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Commercio delle armi, tutto più facile se passa il disegno di legge



Un incontro del Centro Studi Donati

Commercio delle armi,
più facile con la legge in discussione

di Sabrina Magnani

<<Tra pochi giorni verrà votata dal parlamento un disegno di legge, la
n. 1927, che  se passerà, permetterà maggiori possibilità di
esportazioni delle armi italiane all'estero, senza quel controllo
democratico e trasparenza garantita dalla legge attuale, la n. 185/90
che, approvata grazie anche alla pressione della società civile e di
tante organizzazioni non governative, ha permesso in questi anni un
certo controllo in questo settore così importante e delicato>>. Lo ha
affermato Diego Marani, giornalista e redattore di Nigrizia, rivista
dei missionari comboniani, in occasione di un incontro svoltosi
martedì sera presso l'aula di Istologia  dell'università di Bologna e
organizzato dal centro Studi Donati, realtà culturale di ispirazione
cattolica che da molti anni promuove incontri di conoscenza e di
approfondimento sulle realtà del Sud del mondo.
Nigrizia fu tra le prime voci in Italia a sollevare, già dalla seconda
metà degli anni 80, dure denunce contro la malacooperazione italiana
nei paesi del sud del mondo e l'esportazione illegale di armi,
posizione che costò il posto all'allora direttore, p. Alex Zanotelli,
"invitato" a lasciare tale ruolo da forti pressioni politiche (era il
tempo del "CAF") e che poi decise di trasferirsi tra i poveri delle
bidonville di Nairobi. Una voce profetica, quella di p. Alex, come lo
chiamano affettuosamente tanti suoi sostenitori in Italia, che ha
continuato a denunciare i tanti meccanismi perversi della politica e
dell'economia che sono alla base di povertà e ingiustizia in molti
paesi africani, continuando a tenere una seguitissima rubrica sulla
rivista dei suoi confratelli e riuscendo a fondare, in Italia, una
rete di movimenti e associazioni che operano nel commercio
equo-solidale, nel volontariato internazionale, nel pacifismo e
nell'ambientalismo, la Rete di Lilliput (www.retelilliput.org) che è
stata tra i promotori del controvertice di Genova, lo scorso luglio.
Il commercio di armi, di cui l'Italia occupa il terzo posto al
mondo dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, ha un ruolo fondamentale,
com'è comprensibile, nello scoppio e svolgimento delle guerre, non
solo quelle più conosciute (Kossovo, Medio-Oriente, Afganistan) ma
anche di quelle meno conosciute ma non meno tragiche (tre la varie
ricordiamo l'Angola, lo Sri Lanka e il Congo, con 2,7 milioni di
vittime calcolate dal 1998 a oggi). <<Per questo il loro controllo è
così importante _ ha spiegato il redattore di Nigrizia _. Noi di
Nigrizia insieme a varie ong italiane riuscimmo a far passare nel 1990
una buona legge, tra le migliori in Europa, che poneva sotto severo
controllo il commercio legale delle armi grazie all'obbligo della
certificazione per individuare i destinatari di tale esportazione e
grazie alla relazione che il governo è tenuto a presentare annualmente
al parlamento, e dal quale chiunque cittadino può avere precise
notizie dei produttori, venditori e acquirenti di armamento bellico>>.
Un altro caposaldo di quella legge, ha ricordato Marani, è il
divieto di esportare armi in regioni o paesi che violano i diritti
umani, norma che è stata abbastanza seguita (anche se non mancano casi
ambigui come la Turchia) e che è un'importante tutela per evitare che
tali armi vadano ad alimentare regimi liberticidi. <<La nuova legge,
già in commissione sia alla camera che al senato e in votazione tra
pochi giorni, prevede invece che le armi possano essere vendute a
paesi che "sono promotori di gravi violazioni umane", violazioni che
devono essere verificate dall'ONU e dall'Unione europea. Ciò è un
arretramento rispetto alla legge attuale in quanto tale verifica
necessita di tempi lunghi e inoltre è molto difficile stabilire i
criteri per cui una violazione è grave e un'altra non lo è>>.
Un'altra profonda diversità dalla normativa in vigore riguarda
l'obbligo della "licenza globale di progetto" al posto di quella
attuale necessaria per ogni commessa esportata. <<Tale licenza _ ha
spiegato il relatore _ è voluta in quanto sempre più l'industria
bellica italiana si sta integrando con quella di altri paesi europei,
e dunque sia la produzione che il commercio sono destinati ad avvenire
tra partner e non più da soli. Ma questo renderà più difficile e meno
democratico il controllo della destinazione delle armi>>.
La nuova legge, presentata dall'ex ministro degli esteri
Renato Ruggero e dal ministro della difesa Antonio Martino, nasce in
realtà da alcuni disegni di legge già presentati al tempo del governo
D'Alema, ed è giunta alla Camera dei deputati con un tacito accordo
tra maggioranza e opposizione. Essa è motivata dal voler "facilitare
la ristrutturazione e l'attività dell'industria europea per la difesa"
secondo l'accordo-quadro sottoscritto a Farnborough il 27 luglio
scorso dai ministri degli esteri di Italia, Francia, Germania, Regno
Unito e Svezia.
Se approvata, come è molto probabile, questa legge finirà per
vanificare tutto lo sforzo della società civile, del mondo missionario
e del volontariato cominciato negli anni 80 con la "Campagna contro i
mercanti di morte" e proseguita con campagna "Banche armate"
(www.banchearmate.it), così denominata a partire dal titolo di un
articolo apparso nel 1999 su Nigrizia  in cui la redazione, insieme a
quella di un'altra rivista missionaria dei saveriani Missione oggi, e
di Mosaico di pace, rivista di Pax Christi, invitava i suoi lettori a
scrivere una lettera al direttore della propria banca per sapere se
era coinvolta nel traffico di armi, sostenendone, come permette la
legge, il commercio. <<Una scelta etica>>, l'ha definita il redattore
di Nigrizia, ricordando la storia della campagna che è andata sempre
più diffondendosi, inducendo gli istituti missionari e religiosi a
verificare gli investimenti nelle banche di appoggio, fino alla
richiesta allo Ior del Vaticano a non utilizzare, per versare il
ricavato della giornata di digiuno per la pace dello scorso 14
dicembre voluta dal papa, nel  conto corrente presso la Banca di Roma,
uno degli istituti di credito più attivi nel commercio bellico degli
ultimi tre anni, con 213 miliardi di autorizzazioni nel 2000.
Ampia diffusione la campagna l'ha avuta anche al di fuori del
circuito cattolico, fino a ottenere nel 2000 un risultato inaspettato:
la decisione da parte di Unicredito, uno degli istituti di credito più
importanti del nostro paese, a porre fine a ogni coinvolgimento, anche
attraverso a banche affiliate, al commercio bellico. <<I motivi di
questa decisione sono da ritrovarsi soprattutto nella volontà
dell'istituto di darsi un'immagine etica, cosa che i consumatori
sempre più cercano, e anche perché alcuni investitori stranieri
britannici avevano fatto pressione affinché la banca modificasse certi
suoi comportamenti, dal momento che in Gran Bretagna come in Usa c'è
un maggiore livello di attenzione verso il risparmio etico>>, ha
concluso Marani, ricordando come in Italia il risparmio etico sia
attualmente pari a 1,8 milioni di euro (1% del risparmio generale)
contro i 1100 degli Usa (15% del risparmio, mentre in Francia si
aggira sul 5-6% e in Gran Bretagna sul 7-8%).

Sabrina Magnani




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