! Il capo di gabinetto del governo israeliano, Shaul Mofaz, ha confermato questa mattina che i 20.000 riservisti continueranno ad essere "richiamati per almeno un mese". Nelle zone occupate, è impossibile entrare o uscire. Israele controlla tutto anche le notizie, per cui anche i vostri giornali riportano solo le informazioni che distribuiscono i canali ufficiali, così pur avendo una massa di notizie, restate semrpe all'oscuro di ogni cosa e principalmente della verità. Gli ebrei nel mondo hanno cominciato a giocare sull'antisemitismo risorgente. Questo canzone non commuove più, perché loro stessi sanno benissimo che non è vero. Difendevo gli Ebrei ogni volta che erano attaccati o violati, difendevo il loro diritto, sempre con la stessa passione e rabbia con cui oggi difendo e rivendico il diritto dei Palestinesi a non essere bestie da macello nelle loro stesse case. Il diritto come la morale è uno solo, non due. Non sono antisemita e non lo sono mai stato. Sono "semita" per naturalità spirituale, sono "semita" per scelta di fede, sono "semita" per dono di fede e "semita" significa appartenere contemporaneamente all'unico popolo di Palestina che comprende due etnie, quella ebrea e quella araba. Nessuno ha il diritto, nemmeno gli Ebrei, tanto meno gli Ebrei, di giocare sulla memoria e sulla morte di 6 milioni di morti ammazzati e trucidati dalla follia nazista, complice l'Europa della maggioranza silenziosa. Nessuno! Quella stessa follia che oggi rinnova la stessa Shoah e lo stesso scempio e, ciò che è più tragico, da parte di quegli stessi che lo hanno subito sulla propria pelle e che dovrebbero averne più orrore degli altri. 3 milioni di Palestinesi sono profughi in Giordania; 2,5 milioni di Palestinesi vivono dal 1948 in autentici campi di concentramento, senza le minime garanzie igieniche; 1 milione di Palestinesi è ramingo nelle proprie terre e nelle proprie case, in attesa che arrivi l'esercito e faccia pulizia. Non sono antisemita, non sono antiebreo, sono solo orripilato di fronte ad ogni campo di concentramento che si chiami Auschwitz o Jenin che si chiami Birchenau o Balata, di fronte a chiunque li permetta e li tolleri che si chiami Bush, Sharon, Hitler e Mussolini o Petain! (Paolo Farinella, prete) Chi fosse interessato a ricevere le comunicazioni via e-mail di Paolo Farinella, invii il proprio recapito a: paolofa@netvision.net.il
NO NEWS
(le non-notizie di Carta (www.carta.org), in edicola dal 4 al 10 aprile)
Lo sciopero "generalizzato"
Sì, ci vantiamo di aver inventato noi di Carta questa espressione, già nel gennaio scorso. Ma ci va bene anche chiamare lo sciopero generale del 16 aprile "sociale e di cittadinanza". Che cosa debba o possa essere, questo nuovo tipo di sciopero, lo abbiamo chiesto al prossimo segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, e a forum sociali e movimenti di mezza Italia. Nel nuovo numero di Carta settimanale.
Il Cantiere del Nuovo Municipio
Giovanni Allegretti, grande esperto di Porto Alegre, questa volta è andato in Inghilterra, e ci racconta il Community Network di Manchester, che sperimenta forme di Bilancio partecipativo. Serve a preparare il Cantiere del Nuovo Municipio, previsto per il 20 e 21 aprile, e che ora abbiamo deciso di rinviare al 4 e 5 maggio, perché molti compagni, sindaci inclusi, stanno partendo per la Palestina. Tutte le informazioni, i documenti e gli indirizzi per comunicare la propria adesione sono sia nel settimanale che nel sito.
Che succede in Palestina?
Capita che le non notizie, talvolta, facciano irruzione anche sui media. È successo a Genova, a Porto Alegre, sta succedendo di nuovo in Palestina. Grazie alle centinaia di persone che, rischiando in proprio, fanno interposizione, alzano bandiere bianche, aiutano gli altri. E comunicano quel che fanno attraverso i loro siti internet e le loro radio, che sono diventati in questi giorni forse la principale fonte di informazione su quel che succede davvero nei Territori.
ZOOM ASSOCIAZIONI
SOAVE: LEGAMBIENTE E... L'AMORE DI SILVIA
Sabato 18 Maggio 2002, nell'ambito della Festa Medievale del Vino bianco Soave, che si tiene abitualmente la terza domenica di Maggio a Soave (VR), il circolo Legambiente Soave, con il patrocinio del Comune e della Pro Loco, la collaborazione ed il contributo del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Verona, organizza per il secondo anno consecutivo una manifestazione a carattere di rassegna sul tema:
"L'AMORE DI SILVIA" in riferimento ad un angolo nascosto di Parco Zanella detto "luogo di Silvia" dove la contessa era solita incontrarsi con il proprio amante. Il tutto si svolgerà nell'arco della serata del 18 Maggio 2002 a partire dalle ore 21,00 presso Parco Zanella - Soave (VR) tipico giardino all'italiana nel cuore del borgo medievale. La partecipazione è aperta a tutti. E' possibile inviare: poesie, lettere, brevi racconti (max 5 cartelle), o dialoghi (max 5 cartelle) sul tema dell'amore. La manifestazione non ha carattere di concorso.
Tra tutte le opere ricevute saranno selezionate le più originali che verranno lette, recitate o messe in scena per la serata stessa da poeti ed attori professionisti. Durante la manifestazione il parco sarà animato da figuranti in costume medievale: damigelle, cavalieri, soldati ed artigiani all'opera con strumenti dell'epoca. Tutto il materiale dovrà essere inviato entro il 30 Aprile 2002 a: Legambiente Soave Via Cà del Bosco n° 1, 37038 Soave (VR) e-mail: legambiente.soave@libero.it
OSCURIAMO LA TV IL 20 APRILE
ASSOCIAZIONE LE GIRANDOLE
Aderiamo alla giornata dell¹OS.TE
... fai girare la voce ...
Caro amico, cara amica, Il nostro prossimo appuntamento è per il 20 aprile, la giornata dell'OS.TE. (OS.curiamo la TE.levisione).Abbiamo pensato di incontrarci alle 19.30 in piazza Mercanti, a Milano per suonare tutti insieme un "campanello d'allarme": allarme contro il monopolio dell'informazione televisiva che tende ad assopire le coscienze, il pensiero, la capacità critica e la dignità, trasformando i cittadini in un immenso pubblico pagante e compiacente.
Invitiamo tutti i cittadini a portare campanelli, campanelle, campanacci e simili, ma anche altri strumenti (chitarre, tamburi, tamburelli. maracas) per divertirci tutti insieme e per renderci visibili. Sarà una serata di festa, con una banda che suonerà per noi; distribuiremo piccoli gadgets come spillette commemorative ("dai, spegni la TV ed esci con me!" o qualcosa di simile) e, naturalmente, girandole; faremo in modo di ottenere sconti in librerie, osterie, trattorie e altri locali a chi si presenterà con uno di questi oggetti. Ti preghiamo, a questo proposito, se conosci locali amici di chiedere se sono disposti a fare degli sconti e di comunicarcelo; saremo felici di ricevere un aiuto anche da te e, come sempre, ti chiediamo di fare girare la voce. A presto e grazie. Le Girandole * legirandole@tiscali.it (tel. 02 89421496) www.legirandole.it * italiademocratica@virgilio.it - www.litaliademocratica.it
OS.curiamo la TE.levisione
Sabato 20 aprile giornata dell'OS.TE. Lanciamo la nostra idea di oscurare la televisione, perché riteniamo sia l'unica maniera per poter combattere il monopolio dell'informazione televisiva, FACENDO CAPIRE A BERLUSCONI QUANTI SIAMO E COME CI MUOVIAMO. Organizziamo in tutte le città comitati per iniziative alternative: cinema, musica, visite guidate ai musei, giochi e animazioni per bambini nei parchi, serate di lettura sulla Costituzione. Coinvolgiamo le parrocchie e le scuole, i sindacati e le associazioni, mettiamoci in rete per far sentire alta la protesta della società civile. Vogliamo far capire al mondo intero l'anomalia (esclusivamente italiana) di un presidente del Consiglio che ha il monopolio televisivo, con tre reti di sua proprietà e tre reti direttamente controllate.
Questa iniziativa vuole essere un gesto importante e simbolico, che faccia discutere tutti i cittadini sull'opportunità di fare qualcosa immediatamente: cominciamo a non guardare più la televisione, soprattutto nel prime time: ogni nostra televisione accesa è come un voto a favore del padrone, che ne intasca i proventi pubblicitari.
Chiediamo a tutti coloro che condividono questo appello indipendentemente dal loro schieramento politico, di firmarlo e farlo girare il più possibile.
PERCORSO FORMATIVO TRIENNALE
"L EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO: RESPONSABILITÀ E PARTECIPAZIONE DI TUTTI"
Il percorso formativo che proponiamo" ha dichiarato Rosario Lembo, Presidente del CIPSI "è finalizzato alla formazione, alla ri-qualificazione e all aggiornamento degli operatori del settore Educazione allo Sviluppo e di quanti lavorano nell ambito della sensibilizzazione sulle tematiche dei rapporti Nord/Sud e della solidarietà internazionale, alla luce dei nuovi scenari conseguenza della globalizzazione e delle mutate direttive nazionali ed europee sulla cooperazione allo sviluppo. Di fronte al clima di guerra nel mondo Israele-Palestina, Afghanistan, &- e di individualismo competitivo, è indispensabile cambiare le cose qui da noi, in Italia, a livello sociale, politico, di comportamenti, di coscienza, e l educazione allo sviluppo è uno strumento fondamentale per raggiungere questo obiettivo". Il percorso formativo triennale "L Educazione allo Sviluppo: responsabilità e partecipazione di tutti" promosso dal CIPSI e Volontari nel mondo FOCSIV, all interno del progetto di Capacity Building per l Educazione allo Sviluppo "Conoscere, agire, educare a uno sviluppo sostenibile tramite una cittadinanza attiva", è ormai giunto al suo secondo anno. Quest anno sono previsti due incontri nei mesi di giugno e ottobre. Per favorire la partecipazione anche di coloro che lavorano in aree più decentrate il corso sarà realizzato contemporaneamente in sei località italiane abbinate: Padova-Bologna, Milano-Novara, Roma-Napoli. Le iscrizioni sono ancora aperte anche per chi non ha partecipato all anno 2001: chi è interessato può iscriversi entro il 12 aprile. Se ci saranno almeno 15 "nuove iscrizioni", verrà realizzato un quarto corso di "recupero" per i nuovi corsisti (le sedi verranno individuate sulla base delle richieste): il primo incontro verterà sui contenuti ed i temi affrontati nel corso del primo anno, mentre il secondo incontro riprenderà il programma previsto per il secondo anno del Percorso Formativo Triennale. A carico dei partecipanti è prevista un contributo forfetario di ¬ 124,00 complessivo per i due incontri annuali, a copertura delle spese di vitto e alloggio.Le iscrizioni dovranno pervenire via internet, e-mail, fax o posta entro il 12 APRILE 2002 a: CIPSI Coordinamento di Iniziative popolari di Solidarietà Internazionale, Viale Baldelli 41 00146 Roma - tel. 06 5414894 fax 06 59600533 e-mail: eas@cipsi.it Il programma completo del corso e la scheda di iscrizione sono disponibili sul sito: http://www.cipsi.it/home/dettagli.asp?ID=150&tipo=2
SGUARDI SULL'ISLAM IN ITALIA
Lo vogliamo o no, ci troviamo a vivere in una società multiculturale e globalizzata. Quanto va succedendo dall 11 settembre in poi, non ultima la crisi in Medioriente, ci provoca a cercar di capire più in profondità culture e religioni ormai presenti sul territorio, con le quali il nostro modo di pensare e di agire deve confrontarsi. E questo lo spirito con il quale il Griot (Gruppo di ricerca su islam e occidente a Treviso) propone a partire dal 9 aprile un ciclo di conferenze dal titolo Sguardi sull islam in Italia . Il Griot si è formato dopo gli eventi successivi all 11 settembre. Si propone di analizzare i mutamenti in atto nel territorio a partire dalla presenza di persone appartenenti a percorsi culturali diversi, con particolare attenzione alla situazione dei musulmani nel trevigiano. Vi aderiscono singoli e associazioni interessati al fenomeno, di area ecclesiale e laica. Sguardi sull islam in Italia è organizzato in collaborazione con il Gruppo di ricerca islam e modernità costituitosi presso il Dipartimento di Sociologia dell Università di Padova e coordinato dal prof. Enzo Pace. Tale gruppo sta svolgendo da alcuni anni interessanti ricerche e riflessioni sul tema, con respiro sia locale che internazionale. Questo il calendario dell iniziativa: martedì 9 aprile: Gli islam nell Europa multiculturale (E. Pace, docente di sociologia e sociologia della religione, direttore del dipartimento di sociologia dell università di Padova, coordinatore del gruppo di ricerca); martedì 16 aprile: L islam in diaspora, spinte verso il cambiamento (Chantal Saint-Blancat, docente di sociologia nella facoltà di scienze politiche dell università di Padova); martedì 23 aprile: La religiosità popolare nell islam (M. Treppete, cultore della materia di sociologia della religione all università di Padova); martedì 30 aprile: Le moschee, luoghi simbolici e spazio pubblico (S. Allievi, docente di sociologia nella facoltà di scienze della comunicazione dell università di Padova); martedì 7 maggio: Le spinte fondamentaliste (R. Guolo, docente di sociologia all università di Trieste); martedì 13 maggio: L islam e la Chiesa cattolica nel triveneto (G. Zatti, prete, licenziato al Pontificio istituto studi arabi e islamistica di Roma, incaricato dei rapporti con l islam della diocesi di Padova). Tutti gli incontri inizieranno alle ore 20.30. I primi tre si terranno presso la sala Marton della Provincia, a Treviso (via C. Battisti 30), i secondi tre presso la sala Pio X del Collegio Pio X (Borgo Cavour 40), sempre a Treviso. Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti. A chi partecipa al ciclo completo e ne faccia richiesta sarà rilasciato attestato di frequenza.Per informazioni: 349-3000242 oppure via e-mail: bruno1357@libero.it.
VIVICITTA' 2002
IL 14 APRILE CHIAMA L'AFRICA SARA' NELLE PIAZZE DI 43 CITTA' TALIANE CON LA UISP
Si tratta di un grande appuntamento podistico aperto a tutti, che coinvolge ogni anno circa 70.000 cittadini in Italia e nel mondo. Da circa sedici anni questa grande festa vuole testimoniare il rispetto per l'ambiente, la solidarietà con gli abitanti di altri paesi, il rispetto delle diversità. La Uisp (Unione Italiana Sport per tutti) è una delle principali associazioni sportive italiane che ha tra i suoi obiettivi la promozione dello sport come veicolo di pace e di solidarietà. Lo sport può diventare una forma di cittadinanza attiva, volta a riconoscere a tutti gli abitantii del pianeta il diritto ad una migliore qualità della vita, e utile a testimoniare una solidarietà dal basso che unisce nel diritto alla salute, all'amicizia e alla socialità le popolazioni di tutto il mondo, anche dove l'accesso ai diritti fondamentali è tuttora negato. Quest'anno il tema centrale della manifestazione sarà l'Africa. Tra il 14 e il 21 aprile si correrà anche in molte città africane (Makeni, Korogocho, Bassan, Bujumbura, Luanda, Pietsbury...) così come contemporaneamente avverrà a Bagdad, a Sarajevo, a Mostar o a Valona, con l'unico obiettivo di rivendicare il diritto di tutti a vivere nella pace, in un mondo in cui tacciano le armi e sia ripristinata una condizione di giustizia economica e sociale. Gli appuntamenti si concluderanno Kisangani - nella Repubblica Democratica del Congo - in concomitanza con "Liberons la Paix", l'azione internazionale (organizzata da Beati i Costruttori di Pace, Break the Silence, Chiama l'Africa, Agesci, Emmaus, Gavci, Pax Christi, Missionari Saverian, Comboniani e Dehoniani) che dal 22 al 27 maggio 2002 porterà centinaia di uomini e donne italiani in una delle zone più "calde" dell'Africa, per testimoniare la propria solidarietà con la popolazione locale, e per appoggiarne le istanze di pace (info: http://www.beati.org/sipa2) Chiama l'Africa aderisce a Vivicittà 2002. Ci siamo adoperati affinchè i giovani della martoriata Sierra Leone o delle città del Burundi e del Congo che parteciperanno all'iniziativa possano per un giorno vivere nella gioia e nella speranza le aspirazioni comuni in ogni parte del pianeta. Una sola gara, una sola classifica, un solo vincitore per tutte le città in cui si correrà. E' un modo per ribadire il diritto di tutti ad una cittadinanza universale. Invitiamo ong e associazioni ad organizzare iniziative di sensibilizzazione sull Africa in ogni città italiana in cui si svolgerà la corsa. La coniugazione sport-pace-solidarietà-sviluppo ci offre una straordinaria occasione per portare nelle piazze italiane l impegno di una società civile attiva e propositiva. Approfittiamone per realizzare stands, banchetti, concerti, dibattiti, e per partecipare alla corsa insieme agli amici della Uisp. Per prendere contatti con gli organizzatori nella propria città contattare Chiama l Africa - Roma, tel 328/0677531 (Paola Luzzi) - 347/5940107 (Eugenio Melandri) fax 06/30993424 info@chiamafrica.it.
IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
Il 14 aprile si corre in Italia: Ancona, Aosta, Bari, Bolzano, Bra, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Civitavecchia, Cremona, Crotone, Cuneo, Enna, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Gorizia, La Spezia, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Messina, Napoli, Palermo, Parma, Collecchio, Sala Baganza, Pavia, Voghera, Pescara, Perugia, Pesaro, Urbino, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Rovereto, Salerno, Eboli, Sassari, Siena, Taranto, Torino, Trieste, Varese, Viareggio. Si corre anche a : Nairobi - Chorogocho (Kenia), Parigi - Saint Ouen (Francia), Rouen (Francia).
Il 21 aprile si corre all'estero : Baghdad (Iraq), Bania Luka (Bosnia), Belgrado (Serbia), Benguela (Angola), Budapest (Ungheria), Bujumbura (Burundi), Cabinda (Angola), Copenhagen (Danimarca), Kigali (Ruanda), Lione - Bron (Francia), Loskopdam (Sud Africa), Luanda (Angola), Makeni (Sierra Leone), Mostar (Bosnia), Pietersbury (Sud Africa), Pola (Croazia), Prijedor (Bosnia), Saint Valerien (Francia), Setubal (Portogallo), Siviglia (Spagna), Tirana (Albania), Tuzla (Bosnia), Valona (Albania), Zavidovici (Bosnia).
22-27 maggio : Conclusione a Kisangani (Repubblica Democratica del Congo), in concomitanza con l'iniziativa di pace "liberons la paix". Istituti penitenziari e minorili : Bari, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cremona, Crotone, Lecce, Livorno, Napoli, Palermo, Parma, Reggio Emilia, Roma, Siena, Varese. Percorsi : 12 Km per la corsa competitiva; 4/5 Km per quella non competitiva. Vincitori : saranno proclamati sulla base di una classifica unica internazionale. Patrocini : Vivicittà ha ricevuto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del prof. Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea. Patrocini inoltre da parte dei Ministeri della Pubblica Istruzione, dell'Ambiente, di Grazia e Giustizia e della Solidarietà Sociale.
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PELLEGRINAGGIO ECUMENICO DI PACE IN ISRAELE-PALESTINA
Invito a partecipare con una catena di preghiera e di luce. Un pellegrinaggio ecumenico di pace avrà luogo in Israele-Palestina dall'8 al 15 aprile 2002 su invito delle Chiese cristiane di Gerusalemme e dei Gruppi per la pace e i diritti umani di Israele-Palestina. I principali organizzatori sono Pax Christi internazionale, il Movimento internazionale della Riconciliazione ed una rete di Comunità per la nonviolenza. Profondamente colpiti dalla tragica situazione, segnata da sofferenza e violenza del popolo di Palestina e Israele, il pellegrinaggio vuole essere un segno di solidarietà, incoraggiamento e speranza. La delegazione comprende: Fr. Paul Lansu (Pax Christi Internazionale), Hildegard Goss-Mayr (Int. Fellowship of Reconciliation), suor Minke of Grandchamp per le comunità religiose e gli aspetti ecumenici, Clemens Ronnefeldt per i partecipanti di lingua tedesca e Christian Renoux per quelli di lingua francese. Per sostenere l'iniziativa vi invitiamo ad una catena di preghiera e luce dal giorno 8 al 15 aprile 2002. Vi invitiamo a: accendere ogni sera, per otto giorni due candele o luci alla vostra finestra quale segno di condivisione e solidarietà a questa iniziativa, una per i Palestinesi ed una per gli Israeliani; scegliere uno o più giorni per una particolare preghiera per questa intenzione.Per aderire e partecipare a questa catena inviare adesione a Pax Christi International "Catene di Preghiere e Luce" e-mail hello a paxchcristi.net tel. 32 2 502 55 50 fax 32 2 502 46 26 o per posta Viex Marche' aux Grains 21 1000 Bruxelles. Prego vivamente diffondere e aderire alla iniziativa (don Diego Bona, presidente Pax Christi Italia)
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all ergastolo FINE PENA MAI . Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità Casa del Giovane di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia; E titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; Non mi inganno edito da Ibiskos di Empoli; Per una Principessa in jeans edito da Ibiskos di Empoli; Samarcanda edito da Cultura 2000 di Siracusa; Avrei voluto sedurre la luna edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; Carcere è società edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita edito da Liberal di Firenze; Oltre il carcere edito dal Centro Stampa della Casa del Giovane di Pavia.
SOCIALMENTE INVISIBILI
Tra un art.18 a perdere e un girotondo intorno al mondo, ecco che esplode un nuovo scandalo nazionale: quello sui pentiti, o meglio, sui collaboratori di giustizia, che non hanno scontato un solo giorno di galera per i delitti commessi. Ma nel bailamme comunicazionale, nelle furbizie politiche e nelle disinformazioni di comodo, viene sottaciuto, che non si tratta di esplosione, bensì di implosione, che non ha nulla a che vedere con uno scoop né con una legge fallimentare da archiviare. Da anni è risaputo che chi si pente o collabora, non tocca branda cementata a terra, né scarponi chiodati sulla nuca. Questa legge premiale per chi collabora fu vergata in embrione da Uomini retti, ora divenuti assenze eterne, che ancora sanno guidare alle conquiste di coscienza. Allora perché scandalizzarsi? Perché proprio adesso, e perché con questa enfasi? Su questo versante delicato e controverso, poco conta essere contrari o favorevoli, se non per quantificare il prezzo da pagare per vincere una guerra, e alimentare la tutela delle funzioni da parte di chi è preposto a combattere quel conflitto. Ma non è solo questa fetta di giustizia a rimarcare la differenza tra il sistema giuridico e quello del pensiero sociale. Da tempo il carcere italiano non produce più cadaveri e violenze scomposte, al suo interno è cresciuta la maturità della stragrande maggioranza dei detenuti, nonostante i problemi endemici dell organizzazione penitenziaria (sovraffollamento, carenza di personale e di fondi ), nonostante la violenza insita nel sistema, quella violenza incontrollata di un tempo non troppo remoto, che ora è diventata composta, silenziosa, riservata, nei tanti suicidi che si verificano nell indifferenza generale. La legge Gozzini, o meglio quel che ne è rimasto, alla luce delle tante decapitazioni, incredibilmente ancora crea un nuovo orientamento esistenziale, e uomini nuovi nel vivere civile, non più carnefici di se stessi né degli altri. Ebbene, nonostante le statistiche e le percentuali indichino che i fallimenti non superano la soglia di attenzione, è di questi giorni l affermazione di rivedere in senso restrittivo la premialità per i collaboratori di giustizia e per tutti i detenuti. Mi chiedo ancora: perché restringere premialità e benefici per chi ha i requisiti necessari per accedervi? Perché azzerare i passi fatti in avanti in positivo, e non discutere invece della complessità e negatività di un istituto, quello carcerario che, non potendo essere cancellato, neppure ci si attiva con forza e strumenti idonei per migliorarlo, al fine di aumentare il recupero umano e sociale, e quindi non solo disponendosi alla sola risposta penale, per ogni inciampo all intorno. Con questa affermazione si intende inasprire un regime penitenziario quasi al collasso, una riforma penitenziaria di per sè già ridotta all osso, invece di incrementare una speranza attiva-costruttiva che nulla ha da spartire con il buonismo che fa male, bensì con un preciso interesse collettivo. E un messaggio, questo, che non incoraggia gli operatori penitenziari né i detenuti, ma incancrenisce a dismisura la preoccupazione dell opinione pubblica, fin troppo spintonata dal succedersi di accadimenti tragici, irrobustiti da imboccamenti non sempre corrispondenti alla realtà, quella che sovente non deve essere compresa nè vista. L allarme sociale, quando c è, ha sempre una causa-effetto e possiede nel suo Dna paura e rabbia, ma quasi mai l equilibrio che porta a conoscere la differenza che esiste tra una situazione complessa e un altra complicata. Ciò che riguarda l essere umano, non è mai argomento complicato, che può essere affrontato ( in questo caso all interno di una galera ) con una operazione semplicistica e fin troppo ovvia: il detenuto, l uomo, la persona, è qualcosa di veramente complesso che risponde a leggi non meccaniche, e non sempre prevedibili, come invece accade alle cose complicate. Per questi motivi occorre pensare all ambiguità del fraintendimento per cui si reagisce con sdegno a un detenuto che, usufruendo di un beneficio o di una misura alternativa, torna a delinquere. Mentre quando in percentuale assai più significativa, ex detenuti che hanno già scontato la loro pena, ricadono nella delinquenza, si prova tutt al più un accettazione passiva. Ma quella recidiva così alta è assai più pericolosa di quel meno di uno per cento che decide irresponsabilmente di rompere il patto di lealtà stipulato con la società tutta. Forse non c è urlo né scandalo per questa ipocrisia, perché davvero il carcere deve rimanere un lazzaretto disidratato senza alcuna possibilità di essere migliorato né di produrre cambiamento, perché se così non fosse, qualcuno dovrebbe spiegare perché non ci si è adoperati prima in tal senso, magari e solamente per consentire alle leggi di essere applicate, con maggiori e più appropriati mezzi e strumenti. Infine c è da chiedersi, se certezza della pena e restrizione dei benefici (che tanti benefici hanno comportato a uomini detenuti e non) significhi rispedire nell oblio tante persone che hanno ritrovato un senso, la propria dignità, la propria famiglia, un lavoro e un pezzo di futuro, all insegna di una riparazione verso se stessi e verso gli altri.
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SORRISI E CEFFONI
Andare a Putin
Si era raccomandato coi suoi ministri, il Presidente del Consiglio dicendo di non andare in giro a lavare i nostri panni sporchi. Un po' alla De Gasperi, quando censurava Ladri di biciclette di De Sica, senza immaginare che oggi gli italiani se lo augurerebbero, di avere qualche ladro di biciclette in piu' e qualche mafioso colluso coi mafiosi in meno ma lasciamo perdere, senno' perdo il filo.
Insomma, si raccomanda di non andare in giro a lavare i nostri panni sporchi, poi alla vista del Premier Russo, noto liberal europeo, per anni a capo di associazioni culturali quali il KGB e leader che ha incoraggiato lo sviluppo economico e culturale della Cecenia, ecco che Silvio II - che i comunisti li riconosce a naso, si chiamino Woityla o Blair, tra un abbraccio e l'altro, - non gli va a dire che c'abbiamo un buco da 37.000 miliardi? Buon lavoro, presidente! Ma non poteva andargli a parlare del suo buco e non del nostro? (Aldo Vincent, il gelataio di Corfù)
p@role @ltre
Pensiero
«NOI PENSIAMO DI ESISTERE SOLO QUANDO LA NOSTRA VITA APPARE COME LA PRIMA META' DEL CICLO, QUANDO LA NOSTRA LUNA STA CRESCENDO, QUANDO IL SENSO DI NOI STESSI AUMENTA E DIVENTA PIU' GRANDE, QUANDO ABBIAMO SUCCESSO O STIAMO SALENDO LUNGO LA SCALA GERARCHICA VERSO UNA NUOVA PROMOZIONE. SE LE COSE SI SPENGONO O SONO IN DECLINO LE ALLONTANIAMO, CI RIFIUTIAMO DI CONSIDERARLE COME LA SECONDA META' DELLO STESSO CICLO E PENSIAMO CHE CI SIA QUALCOSA DI SBAGLIATO IN NOI. PENSIAMO CHE SIA SUCCESSO UN EVENTO TERRIBILE E CHE DOBBIAMO COMPILARE UNA LISTA PER RIMETTERE TUTTO A POSTO. GRAN PARTE DELLO STRESS DERIVA DAL NOSTRO DESIDERIO DI MANTENERCI IN UNA PIENA LUMINESCENZA PER TUTTO IL TEMPO ANCHE QUANDO LA NOSTRA LUNA INTERIORE POTREBBE ESSERE SOLO UNO SPICCHIO NEL CIELO O ESSERE IN PROCINTO DI SCOMPARIRE DEL TUTTO DALLA VISTA. E' NECESSARIA UNA TREMENDA ENERGIA PER MANTENERE UNA FACCIATA LUMINESCENTE QUANDO LA SUPERFICIE INTERIORE SVANISCE NELL' OSCURITA'. IN QUALCHE MODO STIAMO COSTANTEMENTE OSTACOLANDO LA NOSTRA RINASCITA IN NUOVI CICLI E IN VITE PIU' VASTE, E INVECE CI DIAMO DA FARE 24 ORE SU 24 PER MANTENERE IN VITA UN' IMMAGINE SPETTRALE DEI NOSTRI PRECEDENTI SE', ANCHE MOLTO DOPO CHE IL LORO MOMENTO E' PASSATO» (pensiero segnalato da Francesca)
"LE COSE CHE HO IMPARATO NELLA VITA"
di Paulo Coelho
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni. Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla. Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano. Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi. Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te. Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze. Che la pazienza richiede molta pratica. Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo. Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti. Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso. Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse. Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso. Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari. Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo. Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta. È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi. Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo. Non cercare le apparenze, possono ingannare. Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi. Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia. Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero! Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice. Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. L'amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un the. Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori. Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico a sorridere e ognuno intorno a te a piangere.
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